ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Il 25 Aprile a Cerreto d’Esi

Non posso mancare alla celebrazione del 25 Aprile a Cerreto d’Esi.

Ho scritto un libro sugli episodi straordinari della Resistenza sui monti del mio paese, che ha dato occasione a Pietro Scoppola di scrivere una splendida prefazione con un suo interessante giudizio storiografico sulla Resistenza civile.

Ma è un’altra la ragione per la quale non ho potuto rifiutare l’invito del Sindaco, del Vescovo di Fabriano e dell’ANPI: perché ritengo di essere ormai l’ultimo testimone della morte di Giuseppe Chillemi, il Partigiano caduto nella notte che seguì la Liberazione, a cui oggi verrà dedicata una lapide.

Il giorno prima i Partigiani avevano liberato Cerreto d’Esi, quando ancora non erano giunte le truppe alleate. Nella notte i tedeschi tornarono con una spedizione punitiva: sorpresero tre Partigiani che presidiavano il Comune e li fecero prigionieri. Li impiccheranno alcuni giorni dopo durante la loro ritirata. Presero anche prigionieri due membri del Comitato di Liberazione Nazionale.

Mentre si ritiravano con i prigionieri furono sorpresi da Chillemi che presidiava la stazione, che era dalla parte opposta del Palazzo Comunale. Chillemi ordinò il “chi va là” ed aprì il fuoco sulla pattuglia dei tedeschi. Lo scontro fu duro e reiterato finchè Chillemi fu ferito a morte.

I tedeschi fuggirono portando via i tre Partigiani catturati mentre i membri del CLN si salvarono fingendosi morti. Era l’alba: io ero un ragazzo curioso di 15 anni, scappai da casa e mi affacciai alle mura che circondano il Paese e vidi dall’alto questo ragazzo che giaceva nel punto in cui aveva combattuto ed era stato colpito. E quindi sono venuto a dare la mia testimonianza.

È stata una bella cerimonia: una giornata di sole inaspettata, la banda musicale, come si usa nei paesi di antica cultura, il Sindaco, il Vescovo, le bandiere, i cittadini, i giovani e le scolaresche. Un ricordo commosso ed affettuoso, un saluto dei rappresentanti della famiglia venuti dalla Sicilia.

La guerra aveva sorpreso Giuseppe a Mondovì. Era un aviere, probabilmente era giunto sui nostri monti perché cercava di passare il fronte per raggiungere la sua famiglia in Sicilia, ma il giorno in cui aveva raggiunto il suo scopo, perché si trovava a presidiare un paese che era stato liberato ed aveva ormai la strada aperta per tornare a casa, era caduto.

Bartolo Ciccardini

Per le foto ringraziamo Michela Bellomaria che le ha pubblicate su: http://allombradellatorre.blogspot.it/2014/04/25-aprile-le-foto-della-cerimonia.html

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