ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Archivio per la categoria “DIARIO DELLA RESISTENZA”

3 Maggio 1944- Fabriano(AN) e a Roma

Dopo vari interrogatori presso la caserma della GNR ,viene fucilato Giuseppe Pili, sardo ,ex militare sbandato.L’esecuzione viene attuata dietro la caserma in una grossa buca fatta da una bomba aerea. Il corpo martorizzato da colpi di baionette è semiseppellito.

3 Maggio 1944, Roma
Sciopero indetto dal CLN e dal “Comitato sindacale cittadino”. Si sciopera a Trastevere alla Manifattura Tabacchi, al Mattatoio, al Campo Boario, nelle officine Aniene, nelle officine Tovagliati, Callol, Ferronia, in quelle dello stabilimento Bagno-Traverse, Manfredi a San Lorenzo, alle fonderie San Lorenzo e al cementificio, al Tiburtino. Scioperano i tipografi del Messaggero. Con loro anche il giornalista Fedele D’Amico. Sciopera la cellula dei cattolici-comunisti, guidata dal linotipista Antonio Rinaldini. Oltre 100 gli scioperanti. 18 sono arrestati nel corso della notte. Una parte di loro verrà deportata in Germania, un’altra parte mandata al lavoro coatto sul fronte di Anzio e Nettuno.
I GAP del IV° Settore della Ia Zona garibaldina si attivano a copertura armata dello sciopero. In viale Giulio Cesare, all’altezza di via Ottaviano si scontrano con uomini della banda Koch che fuggono all’istante.
Successivamente in via Candia hanno uno scontro a fuoco con una colonna di soldati tedeschi.
Rastrellamenti a Ostia e sull’Aurelia, con lo scopo di procurare lavoratori alla Todt.
Fucilato a Forte Bravetta Tigrino Sabatini, di Bandiera Rossa.
I partigiani Claudio Cianca , Giorgio Mesiti, Mario Brenci lanciano volantini al Teatro Italia.
Nella notte, partigiani della “Ponte Milvio” bloccano per parecchie ore la via Cassia con tronchi d’albero.
Lancio di bombe a mano contro un’autocolonna tedesca sulla Flaminia e contro un camion della TODT a Ponte Mammolo, sulla Tiburtina. Sulla Nomentana attaccata un pattuglia tedesca.
Di fronte alla chiesa di San Basilio, Antonio D’Ortenzi viene ucciso da un ufficiale tedesco.

2 maggio 1944 Fidenza (Parma) e a Roma

2 maggio 1944 Fidenza (Parma)
Pesante bombardamento alleato (30 vittime e 50 feriti). Contemporaneamente gli alleati bombardano la zona della periferia nord e della stazione di Parma (60 vittime).

2 Maggio 1944, Roma
Davanti alla Scalera Film Aldo Pinci , con altri compagni, attacca agenti della banda Koch. Ferito gravemente, muore all’ospedale San Giovanni.
Uomini armati della banda “Tor Sapienza”, nella zona dell’Alberone, bloccano un trenino della Stefer in modo da fare scappare i cittadini sorpresi da un rastrellamento.
A Torre Gaia distrutto un autocarro tedesco.
Durante il discorso del Papa, partigiani gettano volantini di propaganda tra la folla.

1° Maggio 1944 Roma

A Roma appaiono molte bandiere rosse. A Valmelaina la innalza Riccardo Antonelli, comandante partigiano. Catturato poi dalle SS, viene torturato a via Tasso.
I partiti antifascisti proclamano uno sciopero generale che purtroppo non avrà successo.

