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Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Archivio per la categoria “Eventi”

Alatri, giornata della Memoria al “Pertini”

Alatri-memoria-300x225Si è celebrata anche ad Alatri presso l’Istituto “Pertini” la “GIORNATA DELLA MEMORIA” alla presenza dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale – dr. Fantini, delegato alla cultura e Scaccia, presidente di commissione e capogruppo del PD – e dal presidente dell’Associazione “L’amore che vive”, prof. Potenziani.

Ha introdotto i lavori la prof.ssa Greco, Dirigente scolastica che ha respinto con forza la provocazione oscena messa in atto a Roma contro esponenti ebrei alla vigilia della “Giornata della memoria” e ha auspicato che anche dalla celebrazione odierna parta un messaggio di solidarietà  verso gli esponenti vittime di tale indegna intimidazione; alle parole della prof.ssa greco si è associata la prof.ssa Colonnello. Sono stati quindi proiettati tre lavori realizzati dalle ultime classi della scuola, in cui musica, immagini, poesia si sono fuse in un inno alla libertà contro ogni forma di discriminazione. I lavori sono stati molto apprezzati dai convenuti. E’intervenuto quindi il Presidente prov.le dell’Ass. Naz. Partigiani Cristiani, Carlo Costantini, il quale, dopo aver parlato delle leggi antiebraiche approvate dal regime fascista nel 1938 ha messo in luce le persecuzioni contro gli ebrei attuate anche nella nostra provincia, dove ad Acuto e a San Donato Valcomino vennero confinate a lungo numerose famiglie di ebrei che vissero mesi di trepidazione e di paura di essere prelevati con la forza dai tedeschi e inviati nei campi di sterminio, come avvenuto purtroppo per molti degli ebrei confinati a San Donato. Ai cittadini dei due comuni gli ebrei superstiti fecero assegnare attestati di riconoscenza. Al termine hanno portato il loro contributo l’ing. Pio Pilozzi, già sindaco, per lungo tempo, di Acuto e il presidente dell’Associazione “Testimoni di un amore che vive”, prof. Luigi Potenziani.

Giorgio Alessandro Pacetti

Nella foto da sinistra: ing. Pio Pilozzi, già sindaco di Acuto, Carlo Costantini, Scaccia e Fantini rappresentanti dell’ Amministrazione comunale di Alatri, la prof.ssa Colonnello collaboratrice del Dirigente Scolastico del Pertini di Alatri.

(pubblicato su: http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/alatri-giornata-della-memoria-al-pertini/)

Clicca qui per il manifesto ufficiale della Manifestazione: Giornata della Memoria Alatri

Altre notizie su: http://alatricultura.wordpress.com/2014/01/23/per-non-dimenticare-la-giornata-della-memoria-insieme-agli-studenti-di-alatri/

http://ciociariaquotidiano.it/component/k2/item/12210-alatri-stamane-al-pertini-incontro-dal-titolo-auschwitz-nella-memoria-storica-della-ciociaria

http://www.istitutopertini.net/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=667:il-giorno-della-memoria

Il video della presentazione del libro di Antonio Cipolloni

Presentato con successo presso la biblioteca Paroniana il libro di A.Cipolloni LA GIORNATA DEL 9 SETTEMBRE 1943, PRIMO EVENTO DELLA RESISTENZA IN ITALIA che tratta della guerra civile in Sabina, combattuta tra popolo e nazifascisti.
La serata è stata presentata della professoressa Sofia Boesch ed ha visto in sequenza i qualificati interventi di  don Dino Mulassano, nuovo parroco della parrocchia di Gesù Buon Pastore alla Montagnola, dove i fatti narrati da Cipolloni si svolsero 71 anni fa, di Daniele Mitolo, consigliere regionale, del sindaco di Rieti Simone Petrangeli, che ha tra l’altro annunciato che in occasione del settantesimo anniversario della liberazione di Rieti, il Comune ha previsto una serie di manifestazioni per richiamare l’attenzione della popolazione, ed in particolare del mondo della della Scuola, di Don Lorenzo Chiarinelli, che ha fornito un’approfondita disamina dei fattivisti nella loro dimensione etica, ed a chiudere dello stesso autore Antonio Cipolloni, che ha illustrato il progetto del libro ed il suo senso.

