Oggi è sempre Resistenza. Intervista a Mariapia Garavaglia (su Azione Cattolica Milano)
«Se non c’è Resistenza – dice Mariapia Garavaglia, presidente Associazione nazionale partigiani cristiani – rimane la Resa, ha ammonito Bonhoeffer, martire a Flossenburg. La Resistenza è stata perciò necessaria per non tradire le radici stesse dell’umanesimo che ci ha generato»
Nell’editoriale del 25 aprile di Avvenire il direttore Marco Tarquinio si sofferma sul valore della Liberazione di ieri come oggi, anche per chi non ci crede. “La Resistenza – scrive il direttore – al nazifascismo è stata fatta per tutti, anche per quelli che combattevano dalla nera parte sbagliata. E la Liberazione è maturata per tutti”. Se i partigiani di ieri lottavano per la vita contro un’ideologia della morte, i “resistenti” di oggi devo opporsi a chi torna a schierarsi con il partito della morte. “Di chi non vede i “clandestini” quando annegano. Di chi non si preoccupa dei vecchi e dei fragili che a centinaia ogni giorno anche in Italia continuano a soffocare a causa del Covid. Di chi considera la scuola in sicurezza che non possiamo permetterci perché le cose “serie” e prioritarie sono ben altre. E, di nuovo, la Resistenza va fatta per tutti, anche per quelli che non ci credono”. E’ sempre tempo di resistere perché «la pandemia, se mai, – dice Maripia Garavaglia – aiuta a sottolineare il fatto che ciò che diede vita alla Resistenza vale ogni giorno della vita, essere attenti ai bisogni, cercare di mantenere liberi i cittadini dalle paure, dalle sofferenze, dai bisogni anche materiali. La libertà, l’unità, la coesione, la responsabilità e la solidarietà di 78 anni fa servono oggi. Nonostante non appartenga alla generazione dello slogan Oggi e sempre Resistenza, credo invece ci voglia. Oggi e sempre resistenza! Perché la liberazione deve essere una liberazione da tante cose. Non ci sono liberatori, diceva Teresio Olivelli, ci sono le persone che si liberano e che liberano. L’editoriale di Marco Tarquinio è molto pertinente e lo sottoscrivo perché il 25 Aprile è sempre il giorno dell’impegno a favore della libertà di tutti»
In occasione della posa della Pietra d’inciampo al cattolico milanese Carlo Bianchi, per la seconda volta l’arcivescovo Mario Delpini cita la sua figura nella veste di educatore che ha seminato il bene contro il male. Non crede sia una dichiarazione importante per la chiesa come per la società italiana?
«La Resistenza cattolica è stata grande e importante, meno celebrata rispetto ad esperienze che venivano da altri mondi, per pudore, per non fare politica perché la chiesa, anche quando sembrava collaterale, in realtà non era un partito. Essere un partito che sostiene l’ANPI è più facile che essere una chiesa che sosteneva i cattolici che erano, per altro, disseminati in diversi partiti non in un partito solo. Pensiamo a Rodano che era un cattolico che militava in una altra area. Quindi noi, non so come, dovremmo recuperare nella narrazione la presenza dei cattolici non per farlo sapere, chi vuole lo sa, ma perché abbiamo bisogno che la gioventù si affidi a questi principi che soni principi del cristianesimo: la fraternità, l’aiuto ai poveri, l’aiuto a creare un mondo migliore di come lo si trova, che sono proprio sfide adatte ai giovani. Dobbiamo recuperare l’esperienza dei cattolici resistenti che hanno reso possibile anche la Resistenza armata perché i cattolici, spesso, hanno detto “noi non spariamo, non uccidiamo, serviamo”. Le donne erano staffette, oppure donne che in casa dovevano supplire all’assenza di uomini mantenendo la vita sociale ed economica. I cattolici semplici battezzati, ma ci sono stati anche preti e suore, hanno ritenuto di essere fedeli all’impegno evangelico aiutando i fratelli senza distinzione, curavano gli ebrei come i renitenti, i disertori, perfino i loro torturatori che li avevano traditi. E’ un monito che vale per sempre in un momento in cui, come dice papa Francesco, sembra che la guerra mondiale è fatta a pezzettini. Ci sono democrazie che sembrano fondate sulle elezioni, invece hanno dei padroni dello Stato, dei dittatori. Siccome la democrazia, la libertà non possono essere considerate, conquistate una volta per sempre, chi si ispira al Vangelo, sa che è una battaglia, personale e comunitaria, contro il male, contro l’odio che bisogna fare sempre»
Non crede che la storia dell’Oscar, organizzazione scoutistica clandestina che ha salvato la vita a più di 2000 persone, sia ancora poco conosciuta?
«Certamente. Oscar è l’organizzazione con la quale i giovani, le Aquile randagie, hanno impedito stragi. Si erano frapposte tra i partigiani che volevano colpire, o i tedeschi in ritirata, o i nostri fascisti che pervicacemente instillarono l’odio nella nostra comunità italiana. Lo scoutismo è un movimento adattissimo ai giovani perché recupera la cultura dell’ambiente, il rispetto delle regole, l’organizzazione della vita e il voler lasciare il mondo migliore di come lo si è trovato. Se ai giovani dessimo l’esempio prima, poi anche i messaggi su questi temi, potremmo pensare che la prossima generazione, anche di dirigenti politici italiani, possa essere migliore»
25 aprile ’21
Silvio Mengotto (pubblicato su https://azionecattolicamilano.it/oggi-e-sempre-resistenza/)