Celebrazioni del 9 settembre 1943- Bracciano 2023
Sabato 9 settembre a Bracciano si sono svolte le celebrazioni per l’80° anniversario della eroica difesa della città di Roma da parte dell’8° Reggimento Vittorio Emanuele II appartenente alla Divisione Cavalleria Corazzata Ariete II, e in particolare il sacrificio di quattro militari italiani che trovarono la morte nel combattere i tedeschi a nord di Bracciano: Udino Bombieri Medaglia d’Oro al Valor Militare, Serg. Magg. Rgt. Lancieri di Vittorio Emanuele II (10°),Nato a Grezzana (VR); Antonio Merlo Medaglia di Bronzo al Valor Militare, Cap.le 52° Rgt.Art, Nato a Valrovina (Vicenza); Elia Candido, Art.re, nato a Cofinio (AQ); Enrico Latini, Art.re 52° Rgt. Art., nato a Palombara Sabina (RM).
Nella sala del consiglio comunale, presieduta dal Sindaco di Bracciano, Marco Crocicchi, e alla presenza delle autorità Militari, del sindaco di Grezzana Arturo Alberti, del presidente Consiglio Comunale Valbrenta, Ermanno Bombieri, delle associazione Combattenti Provincia di Vicenza, Associazione Nazionale Combattenti di Lugo, Comune di Valstagna, Associazione Arma Aeronautica di Bracciano, dell’ANPI di Bassano del Grappa, dell’ANPI di Bracciano, e numerose altre, si sono succeduti vari importanti interventi per inquadrare storicamente gli avvenimenti del 9 settembre 1943. E’ presente Luciano, figlio di Udino Bombieri. In rappresentanza dell’Anpc ha partecipato il Consigliere Nazionale Gianfranco Noferi.



Il Sindaco di Bracciano, Marco Crocicchi, ricorda i nomi dei quattro eroici combattenti e l’appuntamento nella mattinata per l’inaugurazione del luogo della memoria che riposiziona il monumento a Audino Bombieri vicino alla lapide che ricorda tutti i loro nomi. Quindi si prevede una visita alle quattro strade dedicate ai caduti, strade che si trovano nei luoghi che videro lo svolgersi delle vicende belliche. Seguono gli interventi di Arturo Alberti, sindaco di Grezzana ed Ermanno Bombieri, presidente Consiglio Comunale Valbrenta, comuni del vicentino e del veronese dove ebbero i natali due dei quattro caduti e nei cui comuni a loro sono state dedicate strade e piazze.



Il Presidente ANPI sezione di Bracciano, Dario Cavinato, ha delineato il momento storico dell’8 settembre e in particolare la decisione dei partiti antifascisti di unirsi nel CLN e di dare avvio alla lotta di liberazione e successivamente di costituire un Comando Unico del Corpo Volontari della Libertà, nei quali erano rappresentati i partiti che costituivano il CLNAI, Luigi Longo, Ferruccio Parri, Mario Argenton, Fermo Solari ed Enrico Mattei, affidando il ruolo di Comandante al Generale Raffaele Cadorna, il Generale comandante della Divisione Corazzata Ariete che si oppose ai tedeschi a Bracciano e Monterosi.
La ricostruzione di quelle operazioni militari di quei giorni cruciali viene affidata al Gen. Carlo Cadorna, figlio di Raffaele Cadorna, che ricorda come le azioni degli eroi del 9 settembre erano la scelta consapevole di riscatto della Patria nel clima di dissoluzione e di tradimento da parte del Re e dei vertici militari. Vengono ricordati i documenti, gli studi di storia militare, le memorie dei protagonisti, come il volume La verità sull’8 settembre 1943, del generale Ettore Musco, ufficiale del Fronte Militare Clandestino e del Corpo Volontari della Libertà, che poi sarà a capo dei nuovi servizi di intelligence nel dopo guerra, o il libro di memorie La riscossa scritto da suo padre. Dall’errore dei Re Vittorio Emanuele III di non voler riconoscere i partiti antifascisti e di non affidare ad un civile la Presidenza del Consiglio dopo l’arresto di Mussolini, e quindi di non dare la responsabilità del Ministero della Guerra ad un generale capace e di grande esperienza come Cavallero, a tutte le errate valutazioni strategiche che guidarono l’azione, o meglio l’inazione, del Maresciallo Badoglio, le sue ambiguità nei confronti dei tedeschi e i tentennamenti con gli alleati sino all’armistizio a cui lo Stato Maggiore arrivò completamente impreparato. Ma alcuni singoli reparti da un mese erano preparati a contrastare i tedeschi, e furono comandati in modo eccellente ed efficace. Il Gen. Carlo Cadorna prosegue la ricostruzione storica, portando ad esempio il R.E.CO. Raggruppamento Esplorante Corazzato, dotato di nuovi ed efficienti mezzi corazzati, che si erano battuti degnamente I quadri e il personale di questi reparti provenivano in massima parte dalla cavalleria, e questo portava una elevata efficienza tecnica ed un complesso di sentimenti e tradizioni tali da costituire strumenti di guerra ad altissimo livello. Ne faceva parte la Divisione Ariete II nel settembre ’43 furono schierati a difesa di Roma, nei nodi cruciali della via Salaria, via Flaminia, via Claudia e via Cassia a Bracciano nel bivio con Tolfa e a difesa della Cassia al lago di Monterosi. Resistettero ad attacchi di forze soverchianti come la 3ª Panzergrenadierdivision forte di 25.000 uomini, la più importante in Italia. Gli italiani riuscirono a contrattaccare infliggendo gravi perdite al nemico. In questo contesto si colloca l’azione eroica di Audino Bombieri, che distrusse due panzer tedeschi e uccise vari soldati. Ma l’efficace ed eroica azione dei carristi italiani fu vanificata dall’ordine giunto alle 15 del 9 ottobre da parte del Generale Carboni, di spostarsi a Tivoli, lasciando aperta la strada della capitale all’esercito tedesco. Fu la disfatta, la resa, nonostante gli atti di eroismo di militari e civili sostenuti dalla educazione a rispondere per la difesa della patria.



