ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Archivi per il mese di “settembre, 2023”

Incontro dibattito: GUERRA IN UCRAINA: PERCHE’?

Sabato 9 settembre scorso si è tenuto a Piacenza un dibattito, aperto e approfondito, sulle cause e le conseguenze del conflitto in Ucraina, che sta costando centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati. Si è trattata di un’occasione non solo per capire le dinamiche storiche, politiche, economiche e sociali che hanno portato alla crisi tra Kiev e Mosca, ma per prospettare possibili vie di soluzione a partire dal ruolo della nostra comunità piacentina e nazionale, mantenendo alta l’attenzione sulle emergenze umanitarie, sull’importanza di dare sostegno al popolo ucraino.
L’evento, organizzato dalla Cisl Parma Piacenza insieme con l’Associazione “Nadiya” e con il patrocinio del comune di Piacenza, si è svolto presso il Salone Monumentale della Biblioteca Passerini Landi a Piacenza.
Al dibattito, moderato dal giornalista Michele Rancati, hanno preso parte: lo storico Simone Attilio Bellezza, docente dell’Università Federico II di Napoli e autore di numerosi saggi sull’Ucraina; l’on. Paola De Micheli, parlamentare del Pd alla Camera dei Deputati; l’on. Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera dei Deputati (entrambi piacentini); Mario Spezia, presidente dell’ANPC sezione di Piacenza e padre Mario Toffari, direttore dell’Ufficio Diocesano Pastorale Migranti.
L’incontro, seguito da un folto pubblico,  è stato introdotto da Michele Vaghini, segretario generale Cisl Parma Piacenza, e da Lyudmyla Popovych, presidente dell’Associazione “Nadiya” Odv a Piacenza, fondata nei primi giorni di guerra per portare aiuto in Ucraina oltre che per dare assistenza ai profughi nel territorio piacentino, ed ha tratto le conclusioni Andrea Cuccello, segretario nazionale CISL.

Lo dice con voce rotta Lyudmyla Popovych, presidente dell’associazione Nadiya che apre con un intervento molto sentito il convegno: Parole taglienti che squarciano il silenzio: «Se i russi smettono di combattere, la guerra finisce. Ma se smettono di combattere gli ucraini, finisce l’Ucraina».
“Ma siamo qui per capire se ci sia anche solo una remota possibilità di arrivare alla pace” aggiunge il segretario generale di Parma e Piacenza Michele Vaghini, spostando l’attenzione sugli scenari futuri, «partendo però dal presupposto che non si possa mettere sullo stesso piano paese invasore e popolo invaso». La politica, quella alta, raccoglie l’appello: Paola De Micheli (deputata Pd) prima e Tommaso Foti (capogruppo FdI alla Camera) poi, non mostrano tentennamenti: «C’è sempre stata continuità negli aiuti al popolo ucraino, ma l’Italia non può rimanere a guardare mentre l’assetto dell’Europa viene stravolto da una rivoluzione copernicana che mette in dubbio gli equilibri del secondo Dopoguerra. Così come – aggiunge però piccata – l’Ucraina non può permettersi di mettere in dubbio l’impegno della Chiesa cattolica e del Papa, definito a torto filo-putiniano ».
Foti elogia il popolo ucraino: «Se siamo qui oggi è perché ha dimostrato una resistenza straordinaria. L’Occidente ha mal interpretato quanto avveniva nel 2014, confondendo come referendum popolare (quanto accadde in Crimea) il primo atto dell’invasione». Per questo ora – chiude – è necessario porre rimedio a quell’errore storico, aiutando gli ucraini in una battaglia che è di valori, prima che di territorio».
Simone Attilio Bellezza, docente di Storia Contemporanea alla Federico II di Napoli, ravvisa nel 1991 la data clou: «Crollò l’Urss e nacquero Russia e Ucraina. Avevano culture simili e stessa necessità di passare dal socialismo al liberalismo. Al potere in Ucraina salgono ex comunisti che guidano la transizione: assommavano potere politico ed economico, i cosiddetti oligarchi. Poi nel 2004 sale al potere Yushenko. La parola d’ordine è avvicinarsi all’Europa, democratizzandosi e ribellandosi agli oligarchi. La popolazione, quindi, crea un anello di congiunzione con la classe dirigente europeista. Putin decide di invadere l’Ucraina per questo: rappresenta una via credibile anche per la Russia, opposta al suo centralismo dittatoriale».

