ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Archivi per il mese di “novembre, 2016”

E’ morto Claudio Pavone: aprì lui il dibattito sulla Resistenza come guerra civile

Aveva 95 anni, la sua opera ‘Una guerra civile’ è stato uno snodo centrale della storiografia sugli anni tra il 1943 e il 1945

pavone

ROMA – È scomparso a Roma Claudio Pavone, tra i più autorevoli storici italiani e uno degli ultimo grandi maestri del Novecento. Classe 1920 – avrebbe compiuto 96 anni domani 30 novembre – è autore di libri importanti, capaci di cambiare lo sguardo sulla storia. Nel suo lavoro più celebre, Una guerra civile(1991 Bollati Boringhieri), sostenne che la Resistenza oltre a essere una guerra di liberazione dai nazifascisti fu anche una guerra civile tra italiani.

Una lettura profondamente innovativa, che non mancò di suscitare discussione nelle file del partigianato. Ma gli argomenti usati da Pavone – e la sua specchiata biografia di resistente – finirono per risultare più forti rispetto alle critiche. E oggi quel suo lavoro figura come un titolo spartiacque, capace di segnare gli studi storici e il senso comune intorno alla guerra partigiana.

Nato pochi anni prima dell’avvento di Mussolini, Pavone crebbe sotto la dittatura che non gli impedì di maturare una coscienza civile: l’8 settembre 1943, a Roma, assiste al disfacimento delle forze armate e dell’apparato statale, prende contatti con il Psiup –  Partito Socialista d’Unità Proletaria – e diventa assistente di Eugenio Colorni, figura storica dell’antifascismo. Il 25 aprile del 1945, giorno della liberazione, Pavone è a Milano: di quella giornata ricorderà l’incredibile anarchia, “tra pulsione di festa e spettacolo di morte”. Misura e sensibilità resteranno componenti fondamentali di una personalità colta ed elegante, che avrebbe coltivato la sua passione civile attraverso lavori storiografici fondamentali.

Per moltissimi anni, nel dopoguerra, svolse il lavoro di archivista. Ebbe un ruolo importante nella sistemazione dell’Archivio Centrale dello Stato. La frequentazione con i documenti gli consente di approfondire il suo interesse per la storia. Dalla metà degli anni Settanta riceve un incarico all’università e fino alla pensione sarà professore a Pisa. La prima opera rilevante sul piano storiografico si intitola “La continuità dello Stato: Istituzioni e uomini”: lo studioso vi sostiene la tesi della continuità dello Stato, degli apparati burocratici e dei funzionari, nel passaggio tra il regime fascista e la democrazia. Tesi storiografica innovativa che inaugurò un nuovo filone della ricerca anche sul piano metodologico (allo stesso tema è dedicato  il volume più recente “Alle origini della Repubblica”).

La sua opera più famosa porta come sottotitolo “Saggio storico sulla moralità nella Resistenza”. Ricchissimo di materiale documentario, e forse anche frutto dell’esperienza diretta vissuta da combattente, il libro punta per la prima volta la lente storiografica sulle motivazioni, i comportamenti, le aspettative dei partigiani. Un’opera cardine della storiografia, che “sdogana” la nozione di guerra civile, fino a quel momento invalsa soltanto nella pubblicistica neofascista. La Resistenza secondo Pavone è stata una triplice guerra: patriottica contro l’invasore tedesco, civile tra italiani fascisti e italiani antifascisti, e di classe tra rivoluzionari e classi borghesi. Non mancarono le polemiche, ma Pavone ebbe dalla sua parte figure antifasciste della statura di Vittorio Foa e Norberto Bobbio, che aveva partecipato all’elaborazione dell’opera.

Caposcuola di un revisionismo di sinistra, Pavone non avrebbe poi esitato a intervenire nella battaglia politico-culturale contro un “neorevisionismo” anti-antifascista che voleva deformare la storia d’Italia, rendendola più adatta al nuovo corso politico inaugurato nel 1994 da Silvio Berlusconi e i postfascisti.

