Il 25 Aprile 2015 a Senigallia
Pubblichiamo il programma del 25 Aprile mandatoci dalla nostra attivissima Sezione di Senigallia che ringraziamo di cuore per le belle iniziative.
Pubblichiamo il programma del 25 Aprile mandatoci dalla nostra attivissima Sezione di Senigallia che ringraziamo di cuore per le belle iniziative.
Inaugurata nel bellissimo scenario dell’Ara Coeli, la manifestazione “Santa Barbara del Mondo 2014” sta avendo anche questo anno un grande successo.
Un sentito grazie a tutti coloro che hanno partecipato finora con attenzione e commozione, soprattutto ai numerosi giovani pervenuti. Un grazie al nostro Presidente Giovanni Bianchi che ha portato il suo contributo nella giornate di domenica 23 e lunedi 24 Novembre. Un grazie alle sorelle Roncati, immancabili colonne dell’ANPC, e alla nostra Vicepresidente Nazionale, Cristina Olini (della quale pubblichiamo una parte del discorso tenuto) e ad Aladino Lombardi. Ospite d’onore, sabato 22 Novembre, Maria Romana De Gasperi, la quale, ricordando momenti di vita vissuta al tempo della guerra, ha saputo toccare e commuovere il cuore di tutti gli ascoltatori. Infine un grazie agli organizzatori che sono stati eccezionali. In particolare ringraziamo il nostro caro Pino Strinati, amico e rappresentante dell’Associazione.
Pubblichiamo un abstracht del discorso tenuto da Cristina Olini nella giornata di sabato in occasione del Convegno “Ribelli per amore” alla presenza di tanti giovani delle scuole locali.
“Convegno Ribelli per amore. I cattolici e la resistenza : idee, lotta e tributo di sangue di CRISTINA OLINI”
Innanzi tutto sento il dovere di esprimere il più vivo apprezzamento e ringraziamento a tutte le persone che si sono impegnate e che si impegneranno nei prossimi giorni per questo evento. Una manifestazione che non esito a definire quanto mai significativa, iniziata nel meraviglioso scenario dell’Ara Coeli, in onore di Santa Barbara, giovane donna ferma e tenace nei suoi propositi, in difesa del proprio credo, fino al martirio e alla morte. Una manifestazione inoltre che rende il doveroso omaggio a tutti coloro che hanno sacrificato la vita al servizio del paese per una Italia libera e democratica.
Malgrado il tempo trascorso, non possiamo ignorare il travaglio di uomini che hanno saputo lottare fino a dare la propria vita per gli ideali che ritenevano giusti; le grandi sofferenze di intere popolazioni che hanno pagato un prezzo altissimo di lacrime, di sangue, di dolore: il dramma di molti giovani strappati ai loro affetti, costretti ad impugnare le armi, l’Olocausto di milioni di ebrei nei campi di sterminio.
Eventi vissuti da un popolo che anelava a vivere in pace, con dignità e nella solidarietà.
Ecco perché, a coloro che ancora oggi si chiedono se la Resistenza fu “ guerra giusta” va risposto che la lotta di Liberazione fu una guerra giusta , in quanto non mirava alla conquista di territori, ma fu lotta ai soprusi, alle intimidazioni, ai massacri, alle deportazioni. Era la ribellione dell’oppresso contro l’oppressore, la lotta contro l’aberrazione e la barbarie; la lotta della legittimità contro l’illegalità.
Si combatteva per la libertà dell’Italia e degli italiani, per l’instaurazione della democrazia, per l’affermazione di quei valori che troveranno poi concreta attuazione nella Costituzione repubblicana.
La resistenza fu il nuovo risorgimento, una forza popolare che germinò spontanea.
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Una resistenza nella quale va ricordato che, accanto a combattenti dell’idea comunista, socialista, repubblicana e liberale, c’erano anche uomini di ispirazione cristiana, oltre alla numerosa schiera di vescovi, sacerdoti, parroci suore che, mettendo a rischio la propria vita hanno fornito una collaborazione coraggiosa, preziosa e talvolta temeraria, intesa come servizio alla comunità.