 

Una settimana dedicata ai Martiri della Resistenza a Roma e Rieti

Il Presidente di ANPC di Rieti, l’efficientissimo Pino Strinati ci informa sulle prossime manifestazioni: “Nel periodo dal 16 al 23 novembre: festeggiamenti di Santa Barbara nel Mondo con i Martiri della Resistenza. Sono in programmazione a Roma due eventi entrambi presso la Basilica Santa Maria in Aracoeli: il primo domenica 16 novembre con il Concerto della Fanfara della Polizia di Stato in omaggio a Don Pietro Pappagallo e Don Giuseppe Morosini. Saranno conferiti riconoscimenti a te e Gian Luigi Rondi per la promozione dei Valori della Resistenza , fondamenta  della Costituzione, al mio amico regista Gianfranco Albano autore del film “La Buona Battaglia. Don Pietro Pappagallo” e all’attore protagonista Flavio Insinna. Mi hanno dato conferma che parteciperanno le Suore Oblate , mie amiche da sempre, con la Madre Generale, in quanto Don Pietro Pappagallo era il loro Cappellano in Via Urbana vicino Santa Maria Maggiore. Inviterò il sindaco di Ferentino. Durante la settimana sto programmando un concerto con la Banda Musicale del Corpo Nazionale della Guardia di Finanza e il conferimento del Premio di Cultura “COME BARBARA” all’opera letteraria “L’Angelo del Tiburtino. Il ferroviere Michele Bolgia” dove ferrovieri e finanzieri parteciparono alla Resistenza. Attendo la conferma del Capitano Gerardo Severino, autore del libro e Direttore del Museo Nazionale della Guardia di Finanza che sta contattando la Banda. Durante la cerimonia conferirò un riconoscimento al Dott. Marco De Paolis, capo della Procura Militare di Roma per l’attività giudiziaria sulla ricostruzione delle strage nazifasciste in Italia. Inviterò l’amministratore delegato delle Ferrovie dott. Moretti, in quanto sindaco di Mompeo in Sabina. A Rieti organizzerò un concerto con la Fanfara degli Alpini centro Italia in omaggio al comandante Montezemolo e inviterò a presenziare la figlia, e una conferenza con il vescovo Chiaretti sull’eccidio di Leonessa con il martirio del sacerdote Don Concezio Chiaretti e il conferimento del Premio di Cultura al libro di Antonio Cipolloni sulle stragi nel reatino e in sabina”.

27 Gennaio 1944 – Giornata della Memoria

Edith1926dLe nostre sezioni e tutti i nostri iscritti sono mobilitati per la Giornata della Memoria del 27 Gennaio, in cui saranno ricordate le vittime della grande persecuzione ebraica da parte dei nazisti e dei fascisti italiani.

I nostri dirigenti parteciperanno dove possibile a tutte le cerimonie ufficiali della giornata portando il nostro saluto ed il significato della nostra partecipazione al grande dramma degli ebrei.

In particolare dedicheremo la nostra giornata al ricordo di Edith Stein, una suora carmelitana che venne arrestata in Olanda dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dove, insieme alla sorella Rosa (anch’ella monaca carmelitana scalza) trovò la morte perché era di origine ebraica.

Va ricordato in modo particolare che Edith Stein venne proclamata santa nel 1998 da Papa Giovanni Paolo II e l’anno successivo compatrona d’Europa. È molto significativo l’elenco dei santi protettori che la Chiesa cattolica ha scelto a fondamento dell’Europa: San Benedetto, che custodì il seme dell’Europa; Santi Cirillo e Metodio, che portando il cristianesimo fra i popoli slavi segnarono gli ultimi confini dell’Europa;  e tre donne mistiche impegnate nel sociale: la nobile Brigida di Svezia  francescana, la domenicana Caterina da Siena e la filosofa, ebrea e carmelitana, Edith Stein.

È con questo spirito che i Partigiani Cristiani parteciperanno alla Giornata della Memoria.

Mandateci notizie della vostra partecipazione e delle vostre iniziative.

La Direzione centrale ANPC

La vita di Edith Stein

Quando il 12 ottobre 1891 Edith Stein nacque a Breslavia, quale ultima di 11 figli, la famiglia festeggiava lo Yom Kippur, la maggior festività ebraica, il giorno dell’espiazione. “Più di ogni altra cosa ciò ha contribuito a rendere particolarmente cara alla madre la sua figlia più giovane”. Proprio questa data della nascita fu per la carmelitana quasi un vaticinio.

Il padre, commerciante in legname, venne a mancare quando Edith non aveva ancora compiuto il secondo anno d’età. La madre, una donna molto religiosa, solerte e volitiva, veramente un’ammirevole persona, rimasta sola dovette sia accudire alla famiglia sia condurre la grande azienda; non riuscì però a mantenere nei figli una fede vitale. Edith perse la fede in Dio. ” In piena coscienza e di libera scelta smisi di pregare “.

