ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Archivi per il mese di “febbraio, 2021”

Il Giorno del Ricordo 2021 a Ferrara

Le iniziative per il Giorno del Ricordo 2021 hanno, ovviamente, dovuto tener conto, causa il coronavirus, della situazione sanitaria generale e delle conseguenti prescrizioni, pertanto gli incontri pubblici sono stati forzatamente ridotti.

Il programma è stato messo a punto grazie alla congiunta organizzazione con la Prefettura di Ferrara-Ufficio Territoriale del Governo, il Comune di Ferrara-Museo del Risorgimento e della Resistenza, l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara e l’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani-Sezione di Ferrara.

Di seguito i singoli punti degli avvenimenti.

Mercoledì 10 febbraio – ore 12,00 –  Omaggio ai Martiri delle Foibe ed agli Esuli Istriani, Fiumani e  Dalmati, tramite la deposizione di una  una corona di alloro alla Rotonda loro dedicata,  da parte del Prefetto di Ferrara Dott. Michele Campanaro, del Sindaco di Ferrara Ing. Alan Fabbri e del Presidente del Comitato di Ferrara dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Flavio Rabar. Presenti, nel pieno rispetto delle normative anticovid, alcuni Esuli Giuliano-Dalmati e un ridotto numero di rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma di Ferrara.

Mercoledì 10 febbraio – ore 16,00 – Alla sede della Prefettura di Ferrara, con la presenza del Prefetto Michele Campanaro, del Sindaco di Ferrara  Alan Fabbri, del Presidente del Comitato A.N.V.G.D. Di Ferrara Flavio Rabar e della Prof. Anna Quarzi, Presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara   ed i figli di due Guardie di Finanza dichiarate disperse: una in Slovenia nel 1944 e una in Croazia – fatta prigioniera a Trieste  il 2 maggio  1945 –  nel  1946.  Ai figli è stata consegnata la medaglia d’onore ed il diploma del Presidente della Repubblica, alla memoria. Presenze ristrettissime.

Domenica 14 febbraio – ore 10,30 – una rappresentanza degli Esuli e loro familiari,  hanno partecipato alla Santa Messa domenicale, presso la Basilica di San Francesco, celebrata da Sua Eccellenza l’Arcivescovo della Diocesi di Ferrara/Comacchio, Mons. Gian Carlo Perego. Prima dell’inizio del Sacro Rito breve intervento del Presidente del Comitato di Ferrara, Flavio Rabar , per informare i numerosi fedeli che la Celebrazione sarà dedicata alle vittime ed agli esuli dall’Istria, Fiume e Dalmazia. L’Omelia di Mons. Perego ha toccato pure le nostre vicende e le nostre sofferenze. Prima della fine della Santa Messa l’esule da Fiume Renzo Ghersina ha letto la Preghiera per l’Infoibato, scritta da S.E. Mons. Antonio Santin, che dal 1938 al 1975 Vescovo della Diocesi di Trieste e Capodistria.

Mercoledì 17 febbraio – ore 10,15 – incontro, in video-conferenza, con le classi terze della Scuola Media “De Pisis” di Ferrara e Porotto sul tema “Le foibe e l’esodo dei profughi Istriani, Fiumani e Dalmati”. A cura della Dott.ssa Antonella Guarnieri, storica e referente del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara, sono stati compiutamente illustrati gli eventi storici riguardanti l’Istria, Fiume e la Dalmazia. Successivamente Rabar Flavio,   Presidente del Comitato di Ferrara dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha trattato dell’esodo forzato degli italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia, ove da secoli erano presenti. 

Oltre a quanto sopra elencato il Comitato di Ferrara ha partecipato ad altri eventi, organizzati autonomamente da scuole e altre Istituzioni:

Mercoledì 10 febbraio – ore 9,30 – Il Comune di Copparo ha organizzato una piccola mostra, con pannelli forniti dal nostro Comitato, presso il Museo La Tratta, sul “Giorno del Ricordo. Frammenti dall’Istria e dalla Dalmazia”, con la presenza di Rabar Flavio, che ha brevemente illustrato gli avvenimenti succedutisi nel tempo, sino alla tragica e dolorosa tragedia della popolazione italiana. Date le note limitazioni presenza ridotta e rispetto delle prescrizioni.