Intellettuale rigoroso, fu allergico alle “sciatterie” di ricostruzioni storiche strumentali. E tra le imprese cui teneva di più era anche la sua rivista “Parolechiave”, con cui indagava i temi della contemporaneità. Sposato, tre figlie, ha poi incontrato la seconda moglie, la storica Anna Rossi-Doria, con cui ha condiviso tantissimi anni di amore e di ricerca.

(di SIMONETTA FIORI. Pubblicato su “La Repubblica” al link: http://www.repubblica.it/cultura/2016/11/29/news/morto_claudio_pavone_storico_guerra_civile_italia-153069226/?ref=HREC1-5 ).

Premio Cultura Don Giuseppe Morosini XXIII Edizione

Sabato 19 novembre 2016 a Ferentino il Comitato onoranze Don Giuseppe Morosini, presieduto da Primo Polletta, ha conferito il premio a varie personalità del mondo della cultura tra cui il nostro Presidente Nazionale on. Giovanni Bianchi.

(Leggi il Comunicato Stampa: comunicato-stampa).

Dopo la deposizione di una corona al Monumento di Don Morosini, alle 10, nella sala del Liceo Martino Filetico, ha avuto inizio la manifestazione.

Aladino Lombardi, Consigliere Nazionale ANPC, ha portato i saluti ed i ringraziamenti dell’ANPC: “Ho l’onorato compito di portare i saluti dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani a tutti i presenti e un ringraziamento per aver giustamente prescelto tra i premiati il nostro meritevole Presidente On. Giovanni Bianchi. 

Un premio in onore di Don Morosini, un sacerdote partigiano che il 3 aprile 1944 veniva barbaramente fucilato a forte Bravetta a Roma. Aveva 32 anni, nativo di Ferentino.

Condannato perché aveva scelto la strada della difesa dei valori della libertà, contro ogni forma di tirannia e di oppressione. Questo era il suo dovere di prete e di italiano. La storia molte cose non le ha raccontate, forse per mancanza di approfondimenti, ma è un dovere ricordare che alla resistenza hanno partecipato in forma effettiva, ben oltre 160 mila partigiani di ispirazione cattolica.

Una resistenza quindi nella quale, accanto a combattenti dell’idea comunista, socialista, repubblicana e liberale, c’erano anche uomini di ispirazione cristiana, oltre alla numerosa schiera di vescovi, sacerdoti, parroci e suore che, mettendo a rischio la propria vita hanno fornito una collaborazione coraggiosa, preziosa e talvolta temeraria, intesa come servizio alla comunità.

In questo contesto dobbiamo collocare  l’operato e il sacrificio di don Morosini.

Con la forza della sua fede e le sue indiscusse doti di lealtà, di generosità e di entusiasmo, fu veramente un ribelle per amore. Con coraggio affrontò la dura prigionia dei nazisti, continuando il suo apostolato tra i carcerati, resistette ai lunghi interrogatori senza rivelare segreti della resistenza. Fino all’incontro con la morte, affrontato serenamente. Giustamente fu definito uno dei più fulgidi martiri del secondo risorgimento.

Questa stessa cerimonia che assegna a benemerite personalità il premio della cultura, affonda le sue radici sui valori professati coraggiosamente da Don Morosini e per i quali sacrificò la sua giovane esistenza.

Valori come la libertà, la pace, la sicurezza, la democrazia, lo stato di diritto, la dignità della persona, la solidarietà devono costituire per tutti, nessuno escluso, un riferimento costante per l’ulteriore corso della nostra storia e per la pacifica convivenza tra gli uomini e i popoli.

Vivere senza odio nell’amore, con quella forza morale che ha contraddistinto nella lotta di liberazione i partigiani cristiani, nel dichiararsi “ ribelli per amore”.

 La storia della loro partecipazione e azione ci offre ogni giorno delle scoperte. Il primo dovere della nostra associazione è tenere sempre viva la memoria storica di quei tempi e trasmetterla ai giovani perché si rendano conto di quanto sia stato duro e difficile il passato.