C’è spazio anche per la lettura cattolica: padre Mario Toffari, direttore dell’Ufficio diocesano Migranti: «Nella grande unità della Chiesa c’è spazio per tutte le diversità ». Poi però avverte: «Se l’Ucraina vince e diventa nemica dei russi, rischia di perpetuare una situazione che porterà di nuovo alla guerra». Per Mario Spezia, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani Cattolici invece, non ci sono dubbi: «La Resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale è assolutamente equiparabile a quella del popolo ucraino. Il nostro popolo, dopo un lungo periodo di dittatura, ha avuto la forza di unirsi contro l’invasore. L’autodeterminazione dei popoli è un fatto inarrestabile. Putin lo scoprirà presto ».

L’incontro ripreso dai media:https://www.piacenzasera.it/2023/09/un-anno-e-mezzo-di-conflitto-in-ucraina-non-possiamo-abituarci-alla-guerra/498881/https://www.liberta.it/news/cronaca/2023/09/09/guerra-in-ucraina-convegno-in-biblioteca-soluzione-possibile-ora-serve-la-pace/

 Qui l’articolo apparso sul quotidiano Libertà il 10.9.2023


 

Commemorazione a Piacenza dei fatti del 9.9.1943

Lo scorso 9 settembre a Barriera Genova a Piacenza è stato celebrato l’80esimo anniversario dei Caduti nella battaglia del 1943, la prima insurrezione antifascista avvenuta a Piacenza, quando militari e civili si opposero all’avanzata delle truppe tedesche, lottando per opporsi all’occupazione nazifascista della città all’indomani dell’armistizio dell’otto settembre.
Alla presenza di autorità civili, militari e religiose e dei rappresentanti delle associazioni ex combattenti nonché di ANPC e ANPI, la tradizionale cerimonia di commemorazione è stata affidata alle parole di chi rappresenta le istituzioni e la collettività piacentina. Agli interventi della sindaca di Piacenza Katia Tarasconi, della vice presidente della Provincia Patria Calza e del presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci Raffaele Campus è poi seguita la deposizione delle corone d’alloro al sacrario.

Ha partecipato una delegazione ANPC di Piacenza alla commemorazione dei fatti accaduti a Piacenza in località Barriera Genova il 9 settembre 1943.

