70 ANNI DAI BOMBARDAMENTI- COMMOVENTE COMMEMORAZIONE AL RIFUGIO DELLE CARCERI
Sabato 2 novembre 2013, alle ore 12.30, alla presenza di oltre un centinaio di persone, il Sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, ha deposto una corona di alloro all’ingresso del Rifugio delle Carceri, ove trovarono la morte alcune centinaia di cittadini.
Nel suo breve ma intenso discorso, il Sindaco ha evidenziato come, anche da un simile evento tragico, l’intera Comunità debba recuperare un senso di appartenenza alla Città di Ancona, che ai giorni nostri sembra essere scomparso. Alla Commemorazione erano presenti anche alcuni sopravvissuti alla tragedia, come i signori Marcellini e Dubbini e l’allora bambina Gisella Bendelari, di appena 4 mesi, che ebbe a perdere la mamma. Era presente anche la mamma di Fiammetta, meglio conosciuta come la ragazzina che, per aver dimenticato di portare nel rifugio il cappello, per punizione fu costretta a rimanere in Istituto: Quel fatto le salvò la vita. Particolarmente toccante la testimonianza di Dubbini: “ Perdemmo ogni speranza di salvezza quando vedemmo i carcerati tornare verso di noi, lamentandosi sull’impossibilità di trovare una via d’uscita da quel disastro. Qualcuno disse: Loro sono morti, noi andiamo incontro ad una morte lenta.” Le cose, però, andarono diversamente. In quindici o venti riuscirono a trovare un varco. Anche lo storico Dubbini, che per l’occasione fa da Guida ai presenti, nel rievocare il suocero, sopravvissuto e soccorritore, che trova accatastati morti dappertutto, per un attimo si commuove, ma subito si riprende e continua nella sua rievocazione. Alla commemorazione hanno preso parte anche persone straniere: ecco una prova. Ultimo oratore, prende la parola un signore con la barba, molto distinto, il quale adopera parole forti e vibranti, esaltando la marchigianità delle vittime, dei presenti e del luogo, appartenente alla Sovrintendenza Archelogica. Chiedo allora ad una signora: Come si chiama il signore che sta parlando? “I don’t know è la sua risposta, non lo so. Comprendo che la donna ha parlato in inglese, ed allora rispondo con Sorry, chiedo scusa. Sono certo che nessuno ha ascoltato quella improvvisata conversazione, ma non è così, perché oggi ci sentiamo tutti vicini, come al tempo della guerra. Infatti, quel Sorry è bastato per far credere che io sia un Suddito di Sua Maestà, al punto che, mentre stiamo per uscire dal Rifugio, una signora mi viene incontro, gridando: Signore inglese, signore inglese, si chiama Landolfi. Ha parlato il Dirigente alla Soprintendenza dei Beni Archeologici delle Marche dottor Maurizio Landolfi.
Ormai la visita al Rifugio delle Carceri, che io ho effettuato ben due volte, è conclusa: Davanti a noi vi sono le rovine dell’Anfiteatro Romano, con il sole che era presente anche in quel tragico 1° novembre.
Sono consapevole che Ancona ci ha regalato una Giornata Eccezionale, con delle persone eccezionali che solo una Città Straordinaria può avere.
A 70 ANNI DAI BOMBARDAMENTI- INAUGURATA LA MOSTRA ALL’ATELIER DELL’ARCO AMOROSO IN PIAZZA DEL PLEBISCITO
Da sabato 2 fino a domenica 17 novembre 2013, è possibile visitare la Mostra “Ancona in guerra 1940-1944”, recandosi presso l’Atelier dell’Arco Amoroso in Piazza del Plebiscito.
Terminata la visita al Rifugio, mi reco presso l’Atelier dell’Arco Amoroso, ove è stata allestita la Mostra “Ancona in guerra 1940-1944”. Per fare prima, vista anche l’ora tarda, faccio le scalette, e ben presto mi trovo nel luogo stabilito. Al tavolo vi è il libro che invita a raccogliere le firme dei visitatori, ed io provvedo subito, ma le emozioni fin qui provate mi inducono a scrivere quattro o cinque righe di commento. La Mostra è molto bella, con manifesti e documenti di quel periodo, senza mai dimenticare, accanto alle divise ed agli strumenti bellici, i riferimenti alla vita di tutti i giorni, come è il caso del tariffario dei prezzi del pesce. La copia ingiallita di un giornale riporta la fotografia della piccola Gisella Bendelari, con la quale al rifugio delle Carceri ho scambiato qualche battuta. Molto suggestive le fotografie, tra le quali vi è quella che riproduce la copertina del mio secondo libro. Sergio Sparapani, che per l’occasione fa da guida ad un Assessore e a qualche altro visitatore, si sofferma sulla figura dell’Ingegner Carlo Albertini, il mitico Comandante dei Vigili del Fuoco, Uomini Preziosi ed indispensabili per quell’Ancona ferita: sicuramente il personaggio meriterebbe un’attenzione maggiore. A coronamento della visita è stato programmato un video di venti minuti, che forse molti trascurano, e fanno male, perché il filmato rappresenta il pezzo forte della Mostra. Vi si parla della vita della gente comune, dell’aria gioiosa dei ragazzi, che stanno per andare ad acquistare un dolcetto per festeggiare il compleanno della mamma: non dimentichiamo che quel giorno era festivo. Il video si conclude con un riferimento al dramma degli sfollati, attraverso il riferimento alla lettera di una suora, che presta il suo operato in una Casa di Riposo della Provincia di Reggio Emilia, indirizzata a sua sorella. Scrive la Suora: “ Cara sorella, ero in pena, in quanto da qualche mese non avevo tue notizie. Vi prego di venire da me, qui ci sono tante buone persone, sono tanti gli sfollati provenienti da Ancona. La signorina mi ha detto di dirvi che alle spese del viaggio penserà lei”.
