ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Archivio per la categoria “DIARIO DELLA RESISTENZA”

4 Giugno 1944

4 giugno 1944 ,Roma

Alle 3,30 arriva in Campidoglio il tenente colonnello Pollok, primo rappresentante della 5a armata americana.

Alle 6,30 il generale Bencivenga si insedia come comandante militare e civile di Roma.

Il questore Pietro Caruso, nelle prime ore fugge accompagnato dal suo autista e dal caporal maggiore Franzetti, a bordo della sua Alfa Romeo ministeriale.Mitragliato nei pressi di Viterbo esce di strada e si frattura una gamba. Verrà arrestato dai partigiani di Bagnoregio.

I carcerati di Regina Coeli sono liberati dalla popolazione.

Mentre gli Alleati sono alle porte di Roma e avanzano lungo l’Appia Nuova e la Casilina, la sera del 3 giugno i nazisti della Gestapo ammassano su alcuni camion prigionieri di via Tasso, ritenuti utili ostaggi, scortati dalle SS, per portarli con loro al Nord. A nord, sulla Cassia un camion scortato da 6 SS (due italiane) si ferma e fatti scendere, i 14 prigionieri vengono obbligati a ricoverarsi in una rimessa della tenuta Grazioli. Al mattino del 4 giugno le SS decidono di sbarazzarsi di loro. Nel pomeriggio li portano in una zona cespugliosa, nei pressi della Storta e li uccidono con un colpo di pistola alla testa.

Tre giorni dopo gli abitanti del luogo ne rinvengono i cadaveri. Tra gli assassinati, Bruno Buozzi, leader sindacale socialista[1]e Edmondo Di Pillo[2].

A Monterotondo i partigiani, italiani e russi guidati da Alvaro Marchini, da Francesco Zuccheri e dai sovietici Kaliaskin e Tarassenko, assaltano il Comando tedesco. I tedeschi, dopo uno strenuo combattimento, si arrendono. 250 circa i prigionieri e molti i feriti e i morti.

Intanto a Capistrello, in Abruzzo e non molto lontano da Roma, i nazisti assassinano 33 civili, abitanti del luogo ed ex prigionieri alleati.

 

Bruno Buozzi

 

Lungo la via della ritirata, sulla Cassia e sulla Flaminia, ai tedeschi si mischiano anche i repubblichini fascisti. Commissari, prefetti, ispettori, tutta la gerarchia del fascismo romano.

Lungo la via Appia, nella zona di Monte Mario, nei quartieri Appio e San Giovanni, sulla Portuense e sulla Aurelia si battono contro i tedeschi in ritirata i carabinieri della “Banda Caruso” del FCMR.[3]

Scontri molto duri i soldati americani hanno con i tedeschi in fuga a San Basilio, Tiburtino III e Pietralata. Una zona particolarmente colpita dai combattimenti è Portonaccio. Alle 17 gli americani raggiungono Forte Tiburtino.

Nell’VIIIa Zona garibaldina i partigiani entrano in contatto con le truppe alleate.

Sono stati fatti prigionieri 60 soldati tedeschi, subito consegnati agli Alleati.

A Villa Certosa, sulla Casilina, i partigiani combattono contro tedeschi in ritirata. Sei di loro restano uccisi.

Alle 9 del mattino l’VIIIa Zona può dirsi finalmente liberata. Cadono i partigiani Gennaro Di Francesco e Cataldo Grammatica. Le squadre Matteotti attaccano, al Mandrione, i tedeschi in fuga. Viene ucciso Mario D’Angeli e ferito, con mutilazioni, Mario Soldi.

Sulla via Appia squadre Matteotti catturano soldati tedeschi, consegnandoli poi agli americani.

Violento scontro a fuoco alla stazione Ostiense tra squadre Matteotti e paracadutisti tedeschi.

La squadra di Riziero Tesei attacca a Monte Mario una colonna di carri armati tedeschi. Quelle di Francesco Tunetti e di Giacomo Mereu liberano italiani rastrellati e catturano i tedeschi di scorta, consegnandoli agli americani.

Praticamente in tutte le zone di Roma i partigiani attaccano i tedeschi e i fascisti, disarmandoli e consegnandoli poi agli americani.

Poco dopo le 16,00, 4 carri armati americani sono fermi all’angolo di via Ostiense, di fronte ai Mercati Generali[4].

Alla sera, le truppe della Quinta Armata americana, attraverso Porta San Giovanni, entrano in Roma, liberandola dall’occupazione nazifascista.[5]

Nella notte scontro tra partigiani matteottini e fascisti in viale Angelico.

