Incontro dibattito: GUERRA IN UCRAINA: PERCHE’?
Sabato 9 settembre scorso si è tenuto a Piacenza un dibattito, aperto e approfondito, sulle cause e le conseguenze del conflitto in Ucraina, che sta costando centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati. Si è trattata di un’occasione non solo per capire le dinamiche storiche, politiche, economiche e sociali che hanno portato alla crisi tra Kiev e Mosca, ma per prospettare possibili vie di soluzione a partire dal ruolo della nostra comunità piacentina e nazionale, mantenendo alta l’attenzione sulle emergenze umanitarie, sull’importanza di dare sostegno al popolo ucraino.
L’evento, organizzato dalla Cisl Parma Piacenza insieme con l’Associazione “Nadiya” e con il patrocinio del comune di Piacenza, si è svolto presso il Salone Monumentale della Biblioteca Passerini Landi a Piacenza.
Al dibattito, moderato dal giornalista Michele Rancati, hanno preso parte: lo storico Simone Attilio Bellezza, docente dell’Università Federico II di Napoli e autore di numerosi saggi sull’Ucraina; l’on. Paola De Micheli, parlamentare del Pd alla Camera dei Deputati; l’on. Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera dei Deputati (entrambi piacentini); Mario Spezia, presidente dell’ANPC sezione di Piacenza e padre Mario Toffari, direttore dell’Ufficio Diocesano Pastorale Migranti.
L’incontro, seguito da un folto pubblico, è stato introdotto da Michele Vaghini, segretario generale Cisl Parma Piacenza, e da Lyudmyla Popovych, presidente dell’Associazione “Nadiya” Odv a Piacenza, fondata nei primi giorni di guerra per portare aiuto in Ucraina oltre che per dare assistenza ai profughi nel territorio piacentino, ed ha tratto le conclusioni Andrea Cuccello, segretario nazionale CISL.


Padre Mario Toffari, direttore Ufficio Diocesano Pastorale Migranti; on. Tommaso Foti, capogruppo FDI Camera dei deputati; Andrea Cuccello, segretario nazionale CISL; Mario Spezia, presidente ANPC Piacenza; Simone Attilio Bellezza, docente dell’Università Federico II di Napoli; Lyudmyla Popovych, presidente dell’Associazione “Nadiya”; Michele Vaghini, segretario generale Cisl Parma Piacenza (assente nella foto l’on. Paola De Micheli, parlamentare del PD)
Lo dice con voce rotta Lyudmyla Popovych, presidente dell’associazione Nadiya che apre con un intervento molto sentito il convegno: Parole taglienti che squarciano il silenzio: «Se i russi smettono di combattere, la guerra finisce. Ma se smettono di combattere gli ucraini, finisce l’Ucraina».
“Ma siamo qui per capire se ci sia anche solo una remota possibilità di arrivare alla pace” aggiunge il segretario generale di Parma e Piacenza Michele Vaghini, spostando l’attenzione sugli scenari futuri, «partendo però dal presupposto che non si possa mettere sullo stesso piano paese invasore e popolo invaso». La politica, quella alta, raccoglie l’appello: Paola De Micheli (deputata Pd) prima e Tommaso Foti (capogruppo FdI alla Camera) poi, non mostrano tentennamenti: «C’è sempre stata continuità negli aiuti al popolo ucraino, ma l’Italia non può rimanere a guardare mentre l’assetto dell’Europa viene stravolto da una rivoluzione copernicana che mette in dubbio gli equilibri del secondo Dopoguerra. Così come – aggiunge però piccata – l’Ucraina non può permettersi di mettere in dubbio l’impegno della Chiesa cattolica e del Papa, definito a torto filo-putiniano ».
Foti elogia il popolo ucraino: «Se siamo qui oggi è perché ha dimostrato una resistenza straordinaria. L’Occidente ha mal interpretato quanto avveniva nel 2014, confondendo come referendum popolare (quanto accadde in Crimea) il primo atto dell’invasione». Per questo ora – chiude – è necessario porre rimedio a quell’errore storico, aiutando gli ucraini in una battaglia che è di valori, prima che di territorio».
Simone Attilio Bellezza, docente di Storia Contemporanea alla Federico II di Napoli, ravvisa nel 1991 la data clou: «Crollò l’Urss e nacquero Russia e Ucraina. Avevano culture simili e stessa necessità di passare dal socialismo al liberalismo. Al potere in Ucraina salgono ex comunisti che guidano la transizione: assommavano potere politico ed economico, i cosiddetti oligarchi. Poi nel 2004 sale al potere Yushenko. La parola d’ordine è avvicinarsi all’Europa, democratizzandosi e ribellandosi agli oligarchi. La popolazione, quindi, crea un anello di congiunzione con la classe dirigente europeista. Putin decide di invadere l’Ucraina per questo: rappresenta una via credibile anche per la Russia, opposta al suo centralismo dittatoriale».

C’è spazio anche per la lettura cattolica: padre Mario Toffari, direttore dell’Ufficio diocesano Migranti: «Nella grande unità della Chiesa c’è spazio per tutte le diversità ». Poi però avverte: «Se l’Ucraina vince e diventa nemica dei russi, rischia di perpetuare una situazione che porterà di nuovo alla guerra». Per Mario Spezia, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani Cattolici invece, non ci sono dubbi: «La Resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale è assolutamente equiparabile a quella del popolo ucraino. Il nostro popolo, dopo un lungo periodo di dittatura, ha avuto la forza di unirsi contro l’invasore. L’autodeterminazione dei popoli è un fatto inarrestabile. Putin lo scoprirà presto ».

L’incontro ripreso dai media:https://www.piacenzasera.it/2023/09/un-anno-e-mezzo-di-conflitto-in-ucraina-non-possiamo-abituarci-alla-guerra/498881/https://www.liberta.it/news/cronaca/2023/09/09/guerra-in-ucraina-convegno-in-biblioteca-soluzione-possibile-ora-serve-la-pace/
Qui l’articolo apparso sul quotidiano Libertà il 10.9.2023




