30 Aprile 1944

30 Aprile 1944,Strage di Lipa. Lipa (Provincia di Fiume – oggi Rijeka in Croazia).

L’Esercito tedesco coadiuvato da fascisti italiani compiono una rappresaglia a seguito dell’uccisione di quattro militari germanici durante l’azione intrapresa per difendere il presidio militare fascista della località dell’entroterra di Fiume. L’eccidio venne eseguito in parte bruciando vivi i civili. Successivamente, per nascondere l’accaduto tedeschi e fascisti fecero esplodere i corpi con la dinamite, 

Aprile 1944,Trieste

    50 ostaggi, prelevati nelle carceri locali, venivano impiccati per rappresaglia ad un attentato compiuto in una mensa militare germanica nel quale rimasero uccisi alcuni ufficiali e soldati tedeschi.-

30 aprile 1944, Fabriano(AN)

Vengono fatti prigionieri dai fascisti i partigiani Ivan Silvestrini e Elvio Pigliapoco. Vengono fucilati il 2 Maggio 1944 a ridosso del muro del cimitero di S. Maria di Fabriano.

29 Aprile 1944, Roma

29 aprile 1944, Roma

Fucilato a Forte Bravetta Pietro Benedetti[1].

Viene arrestato il gappista Guglielmo Blasi, mentre effettuava un furto e trovato in possesso di documenti tedeschi contraffatti. Per salvarsi diventa collaboratore della banda Koch, favorendo gli arresti di Carlo Salinari, Franco Calamandrei, Luigi Pintor[2], Raoul Falcioni, Duilio Grigioni e Silvio Serra.[3] Invano darà la caccia a Carla Capponi e a Rosario Bentivegna.

 

[1] Pietro Benedetti, ebanista, commissario politico della Ia Zona del PCI. La sua prigionia a via Tasso è testimoniata dal suo nome graffito sul muro della cella.

[2] Luigi Pintor (1925-2003). Nato in una famiglia antifascista sarda, fratello di Giaime Pintor. Combatte con i GAP fino al suo arresto il 14 maggio 1944. Torturato per 8 giorni dagli aguzzini della banda Koch, alla Pensione Jaccarino. Poi imprigionato a Regina Coeli, condannato a morte. Liberato all’arrivo degli americani.

[3] Silvio Serra verrà fucilato il 4 giugno 1944. Medaglia d’Oro al Valor Militare.

 

28 Aprile 1944

28 Aprile 1944, Roma

Vengono arrestati e imprigionati a Regina Coeli dirigenti del Movimento Uomini dell’Azione Cattolica, tra cui Enrico Basevi, appartenente al FCMR, e l’avvocato Vittorino Veronese.

In un bar di via Aosta, la banda Koch arresta 4 uomini. Le persone presenti reagiscono. Koch ordina di fare fuoco e viene ferita a morte Maria Carmosino Di Salvo. Viene ucciso anche Luigi Mortellini.

Sulla Casilina i gappisti si scontrano con i tedeschi, eliminandone due.

28 aprile 1944, Borgo Tufico(Fabriano)

Mario Bisci e Remo Mannucci, coltivatori, scambiati per partigiani poiché si diedero alla fuga nella zona di Borgo Tufico, furono raggiunti da raffiche di mitra di una pattuglia tedesca.

27-30 Aprile 1944,Recoaro Terme

27-30 Aprile 1944,Recoaro Terme

In seguito all’uccisione di un tedesco sorpreso a rubare, vengono interamente incendiate e distrutte le contrade di Carnale, Storti e Pace. Le case rase al suolo sono 70.