Mercoledì 10 febbraio – 0re 10,00 – A Comacchio in Largo Martiri delle Foibe commemorazione delle vittime e dell’esodo con la deposizione di una corona di alloro,  alla presenza del Sindaco di Comacchio Pierluigi Negri e del Presidente della sezione sezione bersaglieri di Comacchio Tiziano Tonioli. Negli anni precedenti il nostro Comitato ha sempre partecipato alla cerimonia e, pur non potendo essere presenti, nella locandina è stato inserito il nostro stemma. Un grazie agli amici di Comacchio per la loro sensibilità.

Venerdì 12 febbraio – ore 10,30 – Incontro con le 7 classi terze della Scuola Media “T.Bonati” di Ferrara. Nell’ampio teatro presenti gli alunni di due terze, con rigoroso rispetto delle normative sanitarie, le rimanenti  cinque classi collegate in video-conferenza. Il Preside, Prof. Stefano Gargioni, ha aperto l’incontro presentando il Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Renzo Codarin, l’esule da Piemonte d’Istria Luciana Miani, e Flavio Rabar, esule da Fiume e Presidente del Comitato A.N.V.G..D. di Ferrara. Introduzione del Prof. Stefano Gargioni, saluto agli studenti e professori da parte di Flavio Rabar mentre Luciana Miani , esule da Piemonte d’Istria, ha portato la sua testimonianza sugli avvenimenti di cui è stata testimone. Renzo Codarin ha concluso l’incontro con una chiara ed efficace esposizione degli avvenimenti.

Mercoledì  17 febbraio – ore 11,30 – Incontro  all’Istituto Alberghiero e della Ristorazione “Orio Vergani” in Via Romei n. 12 a Ferrara. Dal 1944 al 1949 l’edificio, allora sede dell’Istituto Magistrale, venne adibito a Centro Raccolta Profughi, inizialmente per dare asilo ai ferraresi che avevano perso la loro casa a causa dei bombardamenti aerei e successivamente per ospitare gli esuli dalla Venezia Giulia e Dalmazia, ma anche profughi dalla Grecia e dalle ex colonie africane. Agli insegnanti ed agli studenti delle classi quinte è stato consegnato la pubblicazione “Istria, Fiume, Dalmazia – Esuli a Ferrara” – a cura di Flavio Rabar – aperta dalla presentazione del Sindaco di Ferrara, Ing. Alan Fabbri. Erano presenti un limitato numero di  studenti, e la Prof. Anna Quarzi, Presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. Interventi del Preside Prof. Massimiliano Urbinati, di Anna Quarzi e di Flavio Rabar.

In Provincia anche a Argenta, Portomaggiore e Vigarano Mainarda sono state ricordate le tragiche vicende al nostro confine orientale e, inoltre, da parte dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara una serie di iniziative sull’argomento.

11 febbraio, Giornata del malato

Due forti messaggi, di Papa Francesco e dei Vescovi italiani, nei quali ovviamente si fa riferimento alla pandemia ma per affermare che “la malattia ha sempre un volto, e non uno solo: ha il volto di ogni malato e malata, anche di quelli che si sentono ignorati, esclusi, vittime di ingiustizie sociali che negano loro diritti essenziali”(Papa Francesco). La pandemia come ogni famiglia fa “sperimentare in maniera inattesa e drammatica la limitazione delle libertà personali e comunitarie facendoci riflettere sul senso profondo della libertà in rapporto alla vita” (CEI).

Ne deriva che il binomio libertà e vita ci consegna una grande responsabilità per servire la vita. Occorre rimediare alle inadeguatezze e carenze dei servizi sanitari che la pandemia ha evidenziato. Occorre garantire agli anziani e ai più vulnerabili l’accesso alle cure migliori. Abbiamo conosciuto anche la dedizione degli operatori sanitari ai vari livelli, dei volontari.

Ci viene chiesto di mettere al centro la dignità del malato e tutelare la professionalità degli operatori, nonché sostenere i familiari dei pazienti.  Diamoci da fare per raccogliere l’invito a servire la dignità e la libertà dei più bisognosi. Mariapia Garavaglia

10 FEBBRAIO – GIORNATA DEL RICORDO DELLE FOIBE

Una data che riassume un capitolo tragico della nostra storia e di un territorio, la Venezia Giulia, sconvolto da violenze ed eccidi durante e dopo il SECONDO conflitto mondiale: il 10 febbraio, dal 2004, è il “Giorno del Ricordo”, dedicato alle vittime delle foibe e alle migliaia di esuli costretti a lasciare l’Istria e la Dalmazia nel secondo dopoguerra.

