ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Commemorazione al Campo della Gloria 16 Aprile 2019

Il 16 aprile si è tenuta al Campo della Gloria presso il Cimitero Maggiore di Milano la annuale commemorazione dei Caduti per la libertà. Da quando è stata istituita questa cerimonia non aveva mai partecipato l’Arcivescovo di  Milano. Questa volta mons. Mario Delpini, attuale Arcivescovo, ha presenziato e tenuto un accorato discorso.

Pubblichiamo la bellissima intervista alla figlia del martire, il nostro Consgliere Nazionale Carla Bianchi Iacono, pubblicata su Avvenire: (clicca qui: Carla Bianchi Iacono_Intervista Avvenire).

foto Delpini.jpg

Di seguito uno stralcio del discorso.

Sull’esempio di Carlo Bianchi combattere il male con il bene e raddrizzare le cose sbagliate

La figura dell’ingegnere milanese martire della Resistenza al centro della cerimonia di comme­morazione al Campo della Gloria, a cui per la prima volta è intervenuto l’Arcivescovo

di Annamaria BRACCINI

L’intervento dell’Arcivescovo

È la prima volta che un Pastore di Milano si reca al Campo della Gloria. «Nel mondo e nella società c’è qualcosa di sbagliato, anche se non è tutto sbagliato. Di fronte alle cose sbagliate, alcuni si lamentano, altri si adattano, altri spaccano tutto e reagiscono al male con la violenza», sottolinea l’Arcivescovo, prendendo spunto da Carlo Bianchi, «partigiano antifascista cattolico, che ci dà l’esempio di una serenità e di una fortezza che dominano le passioni e intuiscono la strada da percorrere». Strada che deriva dalla preghiera e dal perdonare. «Bianchi, come Puecher e tanti altri testimoni, hanno affrontato la prova estrema perché sapevano di poter contare sulla potenza e misericordia di Dio. Il modo singolare con cui Carlo Bianchi ha affrontato le cose storte è stato il perdono anche per chi che aveva tradito: lui che non aveva fatto niente di male se non resistere al male». È questa l’«altra strada» «per dire che c’è un modo speciale dei cattolici e di tanti uomini e donne di buona volontà di reagire e di aggiustare il male, che è mettersi a seminare il bene contrastando il male con il bene».

Poi, un altro insegnamento: «Coltivare una cultura che abbia un’interpretazione della convivenza come vocazione alla fraternità e difesa della giustizia. Un programma di vita – non uno scritto, ma una prassi – che Carlo Bianchi ha messo in atto anche con l’avvio della “Carità dell’Arcivescovo” per persone che non potevano accedere alle cure mediche e all’assistenza giuridica, «studiando la Dottrina sociale della Chiesa e guardando al desiderabile futuro di questo Paese che era, allora, drammaticamente diviso e dominato dalla violenza».

La raccomandazione è a resistere alla violenza e all’indifferenza, alla rassegnazione in questo modo: «Sono qui a rendere omaggio a un uomo tra tanti altri uomini e donne di buona volontà, di ogni ispirazione politica e partitica e appartenenza religiosa: quando una cosa è storta è meglio mettere mani all’impresa per raddrizzarla. Prendiamo spunto da quei morti, rendiamo loro giustizia, perché anche noi, per ciò che ci compete, cerchiamo di mettere mano all’impresa. Così vogliamo ricordare coloro che ci hanno dato questa Italia».

Tratto da “ChiesadiMilano”  portale della Diocesi Ambrosiana del 17 aprile 2019

Qui il video con il discorso integrale:

 

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