Cerimonia per il 75° Anniversario della Liberazione di Roma – 4 Giugno 2019
4 giugno 2019, Campidoglio – Aula Giulio Cesare
Saluto di Maurizio Gentilini – Segretario ANPC
A nome della Associazione Nazionale Partigiani Cristiani (qui rappresentata anche dal vicepresidente Angelo Sferrazza e dal consigliere Aladino Lombardi) ringrazio il Comune di Roma per l’invito, che ci onora particolarmente. Saluto e ringrazio le Autorità presenti, i rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e partigiane, con le quali ci accomuna la passione civile per quanto oggi siamo a commemorare e a festeggiare. Vorrei iniziare questo mio saluto con un richiamo alle parole, e al loro valore semantico. Abbiamo un sostantivo con un predicato: “Festa della liberazione di Roma”. Le feste civili hanno il senso della “memoria” e della “moralità”, caratteristiche – tra le altre – indispensabili per sentirsi parte della vita e del mondo. Tutte le feste hanno un carattere inclusivo, unitivo. Rispondono al bisogno di sentirsi strutturati, esistenti e consistenti rispetto al vuoto morale, e in ragione del bisogno di identità e di ordine. E poi, seguendo il significato etimologico: festa deriva dal latino “festum” che significa gioia, giubilo… Partiamo dunque da alcuni punti fermi …Ogni Paese ha i propri “fatti costitutivi”. Ricorrenze come quella di oggi rappresentano la radice dell’Italia repubblicana e democratica. E’ una radice popolare, di uguaglianza e di riscatto civile.La Resistenza e la Lotta di liberazione unificarono in una esperienza unica classi sociali diverse:
– Militanti politici di varie culture e di varie forze.
– Ufficiali e soldati dell’esercito regio, che di fronte a una scelta drammatica non si sono arresi (pensiamo ai fatti di Cefalonia e al destino degli Internati militari italiani in Germania)
– Nord e Sud (ricordiamo che la guerra di liberazione non fu combattuta solo al nord …)
– Uomini e, per la prima volta in modo consistente e strutturato, donne.
– La Resistenza fu un fenomeno europeo, e quindi alla base dell’idea di Europa unita, dopo l’epoca tragica del trionfo dei nazionalismi. Pensiamo alla storia di tutti gli esiliati politici antifascisti – dai fratelli Rosselli a Luigi Sturzo – in vari paesi negli anni ’20 e ’30, che prepararono la rinascita morale e democratica del paese e dell’Europa.
E poi, tutto il capitolo della lotta non armata, della resistenza morale e “senza fucile”. Un movimento formato da moltissime persone che, dopo la guerra, non chiese il riconoscimento di partigiano (pensiamo a Maria Romana De Gasperi, alla quale il padre proibì espressamente di fare domanda; oppure al periodo dell’occupazione nazifascista di Roma, dove “metà città nascondeva l’altra metà”, compresi quasi tutti i conventi e le canoniche …), ma senza il quale i partigiani combattenti non avrebbero potuto svolgere la loro battaglia. E infine, riprendendo la tesi di Norberto Bobbio sui valori resistenziali (una tesi che permette di evitare qualunque retorica “imbalsamante”), poniamo l’accento sul fatto che la Resistenza sia stata anche un “momento imperfetto”, che può e deve cercare la sua compiutezza nella democrazia e attraverso la Costituzione. La Resistenza fu un’esperienza collettiva, fatta da tante persone di provenienza diversa, di matrice culturale diversa, di formazione politica diversa (o a volte assente). Gli obiettivi erano due: liberare l’Italia dall’occupante tedesco e dal regime fascista, e creare un paese libero e democratico dopo 20 anni di dittatura. E dall’impegno di quei tanti – di quel mosaico di esperienze e provenienze, unite in un “idem sentire” – è maturata la consapevolezza che poi ci ha dato la Costituzione.
Maurizio Gentilini
Il pomeriggio del 4 Giugno il Consigliere Nazionale Aladino Lombardi ha partecipato anche alle cerimonie del 75° Anniversario dell’eccidio de La Storta (dove ha ricordato il sacrificio dei 14 martiri de La Storta) e di Forte Bravetta (dove la nipote di Augusto Latini, Domenica Pappalardo, ha fatto l’appello dei 77 martiri di Forte Bravetta).