Una pagina di storia che il professor Ernesto Galli della Loggia rilegge con Massimo Bernardini a “Il Tempo e la Storia”, il programma di Rai Cultura.

In primo piano, uno scenario di orrori per molti anni confinato nell’oblio, che segna gli ultimi mesi del II conflitto mondiale e l’immediato dopoguerra in Venezia Giulia e nel Friuli Orientale.  

http://www.raiscuola.rai.it/articoli/foibe-il-giorno-del-ricordo/39761/default.aspx

Commemorazione Don Giuseppe Borea

È il 9 febbraio 1945, mancano poco più di due mesi alla fine della guerra. Dalle carceri di Piacenza un giovane sacerdote viene prelevato e condotto nel recinto del cimitero urbano. Il plotone di esecuzione della Repubblica sociale punta il mitra contro di lui, che stringe al petto il crocifisso e cade martire, benedicendo i suoi carnefici. Accade tutto in fretta, nel silenzio. La condanna a morte era scritta da tempo e a niente è servito il lavoro concitato di chi fino all’ultimo ha tentato di sventare il peggio. Chi predicava il vangelo e la pacificazione è stato ucciso, come sul Golgota, da soldati imbestialiti.
Quel sacerdote si chiama don Giuseppe Borea e non ha ancora compiuto trentacinque anni. In realtà ne dimostra molti meno. Ha un viso da bambino, l’aria timida e una grande bontà d’animo. Don Giuseppe è parroco di Obolo, frazione in Comune di Gropparello, da oltre un anno è anche cappellano della Divisione partigiana Valdarda. La sua storia personale si intreccia con i fatti della Resistenza in Italia al regime nazifascista e con le tante storie di uomini che proprio lui confessa, conforta, assiste nell’ora della prova.

In ricordo del Suo martirio sabato 6 Febbraio us, a cura di A.N.P.C. Piacenza e A.N.P.I. Piacenza, del comitato spontaneo che si è costituito per ricordarne la figura, e della Diocesi di Piacenza-Bobbio, si è tenuta la commemorazione del tragico evento, con la celebrazione della S. Messa da parte di don Giuseppe Basini, vicario episcopale per la città di Piacenza, seguita dalla deposizione della corona d’alloro sulla tomba di don Giuseppe nella cappella funeraria del Pio Ritiro Cerati. Di seguito l’articolo apparso sul quotidiano locale: Libertà

Addio a Franco Marini

Ci ha lasciato Franco Marini. L’appellativo affettuoso di ‘orso marsicano’ dice del suo carattere forte col quale ha servito con lealtà e grandi ideali la nostra democrazia. Già presidente del Senato, ministro del Lavoro, segretario generale Cisl e segretario generale. Uno degli artefici della nascita dell’Ulivo e del centrosinistra, quando con coraggio impedì che il PPI scivolasse a destra. Fu tra i fondatori del Partito democratico. Protagonista della vita politica degli ultimi 40 anni merita gratitudine per l’impegno vitale, in ogni ruolo, custode delle libertà costituzionali, fiero e forte ed esemplare combattente. Alpino per sempre. Addio e grazie Franco da tutti gli amici di ANPC.

Medici e infermieri nella Resistenza: un opuscolo per il 25 Aprile

Per i ben noti motivi determinati dalla pandemia Covid-19, è venuta meno la tradizionale
possibilità di fare la distribuzione cartacea presso il monumento che ricorda il sacrificio di
Cesare Riboldi e Luigi Mattavelli, al termine della sfilata di commemorazione del 25 aprile.
Abbiamo ritenuto comunque importante non far mancare anche per il 25 aprile 2020 questo
piccolo ma apprezzato contributo alla cittadinanza e, ci è sembrato opportuno, idealmente
dedicarlo agli appartenenti all’organizzazione sanitaria del nostro paese: medici e infermieri.
Allora come oggi, con abnegazione e senso del dovere, offrono il loro prezioso contributo
professionale e ideale per la cura e la salvaguardia della nostra vita, anche a costo di
sacrificare la propria.

