ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Archivi per il mese di “giugno, 2019”

30 Giugno 2019: 75°Anniversario battaglia Berceto Manubiola

Nel giugno 1944, tutta l’alta valle del Taro, dai passi del Bocco e del Cento Croci fino al torrente Manubiola, era presidiata dai partigiani che avevano dato vita al Territorio libero del Taro. Il giorno 30 una colonna tedesca, forte di circa 150 uomini perfettamente armati, partiva da Berceto a bordo di autocarri con l’obiettivo di penetrare in territorio partigiano. I soldati vennero però bloccati da reparti della guerriglia. Sopravalutando la forza dei reparti partigiani, i militari decisero di ripiegare. Prima di rientrare prelevarono un gruppo numeroso di civili come ostaggi per coprire la ritirata. Quando il convoglio giunse presso le scoscese rive del torrente Manubiola, pochi chilometri sopra Ghiare di Berceto, venne improvvisamente attaccato dai partigiani del gruppo “Poppy”, appostati sul lato opposto del torrente, che bloccarono nuovamente il procedere dei militare. In poco tempo giunsero da Borgotaro altri gruppi di partigiani al comando di “Vampa”, “Beretta”, “Richetto”, “Libero”, “Taralli” e di “Dragotte” che attaccarono il nemico sul fianco e a tergo costringendolo alla resa. Quando i partigiani si avvicinarono ai camions sui quali erano giunti i militari scoprirono l’esistenza degli ostaggi. Tra i sopravvissuti alla sparatoria giacevano infatti otto corpi  ormai privi di vita (Domenico Del Nevo (56 anni), Rosetta Del Nevo (11 mesi), Vittorio Gavaini (47 anni) e la suocera Gaetana Ralli, Attilio Levati (41 anni), Giuseppe Ruggeri ( 40 anni), Mario Salvanelli (85 anni), Giovanni Salvanelli (56 anni)).

Il 24 gennaio 1985, il Comune di Borgo Val di Taro è stata insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività l’attività partigiana.

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Il 30 Giugno 2019 le amministrazioni comunali di Berceto e Borgotaro e le associazioni partigiane hanno celebrato il 75° anniversario della Battaglia di Manubiola: dopo la posa di un mazzo di fiori al monumento a Frascara, si è raggiunto il cippo posto sulla strada provinciale del Manubiola per la deposizione di un altro mazzo di fiori e un breve saluto. La giornata è poi proseguita a Ghiare con la celebrazione di una Messa di suffragio e il ritrovo davanti al monumento dei caduti, dove hanno tenuto brevi orazioni i sindaci di Borgotaro e Berceto, oltre al nostro Vicepresidente Nazionale Ferdinando Sandroni. Tutti hanno sottolineato l’importanza di continuare a fare memoria.

 

VERBALE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE – 24 Giugno 2019

Roma, 24 Giugno 2019

               Lunedì 24 Giugno, alle ore 10:30, presso la Sede nazionale a Piazza Adriana 3, Roma si è riunito il Consiglio Nazionale dell’ANPC con il seguente Ordine del giorno:

  • Organizzazione Congresso Nazionale;
  • Varie ed eventuali.

Sono presenti: Giuseppe Matulli, Anna Maria Cristina Olini, Angelo Sferrazza, Ferdinando Sandroni, Maurizio Gentilini, Aladino Lombardi, Giorgio Prinzi, Gianfranco Noferi, Alberto Liurni, Maria Caterina Iapoce ed Ettore Romanelli.

Assenti giustificati con delega: Costantini Carlo, Strinati Pino, Cipolloni Antonio, Carla Roncati, Carla Bianchi Iacono, Umberto Armanino, Luisa Ghidini e Andrea Rossi.

