CHIUSOLA (LA SPEZIA), RICORDATO IL SACRIFICIO DELLA MEDAGLIA D’ORO PIERO BORROTZU
Avvicinandosi la ricorrenza del 25 aprile, è stata ricordato a Chiusola di Sesta Godano, in provincia della Spezia, il sacrificio della medaglia d’oro tenente Piero Borrotzu. Dopo la Messa celebrata dal parroco don Carmine Capasso e la deposizione di corone alla memoria, si è svolta la cerimonia ufficiale, organizzata dal Comitato Unitario della Resistenza della Spezia e dal Comune di Sesta Godano, presenti gli alunni e le alunne dell’Istituto comprensivo locale. Per conto del Comitato Unitario ha tenuto l’orazione ufficiale l’on. Egidio Banti, pro-presidente dell’Associazione Partigiani Cristiani. Banti ha sottolineato il valore del sacrificio di Borrotzu, che si consegnò volutamente ai tedeschi e ai repubblichini, sopraggiunti sul luogo in seguito ad una delazione, per evitare rappresaglie sulla popolazione del piccolo borgo della Val di Vara. Condannato a morte, chiese di essere fucilato al petto. Purtroppo, ha sottolineato Banti, lo fecero altri italiani, facenti parte della X Mas. A tale riguardo, l’oratore ha poi sottolineato il significato della medaglia d’oro al valor militare che la Repubblica ha concesso a Piero Borrotzu: “Tenente di fanteria che aveva deciso di rifiutare la consegna delle armi ai tedeschi occupanti e si era unito ai partigiani – ha detto Banti- Borrotzu era considerato in quel momento un disertore, avendo abbandonato il proprio reparto. La concessione della medaglia d’oro, però, rende giustizia al suo comportamento valoroso, e conferma il fatto che la Resistenza fu lotta di liberazione contro l’invasore straniero, nella fedeltà al giuramento che egli, come tanti altri militari, avevano prestato”. Banti ha poi sottolineato come nella lapide vicina a quella che ricorda Borrotzu, sul muro della chiesa di Chiusola, siano riportati i caduti del luogo nella seconda guerra mondiale e, tra loro, due ragazzini di dieci anni, fratelli gemelli, uccisi da una bomba: “La guerra – ha detto il rappresentante dell’ANPC – è sempre una strage inutile, che strappa la vita alle persone, ed in particolare ai più giovani. Per questo i partigiani si battevano in armi, sì, ma perché la guerra finisse e perché non ce ne fossero più. Un monito che rimane oggi di assoluta attualità”.