ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Archivi per il mese di “marzo, 2021”

24 marzo 77° anniversario delle Fosse Ardeatine

Questa mattina il Presidente della Repubblica ha voluto, in forma ristretta a causa della pandemia, rendere omaggio alle 335 vittime innocenti che pagarono con la vita l’odio e la rappresaglia nazista.

“L’eccidio delle Ardeatine ha costituito una delle pagine più dolorose della storia recente del nostro Paese. I valori del rispetto della vita e della solidarietà che ci sorreggono in questo periodo, segnato da una grave emergenza sanitaria, rafforzano il dovere di rendere omaggio a quei morti innocenti”.

Le associazioni della Casa della Memoria (ANPI, ANPPIA, ANED, FIAP, IRSIFAR, BOSIO, ANEI e ANPC) hanno voluto testimoniare il loro ricordo ai Martiri lasciando una corona di fiori davanti al cancello del Sacrario.

Per l’ANPC era presente la nostra vice segretaria nazionale Cristina Olini.

Un omaggio floreale alle Fosse Ardeatine

Il 24 marzo ricorre il 77 ° anniversario dell’Eccidio Ardeatino. Un episodio che ha segnato la memoria collettiva di Roma e del Paese. Trecentotrentacinque persone trucidate per mano dei nazifascisti.

L’ANPC ricorderà i nostri Martiri portando un fiore insieme a tutte le Associazioni della Casa della Memoria.

Pubblichiamo due foto d’epoca

Fosse Ardeatine – 24 marzo 1948 – Angelo Lombardi, il Comandante Partigiano “LAMPO” e Luciano Lombardi (padre e fratello del nostro Consigliere Nazionale Aladino Lombardi) insieme al Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giulio Andreotti, e ad Alfredo Monaco, medico del carcere di Regina Coeli, uno degli artefici, insieme alla moglie Marcella, dell’evasione dal carcere Regina Coeli di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat.
Fosse Ardeatine – 24 marzo 1948 – sempre Angelo e Luciano Lombardi insieme a Randolfo Pacciardi, Ministro della Difesa, e all’Onorevole Giuseppe Brusasca, Partigiano e Sottosegretario alla Difesa.

Una terra bagnata dal sangue: un libro di Anselmo Palini

Domenica 23 marzo 1980, un giorno prima di essere assassinato, Oscar Romero così si esprime: “Vorrei rivolgere un appello agli uomini dell’esercito, della polizia e della guardia nazionale. Fratelli, siete del nostro stesso popolo, uccidete i vostri stessi fratelli contadini. Davanti a un ordine di uccidere dato da un uomo, deve prevalere la legge di Dio che dice: Non uccidere. Nessun soldato è tenuto a obbedire a un ordine che va contro la legge di Dio”.

Webinar “Le ragazze che fecero l’Europa” disponibile on-line

Webinar “Le ragazze che fecero l’Europa”, presentata da Eleonora Lombardi e Andrea Costumato.

Un evento dedicato a due staffette partigiane: Luciana Romoli e Teresa Vergalli. Organizzato nel mese dedicato alla donna,  per sensibilizzare le nuove generazioni al ruolo importantissimo che hanno avuto le donne nella Resistenza e nella lotta di Liberazione.

La registrazione è disponibile online cliccando su: https://www.youtube.com/watch?v=GEt9U9A62uU

Un piccolo sunto

Flavio Lucibello, Presidente del Consorzio Hypatia, ringrazia i promotori di  questo interessante incontro e soprattutto le due ospiti di spicco per la loro disponibilità a dare testimonianza di quanto accaduto. Ribadisce come la memoria sia fondamentale, oggi più che mai: perdere la memoria è un gravissimo pericolo per le nuove generazioni perché chiunque può, in seguito, strumentalizzare o modificare gli eventi  della storia. Occorre creare  un ponte fra le vecchie e le nuove generazioni, fare tesoro dei racconti dei  pochi diretti protagonisti ancora in vita. 

