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Giorno della Memoria 2024: ricordato a Tres Adamello Collini

“Ospitare … è la legge di Dio”. La testimonianza della guida alpina Adamello Collini nel ricordo di Claudio Bassetti

Adamello Collini (Pinzolo TN 1890 – Mauthausen-Melk 1945). Guida alpina della Val Rendena, fondatore del Rifugio Bedole in alta Val di Genova, alle pendici della Presanella e dell’Adamello. Nel corso della guerra, quel rifugio divenne nascondiglio per profughi antifascisti, ebrei, aviatori alleati abbattuti e disertori tedeschi, partigiani. Collini accompagnava i fuggiaschi tra le montagne e i ghiacciai che conosceva alla perfezione fino al Passo del Tonale, tappa della “rat line” che permetteva in breve tempo di raggiungere la salvezza in Svizzera. Il 27 settembre 1943, a seguito di una soffiata, venne catturato nel suo rifugio da militi nazisti travestiti da disertori. Al primo interrogatorio rispose: “Non sono a conoscenza del Codice di Guerra, ma, qualora lo conoscessi, al di sopra di questo Codice vi è una Legge che, anziché proibire, ordina di ospitare, in questi luoghi selvaggi, chiunque chiede aiuto. È la legge di Dio”. Una risposta degna di un interprete autentico di una coscienza civile e cristiana adulte e profonde, assimilabili alla riflessione e alla testimonianza di Dietrich Bonhoeffer, impiccato a Flossemburg. Tutte le sue azioni dopo l’arresto – comprese le possibilità di fuga a cui si sottrasse per non mettere in pericolo la famiglia e i compagni – dimostrarono la medesima determinazione, dignità e coerenza. Collini venne internato nel lager di Mauthausen, pensato per annientare i prigionieri attraverso il lavoro forzato, la malnutrizione e gli stenti. Vi resistette 2 anni, morendo il 12 febbraio del ‘45 all’età di 55 anni e a pochi mesi dalla fine del conflitto. Il 26 luglio 2000 è stata riconosciuta ad Adamello Collini la medaglia d’oro al valor civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Il 2 febbraio presso la chiesa parrocchiale di Tres (TN), in occasione della “Giornata della Memoria”, il Coro San Romedio Anaunia ha proposto il recital “Chi salva una vita”. Questo atto unico di Renzo Fracalossi che racconta vicende di coraggio per salvare chi, durante gli anni bui del nazifascismo, fu perseguitato per la propria razza o per il proprio credo. Tra queste Adamello Collini. Proponiamo di seguito la riflessione proposta durante la serata da Claudio Bassetti, presidente del Comitato Trentino-Alto Adige del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza e già presidente del CAI – SAT Società Alpinisti Tridentini.

M.G.

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La riflessione di Claudio Bassetti (Tres, 2 febbraio 2024)

Perché è così importante ricordare Adamello Collini?

Ottant’anni fa a Melk nel sottocampo dello spaventoso lager di Mauthausen moriva tragicamente il n° 110444. La disumanità nazista eliminava i nomi delle persone, li cancellava da vivi. Il numero identificava Adamello Collini. Perché siamo ancora qui a parlare della sua figura, a ricordarne la vicenda umana, a raccontare ed ascoltare la scelta da lui operata in anni difficilissimi, terribili, a onorare il suo sacrificio? Cerco una risposta e la metto alla vostra attenzione.

Perché la sua scelta è una scelta che ci riguarda, perché parla di libertà, di dignità, di riscatto, di coraggio. È una scelta che parla di solidarietà, di umanità, di aiuto. Riguarda quindi la sua ma anche la nostra dimensione personale e tocca anche la dimensione sociale, collettiva, comunitaria. Adamello aveva costruito un rifugio in fondo alla Val Genova, una casa accogliente ed ospitale, bellissima, che ancora adesso è un’icona del paesaggio. Ci andiamo spesso a camminare, per fermarsi lì ad osservare lo spettacolo della natura o proseguire per i ghiacciai dei monti da cui ha preso il nome.   Ma potremmo andarci anche per capire dove è nata la nostra Repubblica, come disse Piero Calamandrei in una memorabile lezione agli studenti nel 1955: “Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