Ernesto Melis è capitano dei bersaglieri, ferito in Libia e sorpreso dall’armistizio mentre era istruttore all’Accademia di Modena. Di origine sarda, militare di carriera, apparteneva ad una famiglia di servitori dello stato; probabilmente monarchico, voleva tener fede al giuramento prestato. Raggiunge, con due colleghi, suo padre a Spoleto (il direttore della prigione della Rocca) e assume senza esitazione, come per un piano preordinato, l’iniziativa del reclutamento e del reperimento delle armi. Ma i partigiani umbri non sono soli, aggregano soldati ed ufficiali italiani sbandati, raccolgono militari britannici e sudafricani fuggiti dai campi di prigionia (Colfiorito), detenuti antifascisti slavi ed italiani. Solo dalla Rocca di Spoleto ne evadono (con il favore del direttore) circa un centinaio. Prende corpo la brigata sopra la Val Nerina e i monti Sibillini. E. Melis, si trasferisce con altri partigiani a Gavelli, sulla Nera.  In questo periodo Melis subisce i ricatti dei fascisti, che , con bandi affissi nei paesi della montagna, lo avvertono della rappresaglia contro i familiari (il padre non era fuggito), se continuerà nelle sue imprese partigiane. Fra gli evasi c’è il tenente slavo Dobrich Milan, che dapprima si unisce alla formazione del capitano Melis per poi staccarsi per andare a fondare, con l’aiuto della famiglia Del Sero, alcuni gruppi partigiani denominati “Banda dei Monti Martani” Secondo una tattica geniale le forze, organizzate a squadre, operano su vaste aree, con grande mobilità e autonomia d’iniziativa, richiamando e disperdendo così ingenti reparti fascisti e della Gestapo.

26 Aprile 1944

26 aprile 1944, Roma

I giovani del Quarticciolo, Giacomo Coros, Carlo Montechiani, Michele e Antonio Addario, Ennio Perfetti, Vincenzo Cacchioni, Menotti Morganti, Vito La Cinesca (detto “il soldato”) percorrono la via Prenestina in cerca di cibo e di armi. Al 16° km si imbattono in una pattuglia tedesca che apre il fuoco. Vengono uccisi Morganti e Cacchioni, mentre i fratelli Addario e Perfetti vengono catturati e portati a via Tasso.

I tedeschi arrestano successivamente Giacomo Coros e il fratello Costantino. Il 2 maggio, a via Tasso, muoiono i fratelli Addario, Ennio Perfetti e Costantino Coros, per le torture loro inflitte. Il probabile delatore, Vito La Cinesca (un nome sicuramente falso), scompare senza lasciare tracce. I fratelli Addario appartenevano al Mcd’I, gli altri al PCI. Una lapide li ricorda a piazza delle Camelie. In quella a Forte Bravetta, per un errore, i nomi di Cacchioni e Morganti sono stati fusi in un unico “Cacchione Menotti”.

26 di aprile 1944 ,Valdiola MC

Era il 26 di aprile quando, dopo uno scontro con un gruppo di partigiani del Battaglione Mario, i tedeschi uccisero alcuni componenti della famiglia Falistocco, che abitavano in una delle poche case rimaste in piedi dopo la battaglia del 24 marzo: catturarono i quattro uomini e alla presenza del resto della famiglia li fucilarono dando poi fuoco ai corpi. Don Ferdinando Gentili ricorda che: La scena più terribile fu quando i carnefici appiccarono il fuoco al pagliaio e le vittime bruciarono tra le fiamme. Le due mamme e le due giovanette ebbero la forza di accostarsi ai morti per liberarli dal fuoco. Le vittime non furono potute trasportare se non dopo 5 giorni ed in questo frattempo gli uccisori commisero altro delitto col ritornare più volte sul posto passare attraverso i cadaveri e rubare la rimanenza del poco vino scampato dall’incendio. furono infatti impegnati contingenti di paracadutisti della divisione Goering, truppe alpine della divisione Fuhrer, battaglioni delle SS e reparti italiani. Sul fronte partigiano, oltre il Battaglione Mario, furono interessati diversi battaglioni e distaccamenti: il Capuzi, il Vera, il Ferro.

26 di aprile 1944, Piandelmedico-Jesi(AN)

ci fu un rastrellamento in contrada Piandelmedico che causò la morte di un giovane e nella campagna jesina, nella zona di Castelrosino, vennero uccisi cinque contadini, appartenenti a due famiglie della zona, i Carbonari e i Nicoletti.