Delegazione ANPC Piacenza con vice presidente della provincia, Patrizia Calza

IL DISCORSO DEL SINDACO Katia Tarasconi – “Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”. Tutti conosciamo queste parole, bellissime e importanti, di Piero Calamandrei: non possono che tornare alla mente oggi, nell’80° anniversario della battaglia di Barriera Genova, mentre ci ritroviamo per rendere il doveroso, commosso tributo a coloro che, militari e civili uniti nella strenua difesa della città, diedero la vita gli uni al fianco degli altri. Con il loro sacrificio, all’indomani dell’armistizio proclamato dal generale Badoglio, consegnarono alla storia l’alba di quel 9 settembre del 1943 come primo passo del lungo, coraggioso e indomito cammino della lotta per la Liberazione, che in questo stesso luogo, il 26 aprile 1945, sotto i colpi delle truppe nazifasciste avrebbe visto cadere altri suoi figli nel nome del bene comune, di ideali universali di cui la cerimonia odierna – nella solennità dei suoi riti, nel raccoglimento della folla, nell’emblema delle corone d’alloro – richiama intensamente, ancora una volta, il valore e il significato. Anche, e a maggior ragione, a ottant’anni di distanza.
Perché è in quell’epoca ormai così lontana, eppure sempre presente nei nostri cuori e nella nostra consapevolezza, che riconosciamo le radici identitarie dei nostri diritti e doveri di cittadini, in un Paese fondato sulla democrazia e il pluralismo, sulla libertà di pensiero e di espressione, sulla promozione e la tutela della pace come patrimonio collettivo che ci lega agli altri popoli e alle altre Nazioni. A ricordarcelo, nell’eloquenza dei nomi che si stagliano sulla lapide alle mie spalle, sono le 36 vittime – 31 militari e 5 civili – del conflitto a fuoco che culminò, nelle prime ore del mattino di quel 9 settembre, con il sopraggiungere delle armate tedesche a piazzale Genova.
Qui, mentre lo scontro infuriava, i cittadini che non esitarono a schierarsi in prima linea e i soldati del 4° Reggimento di Artiglieria guidato dal tenente colonnello Coperchini, ucciso anch’egli mentre soccorreva i suoi uomini feriti, furono costretti, di fronte alla potenza di fuoco delle forze di terra e della flotta aerea dei nazisti, alla resa, che evitò al nostro territorio la strage devastante dei bombardamenti. Ma lasciò, nella memoria e nella coscienza della nostra comunità, un solco profondo: quello di una ferita aperta nel dolore per le perdite subite, e al tempo stesso la traccia di un percorso che, ancora in nuce, sarebbe valso a Piacenza la Medaglia d’oro al Valor Militare per il contributo determinante alla Resistenza italiana.
Come un anno fa, tuttavia, mentre la nostra partecipazione esprime l’intensità del ricordo, non possiamo che guardare con orrore e sgomento all’attualità – drammatica e brutale – di una guerra che prosegue alle porte dell’Europa e alla fragilità di un equilibrio mondiale che ha bisogno, oggi più che mai, di un richiamo costante agli insegnamenti del passato. Solo così, agendo concretamente perché l’eredità morale e civile di chi ha dato la vita per il nostro futuro non vada dispersa, faremo sì che il sacrificio dei Caduti che oggi onoriamo non sia stato vano. Per ognuno di loro, per le loro famiglie. Per una città che non dimentica”.

Celebrazioni del 9 settembre 1943- Bracciano 2023

Sabato 9 settembre a Bracciano si sono svolte le celebrazioni per l’80° anniversario della eroica difesa della città di Roma da parte dell’8° Reggimento Vittorio Emanuele II appartenente alla Divisione Cavalleria Corazzata Ariete II, e in particolare il sacrificio di quattro militari italiani che trovarono la morte nel combattere i tedeschi a nord di Bracciano: Udino Bombieri Medaglia d’Oro al Valor Militare, Serg. Magg. Rgt. Lancieri di Vittorio Emanuele II (10°),Nato a Grezzana (VR); Antonio Merlo Medaglia di Bronzo al Valor Militare,  Cap.le 52° Rgt.Art, Nato a Valrovina (Vicenza); Elia Candido, Art.re, nato a Cofinio (AQ); Enrico Latini, Art.re 52° Rgt. Art., nato a Palombara Sabina (RM).

Nella sala del consiglio comunale, presieduta dal Sindaco di Bracciano, Marco Crocicchi, e alla presenza delle autorità Militari, del sindaco di Grezzana Arturo Alberti, del presidente Consiglio Comunale Valbrenta, Ermanno Bombieri, delle associazione Combattenti Provincia di Vicenza, Associazione Nazionale Combattenti di Lugo, Comune di Valstagna, Associazione Arma Aeronautica di Bracciano, dell’ANPI di Bassano del Grappa, dell’ANPI di Bracciano, e numerose altre, si sono succeduti vari importanti interventi per inquadrare storicamente gli avvenimenti del  9 settembre 1943. E’ presente Luciano, figlio di Udino Bombieri.  In rappresentanza dell’Anpc ha partecipato il Consigliere Nazionale Gianfranco Noferi.

