QUEL LONTANO MA SEMPRE PRESENTE 16 OTTOBRE 1943
Alle 5.30 di sabato, il sacro giorno dedicato interamente al Signore, del 1943, per 1023 persone, donne, uomini, 207 bambini, termina il doloroso viaggio iniziato il 30 ottobre del 1938, data della emanazione delle leggi razziali contro gli ebrei. E’ nel ghetto romano che le truppe nazifasciste iniziano il rastrellamento, prima prova generale,con l’aiuto diretto dei repubblichini, fonte di informazione e presenza esterna alla “zona di operazione”, che si concluse due giorni dopo con la partenza del primo grande treno della morte dalla stazione Tiburtina. Delle 1023 persone ne tornarono solo 16,15 uomini ed una donna. Stazione d’arrivo il grande complesso “industriale” di Auschwitz-Birkenau. Una data che risveglia in tutti noi, ogni anno, emozione, dolore. Che aumenta sempre più con il passare del tempo, soprattutto nei momenti in cui si vedono ombre nere che tentano di oscurare quello che fu il momento più terribile del XX secolo. Pianificare la distruzione di un popolo! La soluzione finale, frutto della “crudeltà” intellettuale delle leggi razziali. Immaginare come uomini, possano aver prima giustificato le leggi razziali culturalmente e scientificamente(!) è imperdonabile. Ai dieci firmatari del Manifesto della razza si affiancarono infatti altre 329 personalità di ogni campo di attività. Ma peggio ancora spaventa assistere ad una “riscoperta” di quelle “tesi”. Ricordiamo quelle sorelle e fratelli ebrei, bambini, donne, uomini, la loro sofferenza e la mancanza di una tomba dove deporre una pietra. Ma non dobbiamo essere solo notai del dolore! Continuare si a mantenere viva la memoria, non basta, dobbiamo agire e avere quel coraggio che ebbero, laici e religiosi, che aiutarono gli ebrei, li salvarono, li ospitarono, mettendo a rischio la loro stessa incolumità. Questo deve insegnarci il 16 ottobre del 1943. (a.s.)

La Sinagoga a Roma
Al riguardo, come non ricordare una carissimo amico di mio padre Antonio Tosi, il Sacerdote Don Ambrogio Gianotti – nativo di Senago (Milano); ebbe la prima Sua Parrocchia in Busto Arsizio (Varese), la Chiesa di Sant’Edoardo -; don Ambrogio fu uno dei c.d. “preti ribelli” che aiutò molte persone ad espatriare in Svizzera in quei terribili momenti; a Busto Arsizio – tempi addietro, ma neanche moltissimo – si fecero ricerche che diedero come risultato la pubblicazione di un libro commemorativo; e non solo di Lui e delle Sue preziosissime testimonianze. Da ultimo, Egli benedisse le nozze di mio padre e mia madre Anna Pieri, nella Chiesa parrocchiale di “Santa Croce” a Milano, nell’aprile 1946!