Consegui brillantemente la maturità nel 1911 ed iniziò a studiare germanistica e storia all’Università di Breslavia, più per conseguire una base di futuro sostentamento che per passione. Il suo vero interesse era invece la filosofia. S’interessava molto anche di questioni riguardanti le donne. Entrò a far parte dell’organizzazione ” Associazione Prussiana per il Diritto Femminile al Voto “. Più tardi scrisse: ” Quale ginnasiale e giovane studente fui una radicale femminista. Persi poi l’interesse a tutta la questione. Ora sono alla ricerca di soluzioni puramente obiettive “.

Nel 1913 la studentessa Edith Stein si recò a Gottinga per frequentare le lezioni universitarie di Edmund Husserl, divenne sua discepola e assistente ed anche conseguì con lui la sua laurea. A quel tempo Edmund Husserl affascinava il pubblico con un nuovo concetto della verità: il mondo percepito esisteva non solamente in maniera kantiana della percezione soggettiva. I suoi discepoli comprendevano la sua filosofia quale svolta verso il concreto. ” Ritorno all’oggettivismo “. La fenomenologia condusse, senza che lui ne avesse l’intenzione, non pochi dei suoi studenti e studentesse alla fede cristiana. A Gottinga Edith Stein incontrò anche il filosofo Max Scheler.

Quest’incontro richiamò la sua attenzione sul cattolicesimo. Però non dimenticò quello studio che le doveva procurare il pane futuro. Nel gennaio del 1915 superò con lode l’esame di stato. Non iniziò però il periodo di formazione professionale.

Allo scoppiare della prima guerra mondiale scrisse: “Ora non ho più una mia propria vita”. Frequentò un corso d’infermiera e prestò servizio in un ospedale militare austriaco. Per lei furono tempi duri. Accudisce i degenti del reparto malati di tifo, presta servizio in sala operatoria, vede morire uomini nel fior della gioventù. Alla chiusura dell’ospedale militare, nel 1916, seguì Husserl a Friburgo nella Brisgovia, ivi conseguì nel 1917 la laurea ” summa cum laude ” con una tesi “Sul problema dell’empatia”.

A quel tempo accadde che osservò come una popolana, con la cesta della spesa, entrò nel Duomo di Francoforte e si soffermò per una breve preghiera. ” Ciò fu per me qualcosa di completamente nuovo. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti, che ho frequentato, i credenti si recano alle funzioni. Qui però entrò una persona nella chiesa deserta, come se si recasse ad un intimo colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l’accaduto “. Nelle ultime pagine della sua tesi di laurea scrisse: “Ci sono stati degli individui che in seguito ad un’improvvisa mutazione della loro personalità hanno creduto di incontrare la misericordia divina”. Come arrivò a questa asserzione?

Edith Stein era legata da rapporti di profonda amicizia con l’assistente di Husserl a Gottinga, Adolf Reinach e la sua consorte. Adolf Reinach muore in Fiandra nel novembre del 1917. Edith si reca a Gottinga. I Reinach si erano convertiti alla fede evangelica. Edith aveva una certa ritrosia rispetto all’incontro con la giovane vedova. Con molto stupore incontrò una credente. “Questo è stato il mio primo incontro con la croce e con la forza divina che trasmette ai suoi portatori … Fu il momento in cui la mia irreligiosità crollò e Cristo rifulse”. Più tardi scriverà: “Ciò che non era nei miei piani era nei piani di Dio. In me prende vita la profonda convinzione che-visto dal lato di Dio – non esiste il caso; tutta la mia vita, fino ai minimi particolari, è già tracciata nei piani della provvidenza divina e davanti agli occhi assolutamente veggenti di Dio presenta una correlazione perfettamente compiuta”.

Nell’autunno del 1918 Edith Stein cessò l’attività di assistente presso Edmund Husserl. Questo poiché desiderava di lavorare indipendentemente. Per la prima volta dopo la sua conversione Edith Stein visitò Husserl nel 1930. Ebbe con lui una discussione sulla sua nuova fede nella quale lo avrebbe volentieri voluto partecipe. Poi scrisse la sorprendente frase: “Dopo ogni incontro che mi fa sentire l’impossibilità di influenzare direttamente, s’acuisce in me l’impellenza di un mio proprio olocausto”.