Il Sindaco di Bracciano, Marco Crocicchi, ricorda i nomi dei quattro eroici combattenti e l’appuntamento nella mattinata per l’inaugurazione del luogo della memoria che riposiziona il monumento a Audino Bombieri vicino alla lapide che ricorda tutti i loro nomi. Quindi si prevede una visita alle quattro strade dedicate ai caduti, strade che si trovano nei luoghi che videro lo svolgersi delle vicende belliche. Seguono gli interventi di Arturo Alberti, sindaco di Grezzana ed Ermanno Bombieri, presidente Consiglio Comunale Valbrenta, comuni del vicentino e del veronese dove ebbero i natali due dei quattro caduti e nei cui comuni a loro sono state dedicate strade e piazze.

Il Presidente ANPI sezione di Bracciano,  Dario Cavinato, ha delineato il momento storico dell’8 settembre e in particolare la decisione dei partiti antifascisti di unirsi nel CLN e di dare avvio alla lotta di liberazione e successivamente di costituire un Comando Unico del Corpo Volontari della Libertà, nei quali erano rappresentati i  partiti che costituivano il CLNAI,  Luigi Longo, Ferruccio Parri, Mario Argenton, Fermo Solari ed Enrico Mattei, affidando il ruolo di Comandante al Generale Raffaele Cadorna, il Generale comandante della Divisione Corazzata Ariete che si oppose ai tedeschi a Bracciano e Monterosi.

La ricostruzione di quelle operazioni militari di quei giorni cruciali viene affidata al Gen. Carlo Cadorna, figlio di Raffaele Cadorna, che ricorda come le azioni degli eroi del 9 settembre erano la scelta consapevole di riscatto della Patria nel clima di dissoluzione e di tradimento da parte del Re e dei vertici militari. Vengono ricordati i documenti, gli studi di storia militare, le memorie dei protagonisti, come il volume La verità sull’8 settembre 1943, del   generale Ettore Musco, ufficiale del Fronte Militare Clandestino e del Corpo Volontari della Libertà, che poi sarà a capo dei nuovi servizi di intelligence nel dopo guerra, o il libro di memorie La riscossa scritto da suo padre. Dall’errore dei Re Vittorio Emanuele III di non voler riconoscere i partiti antifascisti e di non affidare ad un civile la Presidenza del Consiglio dopo l’arresto di Mussolini, e quindi di non dare la responsabilità del Ministero della Guerra ad un generale capace e di grande esperienza  come Cavallero, a tutte  le errate valutazioni strategiche che guidarono l’azione, o meglio l’inazione, del  Maresciallo Badoglio, le sue ambiguità nei confronti dei tedeschi e i tentennamenti con gli alleati sino all’armistizio a cui lo Stato Maggiore arrivò completamente impreparato. Ma alcuni singoli reparti da un mese erano preparati a contrastare i tedeschi, e furono comandati in modo eccellente ed efficace. Il Gen. Carlo Cadorna prosegue la ricostruzione storica, portando ad esempio il R.E.CO. Raggruppamento Esplorante Corazzato, dotato di nuovi ed efficienti mezzi corazzati, che si erano battuti degnamente I quadri e il personale di questi reparti provenivano in massima parte dalla cavalleria, e questo portava una elevata efficienza tecnica ed un complesso di sentimenti e tradizioni tali da costituire strumenti di guerra ad altissimo livello. Ne faceva parte la Divisione Ariete II nel settembre ’43 furono schierati a difesa di Roma, nei nodi cruciali della via Salaria, via Flaminia, via Claudia e via Cassia a Bracciano nel bivio con Tolfa e a difesa della Cassia al lago di Monterosi. Resistettero ad attacchi di forze soverchianti come la 3ª Panzergrenadierdivision forte di 25.000 uomini, la più importante in Italia. Gli italiani riuscirono a contrattaccare infliggendo gravi perdite al nemico. In questo contesto si colloca l’azione eroica di Audino Bombieri, che distrusse due panzer tedeschi e uccise vari soldati. Ma l’efficace ed eroica azione dei carristi italiani fu vanificata dall’ordine giunto alle 15 del 9 ottobre da parte del Generale Carboni, di spostarsi a Tivoli, lasciando aperta la strada della capitale all’esercito tedesco. Fu la disfatta, la resa, nonostante gli atti di eroismo di militari e civili sostenuti dalla educazione a rispondere per la difesa della patria. 

