15 Maggio 1944, Roma
Viene dato l’ordine di evacuare immediatamente Castelgandolfo. La polizia tedesca nel corso delle operazioni di evacuazione effettua un rastrellamento.
Viene dato l’ordine di evacuare immediatamente Castelgandolfo. La polizia tedesca nel corso delle operazioni di evacuazione effettua un rastrellamento.
Gappisti dell’VIIIa Zona compiono azioni di sabotaggio all’aeroporto di Centocelle. Viene ferito Vincenzo Del Zotti.
5 persone vestite con divise tedesche vengono catturate dai militari. 4 di loro sono immediatamente fucilate.
Partigiani della Banda Rossi si scontrano con una pattuglia tedesca sulla via Casilina.
Al Tiburtino III attacco a tre camion tedeschi.
Il governatore di Roma, Giovanni Orgera, impone a tutti i dipendenti del Comune il giuramento di fedeltà alla Repubblica Sociale di Mussolini. Solo l’8 per cento dei dipendenti presta giuramento.
Alle ore 23,00 gli Alleati danno inizio all’operazione “Diadem”, all’avanzata verso Roma, su tre fronti. Sul fronte di Cassino schierano 2.400 pezzi di artiglieria.
Venanzio Gabriotti, fulgido esempio dell’antifascismo umbro, segretario del Partito Popolare della Città di castello e Segretario Provinciale della DC perugina.
Pluridecorato e grande invalido della Guerra 1915-18, Venanzio Gabriotti è sicuramente la figura più importante di cattolico oppositore al regime fascista e poi martire della resistenza partigiana in Umbria
Fu condannato a morte dal comando tedesco di Città di Castello, la cittadina dove viveva e operava.
Poteva commutare la sua condanna con una deportazione in Germania, ma a questa possibilità si opposero i fascisti repubblichini locali che reclamarono la sua immediata fucilazione che ebbe luogo poi nel greto dello Scatorbia il 9 maggio 1944.
A lui fu concessa la medaglia d’oro della Resistenza e rimane nel ricordo dei tanti che, come lui si opposero al fascismo fin dal suo sorgere, un esempio di coraggio ed eroismo. Profondo cattolico partecipò nel 1919 alla fondazione del Partito popolare a Perugia e rimase con l’amico Gaetano Salciarini come uno dei più attivi seguaci di don Sturzo, tanto che fu l’ultimo segretario della sezione di Città di Castello del Partito Popolare prima del suo scioglimento. E fu questa probabilmente la ragione per cui nel breve periodo che va dalla caduta del fascismo all’armistizio fu designato come segretario provinciale della costituenda DC.
E proprio Salciarini, altra grande figura dell’antifascismo cattolico perugino, lo ricorda come un uomo generoso e di una bontà senza limiti e a conferma di questa sua umiltà riporta un episodio che accadde alla vigilia della sua fucilazione nella cella che condivideva con un altro perseguitato. Costuì gli disse” Se fucileranno a lei il sangue dovrebbe scorrere a fiumi”. E Gabriotti rispose “Guai sarebbe il più grande dispiacere che mi potreste dare.”