Edith Stein desiderava ottenere l’abilitazione alla libera docenza. A quel tempo ciò era cosa irraggiungibile per una donna. Husserl si pronunciò in una perizia: “Se la carriera universitaria venisse resa accessibile per le donne, potrei allora caldamente raccomandarla più di qualsiasi altra persona per l’ammissione all’esame di abilitazione”. Più tardi le venne negata l’abilitazione a causa della sua origine giudaica.

Edith Stein ritorna a Breslavia. Scrive articoli a giustificazione della psicologia e discipline umanistiche. Legge però anche il Nuovo Testamento, Kierkegaard e il libriccino d’esercizi di Ignazio di Loyola. Percepisce che un tale scritto non si può semplicemente leggere, bisogna metterlo in pratica.

Nell’estate del 1921 si recò per alcune settimane a Bergzabern (Palatinato), nella tenuta della Signora Hedwig Conrad-Martius, una discepola di Husserl. Questa Signora si era convertita, assieme al proprio coniuge, alla fede evangelica. Una sera Edith trovò nella libreria l’autobiografia di Teresa d’Avila. La lesse per tutta la notte. ” Quando rinchiusi il libro mi dissi: questa è la verità “. Considerando retrospettivamente la sua vita scrisse più tardi: ” Il mio anelito per la verità era un’unica preghiera”.

Il l° gennaio del 1922 Edith Stein si fece battezzare. Era il giorno della Circoncisione di Gesù, l’accoglienza di Gesù nella stirpe di Abramo. Edith Stein stava eretta davanti alla fonte battesimale, vestita con il bianco manto nuziale di Hedwig Conrad-Martius che funse da madrina. “Avevo cessato di praticare la mia religione ebraica e mi sentivo nuovamente ebrea solo dopo il mio ritorno a Dio”. Ora sarà sempre cosciente, non solo intellettualmente ma anche tangibilmente, di appartenere alla stirpe di Cristo. Alla festa della Candelora, anche questo un giorno la cui origine risale al Vecchio Testamento, venne cresimata dal Vescovo di Spira nella sua cappella privata.

Dopo la conversione, per prima cosa si recò a Breslavia. “Mamma, sono cattolica”. Ambedue piansero. Hedwig CornradMartius scrisse: “Vedi, due israelite e nessuna è insincera” (confr. Giovanni 1, 47).

Subito dopo la sua conversione Edith Stein aspira al Carmelo ma i suoi interlocutori spirituali, il Vicario generale di Spira e il Padre Erich Przywara SJ, le impediscono questo passo. Fino alla Pasqua del 1931 assume allora un impiego d’insegnante di tedesco e storia presso il liceo e seminario per insegnanti del convento domenicano della Maddalena di Spira. Su insistenza dell’Arciabate Raphael Walzer del Convento di Beuron intraprende lunghi viaggi per indire conferenze, soprattutto su temi femminili. “Durante il periodo immediatamente prima e anche per molto tempo dopo la mia conversione … credevo che condurre una vita religiosa significasse rinunciare a tutte le cose terrene e vivere solo nel pensiero di Dio. Gradualmente però mi sono resa conto che questo mondo richiede ben altro da noi … io credo persino: più uno si sente attirato da Dio e più deve “uscire da se stesso”, nel senso di rivolgersi al mondo per portare ivi una divina ragione di vivere”. Enorme è il suo programma di lavoro. Traduce le lettere e i diari del periodo precattolico di Newmann e l’opera “Quxstiones disputati de veritate” di Tommaso d’Aquino e ciò in una versione molto libera, per amore del dialogo con la moderna filosofia. Il Padre Erich Przywara SJ la spronò a scrivere anche proprie opere filosofiche. Imparò che è possibile “praticare la scienza al servizio di Dio … solo per tale ragione ho potuto decidermi ad iniziare serie opere scientifiche “. Per la sua vita e per il suo lavoro ritrova sempre le necessarie forze nel convento dei Benedettini di Beuron dove si reca a trascorrere le maggiori festività dell’anno ecclesiastico.

Nel 1931 termina la sua attività a Spira. Tenta nuovamente di ottenere l’abilitazione alla libera docenza a Breslavia e Friburgo. Invano. Dà allora forma ad un’opera sui principali concetti di Tommaso d’Aquino: “Potenza ed azione”. Più tardi farà di questo saggio la sua opera maggiore elaborandolo sotto il titolo “Endliches un ewiges Sein ” (Essere finito ed Essere eterno) e ciò nel convento delle Carmelitane di Colonia. Una stampa dell’opera non fu possibile durante la sua vita.