Aladino Lombardi, figlio di partigiano, è uno storico, da sempre impegnato nell’Associazionismo per la salvaguardia della memoria e  consigliere  dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani sottolinea che tante sono le testimonianze  sulla partecipazione delle  donne nella resistenza.  Ricorda come l’ANPC da anni si impegna a far conoscere il contributo delle donne alla Resistenza. E non solo di donne laiche ma anche di suore. Conclude sottolineando che dietro i grandi uomini che hanno fatto la storia della nostra Italia c’erano sicuramente grandi donne.

Luciana Romoli  ringrazia per essere stata invitata e inizia la sua testimonianza . Ha 90 anni e sin da piccola,  poiché cresciuta in una famiglia antifascista, aveva capito  l’oppressione che si nascondeva sotto l’ideologia fascista.  La guerra al fianco dei nazisti non fu che una conseguenza naturale del fascismo: tutta quella violenza non poteva che sfociare in una guerra. Ricorda come ognuno di loro fosse chiamato a dare un contributo alla Resistenza: tutti, di ogni età, sesso, di differenti idee politiche e religiose. La Resistenza fu la battaglia del popolo intero. Racconta: “Io ho iniziato a otto anni. La mia amica del cuore, la mia compagna di banco, Debora era stata umiliata e maltrattata, perché ebrea, da una supplente fascista che la appese con le sue due lunghe trecce alla finestra. Io la difesi e la liberai e per questo fui  espulsa da scuola .A tredici anni, nonostante la mia tenera età, divenni staffetta partigiana grazie a mia madre, che garantì per me. Il mio nome di battaglia fu “Luce”.   Le staffette ad ogni viaggio  rischiavano  di essere catturate, torturate, violentate e uccise, ma senza di loro  le direttive dei vari comandi  non avrebbero mai raggiunto tutti i partigiani  nascosti nelle diverse regioni. “Essere una staffetta partigiana era per noi dare la propria vita per mettere le basi per un futuro diverso, democratico. Ero piccola, ma anche io sentivo di partecipare alla costruzione di un mondo diverso”.

Andrea Costumato chiede: “Luciana quale messaggio vuoi lasciare alle nuove generazioni?”.

“Voglio dire a tutti i ragazzi e le ragazze di oggi che pace, libertà, unità sociale sono anche oggi ideali per cui vale la pena di combattere. So che non ci sono soluzioni facili, ma scendere a compromessi ci porterà solo alla rovina”. Si raccomanda di non chiudersi nei propri  interessi personali, ma di ricordarsi degli ultimi. Se non faremo così la nostra vita sarà sprecata.

Un’ultima domanda: “Ci vuoi raccontare un aneddoto particolare?”.

Luciana racconta di quella volta che fu fermata con la sorella Adriana dai tedeschi e con fermezza e astuzia riuscì a passare. La cosa più pericolosa per le staffette era incontrare posti di blocco tedeschi ed essere fermate. L’organizzazione della Resistenza voleva che le destinazioni e i percorsi  delle staffette non fossero conosciute  nemmeno fra sorelle, nessuna dovesse sapere il percorso o la destinazione dell’altra. Quindi anche io e mia sorella dovevamo far finta di non conoscerci e non sapevamo né cosa portavamo né le istruzioni che ci venivano date. Il padre aveva dato ad entrambe le figlie due pasticche di cianuro da ingoiare per uccidersi in caso fossero state catturate. Meglio la morte che subire le torture e lo violenze dei tedeschi. Un episodio da sentire a tutte orecchie dalla protagonista, che con una passione unica ci ha raccontato le sue giornate da staffetta partigiana e che ha portato in tante scuole la sua testimonianza con così vividi ricordi.

