30 Settembre 1943 – RESISTENZA E O.S.C.A.R. A MILANO
O.S.C.A.R., acronimo di Opera Scautistica Cattolica Aiuto Ricercati, era una rete di soccorso che aiutava indistintamente i ricercati dalla polizia fascista e tedesca, fornendo l’aiuto necessario per oltrepassare la frontiera italiana verso la Svizzera e la salvezza.
La sua nascita, del tutto casuale e informale, ci riporta al mese di settembre del ’43 nelle aule del Collegio san Carlo di Milano. Don Andrea Ghetti e don Aurelio Giussani, insegnanti in quel liceo classico ricevettero la visita di un amico, don Enrico Bigatti, coadiutore della parrocchia di Crescenzago, all’epoca comune alle porte di Milano. L’amico era preoccupato per la sorte di una giovane che aveva nascosto in casa sua un militare inglese fuggito e temeva una perquisizione che avrebbe portato alla rovina la sua famiglia. Che cosa fare in una situazione così delicata e difficile? I tre sacerdoti decisero di rivolgersi a don Natale Motta, residente a Varese, vicino al confine con la Svizzera. Venne organizzato il passaggio oltre confine, che, nonostante timori e pericoli, riuscì perfettamente. Tutto sembrava concluso in quel singolo evento. Ma non fu così.
Nelle settimane successive, con il “passa parola”, si fecero sempre più numerose le richieste di aiuto da parte di militari italiani sbandati e alleati, di renitenti alla leva della R.S.I.; fu necessario predisporre anche un gruppo di persone addette alla compilazione di documenti falsi, si intensificò il preallarme per i ricercati antifascisti, e si organizzò l’espatrio per intere famiglie di ebrei.
I quattro sacerdoti da soli non potevano provvedere alle richieste sempre più pressanti di aiuto, coinvolsero quindi i giovani della FUCI, dell’Azione Cattolica e delle Aquile Randagie.
La Fuci e l’Azione Cattolica erano le due sole associazioni cattoliche funzionanti dopo la presa di potere del fascismo e comunque mal tollerate dal regime; negli anni Trenta ci furono diversi attacchi e uccisioni di militanti di A.C. da parte delle squadre fasciste, soprattutto nel centro Italia.
E le Aquile Randagie, chi erano, che cosa facevano?
Bisogna ritornare ancora più indietro nel tempo.
La legge n. 5 art. 3 del 9 gennaio 1927 costituì l’Opera Nazionale Balilla (ONB), decretò lo scioglimento dei Reparti Scout nei centri inferiori a 20.000 abitanti ed obbligò ad apporre, ai restanti, le iniziali ONB sulle proprie insegne.
Il 24 gennaio il Pontefice Pio XI con suo chirografo sciolse egli stesso i Reparti ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani), citando il Re Davide (2 RE 24,14): “Se dobbiamo morire sia per mano vostra, o Signore, piuttosto che per mano degli uomini”. Il 9 aprile 1928 il Consiglio dei Ministri modificò la legge ONB che con decreto n. 696, firmato dal capo del Governo Mussolini e dal Re, dichiarò soppresso lo Scautismo.
Nell’ultima udienza dell’ASCI in Arcivescovado a Milano, alla presenza dell’ Arcivescovo Card. Tosi, vennero simbolicamente deposte sull’altare e consegnate le insegne dei Reparti milanesi.
Ma soppresso lo Scoutismo, alcuni Capi decisi a restare fedeli alla “Promessa” e alla “Legge” fondarono il gruppo delle Aquile Randagie che iniziò ad agire in clandestinità: Giulio Cesare Uccellini, Capo del MI II, che prenderà il nome di Kelly durante la resistenza, e Andrea Ghetti scout del MI XI, che diventerà il mitico (per i milanesi) mons. Andrea Ghetti detto Baden.
Il movimento Scautistico clandestino nella sua visione aveva un duplice scopo: mantenere l’idea di libertà, di autonomia, di fraternità insita nel metodo pedagogico del suo fondatore sir Baden Powell e preparare i quadri per il momento della ricostruzione; avere una forza propria di resistenza ideologica per impedire ai giovani di accettare una sola prospettiva della vita, della storia, della politica; che significava decidere da che parte stare e scegliere con la propria mente e con la propria coscienza.
E in effetti, quando quasi tutti si piegavano, furono dei ragazzi a dire “no” al fascismo, nonostante le denunce con interrogatori nelle sedi fasciste e in Questura. Ebbe così origine il primo gruppo cattolico antifascista composto mediamente da 20-25 iscritti; fare scautismo in divisa voleva dire amare totalmente il metodo, avere convinzioni salde e coerenti, coraggio per affrontare le conseguenze giuridiche come l’arresto dei genitori, la perdita dei vari benefici del Fascio; per gli adulti significava come minimo la perdita del posto di lavoro e per i giovani l’esclusione dalla scuola e comunque per tutti il sopruso e la violenza delle squadre fasciste. Le Aquile Randagie, senza sede, lasciavano le informazioni per le uscite della domenica nelle fessure fra le pietre di alcuni monumenti storici intorno a Piazza del Duomo.
