MONTE TANCIA, IL SENTIERO DEI PARTIGIANI
La Resistenza ha lasciato poche tracce sui colli e i monti del Lazio. Il breve sentiero che sale sugli 832 metri del Monte Arcucciola, tra San Giovanni in Sabina e Poggio Catino, ricorda il terribile Venerdì Santo del 1944, quando i rastrellamenti della divisione tedesca Hermann Göring e della Guardia Nazionale Repubblicana fascista hanno insanguinato Rieti, Poggio Mirteto, Leonessa e altri centri.
Nei boschi dell’Arcucciola, dopo una giornata di battaglia, sono caduti i fratelli Bruno e Franco Bruni, Nello Donnini, Domenico Del Bufalo, Alberto Di Battista, Giacomo Donati e Giordano Sangallo, giovani antifascisti di Tor Pignattara, una borgata di Roma Sud. Tranne Giacomo, che ne aveva 36, erano ragazzi tra i 18 e i 22 anni. Giordano ne aveva 16, un’età in cui oggi ci si dedica alla playstation e allo sport.
Per rallentare l’avanzata di tedeschi e fascisti, questi ragazzi hanno piazzato una mitragliatrice sulle rocce del Monte Arcucciola, e hanno bloccato per ore la strada che traversa l’altopiano del Tancia. Sono riusciti a sganciarsi, sono risaliti per aiutare un compagno ferito, sono stati circondati, ammazzati e lasciati lassù. Un sacerdote ha avuto il permesso di seppellirli soltanto un mese più tardi. Dopo la battaglia, tedeschi e fascisti si sono sfogati contro i civili della zona, uccidendo 18 persone, tra le quali 7 bambini.
Vale la pena di salire sul Monte Arcucciola. Il sentiero è ripido ma breve, ed è indicato da nastri rossi e da cartelli del Museo Diffuso della Resistenza e di un centro sociale romano. Una croce di ferro indica la fossa dove il sacerdote ha ricomposto i sette giovani partigiani. Più in alto sono un cippo, un’altra piccola croce e una lapide. “Qui, novelli eroi delle Termopili, caddero il 7 aprile del 1944 sopraffatti dalla rabbia teutonica”. Parole datate? Certamente, ma la nostra libertà viene anche da lì.