25 Aprile 1944

25 Aprile 1944,S.Domenico di FrontaleMC

A San Domenico di Frontale si verificò un tragico episodio di violenza. Quel 25 aprile furono fucilati i capifamiglia della contrada, i cugini Pelucchini, accusati di aver ospitato i partigiani. Don Giuseppe scrisse nel suo diario: Il primo rastrellamento in grande stile operato da truppe tedesche costò la vita a due onesti lavoratori. Durante il lungo e crudo inverno due famiglie avevano generosamente ospitato i partigiani, esse furono colpite nell’affetto più caro con la barbara fucilazione dei rispettivi capi. Questi alle ripetute interrogazioni circa i nomi e le località frequentate dai patrioti risposero con il più assoluto silenzio. Fatta la perquisizione e nulla trovatosi, l’ira nemica, aumentata da affermazioni di un traditore fascista che attestava la permanenza dei patrioti in località S. Domenico, trovò sfogo con l’uccisione dei due Cesare Pelucchini che furono poi gettati a guisa dei cani in un pozzo.

25 Aprile 1944,Cingoli

Il 25 aprile iniziò un ampio rastrellamento a tappeto con lo scopo di eliminare la presenza partigiana nella zona di Cingoli. I tedeschi occuparono la città, e i partigiani colti di sorpresa non riuscirono ad impedirne l’ingresso; furono uccisi numerosi civili, tra cui molti contadini e bruciate diverse case, anche parecchi partigiani persero la vita. Numerosi furono anche i prigionieri che vennero inviati al campo di concentramento di Sforzacosta.

25  Aprile 1944, Roma

Gruppi di donne si impossessano di molti chili di pane in piazza S. Maria Ausiliatrice, in via delle Cave ed in via Camilla.

A Tor Sapienza vengono uccisi due soldati tedeschi. Nel conflitto a fuoco muore il partigiano Menotti Morandi. Ferito Ennio Perfetti.

24 Aprile 1944

24 Aprile 1944 Roma

Con una ordinanza il Comando tedesco proibisce “l’assembramento” di più di tre persone.

60 uomini[1] e 8 donne dal carcere di Regina Coeli partono per i lager della Germania. Raggiungono Firenze su dei camion e poi proseguono il viaggio in carri bestiame. Giunti al KL Dachau, mentre gli uomini, processati e condannati per attività partigiana, restano nel lager, le donne, tra le quali Vera Michelin-Salomon, Enrica Filippini Lera[2] e Lina Trozzi, dopo qualche giorno vengono avviate al penitenziario di massima sicurezza di Aichach. Qui incontreranno Elettra Pollastrini.[3] Da Regina Coeli venne deportata in Germania anche Silvia Garroni.[4]

 

[1] 33 erano nativi di Roma o nella capitale e nella sua provincia risiedenti. 19 di loro erano classificati come NAL (Nicht aus dem lager), ovvero deportati che non potevano in alcun modo uscire dal lager, in quanto sottoposti a misure speciali di sorveglianza. Tra i romani anche il principe Leopoldo Torlonia, colpevole di aver nascosto prigionieri inglesi. Morirà nel trasferimento da Dachau a Buchenwald.

[2] Per Enrica e Vera la sentenza del Tribunale militare tedesco ordinava: “maltrattamenti, disciplina estremamente severa, molta fame e lavoro veramente duro”. Liberate il 28 aprile 1945.

[3] Elettra Pollastrini (Rieti 1908-1990). Operaia comunista. Nel 1937 partecipa alla lotta antifascista in Spagna. Nel 1943 condannata dal Tribunale di guerra tedesco a tre anni di lavori forzati da scontarsi in Germania. Liberata, viene eletta al Parlamento italiano. Costituente.

[4] Silvia Garroni, nel carcere di Modena in cui transitò, incontra più di 40 ebree, vecchie, giovani e bambine, destinate ai campi di sterminio.

23 – 25 aprile 1944, Parma,

primi bombardamenti alleati sulla città. Colpiti soprattutto il centro cittadino e i ponti sul torrente Parmai: oltre 130 le vittime.

 

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