ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Fare i conti con le memorie scomode

Verità necessaria  di Anna Foa

Sgomenta la notizia che una scuola della pro­vincia di Reggio Emilia ha deciso di impe­dire la visione di una mostra itinerante dedicata a Rolando Rivi, giovanissimo seminarista, quat­tordici anni, ucciso da un gruppo di partigiani comunisti nell’aprile 1945 e fatto beato da pa­pa Francesco nell’ottobre scorso. Sgomenta perché la scuola è intitolata ad Anna Frank, as­sassinata poco più vecchia di lui dai nazisti nei loro campi di sterminio. E se c’è qualcosa che la memoria della Shoah ci insegna è a non sep­pellire le memorie sotto pretesti ideologici di nessun tipo. Anche se si tratta di memorie sco­mode. Scomode perché ad assassinare il ra­gazzo, che era tornato nel suo paese dal semi­nario a causa della guerra e continuava a stu­diare e a vestire l’abito del seminarista in quei giorni confusi e tragici che precedono la libe­razione furono dei partigiani di una brigata co­munista, poi condannati a una pena detentiva in parte amnistiata. Scomode, perché il ragaz­zo di nulla era colpevole se non di essere un se­minarista, e la sua uccisione avvenne in nome di un odio della religione diffuso in quelle zo­ne, un anticlericalismo (di cui partecipò ap­pieno anche Benito Mussolini, ricordiamolo) che aveva, nei decenni passati, prodotto solo slogan e parole, ma che nel furore di una guer­ra terribile si mutò in un’arma di morte. Tanto più terribile è questa vicenda in quanto quel ragazzo era, sembra, legato non ai fascisti di Salò che avevano seminato morte e distruzio­ne, ma ai partigiani cattolici che, insieme a quel­li comunisti e a quelli di ‘Giustizia e Libertà’, anche se non senza tensioni, stavano combat­tendo contro nazisti e fascisti. La motivazione di questa censura è stata che la mostra avrebbe «gettato fango sulla Resisten­za ». Io credo che invece proprio chi si richiama alla lotta della Resistenza, chi distingue netta­mente, come me, nella tragedia di quegli anni, fra i partigiani e i repubblichini amici e servi dei nazisti, impegnati a deportare gli ebrei e a compiere stragi sui civili, ha tutto l’interesse a non rimuovere e censurare il passato, ma a chia­rirlo e raccontarlo, farne memoria. Alla luce della storia, certo, con le prove documentarie e obbedendo al rigore dello storico. Tanti eventi sono stati obliati, censurati, na­scosti in nome della rinascita dell’Italia, degli equilibri fra nazioni, della guerra fredda, delle ideologie, del comunismo. I processi memo­riali hanno trovato in queste esigenze ‘supe­riori’ tanti ostacoli: dalle stragi naziste sepolte negli armadi della Repubblica per non urtare la suscettibilità della Germania rinata nell’Eu­ropa della guerra fredda, alle violenze del trian­golo della morte, alle foibe istriane. Questi e­venti devono tutti essere ricordati, e ancor più ricostruiti e narrati, e non perché i repubbli­chini e i partigiani fossero la stessa cosa, ma proprio perché non lo erano. Perché se avesse­ro vinto i fascisti, tanto per fare un esempio, io come ebrea non sarei qui a scrivere queste ri­ghe. L’unico modo di difendere la memoria è quello di ricordare anche i fatti che preferi­remmo negare, che non vorremmo che fosse­ro mai avvenuti: la zona grigia o, peggio, una zo­na tutta nera di violenza e di assassini compiuti in nome della libertà. L’assassinio di Rivi è uno di questi. L’uccisione del beato Rivi, non la mostra a lui dedicata, è un episodio suscettibile di infanga­re la memoria della Resistenza. Ricordarlo è an­che un modo per restituire la memoria, sepa­rando il grano dal loglio, gli assassini dai parti­giani che lottavano per liberarci dai nazisti e dalla dittatura fascista. Non dobbiamo stan­carci di cercare la verità, di ricostruire i fatti del passato e di serbarne memoria. Senza censu­re, senza remore ideologiche di nessun tipo. Perché solo la verità consente la memoria.

Avvenire, 23 novembre 2013

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Un pensiero su “Fare i conti con le memorie scomode

  1. Mario Spezia in ha detto:

    molto bene

    Mario Spezia http://www.mariospezia.org

    *…un Paese sottosviluppato ha imprenditori che valgono poco, operai che valgono meno, professori incompetenti, studenti che studiano poco, governanti che non sanno governare e cittadini senza senso civico. Per questo il Paese resta sottosviluppato. La mancanza di capitali e l’arretratezza tecnologica e amministrativa in certo senso sono pi conseguenze che cause del fenomeno dell’arretratezza…….Per il buon funzionamento di una societ non basta l’istruzione, occorre la presenza di qualit psichiche ed etiche, quali lo spirito di collaborazione, il senso di onest, la tolleranza, lo spirito di sacrificio e di iniziativa, la perseveranza, la curiosit intellettuale e sperimentale, ecc…..”*

    *Carlo Maria Cipolla* Storico italiano, specializzato in storia economica. Ha insegnato in Italia e negli Stati Uniti . (Pavia , 15 agosto 1922 Pavia , 5 settembre 2000 )

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