Buona lettura. Scarica qui il formato digitale:

7 Febbraio: Anniversario della strage di Porzus

Il 7 febbraio 1945 un commando delle formazioni d’assalto GAP del partito comunista attacca il comando della I Brigata Osoppo, una formazione partigiana di orientamento liberale che aveva il suo quartier generale nelle cosiddette malghe di Porzus. Sono 18 i partigiani uccisi dai comunisti, solo 3 i superstiti. E’ una pagina dolorosa della nostra storia contemporanea quella che il professor Tommaso Piffer affronta con Paolo Mieli in questa puntata di “Passato e Presente”. La strage di Porzus è il più grave caso di scontro interno alla Resistenza italiana, e uno degli eventi più dibattuti della storia del biennio 1943-45. A chi va imputata la responsabilità della strage? Si tratta di una iniziativa personale del comandante dei GAP? Oppure i mandanti vanno cercati altrove? Che ruolo ha avuto il Partito comunista di Togliatti? Oggi il sito del massacro è classificato come monumento nazionale, ma queste domande hanno alimentato per decenni un acceso dibattito politico e storiografico.

https://www.raiplay.it/video/2020/02/Passato-e-Presente—Porzus-sangue-sulla-Resistenza-1f5e2549-6562-4459-a949-090ac6976c3b.html

A tre metri dalla salvezza

Una vecchia asse di legno che nel buio delle fredde notti di guerra spunta da una finestra di via del Mascherino e s’insinua tra le merlature del Passetto di Borgo. Il muraglione, realizzato nel XIII secolo per permettere la fuga del Papa dal Vaticano, diventava così la via attraverso la quale uomini braccati dai nazisti e dai fascisti si rifugiavano Oltretevere per aver salva la vita. Che decine di perseguitati tra il 1943 e il 1944 siano stati accolti in Vaticano, nascosti nelle abitazioni di prelati e monsignori, o arruolati nella Guardia Palatina, è un fatto documentato. Oggi un frammento di storia riemerge dalla memoria di una anziana donna che visse bambina quegli eventi.

Tre metri e quaranta centimetri. Questo lo spazio che separa l’edificio di via Mascherino dal Passetto. Una distanza da percorrere in leggera salita, su una tavola di legno lunga cinque metri. Quanto basta per adagiarla alle due estremità, permettendo alla persona di passare così, in pochi secondi, dall’Italia al Vaticano. Rigorosamente di notte, quando la luce cela i contorni di persone e oggetti. Nel silenzio assoluto, indispensabile anche nella preparazione del nobile piano. Tutto questo accadeva, a più riprese, nell’inverno a cavallo tra il 1943 ed il 1944. Quello dell’occupazione nazista.

La salita verso la salvezza


«A volte al mattino c’erano persone in cucina che non avevo mai visto, di certo non la sera prima, quando ero andata a dormire. Stavano con noi a tavola, mangiavano e parlavano con i miei genitori. Chiedevo a papà chi fossero, ma non ricevevo risposta. Poi la mattina dopo non c’erano più». Inizia così il racconto a Vatican News di Antonietta Cecchini, ottantaduenne, all’epoca una bambina di cinque anni. «Faceva freddo, era inverno, ricordo il braciere in cucina. Quelle persone le vedevo, mi salutavano ed il giorno dopo — prosegue — erano andate via. Sempre volti nuovi».

Erano persone perseguitate

«Una volta, saranno state le otto di sera, vidi bene — ricorda — quella tavola di legno che era messa in modo da andare dalla finestra della cucina fino al Passetto. Ma anche in quella occasione i miei genitori non mi spiegarono cosa stavano facendo». «Qualche anno dopo, non ero ancora maggiorenne, chiesi di nuovo a papà cosa facesse con quella tavola, perché a casa vedevo di tanto in tanto persone sconosciute, e sempre per poche ore. In quell’occasione mi disse — afferma la figlia Antonietta, non nascondendo la commozione — che erano persone da salvare e che dovevo continuare a non parlarne con nessuno».

Coraggio e prudenza


«Mio nonno era un uomo che ripudiava la violenza e amava ragionare. Il suo operato, quella tavola di legno fu un atto di grande coraggio». Sono queste le parole con cui Stefano Cecchini, nipote di Cesare, descrive quei salvataggi. «Era un uomo che amava tenere un basso profilo, un grande lavoratore, che pur non avendo mai avuto la tessera del partito fascista, non amava — sottolinea — manifestare in pubblico le sue idee». Una prudenza che si rivelò fondamentale per la buona riuscita di quel piano, dalle finestre della cucina o del bagno fino al Passetto. Con l’ausilio della moglie, Natalina, di professione portantina al Policlinico di Roma.