Per non parlare dell’importanza delle donne, linfa della resistenza. Il loro fu non solo un contributo in campo ma anche nell’umile quotidianità, nella pietà cristiana, l’amore delle mamme che si sostituiva ad un’altra mamma lontana. Un contributo silenzioso, finora trascurato nel giudizio storiografico, ma prezioso e coraggioso.
Il ruolo delle donne nella resistenza è uno degli aspetti principali che l’ANPC vuole portare alla luce nel progetto per la realizzazione del 70 anniversario della Resistenza.
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Elemento caratterizzante di questo impegno è stato il legame tra ideali ed azione. Per questo riteniamo che l’omaggio più eloquente ai gloriosi caduti sia quello di meditare sulle ragioni che li spinsero a ribellarsi ed a sacrificarsi e sentire vivo il dovere di restare fedeli agli ideali di libertà, di pace e di giustizia che sono stati a fondamento della lotta di Liberazione.
Impegno quindi a trasformare tali ideali nella realtà viva del nostro tempo. Contribuire cioè a rendere il paese veramente libero, unire le forze per un pacifico ed armonico sviluppo, anche quale dono alle future generazioni.
Resta il dovere dell’agire, di intraprendere un’azione comune intesa a combattere l’astensionismo e l’antipolitica. Due atteggiamenti diffusi nei nostri giorni che consideriamo una fuga e un tradimento di fronte alla necessità di impegnarsi per la difesa e la ricostruzione dei valori della Resistenza che sono alla base della nostra Repubblica e della nostra Costituzione.
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Astenersi da questo impegno, significherebbe offendere il passato e compromettere il futuro.
Valori quali la libertà, la pace, la sicurezza, la democrazia, lo stato di diritto, la dignità della persona,la solidarietà devono costituire per tutti, nessuno escluso, un riferimento costante per l’ulteriore corso della nostra storia e per la pacifica convivenza tra gli uomini e i popoli.
Occorre avere il coraggio della pace. La pace sta nelle mani di tutti.
Vivere senza odio nell’amore, con quella forza morale che ha contraddistinto nella lotta di liberazione i partigiani cristiani, nel dichiararsi“ ribelli per amore”. E’questa la felice espressione di Teresio Olivelli, partigiano cattolico, morto nel campo di concentramento di Hersbruck, del quale è ancora in corso la causa di beatificazione. Come uomini di fede, i partigiani cristiani non hanno lottato per affermare se stessi, ma per servire gli uomini.
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Questa è la lezione che ci hanno lasciato i grandi come don Giuseppe Morosini, don Pietro Pappagallo e il finanziere Antonio Ambroselli, che con il coraggio sereno e consapevole dei forti seppero affrontare pericoli, torture e per alcuni anche la morte. Questi eroi certamente non hanno potuto fare a meno del contributo offerto dalla fede che si traduce in precisi valori etici e morali, all’unico fine di rendere più umana la vita.
Non dimentichiamo che l’ispirazione cristiana che animò molti settori della resistenza, seppe proporre ed affermare i temi più profondi e solidali fornendo anche il contributo idealmente più ricco alla pacificazione sociale e concorrendo fattivamente ad evitare l’insorgere di una guerra civile che avrebbe trascinato il paese nel declino totale.
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Non c’è dubbio che anche senza la resistenza, le forze angloamericane che al momento dell’armistizio (8 settembre 1943) già erano sbarcate nel sud, ci avrebbero liberati. Ma se Alcide De Gasperi, quale presidente del Consiglio, nell’immediato dopoguerra potè parlare a fronte alta ai governanti dei paesi vincitori lo si deve soprattutto a chi, in quel drammatico periodo, scelse di stare dalla parte giusta.
Si può oggi pertanto dire che la componente cristiana seppe offrire un contributo che sebbene numericamente non prevalente, era sicuramente vincente nella profondità dell’ispirazione e nella umanità pacifica e solidale dei valori apportati. Il passato, mi rivolgo alle nuove generazioni, va studiato e meditato perché la memoria è l’anima profonda di un popolo.
