Presentazione libro Tina Anselmi in Campidoglio
Alla Sala Laudato Sii in Campidoglio si è tenuta mercoledì 21 settembre alle ore 17.30 la presentazione del volume su Tina Anselmi. Tra le relatrici la Presidente Nazionale ANPC Maria Pia Garavaglia, la Vicepresidente Silvia Costa, la senatrice, già ministra della Difesa, Roberta Pinotti e l’ex senatrice Albertina Soliani. Presente anche il Consigliere Nazionale Aladino Lombardi.
In pieno rush finale elettorale, alla sala Laudato Si inaugurata da Papa Francesco, Roberto Di Giovan Paolo, già senatore, figlio di una anselmiana doc, ha chiamato a raccolta un po’ di amici e di appassionati per celebrare l’eredità politica e la figura di Tina Anselmi che, “a soli diciott’anni come staffetta partigiana rischiava la vita portando in giro pezzi di radio trasmittente smontati o documenti giocando sul fatto che una studentessa in bicicletta non poteva suscitare sospetti”. Antifascista purissima, da sempre, per reazione e per convinzione quando vide tutti quei giovani di diciott’anni, tra cui anche qualcuno che le era molto caro, impiccato oscenamente agli alberi del viale di Bassano del Grappa che dominava la sua valle natale .
“Una donna straordinaria poco celebrata. Ricordare oggi Tina Anselmi significa anche risarcire la sua memoria” ha detto Mariapia Garavaglia, nostra Presidnete Nazionale e Ministro della Sanità dall’aprile 1993 al maggio 1994, che durante la presentazione ha sottolineato come l’Italia non abbia mai valorizzato sufficientemente questa donna. “La legge 883, che ha sancito l’istituzione del nostro Sistema Sanitario, è la più importante che abbia avuto il Paese, dopo la Costituzione”, ha continuato Garavaglia. I suoi ricordi di Tina Anselmi sono intimi, personali: “ricordo quell’abbraccio di Tina, quello che mi diede quando riuscì a garantire la stessa qualità di farmaci per ricchi e poveri. Era una donna così straordinaria che le persone la fermavano per strada semplicemente per ringraziarla di esserci”.
Dopo la guerra riprese gli studi e iniziò la sua carriera di sindacalista, girando per le filande dove le donne soprattutto erano sfruttate. Proprio in quei luoghi ricchi di sofferenza cominciò la sua battaglia di genere in tempi remotissimi quando non si concepiva nemmeno il femminismo. Tina Anselmi ricordava anni dopo che bastava guardare le mani di quelle lavoratrici: le mani “cotte” da quel lavoro che veniva fatto con l’acqua calda che scottava le mani e le rendeva dure e piene di calli per il resto della vita. Non era un ambiente facile ma Tina Anselmi si faceva valere anche in un mondo maschilista e conservatore come quello dell’imprenditoria veneta di allora.
Eletta parlamentare, negli anni difficili del terrorismo e della formula politica della cosiddetta solidarietà nazionale le fu chiesto di fare il ministro, cosa per la verità ben meritata e non una sorpresa ormai data la stima di cui godeva in quegli anni settanta così difficili per il nostro Paese. Tina Anselmi fu il primo ministro donna della Repubblica italiana. Fu un ottimo ministro del lavoro. Nel successivo governo al ministero della sanità riformò il sistema sanitario nazionale creando il quadro di sistema che introdusse in Italia la sanità per tutti così come prevede la nostra costituzione
Quando, finita quell’epoca, bruscamente dopo l’assassinio di Aldo Moro, “suo riferimento politico” come ha spiegato Silvia Costa che ha emozionato la platea facendo un intenso e toccante ritratto di Tina che sembrava ormai avviata verso una tranquillità e un momento di riflessione e che invece si trovò alle prese con una richiesta molto importante da parte del suo partito: quella di presiedere la Commissione bicamerale incaricata di indagare sulla loggia massonica P2 di Licio Gelli. Condusse la commissione con grande prudenza, fu intransigente anche col suo partito come era giusto che fosse. Celeberrimo il suo duro intervento finale in Aula sui lavori della Commissione di inchiesta. Quell’intervento che non fu solo un atto d’accusa ma un atto d’amore verso la politica, i partiti politici di massa, i corpi intermedi, la cittadinanza consapevole è forse il testamento politico di Tina Anselmi che a quell’indagine , come ha spiegato Albertina Soliani, “sacrificò anche le possibili chance di elezione al Quirinale”, cosa a cui – come al solito – non aveva pensato per nulla lei, che amava ritirarsi a Castelfranco Veneto, nella sua comunità, per la quale ha iniziato a combattere in guerra e lavorato in pace, e dove ora riposa al termine di un cammino eccezionale, il cui ricordo non deve andare perduto.
E non lo sarà, io credo, considerando che al Quirinale i piduisti fecero di tutto per non farla eleggere ma non hanno potuto evitare che fosse eletto uno dei più giovani membri della commissione di inchiesta Anselmi: Sergio Mattarella.
Tobia Morandi




Grazie per avere illustrato la vita di codesta grande figura di donna!
questo libro deve essere letto e divulgato nelle scuole per indurre i nostri giovani a conoscere, amare, imitare Tina Anselmi. l’apporto dei docenti di materie umanistiche e di religione per discussioni e dibattiti con i giovani sulla esistenza luminosa di Tina Anselmi e’ un contributo pedagogico-formativo importante.