 

Il Segretario Maurizio Gentilini apre la seduta illustrando la situazione dei progetti finanziati: NATO e “I militari italiani nella Resistenza”, in fase di produzione. Entro il 19 luglio, per ottenere il nuovo contributo, si dovrà presentare  un nuovo progetto. Fra le opzioni offerte dal Ministero Difesa si è deciso di scegliere un progetto sull’ONU in occasione del 75° anniversario della sua fondazione. L’ONU dovrà essere riformato, perché sono profondamente mutate le finalità iniziali e gli assetti internazionali. I nuovi fenomeni, terrorismo, emigrazione, economia globale, vanno al di là degli Stati nazionali. Importante è anche ancorare la Resistenza  ai valori dell’Europa. Con un altro progetto verranno ricordate le figure di Bisagno e Teresio Olivelli.

Il Presidente Giuseppe Matulli, come da ordine del giorno, introduce il tema del Congresso Nazionale, previsto per la metà del mese di ottobre a Firenze. Il Presidente ricorda che i partigiani ancora in vita sono pochissimi. Importante dare alla memoria storica nuove finalità e contenuti. Che debbono essere quelli europei. La piattaforma dei contenuti del Convegno di marzo a Firenze rappresenta un punto di partenza importante. Le forze politiche democratiche non trovano  posizioni convergenti sull’Europa. Poche le iniziative e i progetti. Cita Calamandrei: “Stiamo difendendo un mondo che sta morendo o vogliamo costruire un nuovo mondo che nasce?”. Riscoprire le lucide intuizioni di De Gasperi, le sue scelte coraggiose. E’ tempo di operare e avere rapporti con altre realtà resistenziali europee. Il presidente comunica anche la diponibilità dell’on. Silvia Costa, già parlamentare europea, a fornire la sua collaborazione per costituire un movimento fra varie realtà europee, che rilanci l’idea europea attualizzandola alle nuove realtà. Questa linea sarà la novità del prossimo Congresso.

Il Congresso. Proposta la data del 19 ottobre. Un solo giorno per contenere i costi. Un Congresso aperto a tutti gli iscritti che potrebbero anche votare, con modalità allo studio.

Ferdinando Sandroni comunica che entro settembre saranno rinnovate a Parma le cariche del Direttivo della Sezione. Al Congresso Nazionale parteciperanno con una delegazione di 8/9 persone. Comunica anche che a Parma ci sono ancora 7 partigiani sopravvissuti, non in buone condizioni di salute. I soci danno loro assistenza andandoli a trovare. In quelle occasioni sono state  registrate interviste che potranno essere viste sul nostro sito www.resistenzaedemocrazia.it. Propone di invitare al Congresso Nazionale di invitare il Presidente della Cei, il Cardinale Bassetti.

Aladino Lombardi: propone la celebrazione della Messa al prossimo Congresso (in apertura o chiusura del Congresso) l’ordinario Militare. Propone anche la presentazione in sede del volume di Giulio Alfano sulla Liberazione di Roma.

Giorgio Prinzi: plaude alla proposta del Presidente e sottolinea la necessità di dare una giusta eco al Congresso anche sui mass media. Propone anche la celebrazione di una messa per Olivelli il 17 gennaio a Roma.

Maurizio Gentilini: ragguaglia il Comitato sullo stato dei progetti del 2018 e del 2019, confermando l’utilizzo ed il lavoro sulla piattaforma multimediale, che resta lo strumento migliore per raggiungere le nuove generazioni. Per il nuovo progetto Onu si creerà una sezione dedicata sul sito. “Non siamo in un’epoca di cambiamenti ma nel cambiamento di un’epoca” come si è detto nel Convegno di Firenze.

Angelo Sferrazza: intervenendo sulla multimedialità conferma la sicura disponibilità della collaborazione delle Teche Rai per importanti video e documentari.

Cristina Olini: sottolinea l’importanza di trovare un modo di partecipazione nelle scuole, soprattutto a livello liceale e universitario, in maniera sistematica.