Adamello, come Bortolo Donati, Attilio Serini, Giacomo Spada, che con lui collaborarono per aiutare coloro i quali volevano passare la frontiera e rifugiarsi in Svizzera. Tutti si conoscono e conoscono bene la montagna e le sue leggi, che contemplano anche la solidarietà. E così, in modo spontaneo, attorno a quei due rifugi e alle malghe, si crea anche una rete di sostegno a disertori, sbandati, ex prigionieri, perseguitati, ebrei, che dal fondovalle risalgono a cercare rifugio in Svizzera. Adamello come Ettore Castiglioni, come Tita Piaz, come Gigino Battisti, Ugo Perini, Giulio Martini come tanti montanari amanti della libertà e insofferenti alla tirannide fascista. Tutti questi si saranno riconosciuti nella straordinaria risposta che Collini diede al comandante della Gendarmerie Schwarz, che lo arresta con l’aiuto di un delatore e che lo accusa di tradimento: «Non sono a conoscenza del codice di guerra ma anche qualora lo conoscessi, vi è al di sopra di questo codice una legge che, anziché proibire, ordina di ospitare in questi luoghi selvaggi chiunque chieda qualsiasi aiuto. È la legge di Dio».

Sono parole dal valore universale, che valgono soprattutto ora. E che rileggiamo molto simili, in latri contesti, molti anni dopo nella frase del comandante di una nave denunciato per aver salvato dei naufraghi: “Abbiamo ben chiare le leggi del mare. Chi va per mare ha naturalmente fatto sua la naturale e incondizionata solidarietà verso chiunque navighi su un guscio con sotto la chiglia centinaia, spesso migliaia, di metri di buio abisso. Questo si aggiunge alla umana solidarietà verso chi ha il coraggio di fuggire una certa, orrenda fine”.

È la stessa logica che ha mosso la guida alpina francese, Benoit Ducos, insieme ai volontari Anne Moutte e Pierre Mumber della associazione Tous Migrants. Incriminata dallo Stato francese per aver portato in salvo una donna incinta e i suoi parenti, raccolti in una tormenta di neve al confine con l’Italia: “È stato un dovere, non una scelta. Benoît Ducos non ha dubbi: rifarebbe quel che ha fatto «perché è normale aiutare chi ha bisogno e sta male. Nessun ripensamento, doveva salvare quella donna incinta e i suoi familiari persi nella neve alta. E l’ha fatto. Questione di umanità. Benoît è un falegname, guardia alpina volontaria, nonché membro dell’associazione francese «Refuge solidaire» di Briançon, a due passi dal confine italo-francese”.

Parole di Franco Giacomoni, grande Presidente SAT, scomparso da poco che qui ricordo con grande affetto.  Franco Giacomoni è stato per molti anni anche presidente del Premio SAT che assegnò nel 2019 il Premio SAT per la Categoria “Sociale” all’Associazione Tous Migrants di cui Benoît è parte. Scriveva Franco nel suo discorso introduttivo alla cerimonia: “Ecco, è sufficiente questo: al di là di motivazioni politiche e/o ideologiche, una realtà che applica, come il comandante della nave la legge del mare, la legge della montagna: aiutare, assistere, salvare sempre e comunque chi è in difficoltà, chi chiede aiuto. Con questo Premio la SAT vuole unire, fortunatamente nelle totali diversità storiche, Tous Migrants ai nomi di Adamello Collini e Ettore Castiglioni che, come loro, non hanno visto nazionalità, colore della pelle, condizione sociale, ma semplicemente, donne e uomini in pericolo a cui tendere una mano“. Sperando di aver fornito almeno una risposta sul perché ricordare Adamello Collini, chiudo utilizzando le parole del Presidente Mattarella, nel discorso fatto durante la sua visita ad Auschwitz: “L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo, l’antisemitismo, l’indifferenza, il delirio, la volontà di potenza sono in agguato, sfidano in permanenza la coscienza delle persone e dei popoli”. “Non può essere ammesso nessun cedimento alle manifestazioni di intolleranza e di violenza, nessun arretramento nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, base del nostro convivere pacifico”. “Ricordare è dimensione di impegno. È dimostrazione che, contro gli araldi dell’oblio, la memoria vince”.

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Un pensiero su “Giorno della Memoria 2024: ricordato a Tres Adamello Collini

  1. Avatar di MauroMauro in ha detto:

    Grazie ,grazie grazie…non ho parole..mi sono commosso…dovreste metterlo su wa..lo diffonderei
    Grazie ancora di ❤!

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