22 Aprile 1928: la nascita delle Aquile Randagie
La storia
La legge n. 5 art. 3 (9 gennaio 1927) dell’Opera Nazionale Balilla (ONB) decreta lo scioglimento dei Reparti Scout nei centri inferiori a 20.000 abitanti ed obbliga ad apporre, ai restanti, le iniziali ONB sulle proprie insegne. Il 9 aprile 1928 il Consiglio dei Ministri modifica la legge ONB che col decreto n. 696, firmato dal capo del Governo Mussolini e dal Re, dichiara soppresso lo Scoutismo. Nell’ultima udienza all’ASCI in Arcivescovado, tra le lacrime, alla presenza del Card. Tosi, sono simbolicamente deposte sull’altare e consegnate “le fiamme” dei Reparti milanesi. Ma se è soppresso lo Scoutismo, alcuni Capi sono decisi a serbare fede alla “Promessa” e alla “Legge”; Giulio Cesare Uccellini Capo del MI II, che prenderà il nome di Kelly durante la resistenza, e Andrea Ghetti Scout del MI XI, detto Baden, che definisce così la clandestinità delle Aquile Randagie. Il movimento Scoutistico clandestino nella mentalità di Kelly aveva un duplice scopo: mantenere l’idea di personalità, di libertà, di autonomia, di fraternità e preparare i quadri per il momento della ricostruzione; avere una forza propria di resistenza ideologica per impedire ai giovani di accettare una sola visuale della vita, della storia, della politica. Il valore di questo sta nel fatto che furono dei ragazzi a dire NO al fascismo, quando tutti si piegavano nonostante le denunce con interrogatori alle sedi fasciste e alla Questura, ma il nostro NO rimaneva intatto”. Ha così origine il primo gruppo cattolico antifascista. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 le Aquile Randagie, insieme ad altri, diedero vita all’OSCAR (Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati) che si impegnò in un’opera di salvataggio di perseguitati e ricercati di diversa nazione, razza, religione. Grazie al loro aiuto infatti più di 2000 persone, riusciranno a superare il confine Italiano e raggiungere la Svizzera. Alla fine della guerra, le Aquile Randagie proteggeranno tedeschi e italiani artefici di violenze, ricercati dai partigiani, chiedendo per loro una giusta pena con un giusto processo. Nel 2019 è uscito un film che ne racconta la storia, diretto da Gianni Aureli.
Riportiamo qui un pezzetto de “la Preghiera del Ribelle” che Don Giovanni Barbareschi, presbitero Aquila Randagia, che ha portato fino alla fine dei suoi giorni la sua testimonianza, recitava alla fine di tantissimi suoi interventi e interviste:
“Dio che sei verità e libertà, facci
liberi e intensi: alita nel nostro proposito,
tendi la nostra volontà. Quanto più s’addensa e
incupisce l’avversario, facci limpidi e diritti.
Ascolta la preghiera di noi ribelli per amore”.