Alberto Liurni (referente di Terni): sul rapporto con le scuole farà una indagine nella sua zona per far conoscere la nostra piattaforma ed ipotizzare possibili collaborazioni.

La riunione si chiude con il ringraziamento del Presidente a tutti i presenti.

 

 

 

 

Un Giardino per Turoldo

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Intervento Consigliere Nazionale

Carla Bianchi Iacono

David Maria Turoldo

   Intitolazione giardino vicino al largo Corsia dei Servi

Nella prima metà degli anni Cinquanta,  con i nonni paterni, la mamma e miei tre fratelli più grandi andavamo la domenica in Duomo alla messa celebrata da David Maria Turoldo, non sempre, ma in quelle domeniche libere dagli impegni che prevedevano le “uscite con gli scout” Asci ed Agi, di cui tutti e quattro facevamo parte.

Il papà non c’era perché era stato fucilato nella strage del poligono di tiro del Cibeno, vicino al campo di concentramento di Fossoli, il 12 luglio 1944. Furono scelti 67 internati politici, fra i più rappresentativi della resistenza del Nord.

Con il passare degli anni ho capito perché i miei nonni avevano una vicinanza ideale con padre Davide; ed era l’antifascismo e il conseguente impegno nel combatterlo che David e Camillo De Piaz suo confratello e amico dai banchi del collegio hanno vissuto pienamente nel periodo più cruciale della guerra dopo la caduta del fascismo e la successiva nascita della R.S.I.

La resistenza non si poteva non fare: era una necessità, la necessità di  “non tradire più l’uomo”; resistenza era la scelta dell’umano contro il disumano, del bene contro il male, del giusto contro l’ingiusto; ciò che valeva e che dovrebbe sempre valere, era da che parte stare, se si è appunto dalla parte giusta; e che cosa c’è di più grande e di più importante della necessità che assume la dimensione di una scelta?

A quei tempi era necessario portarla avanti con fedeltà, anche fino all’estremo sacrificio.

E proprio di quei giorni che Camillo De Piaz, Davide Turoldo ed altri amici danno vita ad un foglio clandestino: “l’Uomo”   in una stanza del vecchio Convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo, e il primo numero esce proprio l’8 settembre del 43.

Nel bellissimo libro di Giuseppe Gozzini, “Sulla frontiera” padre Camillo ricorda con sue parole:

“…. l’8 settembre è stato un punto di riferimento carico di significati….quel ritrovarsi innumerevole, molteplice, corale “di un volgo disperso” e tradito, quel grandioso momento di verità e di identificazione nella sventura, nell’umiltà, nel reciproco soccorso, nella misericordia, ma anche nella speranza di una rinata, e per taluni nuova ed esaltante, volontà di resistenza e di riscatto….”.

Il Campo di Fossoli era un secondo punto di riferimento della mia famiglia con padre Davide.

Nei primi anni del dopoguerra il Campo di Fossoli, ormai sgombrato dei prigionieri e con le baracche vuote, viene occupato da don Zeno Saltini con i suoi “piccoli apostoli”, orfani di guerra, abbandonati, senza mezzi per sopravvivere; e dentro il campo, dove erano ancora visibili i segni dell’orrore e della deportazione  nasce la futura Nomadelfia, “la città dell’amore fraterno”, “dove la fratellanza è legge”, una “repubblica comunitaria” con una sua propria costituzione che sancisce la comunione dei beni.

Tutto ciò faceva storcere il naso alle varie Curie e ai cattolici benpensanti, che non vedevano di buon occhio l’impresa, perché molto vicina a una sorta di comunismo che all’epoca non era ben visto dal mondo cattolico.

Nascono problemi notevoli non solo per la conduzione economica di Nomadelfia ma anche perché i poteri costituiti a cominciare dalla D.C., con Scelba a capo, dal segretario del Sant’Ufficio cercarono in tutti i modi di fermare l’impresa.