Nel 1932 le venne assegnata una cattedra presso una istituzione cattolica, l’Istituto di Pedagogia Scientifica di Miinster, dove ha la possibilità di sviluppare la propria antropologia. Qui ha il modo di unire scienza e fede e di portare alla comprensione d’altri quest’unione. In tutta la sua vita vuole solo essere “strumento di Dio”. “Chi viene da me desidero condurlo a Lui”.

Nel 1933 la notte scende sulla Germania. “Avevo già sentito prima delle severe misure contro gli ebrei. Ma ora cominciai improvvisamente a capire che Dio aveva posto ancora una volta pesantemente la Sua mano sul Suo popolo e che il destino di questo popolo era anche il mio destino”. L’articolo di legge sulla stirpe ariana dei nazisti rese impossibile la continuazione dell’attività d’insegnante. “Se qui non posso continuare, in Germania non ci sono più possibilità per me”. “Ero divenuta una straniera nel mondo”.

L’Arciabate Walzer di Beuron non le impedì più di entrare in un convento delle Carmelitane. Già al tempo in cui si trovava a Spira aveva fatto il voto di povertà, di castità e d’ubbidienza. Nel 1933 si presenta alla Madre Priora del Monastero delle Carmelitane di Colonia. “Non l’attività umana ci può aiutare ma solamente la passione di Cristo. Il mio desiderio è quello di parteciparvi”.

Ancora una volta Edith Stein si reca a Breslavia per prendere commiato dalla madre e dalla sua famiglia. L’ultimo giorno che trascorse a casa sua fu il 12 ottobre, il giorno del suo compleanno e contemporaneamente la festività ebraica dei tabernacoli. Edith accompagna la madre nella sinagoga. Per le due donne non fu una giornata facile. “Perché l’hai conosciuta (la fede cristiana)? Non voglio dire nulla contro di Lui. Sarà anche stato un uomo buono. Ma perché s’è fatto Dio?”. La madre piange. Il mattino dopo Edith prende il treno per Colonia. “Non poteva subentrare una gioia impetuosa. Quello che lasciavo dietro di me era troppo terribile. Ma io ero calmissima – nel porto della volontà di Dio”. Ogni settimana scriverà poi una lettera alla madre. Non riceverà risposte. La sorella Rosa le manderà notizie da casa.

Il 14 ottobre Edith Stein entra nel monastero delle Carmelitane di Colonia. Nel 1934, il 14 aprile, la cerimonia della sua vestizione. L’Arciabate di Beuron celebrò la messa. Da quel momento Edith Stein porterà il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce. Nel 1938 scrive: “Sotto la Croce capii il destino del popolo di Dio che allora (1933) cominciava ad annunciarsi. Pensavo che capissero che si trattava della Croce di Cristo, che dovevano accettarla a nome di tutti gli altri. Certo, oggi comprendo di più su queste cose, che cosa significa essere sposa del Signore sotto il segno della Croce. Certo, non sarà mai possibile di comprendere tutto questo, poiché è un segreto”. Il 21 aprile del 1935 fece i voti temporali. Il 14 settembre del 1936, al tempo del rinnovo dei voti, muore la madre a Breslavia. ” Fino all’ultimo momento mia madre è rimasta fedele alla sua religione. Ma poiché la sua fede e la sua ferma fiducia nel suo Dio … fu l’ultima cosa che rimase viva nella sua agonia, ho fiducia che ha trovato un giudice molto clemente e che ora è la mia più fedele assistente, in modo che anch’io possa arrivare alla meta”.

Sull’immagine devozionale della sua professione perpetua dei voti, il 21 aprile del 1938, fa stampare le parole di San Giovanni della Croce al quale lei dedicherà la sua ultima opera: “La mia unica professione sarà d’ora in poi l’amore”.

L’entrata di Edith Stein nel convento delle Carmelitane non è stata una fuga. “Chi entra nel Carmelo non è perduto per i suoi, ma in effetti ancora più vicino; questo poiché è la nostra professione di rendere conto a Dio per tutti”. Soprattutto rese conto a Dio per il suo popolo. ” Devo continuamente pensare alla regina Ester che venne sottratta al suo popolo per renderne conto davanti al re. Io sono una piccola e debole Ester ma il Re che mi ha eletto è infinitamente grande e misericordioso. Questa è una grande consolazione” (31-10-1938).