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Giornate come queste sono importanti per trasmettere ai giovani i valori più alti che la resistenza ha espresso per la costruzione della libertà e della democrazia affinché non cadano vittime degli errori del passato e comprendano quanto sia prezioso il bene della libertà e della pace.
Papa Francesco nell’incontro con le Forze Armate al sacrario militare di Redipuglia davanti a centinaia di tombe di soldati italiani ha dichiarato che la guerra è una follia, perché distrugge ciò che Dio ha creato di più bello:l’essere umano.
Voglio terminare con un pensiero scritto da un uomo che per tutto il corso della sua vita fu un vero ribelle per amore, mio padre.
Amare non significa osservare l’universo per restarne abbagliati, ma scoprire la realtà di ogni giorno, la vita quotidiana di ognuno, illuminandola con la concreta solidarietà fondata sull’amore, per rendere gloria a Dio”.
Ci scrive il referente ANPC Sezione di Cassano d’adda, Mario Bezzi: “Abbiamo ricevuto info via wordpress ANPC del .”Diario di bordo della sezione di Senigallia”: ottima presenza! A Cassano d’adda, pur essendo un piccolo gruppo, organizziamo e testemoniamo il ricordo della Resistenza, ma per l’attualità organizziamo anche incontri e visite”.
Pubblichiamo volentieri il volantino con la prossima visita al Parlamento Europeo organizzata da questa Sezione per conoscere i nuovi/vecchi nostri rappresentanti e ci congratuliamo per la loro attività. (Clicca qui: manifestoSTRASBURGOsett2014).
Il 26/07/2014 la Sezione ANPC di Senigallia presenterà il libro di Maurizio Verdenelli : “La Leggenda del Santo Petroliere” e intitolerà la sezione stessa a Bartolo Ciccardini. Ecco la locandina dell’evento.
SALUTO ED AUGURIO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI CRISTIANI ALL’ANPI PER IL 70° ANIVERSARIO DELLA SUA FONDAZIONE
L’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani invia il suo saluto ed il suo augurio di buon lavoro all’ANPI nel 70° Anniversario della sua fondazione.
È questa un’occasione per ricordare insieme le comuni battaglie per la libertà ed il riscatto civile della Patria, distrutta dalla guerra e dalla occupazione dello straniero. L’Italia, che aveva perduto con la dittatura e la guerra il fondamento della sua stessa identità e della sua unità, seppe ritrovare se stessa e la propria dignità civile, combattendo con l’invasore, contro tutte le sopraffazioni e le persecuzioni.
Da quello spirito di civile identità fondata sulla libertà e dallo sforzo di tutte le componenti della nostra democrazia nacque la Costituzione: il patto fra i cittadini, fra le nostre tradizioni democratiche e le nostre culture.
Nella storia della nostra Repubblica abbiamo dovuto e saputo, nell’ambito delle libertà democratiche, fare anche scelte diverse, senza perdere di vista i valori della Resistenza e della Costituzione.
In un momento grave per la vita del nostro Paese, vi giunga il nostro augurio affinchè la memoria di quei giorni, parli alle nuove generazioni per guidarle verso un avvenire di pace e di dignità, per la nostra Italia e per la nostra Europa.
On. Giovanni Bianchi (Presidente Nazionale); Sergio Giliotti (“Sparviero”), Anna Maria Olini, Carla Roncati (Vicepresidenti); Bartolo Ciccardini (Segretario Nazionale)
Come ogni anno l’ANPI: sezione di Gropparello-Carpaneto e l’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Piacenza, organizzano nella giornata di Lunedi 2 Giugno, in concomitanza con la Festa della Repubblica, la commemorazione dei primi partigiani morti durante la lotta di Resistenza.
Alle ore 10,00 visita al cippo di Monte Lana ed alle 10,30 funzione religiosa e discorsi commemorativi pressa la chiesetta del passo di Santa Franca (Morfasso), come da programma allegato.
La manifestazione è aperto a tutti coloro ritengono che una buona occasione per celebrare compiutamente la ricorrenza della nascita della Repubblica sia quella di ricordare, sul posto dove sono stati trucidati, i martiri che con il sacrificio della vita hanno permesso la costruzione di un Paese libero e democratico.
