Il 25 Aprile a Roma: a Largo Argentina la Vicepresidente Olini
A Roma, oltre al tradizionale corteo a Porta San Paolo, dove erano presenti Silvia Costa e Maurizio Gentilini, si è svolta una manifestazione a Largo di Torre Argentina, dove ha parlato la Vicepresidente Nazionale Cristina Olini assieme al nostro Alfiere Pierpaolo Barbieri. Ecco il suo intervento:
“Assolvo innanzi tutto compito di portare i saluti della nostra Presidente Mariapia Garavaglia impegnata nelle commorazioni a Milano.Rin grazio gli organizzatori e tutti i presenti.
25APRILE è il dovere della Memoria. Il dovere di ribadire che la resistenza è stata guerra per la conquista della libertà. Non solo fatto d’armi ma soprattutto un travolgente moto di popolo un grande movimento di ideali e di azioni che ha poi trovato espressione e traduzione diretta nella Costituzione repubblicana.
Come rappresentante dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani nella ricorrenza della Liberazione ribadisco a gran voce che la resistenza non può essere monopolizzata in schemi di parte, perché essa è stata un movimento al quale hanno partecipato donne, uomini vecchi, giovani di tutti i ceti sociali e di diverse formazioni civico-culturale e vi hanno partecipato in modo spontaneo e in comunione di intenti. E questo vale anche per la numerosa schiera di sacerdoti, suore. parroci vescovi che mettendo a rischio la propria vita hanno fornito una collaborazione coraggiosa e talvolta temeraria, forte era il legame tra ideali ed azioni.
Il contributo dei cattolici italiani al movimento resistenziale fu vasto e articolato. All’indomani dell’8 settembre 1943 le organizzazioni cattoliche assunsero un ruolo nel Comitato Nazionale di Liberazione, alimentando – in particolare a Roma – quella “resistenza civile” che è stata sottovalutata dalla storiografia: gli istituti religiosi, oltre ad ospitare molte riunioni del Comitato Nazionale di Liberazione, si prodigarono nel dare rifugio e protezione ai ricercati e perseguitati politici, fra cui numerosi dirigenti dei partiti antifascisti. Anche sul piano militare l’impegno fu concreto: i cattolici che parteciparono attivamente furono circa 80.000 uomini su un totale di 200 mila partigiani, con figure anche di sacerdoti combattenti. E’ bene ricordare il contenuto del “Certificato al Patriota” rilasciato ai partigiani combattenti che recitava così: “Col loro coraggio e la loro dedizione i patrioti italiani hanno contribuito validamente alla liberazione dell’Italia e alla grande causa di tutti gli uomini liberi.”
Non c’è dubbio che anche senza la resistenza, le forze anglo americane che al momento dell’armistizio già erano sbarcate nel Sud, ci avrebbero liberati. Ma se Alcide De Gasperi, quale Presidente del Consiglio, poté parlare a fronte alta ai governanti dei Paesi vincitori, lo si deve soprattutto a chi, in quel drammatico periodo scelse di stare dalla parte giusta.
Per questo riteniamo che l’omaggio più eloquente ai gloriosi caduti sia quello di meditare sulle ragioni che li spinsero a ribellarsi e a sacrificarsi. Ed è proprio ricordando le loro rinunce, le loro sofferenze, il loro olocausto che tutti dovremmo sentire il dovere di restare fedeli agli ideali di libertà di pace e di giustizia che sono stati a fondamento della lotta di liberazione.
Il 25 aprile non è importante solo per ricordare la resistenza da un punto di vista storico ma è l’occasione per spronare, in particolare i giovani, a mantenere vivi quei valori che hanno contrassegnato quel periodo. Continua la resistenza nel rifiuto della violenza, nel coraggio della verità, nella pazienza del mutuo rispetto.
Continua nella scelta di quella libertà morale che è misura della personalità dell’uomo e fondamento di umana convivenza, di autentica democrazia.
Quest’anno la nostra Festa è segnata dall’angoscia per la guerra nel cuore della Europa, una tragedia che ci costringe a riflettere sul valore di democrazia, libertà, autonomia, autodeterminazione degli Stati. La Resistenza degli Ucraini è anche la nostra, perché stanno difendendo principi che non possono essere patteggiati. Un popolo che viene improvvisamente attaccato, per sete di potere, per interessi economici, da un regime che ha paura dell’Europa e della Libertà e della democrazia ai suoi confini. Ma a cosa importa dei motivi per cui sono stati ingiustamente attaccati a tutta la popolazione inerme? Cosa importa a quei bambini che costretti a vivere nei sotterranei chiedono di vedere il sole, perché tutto questo? Perché tanti morti nelle fosse comuni o abbandonati per strada? Quali colpe hanno commesso per meritare tutto questo? Le immagini che ci giungano da quelle città distrutte sembrano quelle che vediamo sui documentari della seconda guerra mondiale. Con una unica differenza erano in bianco e nero.
L’Ucraina non deve arrendersi anzi non può arrendersi, la guerra deve finire ma senza resa. Il sostegno all’Ucraina deve essere senza riserve: cercare in tutti i modi qualsiasi percorso che conduca al cessate il fuoco e poi al dialogo; esprimere massima solidarietà con accoglienza e con invio di ogni genere necessario alla sopravvivenza ed anche purtroppo con l’invio delle armi. Un popolo inerme sarebbe sopraffatto da un invasore, senza che possa resistere. La resa significherebbe la morte di un popolo e di una idea di democrazia e libertà.
Gli altri anni eravamo tutti insieme a Porta San Paolo a celebrare la liberazione, oggi ci siamo divisi, ma devo sottolineare che per l’ANPC non è una scissione o una divisione siamo qui come siamo a porta San Paolo, perché il 25 aprile non può dividere chi rappresenta la lotta partigiana dove tutti erano uniti nell’intento di riportare la libertà e la democrazia. Il 25 aprile deve unire.
Grazie all’impegno delle associazioni qui presenti e al dissenso interno alla stessa Anpi è stato ottenuto un risultato chiarificatore dichiarato sabato a Bari dal presidente Pagliarulo sul valore della resistenza Ucraina.
Ci riconosciamo pienamente nelle parole usate dal Presidente Mattarella durante l’incontro al Quirinale con le Associazioni d’Arma e Partigiane.
Abbiamo condiviso con il governo e il Parlamento italiano la scelta unitaria della Unione Europea e di altri Stati di adottare severe sanzioni contro la Federazione Russa, di salvare milioni di sfollati e di sostenere anche con armi la Resistenza Ucraina per difendere la sua libertà.
Concludo con un ammonimento di Enrico Mattei, partigiano e nostro fondatore, che oggi molto si addice: Guai ad essere deboli, ma guai anche a non fare ogni tentativo, senza cedimenti e con fermezza, per avanzare sulla strada che faciliti la reciproca conoscenza e convergenza verso mete, che non possono non essere comuni: di progresso, di libertà e di pace”.