Alla caduta del fascismo, la sera del 26 luglio pubblicò un giornale, “ Rinascita” dove, oltre ad esprimere la sua gioia per la fine del fascismo, lanciò un grande appello rivolto a tutti per l’unità e la solidarietà nazionale e, richiamandosi alla realtà del momento, invitò alla ricostruzione delle cose e degli spiriti. Per aver pubblicato quel giornale senza la dovuta autorizzazione fu arrestato e trascorse due giorni in carcere. Nei giorni successivi, secondo il suo animo di grande cattolico, si adoperò molto per la pacificazione degli animi e per impedire, possibili violenze e vendette contro i fascisti
Dopo l’8 settembre ai giovani che si rivolgevano a lui indicava la strada di montagna nelle zone di Monte Bello e di Morra. Sempre con Salciarini partecipò attivamente alla formazione delle squadre partigiane che si formarono nel zona di Morena, Gubbio, Città di Castello, Umbertide, brigate che poi confluirono nella famosa brigata San Faustino. Raccolse fondi per la resistenza e per l’acquisto di materiale per una tipografia clandestina da installare a Pietralunga e per l’acquisto di armi per i partigiani. Non ebbe posizioni di comando, ma tanto si dette da fare per organizzare uno stabile collegamento con le brigate partigiane, in particolare la San Faustino. Fra le sue visite nelle zone partigiane, non mancò ai festeggiamenti del 1° maggio a Pietralunga considerata “ Zona linera”
Disse in quella occasione a Don Pompili Mandrelli, parroco in quelle zone “ sono venuto a portarvi un po’ di tricolore in mezzo a tanto rosso”
Era tenuto d’occhio dai repubblichini , ma lui sembrò non curarsi di questo pericolo e continuò a girare fra le bande partigiane, finchè non venne arrestato. Negò di essere il presidente del locale Comitato di liberazione, ma non potè negare di aver avuto contatti con Pierangeli, il comandante della brigata San Faustino. Questo bastò per la condanna a morte. E non furono tanto i tedeschi ad accanirsi contro lui, quanto i repubblichini che si scagliarono contro il Vescovo che era andato a
al Comando tedesco per intercedere in suo favore . Gli ufficiali fascisti, presenti al colloquio, si rivolsero malamente al vescovo dicendogli : “Non si occupi di queste cose; E’ ora di finirla: E’ il nostro nemico. Lui ci vuole morti: Vogliamo che muoia , deve morire”.
Era un uomo stimato da tutti gli antifascisti. I socialisti nel loro giornale, “ La Rivendicazione,”alla fine della guerra, misero Gabriotti fra i grandi Martiri antifascisti, Matteotti, Amendola, Gobetti e Gramsci e Ferdinando Rosi Cappellani del partito d’Azione scrisse “ E’ un uomo che gettò la sua anima nella lotta contro gli oppressori di ogni libertà”.
Pino Ferrarini
Il generale Wolff, capo delle SS in Italia, ottiene di incontrare segretamente Pio XII. Il motivo apparente è quello di fare in modo che la città non debba subire distruzioni, come ordinato da Hitler, all’avvicinarsi degli Alleati. Quello vero è che Wolff, attraverso il Vaticano e il cardinal Schuster di Milano, vuole intavolare trattative di pace in Svizzera con gli americani.
6 partigiani scesi in paese sono intercettati da un reparto della “Tagliamento”. Un partigiano, Elio Sanmarchi, rimane ucciso nella sparatoria altri suoi cinque compagnivengono feriti e catturati. A nulla servono le accorate preghiere del Sacerdote del paese intervenuto che offre la propria vita in cambio della loro. Dinanzi alla Chiesa della Madonna della Cravetta, nella piazzetta, don Giacoletti è costretto ad assistere all’eccidio degli altri 5 giovani partigiani Bariselli Nardino, Bionda Enrico, D’Angelo Nicola, Morandi Rodolfo e Sozzi Giovanni. Il giorno dopo a Forno, in Valstrona sempre la Tagliamento: ospedaletto garibaldino. Reparti della ” Tagliamento ” nelle prime ore del 9 maggio del 1944 arrivano al piccolo ospedale, probabilmente guidati da spie. I sanitari nella speranza di aver salva la vita anche dei degenti non fanno resistenza.Interviene pure don Giulio Zolla, prevosto di Forno, che, rivolgendosi all’ufficiale fascista, il tenente Filippi lo prega di risparmiare la vita ” a quei figlioli ” e gli ricorda che ovunque e in ogni tempo, il vero soldato ha il dovere di richiamarsi al senso di umanità ( o alla convenzione di Ginevra se ci si dichiara in guerra). Il tenente Filippi risponde al Prevosto: ” Non vi sarà spargimento di sangue ” ma appena si allontana il parroco fa disporre medico, infermieri e partigiani feriti contro il muro con le mani legate e li fa mitragliare. nel tragico episodio perdono la vita nove persone: Casalburo Vito, Castaldi Gianni, Carrà Adriano, Comoli Luigino, De Micheli Bruno, De Micheli Piero, Godi Aurelio, Meneghini Gino,Meneghini Piero.