Mario Spezia – Presidente ANPC Piacenza
La V B del Liceo Scientifico “Mattei” di Fiorenzuola ha realizzato una ricerca storica dal titolo IL FASCISMO E Il MOVIMENTO CATTOLICO-POPOLARE IN PROVINCIA DI PIACENZA NEGLI ANNI 1921-26 da cui è scaturita la pubblicazione di un volume patrocinata, tra l’altro, dall’Associazioni Partigiani Cristiani di Piacenza. Dopo la presentazione a Fiorenzuola, il volume, viene illustrato a Piacenza in quanto il periodo storico preso in esame coincide con una parte importante della vita del prof. Giuseppe Berti, parrocchiano di Sant’Anna, tra le maggiori figure di cattolico antifascista fin dal 1921 nella nostra provincia, di cui si è da poco concluso il percorso diocesano del processo di beatificazione e di cui ricorrono, proprio il 7 giugno, i 35 anni dalla scomparsa.
L’incontro, aperto a tutti, si terrà sabato 7 giugno alle ore 16.00 presso la sala parrocchiale di Sant’Anna in Piacenza via Scalabrini 88.
In allegato:
– il volantino dell’incontro; Incontro Piacenza 7 6 2014
– articoli da Il Nuovo Giornale a presentazione dell’incontro; Il Nuovo Giornale 31 5 2014 presentazione convegno
– articolo dall’inserto L’Idea di Fiorenzuola d’Arda. L’IDEA 31 5 2014 ricordo storico di Carla Danani
Cordialmente
Mario Spezia presidente provinciale Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Piacenza anpc.piacenza@gmail.com
Ringraziamo il Presidente Spezia per il suo efficientissimo lavoro, la sua dedizione e le belle iniziative!
Il Gruppo combattimento Cremona fu una unità istituita dallo stato maggiore dell’Esercito italiano per combattere a fianco degli Alleati sulla linea gotica e per la liberazione del Nord Italia. Il gruppo Cremona era composto di circa 10.000 uomini, suddivisi in 2 reggimenti di fanteria e 1 di artiglieria. Vi si arruolarono molti partigiani della Brigata Gramsci di Terni e dei giovanissimi della zona ternana per amore di patria.
Due di questi volontari, Ivo Germani e Mario Poggi, hanno ricevuto dal sindaco di Alfonsine, tramite il sindaco di Narni De Rebotti, un attestato del loro eroismo nella battaglia del fiume Senio, di Alfonsine e di Fusignano, il 10/11 giugno 1945.
Ivo Germani ha raccontato che aveva 17 anni, quando affrontò la prova del fuoco.. “Dopo quattro mesi di cannoneggiamento traversammo il fiume sparando schioppettate per tutto il giorno, cacciando i tedeschi da Alfonsine e da Fusignano. Nella notte del 10 giugno, riparammo in una villetta per la note. Io caddi addormentato per la stanchezza, Nella notte scoppiò una granata che fece cadere i muri, ma io non mi sveglia fino al far del giorno e mi trovai coperto di calcinacci. Chiamai disperatamente i miei compagni che fortunatamente erano riusciti a scampare , che accorsero sollevati nel ritrovarmi e ridendo della profondità del mio sonno. Quando ripenso ad Alfonsine e a Fusignano mi commuovo”
Mario Poggi aveva 16 anni e veniva chiamato “il ragazzetto” dai commilitoni. Anche lui riferisce l’asprezza della battaglia di Alfonsine, ma soprattutto ricorda volentieri la festa per la liberazione della cittadina. Dice: “Un giovanotto del mio battaglione suonò la fisarmonica e si radunarono gli abitanti della cittadina massacrata dalle bombe per ballare e abbracciare noi liberatori.”
L’Associazione Partigiani Cristiani ha partecipato alla cerimonia che si è svolta nella sala consiliare del comune di Narni, insieme ai rappresentanti delle altre associazioni partigiane di Terni.
Pompeo De Angelis.