Il giorno 9 novembre 1938 l’odio portato dai nazisti verso gli ebrei viene palesato a tutto il mondo. Le sinagoghe bruciano. Il terrore viene sparso fra la gente ebrea. Madre Priora delle Carmelitane di Colonia fa tutto il possibile per portare Suor Teresa Benedetta della Croce all’estero. Nella notte di capodanno del 1938 attraversa il confine dei Paesi Bassi e viene portata nel monastero delle Carmelitane di Echt, in Olanda. In quel luogo stila il 9 giugno 1939 il suo testamento: ” Già ora accetto con gioia, in completa sottomissione e secondo la Sua santissima volontà, la morte che Iddio mi ha destinato. Io prego il Signore che accetti la mia vita e la mia morte … in modo che il Signore venga riconosciuto dai Suoi e che il Suo regno venga in tutta la sua magnificenza per la salvezza della Germania e la pace del mondo…”.

Già nel monastero delle Carmelitane di Colonia a Edith Stein era stato concesso il permesso di dedicarsi alle opere scientifiche. Fra l’altro scrisse in quel luogo “Dalla vita di una famiglia ebrea”. “Desidero semplicemente raccontare che cosa ho sperimentato ad essere ebrea “. Nei confronti ” della gioventù che oggi viene educata già dall’età più tenera ad odiare gli ebrei … noi, che siamo stati educati nella comunità ebraica, abbiamo il dovere di rendere testimonianza”.

In tutta fretta Edith Stein scriverà ad Echt il suo saggio su “Giovanni della Croce, il mistico Dottore della Chiesa, in occasione del quattrocentesimo anniversario della sua nascita, 1542-1942 “. Nel 1941 scrisse ad una religiosa con cui aveva rapporti d’amicizia: “Una scientia crucis (la scienza della croce) può essere appresa solo se si sente tutto il peso della croce. Dì ciò ero convinta già dal primo attimo e di tutto cuore ho pronunciato: Ave, Crux, Spes unica (ti saluto, Croce, nostra unica speranza) “. Il suo saggio su San Giovanni della Croce porta la didascalia: ” La scienza della Croce”.

Il 2 agosto del 1942 arriva la Gestapo. Edith Stein si trova nella cappella, assieme alla altre Sorelle. Nel giro di 5 minuti deve presentarsi, assieme a sua sorella Rosa che si era battezzata nella Chiesa cattolica e prestava servizio presso le Carmelitane di Echt. Le ultime parole di Edith Stein che ad Echt s’odono, sono rivolte a Rosa: ” Vieni, andiamo per il nostro popolo “.

Assieme a molti altri ebrei convertiti al cristianesimo le due donne vengono portate al campo di raccolta di Westerbork. Si trattava di una vendetta contro la comunicazione di protesta dei vescovi cattolici dei Paesi Bassi contro i pogrom e le deportazioni degli ebrei. “Che gli esseri umani potessero arrivare ad essere così, non l’ho mai saputo e che le mie sorelle e i miei fratelli dovessero soffrire così, anche questo non l’ho veramente saputo … in ogni ora prego per loro. Che oda Dio la mia preghiera? Con certezza però ode i loro lamenti”. Il prof. Jan Nota, a lei legato, scriverà più tardi. ” Per me lei è, in un mondo di negazione di Dio, una testimone della presenza di Dio”.

All’alba del 7 agosto parte un carico di 987 ebrei in direzione Auschwitz. Fu il giorno 9 agosto nel quale Suor Teresa Benedetta della Croce, assieme a sua sorella Rosa ed a molti altri del suo popolo, morì nelle camere a gas di Auschwitz.

Con la sua beatificazione nel Duomo di Colonia, il 1° maggio del 1987, la Chiesa onorò, per esprimerlo con le parole del Pontefice Giovanni Paolo II, “una figlia d’Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea”.

 

“Ci inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e della morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempo figlia del Carmelo. Suor Teresa Benedetta della Croce, una personalità che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo, una sintesi ricca di ferite profonde che ancora sanguinano; nello stesso tempo la sintesi di una verità piena al di sopra dell’uomo, in un cuore che rimase così a lungo inquieto e inappagato, “fino a quando finalmente trovò pace in Dio””, queste parole furono pronunciate dal Papa Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Edith Stein a Colonia, il 1° maggio del 1987.

(pubblicato su: http://www.vatican.va/news_services/liturgy/saints/ns_lit_doc_19981011_edith_stein_it.html)

Il saluto di Bartolo Ciccardini alla presentazione del libro di Cipolloni

Carissimo Cipolloni,

mi dispiace che l’influenza che sta spopolando Roma mi abbia impedito di venire a presentare il tuo libro questo pomeriggio.