Eccezionale.
A 70 ANNI DAI BOMBARDAMENTI- UNA BELLA GIORNATA DI SOLE
Sabato 2 novembre 2013, alle ore 9.55, oltre trecento persone hanno partecipato al Trekking proposto dal Comune di Ancona, che ha permesso di visitare alcuni luoghi importanti per ricordare i bombardamenti su Ancona.
Tra i partecipanti non pochi provenivano da altre regioni, a dimostrazione dell’interesse riscosso dalla bella iniziativa. Sono stati formati dieci gruppi, di circa trenta persone ciascuno, presieduti da guide turistiche.
E’ stato un intenso ed emozionante viaggio nella memoria.
L’itinerario proposto, con partenza da Piazza Cavour, valorizzava palazzi e luoghi, che in genere passano inosservati. Per esempio, è ancora visibile, sulle facciate di qualche edificio, un cerchio con la R, che indicava la presenza di un Rifugio, noto all’epoca come Ricovero. Ve ne erano quarantaquattro in città. Subito dopo la dichiarazione di guerra del giugno 1940, l’allora Sindaco di Ancona aveva disposto la costruzione dei ricoveri per ospitare la popolazione civile. Il particolare risalto dato al tragico bombardamento del 1° novembre 1943, ci porta a riscoprire i luoghi presenti all’interno dell’attuale Parco del Cardeto, quali la Caserma Villarey, la Polveriera, il Magazzino Viveri, il Cimitero degli Ebrei, ciascuno dei quali rievoca una drammatica pagina di storia cittadina. Siamo nel cuore della vecchia Ancona, da una parte palazzi di recente costruzione, dall’altra abitazioni ormai abbandonate, certamente anche a causa del Terremoto del 1972. Arriviamo infine al Rifugio delle Carceri, tristemente noto per la morte di alcune centinaia di persone, addirittura, come risulterebbe da uno studio recente, ben settecentoventiquattro vittime. Le guide ci mostrano, documenti alla mano, centinaia di fotografie dei luoghi, immortalati prima e dopo i bombardamenti.
E’ proprio il caso di dire, prendendo a prestito le parole di un ufficiale, che sopravvivere ad una guerra è una casualità.
A 70 ANNI DAI BOMBARDAMENTI- RIFLESSIONI CONCLUSIVE
A conclusione dell’intensa mattinata del 2 novembre 2013, trascorsa nell’Ancona della seconda Guerra Mondiale, desidero esprimere qualche breve pensiero.
Non è un’impresa facile, in quanto sono state tante le emozioni provate in questi momenti. Ne ricorderò solo alcune, le più importanti. Durante la seconda visita al rifugio delle Carceri, quella con il Sindaco per intenderci, ha preso la parola il farmacista Dubbini, che ci ha offerto una testimonianza di quei tragici momenti, che aveva temuto essere gli ultimi. Dopo la sua testimonianza, il signor Bevilacqua, in qualità di guida improvvisata, ha chiesto di proseguire nella visita con un garbatissimo Posso continuare?, e subito dopo Dubbini ha chiesto scusa per aver parlato. A quel punto, Bevilacqua ha detto: “ No, lei non deve scusarsi in alcun modo, lei è un testimone di quei fatti”. Bevilacqua non lo ha detto, ma io credo che avrebbe voluto dire, con animo commosso: “Siamo tutti noi a dover essere grati a lei”.
Concludo con una nota di costume. Fin da piccolo, mi è stato detto che non è buona cosa chiedere l’età delle donne, ma oggi abbiamo fatto un’eccezione. Ai signori uomini non è stata rivolta questa domanda: d’altra parte, chi ha il coraggio di domandare l’età a Carlo Marcellini, al farmacista Dubbini e agli altri sopravvissuti presenti? Invece della signora Gisella, che aveva 4 mesi, conosciamo l’età, ma sarà sempre la nostra bambina. Quanto all’altra signora di questa vicenda, Ancona, di anni ne ha duemilaquattrocento: Sono tanti, è vero, ma li porta bene.
Massimo Cortese