Nella foto, a partire da sinistra: Mario Goggi del Gruppo Cremona, Pellegrini dell’ANPPI, l’assessore del comune di Narni, Zagaglioni dell’ANPI, Ivo Germani del Gruppo Cremona, De Angelis dell’ANPC.
DISCORSO DEL 25 APRILE 2014 A CREMONA IN PIAZZA DUOMO.
(PROF. FRANCO VERDI, VICEPRESIDENTE ANPC CREMONA)
Oggi è festa, una grande festa. La festa è una giornata che sta nel ritmo del tempo, ma non solo: è giorno della gioia, del riposo, della relazione comunitaria. La festa non si vive da soli ma si celebra con i famigliari, gli amici, i compagni di vita e di destino, la comunità degli uomini. E noi siamo qui per celebrare e rivivere l’evento storico, la Liberazione, avvenuta 69 anni fa, dall’oppressione e dalla violenza nazifascista che aveva trascinato l’Italia, il nostro paese, in una guerra devastante e rovinosa.
La liberazione come processo storico è sempre figura biblica: un esodo da una dominazione oppressiva verso una terra promessa; un sofferto cammino di popolo attraverso il deserto e il mare rosso. C’è un Sinai con le tavole della Legge. E’ il processo storico che nasce nell’antifascismo politico, morale e civile e matura in una nuova coscienza spirituale e politica che genera la resistenza, entra nell’alveo della liberazione nazionale, nel processo costituente, nella costruzione democratica dell’Italia repubblicana che fin dall’inizio guarda all’orizzonte di un’Europa di Pace.
Siamo qui per celebrare e rivivere lo Spirito del 25 aprile.
Per questo siamo partiti dal luogo della memoria, il cimitero, con la messa, tavola del sacrificio, del memoriale e del pane condiviso, la corona di alloro alla gloria dei martiri, il raduno al tempietto di S.Luca, luogo sacro della memoria resistenziale col sacrificio di Barbieri, DeMarchi, Zelioli; il corteo per portare il credo di Libertà,di Giustizia e di Pace trale case e le vie della città per approdare qui, in questa splendida Piazza, sintesi mirabile di Bellezza artistica dove convergono la Casa di Dio, la Domus Dei, e la Casa degli uomini e dei cittadini, il Municipio, per fedeltà alla memoria storica nel tempo e oltre il Tempo, come simboleggia l’ottavo lato del Battistero.
Lo spirito del 25 aprile, non un ricordo sterile ma memoria operante, ravviva con noi e per noi la testimonianza dei martiri della libertà, diversi nelle storie e nelle narrazioni politiche ma uniti nei valori fondamentali e nell’ideale comune. Al cuore delle scelte, sofferte e dolorose fino all’estremo sacrificio, ci fu una reazione delle coscienze per la libertà e la dignità dell’uomo; radice umanistica, quindi, ed esperienza di gratuità come ci ha insegnato il prete e scrittore cremonese Luisito Bianchi, che vide e lesse nell’evento resistenziale il luogo della sua vocazione sacerdotale e di scrittore. Resistenza che si declinò in forme diverse per luoghi e circostanze; la resistenza attiva, con le armi in pugno; la resistenza silenziosa dei cittadini, della gente comune che soccorre feriti e fuggiaschi a rischio della vita; la resistenza dolorosa dei prigionieri nei campi di concentramento; la resistenza dei militari dell’esercito di liberazione nazionale. E vorrei soffermarmi su un capitolo poco studiato e poco citato; la resistenza delle donne con numeri impressionanti, come ha dimostrato l’ultima ricerca storica che nessun revisionismo potrà cancellare.
70mila iscritte ai gruppi di difesa – 35mila le partigiane combattenti – 4653 arrestate o torturate – 2900 fucilate o cadute in azione – 2750 deportate – 512 commissarie di guerra – 16 medaglie d’oro al v.m. – 17 medaglie d’argento al v.m.
