RICORDO DI UN AMICO DI LONTANE BATTAGLIE
Qualche giorno fa ci ha lasciato Pompeo De Angelis, un amico di lontanissime battaglie. Con Pompeo ci siamo conosciuti all’inizio degli anni sessanta nell’Esecutivo Nazionale del Movimento Giovanile DC. Io giovanissimo, un pò spaesato, chiamato nell’Esecutivo Nazionale da Fano. Delegato Nazionale Celso De Stefanis, raffinato politico. Un Esecutivo a scadenza ravvicinata presenti ancora nomi robusti. Noi giovani dovevamo prendere l’eredità di Bodrato, Misasi, Sabatini e prima ancora De Mita e via dicendo. Con Pompeo trovai una rapidissima intesa, forse perché umbro e quindi “confinanante”. Credo però che fui affascinato da una inteligenza acutissima, un analista politico raffinato e un coraggioso combattente. Testardo e controcorrente, ma che sapeva scegliere il terreno di gioco. Era una partita a tre fra basisti,fanfaniani e donatcattiniani. Si vada a rileggere la rivista culturale Per l’Azione e Italiacronache diretta da un altro umbro Carlo Fuscagni, dove Pompeo scriveva articoli densi di proposte. Il MGDC era un pensatoio, non sempre apprezzato, perché senza peli sulla lingua. Ne fa testo l’”incidente” fra Celso De Stefanis e l’on. Segni sulla guerra di Suez al congresso di Firenze del ’59. Per un certo periodo fummo messi in quarantena. La collaborazione forte con Pompeo fu sul piano internazionale. Sua l’ide di fondare un “Comitato per la libertà in Spagna e Portogallo”. Un comitato aperto soprattutto a sinistra, comunisti compresi. E facemmo cose importanti e pericolose. Un ricordo fra i tanti : 1962. Avevamo stretto rapporti con la JOC ( Jeunesse Ouvrière Catholique) portoghese che operava all’insapute della gerarchia portoghese, assai vicina a Salazar. Ci invitarono per testimoniare cosa sarebbe accaduto il primo di maggio in una manifestazione non autorizzata. Accadde di tutto. Anche alcuni morti. La violenza della polizia, la famigerata Pide non risparmiò nessuno, donne comprese. Ci furono anche alcuni morti. L’inviato fui io. Pompeo mi disse che dovevo farmi le ossa. E le feci e come. Fui colpito ad una spalla con il calcio di un fucile, strattonata e sbattuto contro un muro. Avevamo contatti stretti con gruppi di oppositori spagnoli. Andammo anche in Spagna. Organizzammo in Italia convegni, manifestazioni, non solo sulla penisola iberica. Era un tempo di novità con il tramonto del colonialismo. Ci illudevamo che eravamo all’alba di un mondo diverso. Un’illusione che conservammo per sempre. Pompeo non si fermava mai … Aveva fortissimo il senso della libertà, quasi una vocazione. Anche quando perdeva le staffe! Angelo Sferrazza
Sono la moglie di Domenico Andreani. Devo comunicare che mio marito e’ deceduto il 28 novembre u.s.
Elena
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