Ecco la motivazione per il conferimento della Medaglia d’Oro a Udino Bombieri: «Capocarro e vice comandante di plotone, ricevuto l’ordine di abbandonare il proprio semovente ormai inutilizzato da una perforante germanica, già ferito, ordinava al marconista e al pilota di lasciare il semovente e rimaneva sotto le raffiche nemiche per inutilizzarlo completamente. Colpito nuovamente da schegge di granata non abbandonava il carro fino a che non era sicuro di lasciarlo completamente fuori uso nelle mani del nemico. Caduto ferito mortalmente faceva cenno al proprio comandante di plotone che cercava di avvicinarglisi e di portargli soccorso di non curarsi di lui, di non esporsi, di tornare al suo plotone in combattimento. Continuava il fuoco con la mitra, accasciato poco lontano dal proprio carro in fiamme, fino a che non veniva colto alle spalle e ucciso a revolverate da granatieri germanici».

Lo storico Massimo Perugini che da anni consulta gli archivi, raccoglie le testimonianze, e analizza gli eventi di quei mesi, offre le sue conclusioni sull’assoluto eroismo di quei soldati uccisi e di molti altri che decisero di resistere all’invasione. Spesso lasciati soli dai loro superiori ma decisi a reagire e a combattere per riscattare dal vergognoso spirito di resa. Ritiene che la motivazione del conferimento dell’onorificenza a Bombieri, non sia esatta, e che i fatti siano stati diversi. Lo si potrebbe ipotizzare dalle eccezionali foto scattate da un giovane di Bracciano il giorno dopo, nel quale si vede il corazzato semovente distrutto, immobilizzato in un uliveto, la mitragliatrice prelevata dal Sergente maggiore e quindi la possibilità che lui sia stato ucciso non da soldati nemici che lo avrebbero colto alle spalle, ma da una scheggia di granata che aveva colpito il suo mezzo corazzato mentre stava recuperando la mitragliatrice.

Questa ipotesi viene ripresa da Giorgio Sala, ricercatore storico e figlio del giovanissimo fotografo che scattò quelle immagini. Infatti la sua famiglia aveva dato asilo ai due soldati dell’equipaggio del mezzo di Bombieri, nascondendoli e fornendoli di abiti civili. Lui il 10 settembre si era recato sul luogo dei combattimenti e aveva scattato tre fotografie, che insieme ad altro materiale documentale fanno parte di una mostra che sarà inaugurata nel pomeriggio al Chiostro degli Agostiniani a Bracciano.

L’ultimo intervento a chiusura della mattina, la eccezionale testimonianza di Jole Mancini, la partigiana gappista che, nonostante i suoi 103 anni, conserva una memoria lucidissima della sua azione resistenziale, della sua detenzione a via Tasso, sede delle SS, dove ebbe modo di conoscere bene i metodi di Erich Priebke: nonostante le torture subite non tradì mai   il marito Ernesto Borghesi, M.A.V.M.,   anche lui nei Gap romani, e gli altri combattenti.  E ricorda come, appena prima dell’ingresso delle truppe alleate a Roma, facesse parte di un convoglio di prigionieri che avrebbe dovuto essere trasferito nei campi in Germania, ma il suo autocarro ebbe un guasto e fu riportata in via Tasso, per poi essere liberata il 4 giugno.  E va ricordato che l’altro autocarro invece si fermò in località La Storta, sulla via Cassia, i prigionieri fatti scendere e fucilati. Tra loro Bruno Buozzi, tra i fondatori della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, il grande sindacato unitario.

