20 marzo 1944 – Cascia
Celso Ghini, in data 20 marzo, inviò alla direzione centrale del PCI, una missiva con un resoconto entusiasta delle operazioni, ma anche palesando una grossa preoccupazione : “Noi abbiamo uomini e armi per fronteggiare qualsiasi situazione … Da una parte possibilità illimitate sotto la guida e la responsabilità del nostro partito, dall’altra un disordine e una confusione incredibile perché lo sviluppo degli avvenimenti ha letteralmente sopraffatto le scarse forze preparate del nostro partito.” Infatti, nei vari battaglioni della Gramsci si arruolavano altri giovani istruiti nel campo militare di Colle Giacone. Le pattuglie della brigata requisivano le armi nelle piccole guarnigioni fasciste, mentre Pasquale e il suo stato maggiore progettavano un attacco a Ferentillo, a Montefranco , ad Arrone e a Montefranco. La direzione centrale del PCI rispose a Celso Ghini imponendo una frenata: “Per far fronte ai pericoli della situazione , pensa che in attesa di poter rafforzare l’organizzazione con quadri di valore, tu puoi prendere alcune misure che ci sembrano necessarie, Una prima misura è quella di non aumentare ancora i già grossi effettivi della brigata. Noi pensiamo che sei battaglioni e quattrocento uomini siano troppi per l’organico di una brigata che deve agire nelle condizioni attuali.” L’espansione territoriale della Brigata Gramsci e le responsabilità civili sempre maggiori, che Filipponi si assumeva, apparvero pericolose alla direzione centrale del partito. Uno spiegamento di forze stabilmente insediato poteva essere demolito, nelle successive settimane, dall’esercito tedesco. Il PCI raccomandò la mobilità dei battaglioni di piccole dimensioni ,utili per boicottare i veicoli che portavano rifornimenti e rinforzi alla Linea Gustav sulle rotabili di minore sorveglianza aerea.