Ancora molto deve essere trovato negli archivi scritti e audiovisivi. Ed è questo che sta facendo oggi l’ANPC con la collaborazione dell’Istituto Sturzo. E’ un progetto volto alla gestione, alla conservazione, alla valorizzazione della memoria ed alla divulgazione degli eventi con una particolare attenzione al contributo della componente del movimento resistenziale mosso da una coscienza e da ideali cristianamente ispirati.

Caratteristica innovativa del progetto è la creazione di un impianto multimediale, aperto  e aggiornabile nel tempo, capace di assolvere alla funzione di archivio, di elaborazione di studi e di comunicazioni, proponendo in rete fonti bibliografiche e testi, documenti di archivio, dibattiti ed audiovisivi legati alle vicende della lotta di liberazione.

Già dai primi di dicembre potrà essere visitato collegandovi al nostro sito  anpcnazionale.com ed entrare nel progetto Resistenza 70. E’ ora che sia dato ad ognuno ciò che gli è dovuto.

Il nostro tempo, il mondo in cui viviamo, è lontano dagli anni quaranta, ma i pericolo, le domande, le speranze e le angosce restano ancora ad intimarci ed obbligarci ad essere sempre attenti e vigili.

Si respira una brutta aria in Europa e non solo nel nostro continente.  Le minacce a ciò che si è costruito con  la Resistenza sono reali e diffusi. I giovani fanno fatica a trovare ideali forti e condivisi.

E sicuramente è da loro che bisogna cominciare. La Resistenza fu alimentata dai giovani e dalle donne. I giovani e giovanissimi  furono i protagonisti del Risorgimento, così come nella Resistenza, che non a caso fu definita il secondo Risorgimento”.

Particolarmente commuoventi gli episodi ricordati da Aladino Lombardi su Don Morosini: uno ricordava come Don Morosini durante il bombardamento di San Lorenzo del 19 Luglio 1943,salvò, protesse e sfamò tantissimi orfani presso il Collegio Leoniano; l’altro a proposito della poetica “ninna nanna” scritta per il bambino che sarebbe nato di lì a poco del suo compagno di cella, tuttora presente su una parte al Museo di Via Tasso a Roma.

Il Presidente Bianchi, felicissimo dell’egregia iniziativa ed onorato per l’importante riconoscimento ricevuto, ringrazia ancora tutti gli organizzatori. E tutti noi ci uniamo alle congratulazioni per questo premio.

Santa Barbara nel mondo ricorda la partigiana Tina Anselmi

 

INVITO 1° Dicembre

sbarbaramanifesto

Manifestazione Santa Barbara nel Mondo

70 ANNI DI DEMOCRAZIA: L’EREDITA’ DI TINA ANSELMI

GIOVEDI’ 1° DICEMBRE alle 16:30

AUDITORIUM VARRONE –  RIETI

Chiesa di Santa Scolastica

Via M. Terenzio Varrone 57

 

La manifestazione è stata promossa dalla Associazione Culturale Santa Barbara nel Mondo e dalla Associazione Nazionale Partigiani Cristiani ed è dedicata alla conoscenza ed alla divulgazione degli eventi  legati alla Resistenza ed alla rinascita della democrazia in Italia con lo spirito che alimentava e muoveva le coscienze verso una Europa di popoli liberi.

Programma

INTRODUCE PROF.SSA GERARDINA VOLPE, DIRIGENTE ISTITUTO MAGISTRALE

CONCERTO  VOCALE E STRUMENTALE a cura del CORO GIOVANILE “LA FENICE”  E DEL LICEO MUSICALE “ELENA PRINCIPESSA DI NAPOLI” di Rieti

CONFERIMENTO PREMIO DI CULTURA”COME BARBARA”  ALL’OPERA LETTERARIA “STORIA DI UNA PASSIONE POLITICA”

INCONTRO CON L’AUTRICE ANNA VINCI  – BIOGRAFA  DI TINA ANSELMI.

PARTECIPA L’ONOREVOLE LIVIA TURCO, GIA’ MINISTRO DELLA REPUBBLICA.