Alla fine del 1949 Nomadelfia fa parlare la stampa e riscuote le simpatie di firme importanti del  giornalismo;  Rusconi, Buzzati, Porzio, Benedetti.

Presso la Corsia dei Servi nasce così il Comitato Fondi per Nomadelfia, di cui Davide e Camillo ne sono i promotori e si prodigano con molto entusiasmo coinvolgendo famiglie della borghesia intellettuale milanese; fra alti e bassi, fra processi e riduzione allo stato laicale di don Zeno, Nomadelfia si trasferisce nelle due tenute sopra Grosseto  regalate da una discendente della famiglia Pirelli, per avviare un’attività agricola della comunità. Ancora oggi Nomadelfia è laggiù.

Anche per padre Davide, dopo il ciclone di Nomadelfia, non ci sarà più posto a Milano: anzi neppure in Italia; non  tornerà più nel Convento di san Carlo. E dopo aver vagabondato per l’Italia e  per il mondo, si ritira  nell’Abbazia di sant’Egidio di Sotto il Monte.

La stessa sorte per padre Camillo; poco tempo dopo dovrà andar via da Milano, ritornando nella sua terra d’origine, terra di frontiera, a Madonna di Tirano.

La loro amicizia durerà per tutta la vita, nonostante la lontananza…, i  iniziata sui banchi del collegio… fino alla morte di Davide Turoldo. E subito dopo padre Camillo, vincendo la timidezza che gli rendeva difficile parlare in pubblico, esce allo scoperto. Organizza numerosi incontri in memoria di padre Davide, spinto sopratutto dal desiderio di proteggerlo dalla schiera dei celebratori dell’ultima ora, e dal rischio di farne “un innocuo santino”.

Nel 1985 all’Itis “Castelli” di Brescia Padre Davide tenne una conferenza sulla “Lotta di liberazione in Italia” intitolata “Cari ragazzi la resistenza non è finita”.

Ve ne leggo un brevissimo pezzo, il finale: “...tra i morti della resistenza vi erano seguaci di tutte le fedi, questa è cosa che dovreste tramandare, voi! Ognuno aveva il suo Dio, ognuno aveva il suo credo, e parlavano lingue diverse, e avevano pelle di diverso colore, eppure nella libertà e nella dignità umana si sentivano fratelli. Volevano costruire un mondo giusto, dove tutti gli uomini vivano del proprio lavoro, dove ogni uomo conti veramente per “uno”. Ecco io vorrei che questo fosse il vero messaggio: la Resistenza non è finita, è stata frutto di pochi precursori, che avevano seminato durante un ventennio ma è stata anche una più vasta semente per l’avvenire. E non dobbiamo scoraggiarci.

Ecco i tre pilastri di padre Davide che ha costruito con la sua vita e con i suoi scritti; l’Uomo, l’Amicizia e la Speranza.

Grazie

Carla Bianchi Iacono

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Carla Bianchi Iacono  durante il suo intervento

ROVEGNO, COMMEMORAZIONE DI ALDO GASTALDI “BISAGNO”

L’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani – Sezione Sestri Levante e Tigullio esprime gratitudine a organizzatori, rappresentanti delle istituzioni e tutti i presenti convenuti oggi a Rovegno per rendere omaggio alla memoria di Aldo Gastaldi “Bisagno”. È stato un privilegio poter partecipare alla Santa Messa presieduta da Mons. Nicolò Anselmi, vescovo ausiliario di Genova, in suffragio di uno straordinario esempio di partigiano cristiano per cui è stato recentemente avviato anche l’iter di canonizzazione. L’annuncio della causa di beatificazione è stato motivo di grande gioia per tutta la famiglia di Aldo Gastaldi, alla quale anche ANPC tiene a rivolgere le sue più vive felicitazioni. Bisagno è stato prima cristiano che partigiano; e poi partigiano perché cristiano. È proprio per questo che la sua testimonianza è stata, ed è tuttora, molto preziosa.