8 Maggio 1944 Roma
Rosario Bentivegna e Carla Capponi, con il gruppo dei partigiani russi di Kassian, catturano dapprima due soldati tedeschi, poi altri soldati tedeschi e l’intera attrezzatura di una cucina militare e un buon numero di armi e munizioni.
In via Nazionale viene arrestato il partigiano Giovanni Sabelli, responsabile dei collegamenti tra i settori dei GAP dell’VIIIa Zona.
Fucilato a Forte Bravetta Salvatore Fagiolo.
Caterina Martinelli viene uccisa da un poliziotto della PAI, nell’assalto ad un forno al Tiburtino III, in via Badile 16. Caterina Martinelli, madre di sette figli, teneva tra le braccia l’ultima nata ed una pagnotta di pane.
(Fivizzano – Massa) La gran parte della Popolazione di Mommio, avvertita dai partigiani, abbandonò la Frazione, prima del rastrellamento nazistaFallschirm-Panzer-Aufklärungs-Abteilung HG. Ma 6 abitanti vollero rimanere nelle loro case e furono fucilati. Nella vicina località di Sassalbo 16 abitanti di sesso maschile furono fucilati sulla piazza del paese, I superstiti delle due località, rientrati dai rifugi, spensero gli incendi, sotterrarono i loro congiunti sterminati e raggiunsero le formazioni partigiane sui monti.
5 maggio 1944, Roma
Rosario Bentivegna e Carla Capponi, trasferiti da Roma a Palestrina, con i partigiani del luogo danno alle fiamme l’archivio comunale delle liste di leva, impedendo così la chiamata alle armi dei giovani di 18 anni come voluto dai nazifascisti.
A Torrenova, nella tarda mattinata, i partigiani della formazione “Quarticciolo-Gordiani” si scontrano con i tedeschi. Muore il partigiano Rodolfo Cantarucci.
Il CLN centrale decide di collaborare con il governo Badoglio, insediatosi a Salerno il 24 aprile.
Partigiani e tedeschi si scontrano duramente a Genazzano.
Vicino a Piazza Bologna viene arrestato il tenente Eugenio Arrighi, delle formazioni socialiste. Verrà assassinato alla Storta con Bruno Buozzi.
Fatto prigioniero dalle SS, Gioacchino Basilotta viene liberato dalla sua squadra.
Sul Monte Sant’Angelo di Arcevia il distaccamento partigiano Magginiviene attaccato da forze preponderanti nazifasciste. Il bilancio delle vittime risulta a tutt’oggi incerto, a seconda delle fonti i caduti variano da 37 a 63; ciò è dovuto alla difficoltà di accertare chi ci fosse effettivamente sul luogo dell’eccidio e alla vastità del teatro delle operazioni. Morirono anche i prigionieri fascisti presenti nell’accampamento partigiano e i sette componenti della famiglia Mazzarini che ospitava il distaccamento nella loro casa colonica, compresa la piccola Palmina, di soli sette anni. A Montefortinouna pattuglia tedesca catturò 11 partigiani, i quali vennero spogliati, condotti fuori del villaggio e fucilati. Nell’operazione del Monte S,Angelo ci sono forti indizzi che parteciparono al rastrellamento il Battaglione M “IX Settembre” e il I/ SS Polizei-Regiment 20 Debica.
4 Maggio 1944, Roma
Arrestati il tenente Arrigo Paladini e il capitano Enrico Sorrentino del FCMR. Sorrentino verrà ucciso alla Storta il 4 giugno. Arrigo Paladini verrà torturato a via Tasso.