PRESIEDE  S.E.MONS. DOMENICO POMPILI, VESCOVO DI RIETI

 

Presidente ANPC Rieti

Pino Strinati

 

 

Santa Barbara nel mondo – edizione 2016

santa-barbara-2016-programma

73 Anni di Libertà

14 novembre 1943                                                                               14 novembre 2016

73 ANNI  di… “LIBERTA’”

Nel pomeriggio del 14 novembre 1943 – in piena occupazione tedesca – alcuni giovani cattolici stampavano al ciclostile, avuto dal Vescovo mons. Facchini, il primo numero del foglio clandestino “LIBERTA’”. Il foglio  divenne, nei mesi successivi, organo ufficiale del Comitato Ciociaro di Liberazione, espressione di tutti i partiti antifascisti. Alla fine della guerra divenne organo della Democrazia Cristiana.

   L’A.N.P.C. – Ass.Naz.Partigiani Cristiani di Frosinone ha provveduto a ristampare, con il contributo della Regione Lazio, un volume in cui sono pubblicati tutti i numeri del giornale clandestino che chiamò a raccolta – dal novembre 1943 al giugno 1944 – i cittadini contro i nazifascisti e soprattutto esortò i giovani a rifiutare di arruolarsi nell’esercito della Repubblica sociale.

          RIDARE FIDUCIA AI GIOVANI   NEL SEGNO DI “Libertà”

L’acre odore dell’inchiostro del ciclostile a mano, le macchie

nere dell’inchiostro che non andavano mai via…sono le co-

se che mi sono rimaste impresse dell’impegno per riprodur-

re le copie del 1° numero del foglio clandestino “LIBERTA’”

uscito proprio 73 anni fa, il 14 novembre 1943.

Oggi dobbiamo, cercare di coinvolgere i giovani e,

in genere, i cittadini nella difesa di quei valori che ci

animarono, nella nostra giovinezza:

l’anelito alla  libertà, alla giustizia sociale, all’onestà, ad

una comunità internazionale meno egoista e più attenta

alla crescita e al bene comune.

Anche Papa Francesco invita sovente a partecipare di più

alla vita pubblica, cioè, come si usa dire , a “sporcarsi le ma-

ni”…come facevamo noi giovani cattolici con l’inchio-

stro del ciclostile a mano (che ancora conserviamo gelo-

samente ) per stampare il primo numero di “LIBERTA’”

73 anni fa, appunto il 14 novembre 1943 !

Cost.

 

 

 

Santa Barbara nel Mondo

sbarbaramanifestoManifestazione Santa Barbara nel Mondo

Le radici della democrazia nel Settantesimo della Repubblica Italiana.

Il contributo dei Cattolici

VENERDI 2 DICEMBRE alle 16:30

 AUDITORIUM VARRONE –  RIETI

Chiesa di Santa Scolastica via M. Terenzio Varrone 57

La manifestazione è stata promossa dalla Associazione Culturale Santa Barbara nel Mondo e dalla Associazione Nazionale Partigiani Cristiani dedicata alla conoscenza ed alla divulgazione degli eventi  legati alla Resistenza ed alla rinascita della democrazia in Italia con lo spirito che alimentava e muoveva le coscienze verso una Europa di popoli liberi. 

Programma

Presenzia: l’On. Giovanni Bianchi Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani: “Le radici della democrazia, il contributo dei cattolici”. 

Parteciperanno:

S. E. Mons. Domenico Pompili, Vescovo di Rieti.

S.E. Mons. Lorenzo Chiarinelli, Vescovo Emerito di Viterbo, membro della Congregazione per i Vescovi.

Don Antonio Coppola Cappellano Militare decano Zona Pastorale Regione Lazio in rappresentanza dell’Arcivescovo dell’Ordinariato Militare per l’Italia S.E. Rev.ma Mons. Santo Marcianò.