Nella foto: Avv. Luigi Ceffalo per ANPC Tigullio e Armanino Umberto per ANPC Nazionale e Divisione Cento Croci e Val Taro, il Sindaco di Genova Bucci e il consigliere regionale Claudio Muzio

Il salvataggio della famiglia Perugia da parte di Mons. Igino Roscetti, 19/06/2019 – Biblioteca Comunale, Subiaco

Comunità  Ebraica di Roma               –           Comune di Subiaco
    Chi salva una vita, salva un mondo intero (Talmud Sanhedrin 37a)
  Il salvataggio della famiglia Perugia da parte di Mons. Igino Roscetti
                                  Saluti
                  Francesco Pelliccia (Sindaco di Subiaco)
        Mons. Mauro Parmeggiani (Vescovo di Tivoli e di Palestrina)
    Rav Riccardo Di Segni (Rabbino Capo della Comunità  Ebraica di Roma)
        Ruth Dureghello (Presidente della Comunità  Ebraica di Roma)
                                Interventi
    Tommaso Dell’Era (Università degli Studi della Tuscia): il contesto storico
          Fabrizio Lollobrigida (giornalista): Mons. Igino Roscetti
                              Le testimonianze:
  Lettura di alcuni passi tratti dal manoscritto di Mons. Igino Roscetti
              Laura Perugia (salvata da Mons. Igino Roscetti):
              testimonianza riportata da Silvia Haia Antonucci
    (Responsabile dell’Archivio Storico della Comunità  Ebraica di Roma
                          “Giancarlo Spizzichino”)
              Sandra Perugia (salvata da Mons. Igino Roscetti)
                                  Modera
  Claudio Procaccia (Direttore del Dipartimento Beni e Attività  Culturali della Comunità  Ebraica di Roma)
                      Mercoledì 19 giugno 2019, ore 17
            Biblioteca Comunale, via della Repubblica 26, Subiaco
    Saranno presenti Elena e Anna Fedeli (nipoti di Mons. Igino Roscetti)
Don Igino Roscetti_19_06_2019.png

95° Anniversario assassinio Giacomo Matteotti

Lungotevere Arnaldo da Brescia, 10 Giugno 1924 -2019

Il Consigliere Nazionale Aladino Lombardi ha partecipato al ricordo del martire Giacomo Matteotti nella ricorrenza del 95° anniversario del suo assassinio. All’inizio della cerimonia è stata data lettura del messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Giacomo Matteotti va considerato uno dei Padri della democrazia italiana. Anche se il suo brutale assassinio venne compiuto agli inizi del regime fascista, impedendo al leader socialista di continuare la battaglia di opposizione e di partecipare poi alla costruzione della Repubblica, l’eredità politica e morale di Matteotti è contenuta nei valori della nostra Costituzione e della stessa comunità nazionale. (…) Gli ideali democratici che Matteotti interpretò e difese, insieme agli obiettivi di giustizia sociale e di pace tra le nazioni, si sono affermati con la liberazione e la Repubblica.
Questo anniversario è un giorno di memoria che chiama le diverse generazioni di italiani a riflettere sulle responsabilità comuni, affinché i presupposti civili della democrazia siano continuamente rinsaldati, e non sia più consentito a nessuno di comprimere le libertà e i diritti».

Erano presenti fra le Autorità e le Istituzioni: il Sindaco Virginia Raggi, Il Vice Presidente del Senato Francesco Giro, il Presidente della Fondazione Matteotti Prof. Angelo Sabatini, la Presidente del II Municipio Francesca Del Bello, oltre ai Segretari Nazionali CGIL -CISL – UIL .