Lo spirito del 25 aprile, oggi, guarda alla Costituzione non come mito intangibile ma come architrave di principi e valori – Persona Libertà Solidarietà – che costituiscono il fondamento culturale e spirituale del nostro popolo e un richiamo non retorico che costituisce ancor oggi sostanza cruciale di iniziativa e progetto politico. Penso alla questione del lavoro (art.1) al riconoscimento dei diritti dell’uomo (art.2) all’uguaglianza non formale davanti alla legge (art.3) al diritto d’asilo(art.10) al rifiuto della guerra (art.11)
Lo spirito del 25 aprile ci invita a difendere, proteggere, curare e alimentare la democrazia. Non solo regole, non solo procedure, ma sostanza nella promozione del Bene Comune, questo illustre sconosciuto, rispetto agli interessi personali e corporativi. Promuovere il Bene Comune, rompere la sfiducia, restituire anima etica alla politica, rifare il pavimento etico della società. Bene Comune riguarda essenzialmente la qualità della relazione tra le persone, quel panorama invisibile grazie al quale si può continuare a dire io senza dimenticarsi di noi. Questo discorso ci porta alla domanda fondamentale intorno alle condizioni di buona reciprocità che possono istituzionalizzare in senso politico la convivenza, Che cosa abbiamo in comune tra noi? L’incapacità di rispondere a tale domanda non corrisponde forse alla deriva atomistica e individualistica che sta rendendo biodegradabile anche la forma stessa della civitas? Il problema viene da lontano, d’accordo: dalla celebrazione tutta italiana del “particulare” fino allo scontro tra guelfi e ghibellini con tutta la serie interminabile di varianti interne. Oggi tuttavia si ha l’impressione di una regressione allarmante, di un divario che si aggrava, con la complicità di un populismo pseudopolitico che lo cavalca allegramente: il solco tra nord e Sud, tra italiani e stranieri, tra laicismo e fondamentalismi, tra politica e antipolitica. Per questo abbiamo bisogno di buone pratiche di reciprocità per rigenerare il tessuto più profondo del paese. La società politica certamente necessita di condizioni esterne che garantiscano la vita civile a cominciare da un’autentica partecipazione democratica che deve farsi carico di una costante manutenzione dello stato sociale. Ma prima ancora c’è bisogno di ritrovare e rigenerare i pilastri fondamentali della convivenza e tra questi vorrei indicare la vita e la pace dai quali dipende la possibilità di un’autentica promozione della comunità umana. Vita e Pace sono beni in sé e insieme condizioni inclusive che aiutano a edificare il profilo comune di bene. Per questo non possono essere lottizzati politicamente né ridotti a vessilli ideologici di parte, la vita a destra, la pace a sinistra. Non si può essere in guerra con la vita, non si può lasciar morire la pace.
E infine lo spirito del 25 aprile promuove l’Europa. Dobbiamo riconoscere che è stato fatto troppo poco per formare una coscienza europea e dare forma politica. Dobbiamo riattingere al Manifesto Europeista del 1947 (Sartre, Simon de Beauvoir, Camus, Senghor, Mounier) con l’idea di Europa Ideale, centro d’irradiazione di umanesimo egualitario, alternativo al modello sovietico e all’onnipotenza dell’economia di mercato, e insieme legittimazione federalista perchè come disse Ortega y Gassett con immagine efficace: “Europa è in effetti sciame, molte api e un unico volo”. O come disse profeticamente Robert Schuman: “L’unità d’Europa non sarà fatta prevalentemente da istituzioni europee ma seguirà il cammino degli spiriti”.
Spetta a noi in conclusione coniugare i verbi chiave, custodire e innovare.
Consapevoli dei valori e di una grande storia di libertà che ci è stata consegnata. Consapevoli per costruire futuro, dare certezze, affrontare e risolvere le grandi questioni che riguardano i giovani (Scuola Lavoro)
Dobbiamo ricordare con reverenza, riconoscenza e rispetto chi è caduto per la nostra libertà e con orgoglio perchè ci sentiamo loro eredi cosi come dobbiamo aspirare alla riconoscenza delle generazioni future. Questo e solo questo per continuare a celebrare la Festa del 25 aprile, a esserne degni, e poter gridare, in piedi, con sguardo limpido e cuore ardente, viva il 25 aprile, viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva la Repubblica, viva l’Italia.
Cremona, 25 aprile 2014
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI
CRISTIANI DI CREMONA