Sarei voluto venire per esprimere, oltre alle congratulazioni e all’apprezzamento per il tuo lavoro, tre concetti che mi sono stati ispirati dalla tua opera.

Il primo è questo. La Resistenza, man mano che la conosciamo meglio, con quel distacco che viene dal trascorrere del tempo, ci appare come un avvenimento più complesso, più articolato e più profondo.

Non è fatto solo di azioni armate, di scontri militari, ma anche di comportamenti civili, di atti coraggiosi di persone che esercitavano un’azione costruttiva contro l’imbarbarimento, volta a salvare il nostro vivere civile. Questa Resistenza civile merita di essere riconosciuta insieme agli episodi valorosi della Resistenza armata e della Resistenza di coloro che accettarono l’internamento per rifiutare l’adesione al collaborazionismo con i tedeschi. Del resto va notato che la Resistenza civile, la solidarietà attiva delle popolazioni, era la condizione senza la quale non ci sarebbe stata nessuna Resistenza.

Il secondo concetto che si impone nella tua ricostruzione è l’importanza dei sacerdoti nella Resistenza.

La loro partecipazione non è ideologica e non è partitica. Ma è una ferma posizione in difesa delle popolazioni, che fa sì che essi siano riconosciuti in ogni occasione come capi naturali dell’opposizione civile alle barbarie. I tedeschi individuarono subito questa responsabilità ed il numero dei sacerdoti uccisi ne è la testimonianza. La nostra storia non ha dato il sufficiente valore a questo sacrificio, relegando la strage dei sacerdoti come se fosse una serie di episodi isolati, a sé stanti, non connessi con la realtà sociale in cui la Resistenza operava.

Il terzo carattere che emerge dal tuo lavoro è l’esistenza di una “zona franca” che aveva i suoi problemi, le sue vicende dolorose, ma anche il suo eroismo quotidiano. L’occupazione tedesca non poteva essere comprensiva di tutto il territorio. I tedeschi occupavano i gangli vitali del territorio italiano, ma ne lasciavano libere intere zone, soprattutto quelle della montagna, dove la società italiana, che non aveva uno Stato in cui riconoscersi, si autogestiva.

Questa autogestione doveva supplire alla mancanza di una autorità, con degli accordi morali, fra notabili, fra esponenti della società civile, fra dirigenti di quel che restava della organizzazione amministrativa. Una sorta di patto per conservare le regole e per difendere i perseguitati. Questa era una Resistenza quotidiana di un’Italia non occupata, che subiva incursioni e rappresaglie, ma che di fatto aveva una sua autonomia da gestire.

Non abbiamo studiato questa realtà di una Italia liberata da sé stessa. Eppure tutte le zone che vanno dall’Appennino marchigiano ai monti di Rieti, erano in questa situazione. Erano le zone dove operò una straordinaria formazione, la Brigata Maiella, dove comandanti militari assunsero funzioni di coordinamento, dove brigate partigiane, armate, portarono a termine azioni decisive, con il supporto delle popolazioni, dove vissero istituzioni pubbliche che mantennero le regole della società civile con il volontariato ed una pubblica moralità. Io ti invito ad approfondire questo tema, perché  questo è importante per la memoria e l’onore delle nostre genti, dei nostri paesi e della nostra Resistenza.

Bartolo

Passaggi nella città prigioniera al Museo Storico della Liberazione

ANCORA POSTI LIBERI !!!!!!!!!!!!!!!! ingresso gratuito con PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA allo 060608 entro il 18 gennaio Nell’ambito della mostra PASSAGGI NELLA CITTA’ PRIGIONIERA sono previste due visite guidate al MUSEO STORICO DELLA LIBERAZIONE 19 gennaio 2014 ore 10.00: Proiezione del documentario “Via Tasso 145. Da Carcere a Museo”, Italia 2013, ore 11.00: Visita guidata (max 30 persone)

ore 16.00: Proiezione del documentario “Via Tasso 145. Da Carcere a Museo”, Italia 2013,… ore 17.00 – Visita guidata (max 30 persone) ingresso gratuito con PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA allo 060608 entro il 18 gennaio

Passaggi nella città prigioniera

Invito del Comune di Rieti alla presentazione del libro di Antonio Cipolloni

copertina montagnolaCOMUNE DI RIETI

Biblioteca Comunale Paroniana 

L’amministrazione comunale di Rieti è lieta di invitare la SV, Venerdì 24 gennaio 2014 alle ore 17.30, presso la Biblioteca Comunale Paroniana di Rieti, Via San Pietro Martire, 28

alla presentazione del volume di Antonio Cipolloni: 