 

[1] Bruno Buozzi, il 13 aprile 1944, incappato in un rastrellamento, viene arrestato a viale del Re e imprigionato in via Tasso, dove viene riconosciuto dai fascisti. Con Buozzi e Di Pillo vengono assassinati il generale Piero Dodi, Medaglia d’Oro al Valor Militare; il tenente Eugenio Arrighi; il tenente Saverio Tunetti; Lino Eramo, Enrico Sorrentino, tutti del Fronte Clandestino Militare; Vincenzo Conversi; Borjan Frejdrik del Comando militare delle formazioni Matteotti, Luigi Castellani, Libero De Angelis e Alberto Pennacchi delle “Matteotti”, Alfeo Brandimarte, Medaglia d’Oro al Valor Militare, e il capitano inglese John Armstrong.

[2] Edmondo Di Pillo (1904-1944). Direttore della Bomprini Parodi Delfino. All’8 settembre 1943 tenente di fanteria, decide di entrare nella Resistenza e stabilisce contatti con la Va Armata americana. Riesce ad evitare la distruzione di importanti impianti elettrici da parte dei tedeschi al momento dello sbarco alleato ad Anzio. Rientrato a Roma, arrestato e sottoposto a duri interrogatori a via Tasso. Medaglia d’Oro al Valor Militare.

[3] Mario Avagliano, op. cit. pag.272.

[4] Mancini Olivio, Un percorso di vita- Associazione culturale “Il Migliore”2006.

[5] Roma è la prima capitale europea ad essere liberata degli occupanti nazifascisti.

4 Giugno 1944,Capistrello (Aquila)

Mentre Roma veniva liberata, il 4 giugno 1944, a Capistrello si consumava la tragedia: trentatre esseri umani, furono assassinati e buttati nelle buche prodotte dal bombardamento presso la stazione. I tedeschi sono in ritirata, ma non tutti i reparti sono in linea (ciò a volte la dice molto di più sulle prospettive di un conflitto). Nella seconda metà di maggio alcune unità della 5ª divisione cacciatori da montagna(5GBJ) da Sora sono penetrati nella Valle Roveto e si dedicano ai rastrellamenti antipartigiani. Le cose si sono subito messe male quando addosso a un contadino viene rinvenuto un volantino inneggiante alla resistenza. In breve le canne delle carabine e degli Schmeisser tengono sotto controllo 33 uomini. La colonna viene condotta sotto la minaccia delle armi verso la stazione ferroviaria di Capistrello bombardata dagli aerei alleati qualche giorno prima e con voragini enormi. Uno alla volta quegli uomini vengono portati sul bordo di una buca e freddati con una raffica. Quei militari della Wehrmacht non li vedrà più nessuno, inghiottiti dalla storia. La strage è scoperta solo il 9 giugno. Uno dei responsabili del massacro è il caporale Siegfried Oelschlegel, che alla fine della guerra ha preso i voti ed è diventato parroco a Monaco di Baviera.   

4 giugno 1944, La Storta (Borgata di Roma) 14 detenuti del carcere di Via Tasso appena abbandonato dai tedeschi in fuga, tutti torturati e fisicamente distrutti, vengono assassinati a colpi di mitra al quattordicesimo chilometro della Via Cassia. Tra i Martiri c’è il vecchio sindacalista Bruno Buozzi.

7 giugno 1944,Filetto di Paganica(Aquila) In seguito al ritrovamento del cadavere di un soldato tedesco ucciso dai partigiani, un reparto della 114° divisione tedesca cacciatori, comandato dal capitano austriaco Matthias Deffregger (diventerà Vescovo) si precipita sul paese, saccheggia le case e trascina oltre 200 abitanti a un chilometro, sulla via di Camarda.Dopo molte ore di attesa, a mezzanotte, con una mitragliatrice i nazisti cominciano a sparare sulla massa. La folla, con la forza della disperazione, si scaglia sui soldati e molti riescono a fuggire nei boschi. Sul terreno rimangono 17 cadaveri. Cosparsi di benzina, venivano bruciati e quindi seppelliti sotto le macerie di alcune case che venivano fatte saltare.-

 

4 Giugno 1944 – La liberazione di Roma

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Il generale Clark arrivò al mattino alla testa di un piccolo convoglio di jeep militari e di fotoreporter. Ma invece che al Campidoglio, dove volevano arrivare, si ritrovarono tutti dalle parti di Piazza San Pietro nel dedalo dei vicoli del quartiere Borgo. Un prete fece capire alla colonna dei militari che la direzione era sbagliata. Fu poi un ragazzo in bicicletta, pedalando furiosamente ed urlando alla gente di fare largo, ad accompagnarli a Piazza Venezia, percorrendo Corso Vittorio e poi Via del Gesù.