L’8 settembre 2023 in Campidoglio

L’intervento della Vicepresidente Nazionale Silvia Costa: “Un onore  e un’emozione portare, come Vicepresidente della ANPC, insieme a Gianfranco Noferi, il saluto della Presidente Garavaglia e della nostra Associazione, alla celebrazione promosso dall’Anpi con le Associazioni partigiane e combattentistiche, per gli 80 anni da quell’8 settembre 1943 in cui Roma visse drammatiche giornate dopo l’armistizio e la fuga del re e si realizzò una inedita alleanza tra militari e civili nella difesa di Roma dalla reazione e dalla occupazione tedesca. Quella lotta in risposta alla mancata difesa per ordini contraddittori e omissivi di alcuni vertici militari, lasciò sul campo quasi 1000 morti tra militari e civili, mentre dal 9 settembre alcuni gloriosi reparti dell’esercito regolare tentarono di impedire ai tedeschi di occupare Roma. Sarebbe importante anche per coinvolgere i giovani legare e segnare i tanti luoghi in cui si manifestò la resistenza militare e civile romana in un ideale e reale itinerario della memoria della liberazione   di Roma inserendoli nell’itinerario culturale EU cui abbiamo dato vita a Strasburgo, la Route de le liberation. E vengono alla mente due icone della cinematografia italiana: “Roma città aperta” di Rossellini e “L’Agnese va a morire” del compianto regista Guido Montalto che ci ha lasciato qui a Roma qualche giorno fa. Dal 10 settembre al 4 giugno 1944, quando le forze alleate liberarono la città, Roma fu teatro di gravi persecuzioni, arresti, uccisioni, fino all’eccidio delle Fosse Ardeatine e alla deportazione di oltre 2000 ebrei dal ghetto il 16 ottobre ‘43. E penso a solo due giorni prima della liberazione all’uccisione di Bruno Buozzi e di don Giuseppe Morosini a Forte Bravetta e l’uccisione di Eugenio Colorni, uno dei firmatari del manifesto di Ventotene. Ma ricordiamo anche che quella data segnò il sacrificio di tanti uomini e donne, laici e religiosi, tra i quali i cattolici ebbero un ruolo di rilievo. Tra i militari ricordo il Colonnello Cordero prima imprigionato a via Tasso e poi ucciso alle Fosse Ardeatine come, tra i religiosi, Don Pappagallo o Suor Teresina, colpita per aver ospitato feriti alla Montagnola. Ricordo che 4500 ebrei e perseguitati sono stati nascosti e salvati nei conventi di Roma con protagoniste molte suore coraggiose, come finalmente emerge da testimonianze, e da storici tra i quali Suor Grazia Loparco e nel suo libro “Il secondo piano: Roma 1944: una storia di ebrei, di suore, di coraggio e carità” con la presentazione di Ritanna Armeni che racconta l’ospitalità che dettero in un convento sulla Nomentana a tre famiglie ebree al secondo piano e a tedeschi nell’infermeria al piano terra grazie al coraggio di una superiora e consorelle. Dobbiamo ricordare i politici delle diverse formazioni politiche tra cui i democratici cristiani che nella clandestinità preparavano le basi della democrazia come la pubblicazione del popolo clandestino dall’8 settembre ‘43 fino al giugno ‘44 con capo redazione Gonella e Spataro, Pastore, Cingolani. Sempre più si riconosce il ruolo della resistenza civile, disarmata, accanto a quella armata che ha visto un grande protagonismo e presenza di organizzazioni cattoliche e che era volta a salvare vite umane, proteggere case, evitare  la violenza anche intercedendo con i tedeschi, isolare il nemico, organizzare scioperi per la pace, rallentare la produzione , ospitare e nascondere ebrei e perseguitati. Un impegno nella accoglienza, rifugio, nascondimento, protezione, che fu un diretto ed indiretto contributo  alla  resistenza  morale e popolare. Ma prima dell’8 settembre, dopo la destituzione di Mussolini il 15 luglio ‘43, tutte le forze politiche della resistenza preparavano il terreno ed i principi e le proposte per la futura costituzione e le istituzioni democratiche. Qui si colloca nel 1942 la Fondazione della DC da parte di Gasperi, la nascita del Popolo clandestino con Gonella e la elaborazione profetica, guidata da Paronetto, Vanoni, Dossetti, del Codice di Camaldoli che anticipava l’impianto della Costituzione soprattutto sul versante sociale ed economico. Il 9 settembre fu costituito a Roma il CLN a via Poma che poi si riunirà a casa Spadaro e quindi in Piazza Santi Apostoli, con la partecipazione di tutti i capi politici dei partiti antifascisti. Nel CLN Si posero le basi unitarie a fondamento della Costituzione repubblica democratica e alcune riunioni al seminario di Santa Maria maggiore dove furono nascosti Nenni, Saragat ed altri antifascisti. Oggi e durante questo anno che segnò la Liberazione di tante città italiane, dobbiamo ritrovare quella ispirazione, quell’amore per libertà e democrazia, quella volontà di rendere Roma davvero una città della convivenza, della pace, della solidarietà e legalità in una nuova alleanza tra uomini e donne di buona volontà. I giovani devono sapere, devono conoscere attraverso la narrazione e le testimonianze e l’impegno delle nostre Associazioni per capire i valori umani etici e politici della resistenza contro ogni rischio antidemocratico e  neofascista, nel nome della dignità della persona e del bene comune. Grazie”.