Ecco la motivazione per il conferimento della Medaglia d’Oro a Udino Bombieri: «Capocarro e vice comandante di plotone, ricevuto l’ordine di abbandonare il proprio semovente ormai inutilizzato da una perforante germanica, già ferito, ordinava al marconista e al pilota di lasciare il semovente e rimaneva sotto le raffiche nemiche per inutilizzarlo completamente. Colpito nuovamente da schegge di granata non abbandonava il carro fino a che non era sicuro di lasciarlo completamente fuori uso nelle mani del nemico. Caduto ferito mortalmente faceva cenno al proprio comandante di plotone che cercava di avvicinarglisi e di portargli soccorso di non curarsi di lui, di non esporsi, di tornare al suo plotone in combattimento. Continuava il fuoco con la mitra, accasciato poco lontano dal proprio carro in fiamme, fino a che non veniva colto alle spalle e ucciso a revolverate da granatieri germanici».


Lo storico Massimo Perugini che da anni consulta gli archivi, raccoglie le testimonianze, e analizza gli eventi di quei mesi, offre le sue conclusioni sull’assoluto eroismo di quei soldati uccisi e di molti altri che decisero di resistere all’invasione. Spesso lasciati soli dai loro superiori ma decisi a reagire e a combattere per riscattare dal vergognoso spirito di resa. Ritiene che la motivazione del conferimento dell’onorificenza a Bombieri, non sia esatta, e che i fatti siano stati diversi. Lo si potrebbe ipotizzare dalle eccezionali foto scattate da un giovane di Bracciano il giorno dopo, nel quale si vede il corazzato semovente distrutto, immobilizzato in un uliveto, la mitragliatrice prelevata dal Sergente maggiore e quindi la possibilità che lui sia stato ucciso non da soldati nemici che lo avrebbero colto alle spalle, ma da una scheggia di granata che aveva colpito il suo mezzo corazzato mentre stava recuperando la mitragliatrice.
Questa ipotesi viene ripresa da Giorgio Sala, ricercatore storico e figlio del giovanissimo fotografo che scattò quelle immagini. Infatti la sua famiglia aveva dato asilo ai due soldati dell’equipaggio del mezzo di Bombieri, nascondendoli e fornendoli di abiti civili. Lui il 10 settembre si era recato sul luogo dei combattimenti e aveva scattato tre fotografie, che insieme ad altro materiale documentale fanno parte di una mostra che sarà inaugurata nel pomeriggio al Chiostro degli Agostiniani a Bracciano.
L’ultimo intervento a chiusura della mattina, la eccezionale testimonianza di Jole Mancini, la partigiana gappista che, nonostante i suoi 103 anni, conserva una memoria lucidissima della sua azione resistenziale, della sua detenzione a via Tasso, sede delle SS, dove ebbe modo di conoscere bene i metodi di Erich Priebke: nonostante le torture subite non tradì mai il marito Ernesto Borghesi, M.A.V.M., anche lui nei Gap romani, e gli altri combattenti. E ricorda come, appena prima dell’ingresso delle truppe alleate a Roma, facesse parte di un convoglio di prigionieri che avrebbe dovuto essere trasferito nei campi in Germania, ma il suo autocarro ebbe un guasto e fu riportata in via Tasso, per poi essere liberata il 4 giugno. E va ricordato che l’altro autocarro invece si fermò in località La Storta, sulla via Cassia, i prigionieri fatti scendere e fucilati. Tra loro Bruno Buozzi, tra i fondatori della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, il grande sindacato unitario.