In uno di quei luoghi, in Piazza dei Mercanti, nel 1953 l’amministrazione comunale pose 19 lapidi in bronzo, sistemate sulle colonne del porticato, con i circa 3.000 nomi dei caduti milanesi che hanno fatto meritare alla città di Milano la medaglia d’oro della la Resistenza.
I ragazzi delle Aquile Randagie, ormai diventati uomini, professionisti, sacerdoti come don Ghetti, fra i primi si unirono all’opera dell’O.S.C.A.R. (che cambierà acronimo dopo poco in “Organizzazione Soccorsi Cattolici Antifascisti Ricercati”) . Oltre alla falsificazione di documenti era indispensabile, in attesa del momento favorevole per attraversare il confine, trovare alloggio presso i conventi e le foresterie delle parrocchie. Intanto, a causa dei frequenti bombardamenti su Milano, gli insegnanti e gli allievi del Collegio san Carlo si erano trasferiti a Varese in un palazzo vicino alla caserma della Legione Muti; proprio in quel palazzo arrivavano i fuggitivi che don Motta nascondeva, e che qualche volta dormivano, separati solo da pochi metri dai loro nemici.
Il nome di Oscar all’orecchio di chiunque era un nome proprio di persona, perciò la comunicazione sia telefonica, che amicale che si instaurava per far espatriare i perseguitati non dava adito a sospetti da parte delle autorità della RSI. “Ciao Oscar, Oscar come stai?; allora c’è da fare quella solita passeggiata…; si deve fare quel deposito…; devi portare quel pacchetto…; allora ci troviamo al solito posto?”. Tutto questo poteva sembrare una conversazione tra amici.
Inoltre le Aquile Randagie collaborano anche alla diffusione clandestina de ‘Il Ribelle’ , il foglio clandestino più diffuso in Alta Italia, scritto e stampato da un coraggioso gruppo di cattolici.
Nella primavera del ’44 le richieste di aiuto diventavano sempre più numerose tanto che fu necessario ampliare il territorio di transito cercando altri passaggi di frontiera fra quelli poco presenziati dalle guardie di confine.
L’attività dell’O.S.C.A.R., la diffusione de “Il Ribelle”, le altre opere di assistenza come la “Carità dell’Arcivescovo” infastidivano il potere delle S.S. e dei fascisti che iniziarono la caccia all’uomo. Cominciano i primi arresti, le torture e, purtroppo, le esecuzioni. Tenuto conto del modesto numero dei componenti dell’O.S.C.A.R. il tributo è stato alto; fucilazione di Carlo Bianchi a Fossoli, uccisione di Peppino Candiani di 19 anni al confine italo-svizzero durante un espatrio, morte di Teresio Olivelli nel campo di concentramento di Hersbruck, morte di Rolando Petrini a Gusen, morte di Franco Rovida a Mauthausen, fucilazione di Nino Verri, arresto e incarcerazione a san Vittore di don Enrico Bigatti e di don Giovanni Barbareschi, ordine di cattura per don Ghetti-Baden con l’ordine di sparare a vista che, per errore, veniva ricercato col nome di Don Betti, ordine di cattura per Don Aurelio Giussani. L’O.S.C.A.R. dal settembre del ’43 agli ultimi mesi del ’44 attuò 2.166 espatri clandestini, 500 preallarmi, 3.000 documenti falsi, con una spesa di circa 10 milioni di lire di quel tempo. Se da un lato l’iniziativa dell’O.S.C.A.R. non costituiva in fondo che il collaudo dello spirito scout, che è comunque lo spirito del cristianesimo, anche storicamente si inseriva a pieno titolo nelle forze della resistenza, un allinearsi di forze cattoliche, modeste sì, ma valide e costruttive, accanto a quanti aderivano al movimento armato di liberazione.
Nonostante la poca notorietà di questi eventi e di queste persone, ho avuto un riscontro che mi ha confortato e mi ha anche lasciata molto perplessa. Lo scorso 8 settembre proprio in piazza dei Mercanti a Milano, l’Anpi commemorava il settantesimo anniversario dell’inizio della resistenza attiva e il discorso introduttivo della cerimonia tenuto dal presidente provinciale Roberto Cenati iniziava così: “Sotto queste pietre i ragazzi delle Aquile Randagie mettevano i loro biglietti…”
Carla Bianchi Iacono