Quella casa oggi è sede dell’Ispettorato


In quella casa la famiglia Cecchini ha vissuto fino agli anni ‘60, ma mai nessuno ha raccontato quelle vicende. Il timore di subire ritorsioni e violenze ha prevalso e ancora oggi si intravede negli occhi della signora Antonietta. Adesso questo edificio è la sede dell’Ispettorato di pubblica sicurezza Vaticano. Il dirigente generale, Luigi Carnevale, è stato tra i primi a conoscere la storia della famiglia Cecchini, grazie a una segnalazione di monsignor Luigi Mistò. «Lo scorso settembre mi è stata segnalata questa storia, poi ho incontrato la signora Antonietta Cecchini e il nipote, Stefano», racconta. «Una storia che rasenta l’eroismo, avvenuta in dei locali che oggi — sottolinea — ospitano gli uffici di chi è deputato a stare vicino a chi ha bisogno». «In una delle ultime udienze del Papa all’Ispettorato Vaticano, Francesco ci ha chiesto di essere custodi non solo dei luoghi sacri affidati alla nostra vigilanza, ma anche delle radici della civiltà. Questa storia—– conclude — ci permette di rendere omaggio alla memoria di questi episodi di grande nobiltà d’animo e generosità».

Il passaggio lungo in Passetto conduce alla Prima Loggia del Palazzo Apostolico. Sono decine le persone messe al sicuro in Vaticano tra il 1943 ed il 1944. Nel X volume degli Actes et Documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale — una raccolta di undici volumi di documenti provenienti dagli archivi storici del Vaticano, relativi al papato di Papa Pio XII durante il secondo conflitto mondiale — si legge una relazione di monsignor Guido Anichini, canonico di San Pietro dal 1928, sui rifugiati nei locali dei canonici di San Pietro, in Vaticano, datata 13 febbraio 1944. «La paterna bontà della Santità Vostra, manifestatasi ancora una volta in modo così commovente, mi fa sentire — scriveva Anichini rivolto a Pio XII — il dovere di esporre figlialmente quanto è avvenuto, dato per fatto mio e di alcuni miei colleghi Canonici di S. Pietro, per venire incontro a perseguitati di vario genere accogliendoli nei locali della Canonica». «Quando io, il primo novembre scorso potei finalmente ritornare a Roma […], trovai che nella Canonica che si ritiene terreno a sé, posto sotto la particolare giurisdizione del Cardinale Arciprete, erano già stati accolti non pochi individui, che si ritenevano minacciati gravemente nella vita, per cui anch’io ritenni di non dovermi rifiutare a ricevere in casa persone pericolanti e congiunti di chi era stato autore del mio felice ritorno». Da novembre ’43 a febbraio ’44: sono i mesi invernali durante i quali, secondo la signora Antonietta, si sarebbe registrato quello strano via vai in casa sua e quel passaggio nottetempo.

Persone colpite dai decreti razziali


«Successivamente — si legge nel documento di monsignor Anichini — altri casi urgenti e gravi si verificavano, specie di gente colpita dai decreti razziali, e per questo in varie abitazioni Canonicali furono accettati nuovi ospiti a titolo sempre di fraterna caria». Segue una lunga lista di persone, a partire da un signore di Adri e la sua famiglia, «il quale pur essendo di religione cattolica non ha quanto basta per essere considerato ariano e perciò è attivamente ricercato per essere spedito in Polonia», e «presso monsignor Fioretti i suoi genitori, anch’essi cattolici, sfollati, fatti segno a spietata persecuzione perché non ariani».

L’elenco prosegue e comprende un ufficiale del Regio Esercito, «in pericolo di essere fucilato per motivi politici», un funzionario del Ministero dell’Interno «che ha rifiutato il nuovo regime», e ancora diverse persone «ricercate attivamente per pretesti razziali e motivi politico-militari». Tra queste, forse qualcuna potrebbe essere giunta in Vaticano percorrendo proprio quell’asse di legno che dalla casa della famiglia Cecchini conduceva al Passetto.

di Andrea De Angelis e Franco Piroli su “L’Osservatore Romano”

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2021-02/quo-027/a-tre-metri-dalla-salvezza.html?fbclid=IwAR1CYCw7FoSlqgMI4t-NrHqkufJ9fNbs9p874DSodPkay90nMiTSkHleVeI