Ai suoi collaboratori Clark confidò con compiacimento: “Comunque siamo arrivati a Roma prima che Ike attraversasse la Manica ed invadesse la Lombardia”. Nel suo breve discorso non nominò mai il britannico Alexander le cui vittorie erano state decisive sul fronte di Cassino (tratto dal libro “La battaglia di Roma” di Claudio Fracassi, Mursia).

“Quando lo Stato unitario e risorgimentale crollò, restò in piedi nella coscienza civile degli italiani, nel pieno della guerra civile il senso dello Stato. Certamente una Patria (con la retorica P maiuscola) morì l’8 settembre, ma altrettanto certamente una patria (l’umile Italia di Salvo D’Acquisto) si conquistò il diritto di esistere nell’ adempimento del dovere, anche se gli ordini non sarebbero mai arrivati.

Mi fece notare questa cosa straordinaria Vernon A. Walters, personaggio leggendario che è stato anche il famoso vicecapo della Cia che si rifiutò di coprire lo scandalo Watergate, ai tempi di Nixon e poi negli anni ottanta ambasciatore viaggiante di Reagan.

Una sera, a cena, mi raccontò un episodio della sua vita molto avventurosa, che lo aveva  colpito in modo particolare. Walters era entrato a Roma nel 1944 con la prima jeep dell’esercito americano. Veniva dalla via Appia, entrò per porta San Sebastiano, la passeggiata archeologica, il Colosseo ed arrivò a Piazza Venezia. Le ultime camionette tedesche si attardavano ancora a Ponte Milvio e nessuno poteva prevedere cosa sarebbe potuto ancora succedere. L’impressione dell’immagine di questa città  monumentale e deserta era fortissima e lui ed i suoi commilitoni erano ammutoliti per l’emozione.

“A questo punto mi resi conto – mi raccontava Walters – che al centro della scalinata del Milite Ignoto era accesa una fiamma e che due Carabinieri armati facevano la guardia immobili. Erano passati gli ultimi carri tedeschi ed i Carabinieri erano là, immobili. Arrivavano le Jeep che precedevano le autoblinde americane ed i Carabinieri erano là, immobili. Mi resi conto che Roma era Eterna!”.

L’emozione del giovane soldato americano di fronte al senso del dovere dei poveri e dispersi  italiani, ci dice quanto è stato importante rimanere dignitosamente in piedi nella sventura”. (Tratto dal libro “Aspettando il 18 Aprile”, Bartolo Ciccardini, Ed. Studium).

 

3 Giugno 1944, Roma

Al mattino, i tedeschi fanno saltare in aria la polveriera del Forte Tiburtino.

Il CLN, all’unanimità ritiene opportuno rinunciare all’insurrezione popolare.

Le formazioni partigiane dei Castelli entrano in azione, collaborando attivamente alla liberazione di Roma. A Zagarolo i nuclei partigiani Garbuglia, Passeri e Bonaccorsi si scontrano in una battaglia di vaste proporzioni con le retroguardie tedesche.La formazione di Fontana di Sala, al comando di Aurelio Del Gobbo e del tenente Gerardo Cascone, cattura 35 tedeschi sulla Via Nettunese.

La formazione di Marino sulla via dei Due Laghi cattura numerosi soldati tedeschi e requisisce una notevole quantità di materiale bellico.

Le vie consolari, Appia, Casilina e Nettunense, nonché quelle dell’Agro Romano, sono sotto l’attacco partigiano e sempre più intasate da mezzi tedeschi in fuga, in chiara difficoltà e in molti casi allo sbando. Per bloccare l’avanzata alleata e l’attività partigiana i tedeschi fanno saltare il grande ponte di Ariccia.

Militari della PAI vengono disarmati nei pressi del Foro Mussolini.

Una squadra Matteotti attacca una autocolonna tedesca a Monte Mario.

A Forte Bravetta, la Gestapo fa fucilare dai militi della PAI i partigiani del FCMR Fortunato Caccamo[1], Emilio Scaglia[2], Costantino Ebat[3], Giovanni Lupis, Mario De Martis e Guido Orlanducci.

Viene arrestato il ferroviere Roberto Luzzitelli, colpevole di aver “sminato” il Ponte delle Nove Luci.

La Banda di Collepardo[4] che aveva portato a termine numerose azioni di sabotaggio sulla Prenestina, sostiene un conflitto a fuoco con un reparto di 800 alpini tedeschi in ritirata. Il giorno dopo arresta tutti i fascisti delle amministrazioni della zona di Collepardo e di Veroli.

Una pattuglia tedesca in ritirata, a Porta Maggiore abbandona un carro armato in avaria. Il capo equipaggio, incurante della presenza di un gruppo di donne e bambini, lancia una bomba a mano per distruggerlo. Il carro prende fuoco e le munizioni in esso contenute esplodono. A terra rimangono una trentina di corpi, tra morti e feriti.