8 settembre 2023: 80° anniversario della Difesa di Roma

“Oggi a Porta San Paolo si sono svolte le celebrazioni dell’80° Anniversario della difesa di Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Ministro della DifesaGuido Crosetto. Le commemorazioni si sono aperte con la deposizione di una corona d’alloro da parte del Presidente Mattarella alla stele commemorativa che ricorda i Caduti per la difesa di Roma e sono proseguite al Parco della Resistenza con la deposizione di una corona d’alloro al Monumento alla memoria degli 87.000 militari Caduti durante la Guerra di Liberazione. “Oggi ricordiamo un insieme di persone su cui si costruisce e parte, simbolicamente, la Resistenza italiana. Ma anche qualcosa in più: la futura Repubblica italiana. Perché qui combatterono persone di diverse idee politiche che poi hanno costruito la democrazia, la pace, la sicurezza e la prosperità della Patria, il Parlamento e la Costituzione repubblicana”. Così il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel suo intervento durante il quale, nel ripercorrere i tragici fatti di 80 anni fa, ha aggiunto: “Uomini e donne, con coraggio, il giorno in cui lo Stato è crollato e si sono ritrovati con i nemici in casa, non hanno avuto dubbi: hanno continuato a servire la Bandiera e la loro Patria”. “La pace e la democrazia, purtroppo, affondano molto spesso le loro radici nelle tragedie, nelle difficoltà, nelle guerre, negli scontri” ha aggiunto il Ministro Crosetto, spiegando che, grazie a quelle gesta di quegli uomini e donne, militari e civili, al coraggio dimostrato da quelle persone, nel momento più buio dello Stato italiano, è nato il futuro di pace che viviamo oggi. “Continueremo ostinatamente a difendere questo racconto della nostra storia patria, sapendo che sono quelli su cui abbiamo costruito il presente e su cui costruiremo il futuro” ha detto il Ministro che ha ringraziato le Associazioni combattentistiche e d’Arma presenti per il loro costante impegno a difesa della memoria. “Lo facciamo” ha concluso “perché sappiamo che c’è qualcosa più importante di noi: la nostra Repubblica, la nostra Costituzione, il nostro Paese”. Alla cerimonia hanno preso parte, tra gli altri, il Sindaco di RomaRoberto Gualtieri, l’Assessore RegionaleSimona Renata Baldassarre, il Presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti Forze Armate Regolari della Guerra di LiberazioneGen. Enrico Pino, rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma presenti. Presenti, inoltre, il Capo di Stato Maggiore della DifesaAmmiraglio Giuseppe Cavo Dragone, i Vertici delle Forze Armate e della Guardia di Finanza, autorità civili, militari e religiose e numerosi cittadini”. (pubblicato sul sito ufficiale del Ministero della Difesa https://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/8-settembre-80%C2%B0-Anniversario-della-difesa-di-Roma.aspx).