Una borsa di studio intitolata ad Angelo Sferrazza

Oggi pomeriggio alle 15,00 ci sarà la giornata inaugurale del Master “Diritto penitenziario e Costituzione”. Nei saluti ci sarà un ringraziamento all’ANPC per l’istituzione della borsa di studio intitolata ad Angelo Sferrazza, nostro amato Vicepresidente recentemente scomparso, e verranno presentate le vincitrici: Elena Pasqui ed Eleonora Santoro. Interverranno per un breve saluto la Presidente Mariapia Garavaglia e la Vicepresidente Silvia Costa. 
Per chi volesse seguire questo il link Join conversation

Scarica qui la locandina in formato pdf:

Tesseramento 2021

Carissimi amici,
purtroppo la pandemia, ancora preoccupante, ha segnato l’anno trascorso avendo interrotto gli incontri di persona e diradate anche le iniziative ai vari livelli. I distanziamenti fisici nonché le oggettive difficoltà personali hanno molto limitato anche le iniziative da remoto. Inoltre i dati dicono che anche l’associazionismo attraversa una crisi causata da un richiudersi nell’individualismo, malattia del nostro tempo, non innata ma indotta da una cultura politica polarizzata sugli interessi dei singoli a fronte della narrazione di difficoltà e paure che limitano la passione civile e la partecipazione.
La nostra Associazione per missione deve promuovere e sostenere ogni iniziativa che mantenga vitale l’impegno a sostenere la conoscenza per tramandare i valori democratici, di convivenza pacifica e di coesione sociale.
In assenza di altre possibili attività, sul nostro portale e con gli altri social si possono – e si devono – divulgare iniziative locali e nazionali, presentare pubblicazioni e libri, ecc.
Saremo più forti quanto più saremo numerosi.
In questa ottica, è auspicabile da parte di tutti i dirigenti e soci, il massimo impegno per l’incremento delle adesioni all’ANPC, anche previ contatti ed accordi con associazioni i cui dirigenti concordano sull’esigenza di mantenere vivi i valori della Resistenza. Ricordate il vecchio slogan “ogni iscritto un nuovo iscritto”, ora deve trasformarsi in ogni iscritto più nuovi iscritti. Il tesseramento è l’occasione per allargare il nostro spazio, per registrare il consenso alle nostre iniziative. Voglio ricordare che il tesseramento è aperto anche ai giovani, direi specialmente a loro.
È quanto mai urgente affidare loro il testimone di tramandare la storia patria perché si rendano consapevoli di quanto grande è la responsabilità di difendere quotidianamente la nostra vita democratica.
Con amicizia e gratitudine per il vostro impegno, unisco cordiali saluti,
Mariapia Garavaglia

Modalità per l’iscrizione:
La scheda di adesione si trova facilmente on-line e deve essere spedita alla nostra e-mail: partigiani.cristiani@gmail.com) o presentata presso la sezione locale. (Scaricala anche qui:

Fase organizzativa:
I presidenti o i segretari provinciali sono invitati a richiedere alla segreteria nazionale il quantitativo di tessere occorrenti, e ad inviare successivamente l’elenco nominativo degli iscritti possibilmente con l’indirizzo e-mail.
Il Consiglio Nazionale ha da tempo deciso di eliminare il contributo per la spedizione e stampa delle tessere previsto in passato sulla quota associativa da corrispondere alla segreteria nazionale. Anche l’importo della quota associativa può essere deciso a livello provinciale, attualmente la quota consigliata è di € 20,00 per il socio ordinario e di € 50,00 per il socio sostenitore.

Si rinnova la necessità di portare a conoscenza di tutti i simpatizzanti i nostri siti http://www.anpcnazionale.com e http://www.resistenzaedemocrazia.it nonché la nostra presenza sui social facebook (Anpc nazionale) e twitter (Partigiani Cristiani).
La nostra attività, molto intensa e molto approfondita, avviene necessariamente attraverso la rete, in particolare sul blog http://www.anpcnazionale.com e su facebook.
Una raccomandazione va fatta anche a coloro, che pur essendo collegati con noi tramite e-mail, non interagiscono sul sito, non ci comunicano le loro attività ed i loro iscritti, non commentano le nostre prese di posizione. L’Associazione può vivere solo se c’è continuamente questo scambio, di studi, di memorie, di esperienze e di iniziative. La rete significa che non c’è un capo con dei subordinati che ascoltano ed obbediscono, ma che tutti possono prendere iniziative e condividerle con tutti.

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