Teresa Vergalli (nome di battaglia Annuska) ci racconta invece la sua attività per l’emancipazione della donna nel dopoguerra. Le donne italiane furono protagoniste, il cuore e l’anima della Resistenza: senza le donne il movimento partigiano non avrebbe potuto avere lo slancio che ha avuto. E per donne che parteciparono alla Resistenza intendo tutte: dall’operaia, all’intellettuale, alla suora: tutte unite dal solo scopo di aiutare con estrema solidarietà ed altruismo. La sua azione è stata a Reggio Emilia fino al 1948 e dopo per 16 anni a Novara. La situazione lì era molto diversa rispetto a Roma: le donne erano principalmente operaie e contadine. E già 5 o 6 alla volta si riunivano nelle stalle in aperta campagna per parlare e confrontarsi sui diritti delle donne, dell’assistenza ai bambini, dei salari non adeguati a quelli maschili. Sua madre diceva sempre che era una grande sfortuna nascere donna a quei tempi: ecco Teresa con questa frase nel cuore, fu mossa in ogni sua azione per cambiare questa condizione. Nel primo dopoguerra si organizzarono gruppi di Difesa della Donna. Appena sposata a Novara lavorò all’Unione Donne Italiane per i diritti delle donne. Crearono i primi asili aziendali, organizzarono tanti eventi importanti. Quando si trasferì a Roma lasciò la sua carriera politica per dedicarsi all’insegnamento, per trasmettere ai giovani  i suoi  ideali. Recentemente l’Università di Roma Tre ha valorizzato il suo lavoro scolastico esponendolo  nel Museo della Didattica accanto a quello della Montessori. Ci racconta Teresa Vergalli: “Non ho mai tradito i miei ideali, quel sogno del ‘43/’44/’45 e nelle mie classi tutti avevano pensieri democratici. Il mio motto era: “Nessuno deve essere lasciato indietro, tutti devono avere le stesse possibilità e gli stessi trattamenti”. Il mio messaggio per le nuove generazioni è un messaggio di incoraggiamento: “non mollate per la pandemia, anche se non avete la forza di studiare o siete in difficoltà per i mezzi che magari non avete a disposizione, la cultura è fondamentale, anche per chi vorrà fare il panettiere. Non credete al successo immediato e senza fatica, perché pericoloso: credete che lo sforzo vi premierà. Tenete duro, non abbandonate la ricerca della cultura”.

Conclude questa webinar Aladino Lombardi, ringraziando le due ospiti d’eccezione e ricordando tante altre importantissime figure femminili della Resistenza e per la nascita della Costituzione. Saluta ricordando a tutti: “La Resistenza non è del passato, è presente ed è il nostro futuro”.

La Casa della Memoria e della Storia compie 15 anni

Ricordando Angelo Sferrazza su Fanocittà.it

Segnaliamo un bellissimo ricordo di Angelo Sferrazza pubblicato su: https://www.fanocitta.it/agora/ricordo-di-angelo-sferrazza/

18 marzo-Giornata in memoria delle vittime di COVID 19

“Per onorare sinceramente e profondamente le vittime del COVID non c’è migliore modo che rispettare le regole di prevenzione, accettare di vaccinarsi tutti e entro il più breve tempo possibile, agevolare le scelte sanitarie e sociali delle autorità. Un grato pensiero a tutte le persone, a partire dagli operatori sanitari,  per la cura, l’assistenza e l’accompagnamento finale delle vittime. Grazie al presidente Draghi che oggi porta a Bergamo tutti noi. Mariapia Garavaglia”.

Aldo Moro un esempio per le nuove generazioni

Le parole della nostra Presidente Nazionale: “43 anni fa, il 16 marzo incominciava la sua personale salita al calvario Aldo Moro. Sollecitiamone  il ricordo. Ha dato la vita per i fratelli. Non c’è amore più grande di questo martirio. Non ci crediamo. Lo onoriamo e preghiamo per lui. Soprattutto educhiamo i giovani, facendolo conoscere e impegnandoli a difendere ogni giorno i valori della democrazia. Resistenza ora e sempre non è uno slogan ma un impegno! Mariapia Garavaglia con tutta l’ANPC”.