Dott. Maurizio Gentilini, Segretario Nazionale dell’ANPC

 Conferimento  premi di cultura “Come Barbara” alle opere che esprimono il contributo di sangue dei cattolici per la libertà con le stragi avvenute nel territorio leonessano ed in Italia durante l’occupazione nazifascista:

  • all’opera letteraria “Liber Memorialis” di E. Mons.Giuseppe Chiaretti, Vescovo Emerito di Perugia e Città della Pieve;
  • all’opera pittorica del M° Massimo Bigioni con la svelatura del dipinto che rappresenta il momento culminante della fucilazione avvenuta a Leonessa il 7 aprile 1944 di vittime inermi, compreso il giovane sacerdote Don Concezio Chiaretti, Cappellano Militare della Brigata Julia.

Presentazione del progetto “Resistenza70”: piattaforma multimediale delle fonti della Resistenza e della Guerra di Liberazione: archivio, ricerca, comunicazione e didattica.

Concerto della Fanfara Alpini del Centro Italia diretta dal M° Rossella Scopigno dedicato a Don Concezio Chiaretti ed a tutti i “Ribelli per amore”.

Presenta : Catiuscia Rosati.

Premio concorso pianistico internazionale

20161107_214409_1L’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani e l’Istituto Sturzo hanno partecipato  alla premiazione del XXVI Concorso Pianistico Internazionale di Roma, promosso dal Maestro Marcella Crudeli. Sul palco a premiare la terza vincitrice del “Premio Chopin”, Hao Zi Yoh, la nostra Vicepresidente Nazionale Cristina Olini. Le sue parole: “L’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani e l’Istituto Luigi Sturzo hanno come compito principale la trasmissione della memoria storica alle giovani generazioni affinchè non cadano vittime degli errori del passato e possano comprendere quanto sia prezioso il bene della pace, della libertà e della convivenza tra popoli. Questo concorso pianistico da tanti anni riunisce ragazzi da tutto il mondo e quindi contribuisce anch’esso ad educare i giovani alla fraternità fra i popoli. Grazie Maestro Marcella Crudeli, grazie a tutti i partecipanti ed un applauso alla vincitrice di questo prestigioso premio al quale siamo onorati di aver partecipato”.

 

Cronaca del Convegno:“La partecipazione delle donne alla Resistenza”.

Il 27 Ottobre a Milano presso la Sala Brodolini della Sede Cisl “Milano Metropoli” ha avuto luogo il Convegno ANPC “La partecipazione delle donne alla Resistenza”. Non casuale la scelta della sede, quasi ad enfatizzare un aspetto della resistenza femminile che ebbe un punto cardine proprio nelle fabbriche, nei posti di lavoro dove le donne surrogavano la manodopera maschile resa indisponibile dagli eventi bellici.

Il Convegno fa parte del progetto “Resistenza 70” ed è stato promosso dall’ANPC in collaborazione con l’Istituto Sturzo nell’ambito delle iniziative sostenute dalla Presidenza del Consiglio.

Carla Bianchi Iacono, Consigliere Nazionale ANPC, ha introdotto e spiegato le motivazione della scelta del tema del  Convegno.

I veri protagonisti sono stati i giovani del Liceo Scientifico Primo Levi, grazie al coinvolgimento operato da Benedetta Cosmi  nell’ambito del progetto alternanza scuola lavoro: una partecipazione attiva di questi studenti con letture di ricerche, ma ancora di più con le loro interessanti domande. Domande poste da appartenenti ad una generazione che ha avuto la fortuna di non vivere i tempi drammatici della guerra, dei suoi orrori e della ribellione morale, ma che vuole conoscere la verità su quel periodo tragico della nostra storia.

Il presidente dell’ANPC Giovanni Bianchi ha aperto i lavori. Dopo un attimo di silenzio per solidarietà ai terremotati,  è entrato nel vivo del Convegno declamando l’importanza delle donne nel periodo resistenziale e in quello immediatamente successivo con la partecipazione attiva negli scioperi.