 

VISITA AI RIFUGI ANTIAEREI DI TERNI (sabato 15 giugno 2019)

COMUNICATO STAMPA

VISITA AI RIFUGI ANTIAEREI DI TERNI

Sabato 15 giugno 2019 – Officina Sociale “La Siviera” – via Carrara, 2 – Terni

Per ricordare l’anniversario della Liberazione di Terni dal nazifascismo, sabato 15 giugno 2019 sarà possibile visitare uno dei rifugi antiaerei più significativi della città, quello di Palazzo Carrara.

Lo scorso 22 marzo hanno visitato il rifugio gli alunni di due quinte elementari della Direzione didattica statale “Giuseppe Mazzini” e di tre seconde classi del Liceo artistico “Orneore Metelli”.

L’interesse dimostrato dagli studenti per strutture come i rifugi antiaerei, per la loro storia, per il motivo per il quale vennero costruiti così numerosi (e molti di essi a Terni sono ancora esistenti) e per come vennero utilizzati, ha indotto gli organizzatori a confermare l’apertura al pubblico del rifugio di Palazzo Carrata in concomitanza con la ricorrenza della Liberazione di Terni.

Le visite, gratuite, con accompagnatori del Gruppo Grotte Pipistrelli Cai Terni, saranno scaglionate ogni 30 minuti per gruppi di non più di 15 persone (l’ambiente dei rifugi presenta un percorso irregolare, a tratti angusto e sdrucciolevole: non saranno quindi ammessi bambini di età inferiore a 5 anni e i visitatori dovranno pertanto indossare abiti e scarpe comode nonché attenersi alle istruzioni delle guide).

Turni della mattina: dalle 10 alle 12:30

Turni del pomeriggio: dalle 15 alle 17:00

Quanti vorranno partecipare all’iniziativa dovranno prenotarsi entro venerdì 14 giugno chiamando i recapiti della Direzione Servizi Culturali e Alta Formazione del Comune di Terni:
0744 549726 oppure 0744 549 728
(dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 13:00).

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Cerimonia per il 75° Anniversario della Liberazione di Roma – 4 Giugno 2019

4 giugno 2019, Campidoglio – Aula Giulio Cesare

Saluto di Maurizio Gentilini – Segretario ANPC

A nome della Associazione Nazionale Partigiani Cristiani (qui rappresentata anche dal vicepresidente Angelo Sferrazza e dal consigliere Aladino Lombardi) ringrazio il Comune di Roma per l’invito, che ci onora particolarmente. Saluto e ringrazio le Autorità presenti, i rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e partigiane, con le quali ci accomuna la passione civile per quanto oggi siamo a commemorare e a festeggiare. Vorrei iniziare questo mio saluto con un richiamo alle parole, e al loro valore semantico. Abbiamo un sostantivo con un predicato: “Festa della liberazione di Roma”. Le feste civili hanno il senso della “memoria” e della “moralità”, caratteristiche – tra le altre – indispensabili per sentirsi parte della vita e del mondo. Tutte le feste hanno un carattere inclusivo, unitivo. Rispondono al bisogno di sentirsi strutturati, esistenti e consistenti rispetto al vuoto morale, e in ragione del bisogno di identità e di ordine. E poi, seguendo il significato etimologico: festa deriva dal latino “festum” che significa gioia, giubilo… Partiamo dunque da alcuni punti fermi …Ogni Paese ha i propri “fatti costitutivi”. Ricorrenze come quella di oggi rappresentano la radice dell’Italia repubblicana e democratica. E’ una radice popolare, di uguaglianza e di riscatto civile.La Resistenza e la Lotta di liberazione unificarono in una esperienza unica classi sociali diverse:

– Militanti politici di varie culture e di varie forze.

– Ufficiali e soldati dell’esercito regio, che di fronte a una scelta drammatica non si sono arresi (pensiamo ai fatti di Cefalonia e al destino degli Internati militari italiani in Germania)

– Nord e Sud (ricordiamo che la guerra di liberazione non fu combattuta solo al nord …)

– Uomini e, per la prima volta in modo consistente e strutturato, donne.