16 Marzo 1978: il rapimento di Aldo Moro

PER NON DIMENTICARE di Mario Spezia

Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo di Unità Nazionale, il quarto guidato da Giulio Andreotti, la Fiat 130 che trasportava Moro dalla sua abitazione nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma alla Camera dei deputati, fu intercettata da un commando delle Brigate Rosse all’incrocio tra via Mario Fani e via Stresa. Gli uomini delle Brigate Rosse uccisero, in pochi secondi, i cinque uomini della scorta: il responsabile della sicurezza, maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi (52 anni); l’appuntato dei carabinieri Domenico Ricci (42 anni); la guardia di P.S. Giulio Rivera (24 anni); il vicebrigadiere di P.S. Francesco Zizzi (30 anni); la guardia di P.S. Raffaele Iozzino (24 anni).

Dopo una prigionia di 55 giorni, le Brigate Rosse decisero di concludere il sequestro uccidendo Moro. Due giorni dopo il sequestro, mentre in San Lorenzo al Verano si celebravano i funerali degli uomini della scorta, venne fatto ritrovare il primo dei nove comunicati che le BR inviarono durante i 55 giorni del sequestro: «Giovedì 16 marzo, un nucleo armato delle Brigate rosse ha catturato e rinchiuso in un carcere del popolo Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. La sua scorta armata, composta da cinque agenti dei famigerati corpi speciali, è stata completamente annientata. Chi è Aldo Moro è presto detto: dopo il suo degno compare De Gasperi, è stato fino a oggi il gerarca più autorevole, il teorico e lo stratega indiscusso di questo regime democristiano che da trenta anni opprime il popolo italiano. Ogni tappa che ha scandito la controrivoluzione imperialista di cui la Dc è stata artefice nel nostro Paese – dalle politiche sanguinarie degli anni Cinquanta alla svolta del centrosinistra fino ai giorni nostri con l’accordo a sei – ha avuto in Aldo Moro il padrino politico e l’esecutore più fedele delle direttive impartite dalle centrali imperialiste».

A distanza di 43 anni da quel tragico evento che ha profondamento segnato il cammino della nostra Repubblica, nel piangere la scomparsa dei 5 uomini della scorta, vogliamo ricordare che il disegno politico che fin dalla Resistenza i padri costituenti, di cui Aldo Moro rappresentava un autorevole esponente, hanno percorso verso un Italia libera e democratica, ha bisogno di essere riaffermato e consolidato ogni giorno perché il cambiamento va governato con la pazienza di chi sa aiutare la sua metabolizzazione da parte delle società su cui incide e va aggiornato continuamente sulla base dell’esigenza di governare una modernizzazione sempre indigesta alla gran parte della classe dirigente. Alla luce di tutto questo non è utopico ritenere che quegli stessi valori che unirono gli italiani oltre settant’anni fa, sono gli stessi valori intorno ai quali una nuova pacificazione sociale, ancor più necessaria oggi a seguito del dramma causato dall’emergenza sanitaria, si può costruire nell’interesse del Paese.

Piacenza 16 marzo 2021

Stasera appuntamento on-line sulla battaglia di Monticello

Pubblichiamo l’invito, aperto a tutti, alla videoconferenza che si terrà oggi, lunedì 15 marzo, alle ore 21.00 su iniziativa del Rotary Club Piacenza per presentare un cortometraggio sulla battaglia di Monticello (il più cruento scontro a fuoco, nel piacentino, tra partigiani e nazifascisti, del periodo resistenziale). Farò un breve intervento Mario Spezia (Presidente Anpc Piacenza e Consigliere Nazionale), a nome di ANPC, in cui rimarcherà la partecipazione dei cattolici alla guerra di Liberazione; sono previsti anche interventi dal pubblico. Sarà una bella occasione per  far partecipi, anche persone che sicuramente non sono molto a conoscenza di questi fatti, dell’importanza di un corretto ricordo del periodo.

Video Conferencing, Web Conferencing, Webinars, Screen Sharing

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