Giuseppe Oliva, segretario UST della Cisl Milano Metropoli, nel portare i saluti del Presidente ha sottolineato il coinvolgimento di tutta la popolazione nella resistenza. Fu spesso “lotta senza fucile”, particolarmente nell’ottica dei Partigiani Cristiani sotto la pulsione di “pietas cristiana” e di amore verso la persona sofferente. Molti vedevano persino nel nemico sofferente solo un essere umano bisognoso di aiuto. Una Resistenza civile dunque volta a ribellarsi al male, per non essere complici e nemmeno accondiscendenti, senza paura di opporsi e di combatterlo.

E’ in questo quadro di rivalutazione della Resistenza civile che riscopre il valore dell’opera delle donne: rispetto all’anteguerra che relegava la donna al ruolo di madre, di lavoratrice domestica al servizio della famiglia ed il cui impegno sociale non poteva andare oltre le opere caritatevoli, appare oggi rivoluzionario il contributo fondamentale delle donne in quel periodo. Per il fascismo la donna era considerata come una macchina procreatrice e nulla di più. Erano tre i pregiudizi che il fascismo propagandava: le donne lavorano per il superfluo; le donne rubano il posto ai maschi; le donne sono fisicamente inadatte al lavoro.

Non era una condizione solo italiana, anche se la questione è stata al Convegno affrontata principalmente in ottica nazionale, da Luigi Ganapini dell’Università di Bologna con una relazione dal titolo “La condizione quotidiana nel ventennio e le scelte dopo l’8 settembre 1943”. Presenta un power-point interessantissimo con immagini che rendono visivamente lo spaccato di un’epoca. (Clicca qui: donne-fascismo).

Anche in questo il fascismo, oscillante tra progressismo e conservazione, fu “cerchiobottista”; niente suffragio universale politico, ma solo amministrativo, ritenuto per una ristretta categoria di donne confacente al loro vissuto domestico, quasi estensione nell’agorà locale di quei compiti peculiari in campo di economia domestica. Si trattò però, in pratica, di una vuota dichiarazione di principio e, successivamente, di una formulazione di legge superata dall’abolizione delle elezioni locali con un podestà nominato, in luogo di un sindaco eletto. Questa la storia dell’apertura femminista del fascismo. Ma le donne, che surrogavano i ruoli maschili nelle fabbriche senza abdicare a quelli pesanti per loro tradizionali, si trovarono così in prima linea a rivendicare diritti civili e sindacali, ancora prima del 25 Luglio 1943 e la destituzione di Mussolini, propiziata dallo stesso partito fascista che si illudeva di potere sopravvivere a se stesso scaricando tutte le colpe su un unico capo espiatorio, il “duce”, al quale il monarca aveva delegato ogni responsabilità civile e militare della conduzione.

Ma i valori cristiani sono anche valori naturali ed assoluti, per questo patrimonio comune dei “giusti” indipendentemente dalla filosofia di vita a cui ci si ispira. Caso emblematico al riguardo quello di Tina Anselmi, che è venuta a mancare proprio in questi giorni (https://anpcnazionale.com/2016/11/02/ricordare-tina-anselmiuna-donna-che-ha-fatto-litalia-libera-e-democratica) nata il 23 marzo 1927 da una famiglia cattolica con il padre di idee socialiste e per questo perseguitato dal regime, che il 26 settembre del 1944 fu costretta ad assistere insieme ad altri studenti, oltre che alla popolazione locale, all’impiccagione per rappresaglia di trentuno giovani, tra cui il fratello della sua compagna di banco, che avevano scelto la montagna in opposizione agli obblighi di regime. Non fu una scelta unanime da tutti condivisa, ma lei decise a seguito di quella traumatica esperienza di entrare nella Resistenza, arruolandosi con il nome fittizio di Gabriella come staffetta nella Brigata Partigiana “Cesare Battisti” per poi transitare nell’ambito del Comando Regionale Veneto del Corpo Volontari della Libertà. Nel dicembre dello stesso anno si iscrisse alla Democrazia Cristiana, partecipando attivamente alla vita del partito.