– La Resistenza fu un fenomeno europeo, e quindi alla base dell’idea di Europa unita, dopo l’epoca tragica del trionfo dei nazionalismi. Pensiamo alla storia di tutti gli esiliati politici antifascisti – dai fratelli Rosselli a Luigi Sturzo – in vari paesi negli anni ’20 e ’30, che prepararono la rinascita morale e democratica del paese e dell’Europa.

E poi, tutto il capitolo della lotta non armata, della resistenza morale e “senza fucile”. Un movimento formato da moltissime persone che, dopo la guerra, non chiese il riconoscimento di partigiano (pensiamo a Maria Romana De Gasperi, alla quale il padre proibì espressamente di fare domanda; oppure al periodo dell’occupazione nazifascista di Roma, dove “metà città nascondeva l’altra metà”, compresi quasi tutti i conventi e le canoniche …), ma senza il quale i partigiani combattenti non avrebbero potuto svolgere la loro battaglia. E infine, riprendendo la tesi di Norberto Bobbio sui valori resistenziali (una tesi che permette di evitare qualunque retorica “imbalsamante”), poniamo l’accento sul fatto che la Resistenza sia stata anche un “momento imperfetto”, che può e deve cercare la sua compiutezza nella democrazia e attraverso la Costituzione. La Resistenza fu un’esperienza collettiva, fatta da tante persone di provenienza diversa, di matrice culturale diversa, di formazione politica diversa (o a volte assente). Gli obiettivi erano due: liberare l’Italia dall’occupante tedesco e dal regime fascista, e creare un paese libero e democratico dopo 20 anni di dittatura. E dall’impegno di quei tanti – di quel mosaico di esperienze e provenienze, unite in un “idem sentire” – è maturata la consapevolezza che poi ci ha dato la Costituzione.

Maurizio Gentilini

 

(http://www.ansa.it/lazio/notizie/2019/06/04/raggi-roma-e-antifascista_719e0694-504a-48ac-a71f-2276e6193a69.html;

https://video.corriere.it/roma-raggi-celebra-campidoglio-75-anni-liberazione-nazifascismo/a42ebc38-86cb-11e9-aa8a-b6cfaffcadf0)

Il pomeriggio del 4 Giugno il Consigliere Nazionale Aladino Lombardi ha partecipato anche alle cerimonie del 75° Anniversario dell’eccidio de La Storta (dove ha ricordato il sacrificio dei 14 martiri de La Storta) e di Forte Bravetta (dove la nipote di Augusto Latini, Domenica Pappalardo, ha fatto l’appello dei 77 martiri di Forte Bravetta).

In ricordo di Giuseppe Berti a Piacenza il 7 Giugno

Il prossimo venerdi 7 giugno si terrà una messa a ricordo, a 40 anni dalla scomparsa, del Servo di Dio (questo è il titolo che ha acquisito con il processo di beatificazione diocesano) Giuseppe Berti.
Alleghiamo volantino che ricorda l’occasione: alla Santa Messa, sempre in Chiesa, faranno seguito alcuni interventi che ne ricorderanno la elevata figura morale e civile.

Illustriamo brevemente la intensa vita terrena del Servo di Dio Giuseppe Berti:

Giuseppe Berti, classe 1899, si diplomò presso l’Istituto Magistrale di Piacenza. Durante la prima guerra mondiale combatté sul Montello nel 7° Reggimento telegrafisti. Dopo la guerra insegnò nelle scuole elementari. Presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano si laureò in materie lettera¬rie nel 1927. Conseguì pure, nel 1936, il diploma in paleografia e archivi¬sta presso l’Archivio di Stato di Milano. Al liceo classico “Daniele Manin” di Cremona, insegnò filosofia dal 1938 al 1970. Partecipò alla fondazione del Partito Popolare Italiano e si impegnò strenuamente nella difesa della libertà, subendo anche violenze fisiche nel 1923. Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza nel cremonese, seguendo i suoi giovani arruolati nelle formazioni partigiane. Fu arrestato a Piacenza il 7 dicembre 1944, mentre lasciava la sede della FUCI di via San Giovanni. Fu liberato nella notte fra Natale e Santo Stefano grazie all’intervento di Giuseppe Prati, comandante della Divisione partigiana Val d’Arda: fu scambiato con un sergente della Repubblica Sociale Italiana.
Eletto deputato al Parlamento Italiano nella legislatura 1948-55, nei suoi interventi portò la sua attenzione in particolare sui problemi scolastici.
Si impegnò con fervore nella FUCI (1940-41) e, per molti anni, nell’Azione Cattolica della quale fu Presidente dell’Unione Uomini prima (1937/46) e poi Presidente Diocesano (1946/55); portò la sua parola di fervente educatore, animatore, evangelizzatore di giovani e adulti in tutta la diocesi, anche nelle piccole parrocchie di montagna.
Furono suoi amici e ammiratori: Giorgio La Pira, Carlo Carretto, Luigi Gedda, Raimondo Manzini, Giuseppe Lazzati.
Costituì a Piacenza, nel 1947 e lo diresse fino alla morte, il ROD: Reparto Operaio Diocesano dell’Associazione di Spiritualità Getsemanica fondata da Luigi Gedda: che mira alla formazione cristiana dei suoi membri, in vista di decisi impegni pastorali.
Nel 1939 fu fondatore e primo presidente della Conferenza di S. Vincenzo della parrocchia di S. Anna alla quale partecipò attivamente con grande fedeltà fino alla morte.
Pur essendo uomo di scuola, sentì fortemente i problemi del mondo operaio e vi si impegnò con dedizione, attraverso le ACLI che contribuì a fondare a Piacenza assieme all’ENAIP per l’istruzione professionale, operando sul piano organizzativo e formativo, con azione instancabile: corsi residenziali per dirigenti, scuola sociale di circolo, corsi mili¬tanti.
Per molti giovani e studenti fu un vero maestro di umanità e testimone di una profonda fede laicale. In tanti ricordano il suo stile sobrio, la sua capacità di ascolto, la sua premura nel farsi carico dei problemi.
Fu fondatore e primo presidente dell’Istituto Storico Piacentino della Resistenza.
Abbondante e profonda la sua produzione scientifica, particolarmente orientata ai temi della realtà piacentina: il pensiero filosofico, il movimento cattolico, la resistenza e i problemi giovanili.
Il professor Giuseppe Berti è deceduto il 7 giugno 1979 in seguito alle conseguenze di un precedente investimento da parte di un’auto, davanti alla chiesa alla quale si recava per la messa giornaliera.
I funerali sono stati celebrati in Cattedrale, presieduti dall’allora vescovo mons. Enrico Manfredini, che nell’omelia mise in rilievo la  “sincera fedeltà ai poveri e alla povertà” e il suo “profondo affetto per la comunione ecclesiale”.
La sua memoria è tenuta viva oggi dalla Casa Editrice Diocesana e dall’Istituto Culturale dell’Azione Cattolica diocesana che portano il suo nome.
Il 3 agosto 2017 il Vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio, ha firmato e siglato i documenti della conclusione del processo diocesano per la beatificazione del prof. Giuseppe Berti che così ha acquisito il titolo di Servo di Dio.
 

giuseppe Berti

2 Giugno 2019 Festa della Repubblica

Alla sfilata per il 73° Anniversario della Festa della Repubblica erano presenti il Consigliere Nazionale Aladino Lombardi e con il Labaro dell’ANPC Lucia Scagnoli e Mara Mincone.

Alla celebrazione in Via dei Fori Imperiali era presente il Vicepresidente Nazionale Angelo Sferrazza.

 

 

 

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