Per l’Anpc erano presenti il Consigliere Nazionale Aladino Lombardi e l’Alfiere Lucia Scagnoli con il nostro medagliere. Qui sotto nella foto con il il Ministro Crosetto.

Mattarella depone due corone d’alloro a Porta San Paolo e al Parco della Resistenza, in occasione dell’80° anniversario della Difesa di Roma

A Ravenna per i 100 anni di Don Minzoni

Giovedì 31 Agosto a Ravenna la nostra Presidente Nazionale Mariapia Garavaglia, assieme a Pierluigi Castagnetti ed Albertina Soliani coordinati da Aldo Preda hanno ricordato Don Giovanni Minzoni nel centenario della morte.

La registrazione dell’evento è stata fatta da Radio Radicale. Qui il link di tutto l’incontro: https://www.radioradicale.it/scheda/706909/festa-nazionale-dellunita-2023-cento-anni-di-don-minzoni

Questo il link dell’intervento della nostra Presidente Nazionale Mariapia Garavaglia: https://www.radioradicale.it/scheda/706909

Un momento importante per ricordare il sacerdote martire, per il quale la diocesi di Ravenna, la parrocchia di Argenta, l’Agesci, il Masci e gli Scout d’Europa hanno avviato la causa di beatificazione.

Don Giovanni Minzoni, nacque a Ravenna  il 29/06/1885 ed è da annoverare tra gli esempi più fulgidi di martiri per la libertà e per la democrazia. Morì il 23 agosto 1923 ad Argenta (FE), quando fu  aggredito da due squadristi fascisti e, a seguito delle lesioni riportate, perse la vita poche ore più tardi. Medaglia d’argento al valor militare nel periodo da cappellano durante la Prima Guerra Mondiale. Da sempre oppositore del fascismo, non mancò di mostrare la sua contrarietà ed opposizione al nuovo regime che si venne instaurando in Italia nel 1922. Non  condivideva nè l’ideologia nè i i loro metodi fortemente violenti. Sacerdote esemplare ed educatore dei giovani ai valori della libertà, della giustizia e della democrazia, aderì al Partito Popolare di Don Luigi Sturzo nell’aprile del 1923 divenendo indiscusso e autorevole punto di riferimento degli antifascisti di Argenta.

Un incontro sulla guerra in Ucraina a Piacenza

Segnaliamo l’incontro organizzato da CISL Piacenza-Parma insieme con l’associazione degli Ucraini, alla Biblioteca Passerini Landi di Piacenza sabato 9 settembre pv  alle ore 15.30  sul tema dell’aggressione della Russia all’Ucraina.

Come ANPC parlerà Mario Spezia, Consigliere Nazionale e Presidente Provinciale di Piacenza, per esprimere il parallelismo tra la Resistenza Italiana durante l’ultima guerra e l’impegno dei resistenti ucraini.

Navigazione articolo