Furono le donne in quel periodo, come illustrato da Roberta Cairoli, Dottore di Ricerca all’Università di Milano, nella sua relazione dal titolo “Le molteplici forme della resistenza civile delle donne nel periodo 1943 – 1945”, a causa del contesto bellico che aveva loro imposto di sostituire gli uomini nei ruoli allora prettamente maschili, che si fecero carico di assumersi responsabilità civili sino ad allora a loro precluse ed a rendersi protagoniste di iniziative che non possono venire inquadrate nella semplice azione caritatevole di “pie dame”, come ritenuto da uno studente che ha posto una domanda in tal senso, si trattò di attività che sotto il profilo della dottrina militare potrebbero definirsi di tipo logistico, di supporto attivo con esposizione, alla stregua dei combattenti, a rischio e pericolo di pesanti ritorsioni, dal carcere, alla deportazione, sino alla pena di morte.

Aiutare a sfuggire alla caccia data loro chi, sottoposto ad obblighi di leva, non intendeva aderire alla Repubblica Sociale, e fattivamente rendergli possibile il sottrarsi alla cattura ed alla deportazione nei campi di internamento in Germania non era semplice esercizio di opere caritatevoli, ma comportava appunto una organizzazione logistica (logistica è un termine militare) di supporto strutturata ed organizzata, una attività illegale che esponeva a grave rischio personale ed a quello della distruzione o confisca dei propri beni; era quindi un vero e proprio impegno militare, anche se spesso non in armi, sia pure con la consapevolezza che questo potesse preludere all’evenienza di imbracciare un fucile e diventare resistente combattente in armi, con tutte le conseguenze del caso, anche quelle interiori di natura etica e morali per chi considerava in assoluto sacra la vita umana, compresa quella del nemico per quanto crudele esso fosse.

Elisabetta Salvini dottore di ricerca dell’Università di Parma ha presentato alcune delle più importanti figure di donne cattoliche impegnate nella resistenza, soffermandosi particolarmente sulla vicenda di Ada Alessandrini, intellettuale romana, insegnante ad Orvieto, esonerata dall’insegnamento dal regime fascista per le sue idee. Partecipò alla Resistenza romana nella formazione partigiana Democrazia del lavoro, occupandosi della diffusione della propaganda antifascista e l’occultamento dei perseguitati politici e razziali. (Clicca qui: donne-cattoliche-di-e-salvini).

La sintesi conclusiva è stata affidata a Luisa Ghidini, delegata femminile ANPC, che  ha ringraziato i partecipanti e ha ribadito l’importanza di tramandare questi valori ai giovani e di far conoscere le storie di tante donne ancora non conosciute.

I misteri di don falsario: il prete che beffò i nazisti

Un eroe da riscoprire: Pietro Barbieri

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Lo chiamavano don falsario: lavorava in Vaticano, indossava l’abito talare ma le sue contraffazioni di documenti, tra 1943 e 1944, hanno salvato la vita a decine di ebrei e antifascisti. Di monsignor Pietro Barbieri, morto nel 1963 a Roma e nato a Valle Lomellina nel 1893, esiste una vastissima aneddotica. Racconti che lo trasformano in un personaggio da romanzo: fabbricatore di passaporti falsi, fondatore di ospedali e imprese, editore, cappellano di Montecitorio, commentatore del Vangelo radiofonico domenicale, consolatore di Sacco e Vanzetti prima dell’esecuzione. Eppure, nei due paesi lomellini in cui ha lasciato tracce importanti, la sua Valle e Pieve del Cairo, non ci sono così tanti documenti sul suo operato, specie negli anni della guerra.  Per questo il presidente della biblioteca locale, Marco Feccia, ha lanciato un appello per ricostituire un archivio che ne studi la figura e ne valorizzi la memoria. Venerdì 11 novembre è previsto un incontro fra gli studiosi di storia locale e chi ha avuto la fortuna di conoscere don Barbieri. Sono rimasti tanti misteri: a partire dall’archivio, di cui si sono perse le tracce. Dopo l’8 settembre si ritrovò a riprodurre carte d’identità e passaporti, lasciapassare verso la salvezza dei conventi per chi era perseguitato dai nazifascisti. Chi veniva indirizzato in luoghi sicuri veniva registrato con nomi di santi o pseudonimi. In un caso lui stesso arrivò a ingoiare il materiale per evitare la fucilazione. Ma di tutto questo resta solo il ricordo tra le persone che l’hanno conosciuto, carte non ce ne sono più molte.