In via Galeazzo Alessi i partigiani della Banda Rossi catturano 22 soldati tedeschi Una donna viene uccisa a Monteverde dai tedeschi in ritirata.

Nella notte, al nono chilometro della Trionfale, un gruppo di GAP attacca un camion tedesco carico di uomini e munizioni. Dopo un breve scontro a fuoco, 14 soldati tedeschi (due le SS) vengono uccisi.

Lungo via della Nebbia, i tedeschi si arrendono ai gappisti. Vengono portati alla caserma Ulivelli, alla borgata Ottavia, e poi consegnati ad una pattuglia americana.

Achille Grandi , Emilio Canevari e Giuseppe Di Vittorio firmano il “Patto di Roma” per l’unità sindacale.

 

[1] Fortunato Caccamo era un carabiniere della Legione di Roma. Arrestato il 7 aprile 1944, mentre trasportava documenti. Imprigionato per 37 giorni a via Tasso. Condannato a morte il 9 maggio 1944. Medaglia d’Oro al Valor Militare.

[2] Agente di PS.

[3] Costanzo Ebat, Tenente colonnello di artiglieria, Medaglia d’Oro al Valor Militare.

[4] La banda di Collepardo, sin dalla sua costituzione, era collegata con la Giunta Militare Centrale e con la zona di Palestrina, ove si trovava un efficiente Comando di zona diretto dai fratelli Lucio e Ignazio Lena e da Mario Sbardella.

2 Giugno 1944, Alatri

70 anni fa. 2 giugno 44 ore 17,15 la fanteria scozzese entra ad Alatri.
Da “Cronaca di Alatri durante l’occupazione Tedesca 1943-1944” di Angelo Sacchetti Sassetti

2 giugno Alatri

2 Giugno 1944 Roma

Dal Comando Supremo Alleato arriva il messaggio con la parola “Elefante”. Le formazioni partigiane vengono così avvertite dell’avanzata degli Alleati verso la capitale. Nella stessa giornata viene effettuato l’ultimo bombardamento alleato sulla città.

A Tor Sapienza cinque civili muoiono sotto le macerie di un magazzino.

1° Giugno 1944, Roma

Viene liberata Velletri.

L’8a armata americana occupa Anagni e Colleferro.

31 Maggio 1944, Roma

Il dottor Paolo Sabbetta[1], direttore dell’Istituto Zootecnico di Tor Mancina, a Monterotondo, si rifiuta di consegnare ai tedeschi 20 uomini che lì si erano rifugiati, esibendo falsi certificati medici. La popolazione li nasconde e con loro nasconde anche le famiglie che nella tenuta avevano cercato rifugio.

 

[1] A Paolo Sabbetta, originario di Foggia, il Presidente Ciampi ha conferito nel 1944 la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

29-30 Maggio 1944, Roma

Bombardamenti con ingenti distruzioni alla Magliana. Bombardati anche i Castelli e particolarmente Frascati.

Ucciso un milite fascista sulla via Ostiense.

28 Maggio 1944, Roma

Gli Alleati liberano Aprilia e Paliano.

Bombardamenti colpiscono Portuense, Boccea, la Salaria, la Flaminia, la Tiburtina, l’Aurelia. Bombe e mitragliamenti anche alla Giustiniana, sulla Cassia, e sulla Prenestina. Le borgate Grottarossa e Casalotti vengono totalmente distrutte.

A Palestrina viene ucciso un militare tedesco. Per rappresaglia vengono assassinate 11 cittadini, 5 dei quali appartenenti alla famiglia Pinci.

Maggio 1944

Maggio 1944, Cumiana (TO)

Una quarantina di persone furono trucidate nella piazza del paese per rappresaglia ad un’azione partigiana.-

 

Maggio-Agosto 1944,Torino

  41 detenuti politici venivano fucilati ed i loro cadaveri appesi alle piante dei viali cittadini od impiccati con uncini da macellaio.

PERUGIA, MAGGIO 1944: elementi di un reparto della Polizia Ausiliaria della Questura di Perugia tendono un imboscata e uccidono sulla via Flaminia, tra Gualdo Tadino e Nocera Umbra, due presunti partigiani. 27 maggio 1943 vengono arrestati Capitini, Tenerini, Ciabatti, Granata, Enea Tondini, Roberto e Paolo Canestrelli (padre comunista e figlio ‘capitiniano’), Mercurelli, Rasimelli, Ottavio Prosciutti, Gino Bracco. Gli arrestati vengono trattenuti nel carcere di Perugia fino al 25 luglio.

 

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