Personaggi ed episodi della difesa di Roma dall’occupazione tedesca

La giornata del 9 settembre 1943 primo evento

della Resistenza in Italia                                                      

presentazione di Mons. Lorenzo Chiarinelli

interverranno:

Avv. Simone Petrangeli

On. Bartolo Ciccardini

Don Dino Mulassano

coordinerà:

 Prof.ssa Sofia Boesch

Il Sindaco: Simone Petrangeli

La storia delle Aquile Randagie

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Premessa

Pupi Avati con la serie tv “Il Matrimonio” ci ha riproposto la storia italiana degli anni ‘50’, 60 e ’70 della ricostruzione, del miracolo e degli anni di piombo in una versione nuova, ignota e negletta.

La storia di due famiglie bolognesi: una di borghesia decaduta ed una di classe operaia che si scontrano e si incontrano ed insieme si costruiscono. La nuova generazione che nasce ha tutti i problemi che abbiamo conosciuto, ma che vediamo da un nuovo angolo di vista. Ci ha colpito il vedere una cosa molto normale, molto nota, che tutti abbiamo incontrato, ma che è stata sempre assente in tutte le storie di quel periodo, dominate dalla immagine della arida ed infruttuosa gioventù contestatrice.

Pupi Avati ci racconta una tragedia che avviene in un campo scout, racconta la ingegnosa architettura, fatta di spaghi e di pali, il cerchio attorno al fuoco, le canzoni allegre ed autoironiche, lo spirito pratico ed idealista della scuola di Baden Powell. La più illustre e generosa scuola formativa di giovani italiani che più di ogni altra ha lasciato un segno in quella generazione finalmente per la prima volta sugli schermi.

Ci giunge quindi a proposito la notizia di una rievocazione a cui parteciperemo con entusiasmo di un’altra avventura scoutistica nella Resistenza, quella delle Aquile Randagie, che vogliamo sottolineare e segnalare a tutti voi.

Buongiorno a tutti, conoscete la storia delle Aquile Randagie, un gruppo di giovani scout studenti e lavoratori che, con i loro sacerdoti si ribellarono al fascismo fra Monza, Milano e la Brianza? E’ una storia bellissima per il valore pedagogico che racchiude e rilancia con grande attualità oggi. Una storia da raccontare a ragazzi e adulti anche nelle scuole. Ve la racconto attraverso un articolo che ho scritto per Il Cittadino. La copertina dell’edizione del 9 gennaio è dedicata al film di Paolo Virzì girato in Brianza che ha sollevato numerose polemiche, ma l’editoriale del Direttore della testata si chiude così: “Per la nostra città è appena cominciato un nuovo anno e non è un caso se invece di opere, di strade, di soldi, abbiamo scelto di parlare di identità, di relazioni, di persone…”. E in prima pagina c’è anche il lancio della storia delle AR monzesi con il tributo a Mario Isella. Per il prossimo aprile, l’associazione culturale Scholé sta organizzando a Monza, insieme ad Anpi, Aned e Agesci Monza Brianza, una serata speciale sulle AR i cui protagonisti saranno coloro che ne hanno raccolto e conservato le testimonianze negli anni. Stiamo concordando anche la presenza di Tommaso Percivale, autore di Ribelli in Fuga – pubblicato da Einaudi Ragazzi nel 2013 – e di Don Giovanni Barbareschi che potete conoscere attraverso questa  breve e bellissima intervista: https://www.youtube.com/watch?v=UFFjVy_nIR4.

Trovate l’articolo de Il Cittadino a qs link (v. riquadro in basso con la rassegna stampa http://www.aquilerandagie.it/bufalo.html); così se volete curiosare nella bellissima storia delle AR potrete leggere i contributi inseriti. E per chi preferisce, mando anche in allegato il pdf .Il Cittadino 09 01 14_AR

Un augurio di buon anno a tutti, Cristina Rossi”.

Vi salutiamo con il bellissimo motto della Aquile Randagie: “Ciò che noi fummo un dì voi siete adesso, chi si scorda di noi scorda se stesso”.

11 Gennaio 1944 – Fabriano 70° Anniversario del bombardamento della città

Manifestazione dell’11 gennaio 2014 che si terrà a Fabriano in occasione del 70° anniversario del bombardamento della città avvenuto l’11 gennaio 1944.

manifesto 70° 11 gennaio 1944

Il Campo le Fraschette di Alatri

Le FraschetteClicca qui per saperne di più: pieghevole LE FRASCHETTE A4

 

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