Eppure fu un protagonista: «Riferimenti alla sua figura sono presenti anche nel film “Roma Città aperta” – racconta don Cesare Silva, storico della Diocesi di Vigevano -: a lui si sono ispirati gli sceneggiatori per creare uno dei preti della trama. Nella sua casa romana, in via Cernaia, si tennero in segreto le prime riunioni del Comitato nazionale di liberazione. Conosceva Alcide De Gasperi e anche Giulio Andreotti, Luigi Einaudi, Umberto Terracini e Pietro Nenni, di cui celebrò il matrimonio della figlia». Lo stesso leader socialista – racconta don Silva – si rifugiò in un convento grazie a un documento falso che gli aveva preparato il sacerdote.

La sua azione è ricordata anche in una targa sulla facciata dell’abitazione di via Cernaia: «In questa casa visse e sofferse il sacerdote di Cristo, monsignor Pietro Barbieri. Nei tristi giorni della occupazione nazista fraternamente accolse senza distinzione di fede e di opinione quanti perseguitati cercavano asilo». L’abitazione aveva due ingressi: uno ufficiale e uno segreto, che consentiva l’accesso a tutte le persone che lui proteggeva, con il beneplacito del Vaticano. Dopo la guerra fondò la casa editrice «Idea», che pubblicava una rivista che ospitava gli scritti di Einaudi e del filosofo Jacques Maritain, mentre in Lomellina restano di lui «La Cittadella Sociale», un ospedale fondato a Pieve del Cairo e inaugurato dall’allora presidente della Repubblica Einaudi, una casa di riposo e una tipografia. L’ultima biografia scritta su di lui è del 1964, poi più nulla.

La Stampa

4 Novembre 2016

Le celebrazioni per la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate

Questa giornata simboleggia la determinazione degli uomini e delle donne della Difesa Italiana, sempre pronti a sacrificarsi quotidianamente al servizio del Paese.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in questa occasione si è recato all’Altare della Patria per rendere omaggio ai caduti di tutte le guerre.

Presenti al via dei festeggiamenti il capo dello Stato il presidente del Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il capo di Stato Maggiore, il generale Claudio Graziano, più altre alte cariche civili e militari. E tra i mille uomini delle tre forze armate, carabinieri e guardia di finanza, c’era anche un folto gruppo di studenti di alcuni istituti tecnici romani.

Durante la cerimonia, dopo che un paracadutista è atterrato al centro dei giardini portando con sé una bandiera dell’Italia di 250 metri quadrati, in cielo si sono alzate le Frecce Tricolori. Uno spettacolo a cui è seguita la consegna le insegne dell’Ordine militare d’Italia allo stendardo del primo reggimento Aviazione esercito “Antares” e alla bandiera di guerra del primo reggimento carabinieri “Tuscania”.

Dalla tarda mattinata fino alle 18 le bande dell’Esercito, dell’Arma dei carabinieri, della guardia di Finanzasi e quella della Marina si sono esibite ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti, al Quirinale, e poi tra il Pantheon e il teatro Flavio Vespasiano.

La nostra Associazione ha partecipato alla cerimonia in Piazza Venezia con il Medagliere, il Consigliere Giorgio  Prinzi e la Vicepresidente Nazionale Cristina Olini.

La ricorrenza del 4 novembre è stata celebrata, oltre che a Roma, anche in 28 città italiane con l’iniziativa “Caserme Aperte” e “Caserme in Piazza”: è stato possibile visitare strutture militari aperte al pubblico e musei, assistere a cerimonie di commemorazioni in diverse aree del territorio nazionale.

 

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