5 febbraio 2022: assemblea cittadina antifascista Porta San Paolo a Roma
Oggi a Porta San Paolo all’assemblea antifascista in rappresentanza dell’Anpc erano presenti la Vicepresidente Nazionale Anna Maria Cristina Olini, con il nostro alfiere Pierpaolo Barbieri e il Consigliere Nazionale Aladino Lombardi.
Le parole della nostra Vicepresidente Nazionale oggi alla manifestazione: “Buon pomeriggio, sono Cristina Olini, Vicepresidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani. Desidero innanzi tutto ringraziare quanti si sono adoperati per l’organizzazione e il buon andamento di questa manifestazione. È passato tanto tempo dalla caduta del potere fascista ma certe manifestazioni e altri sintomi ci dicono che la destra estrema e l’ideologia fascista non sono una partita chiusa. È un vento che riattraversa l’Italia con sempre maggiore forza e violenza nelle espressioni e nelle azioni ed è incredibile come ciò venga sottovalutato nonostante che la ricostituzione del partito fascista sia espressamente vietata e la legge vigente consenta di sciogliere le associazioni che si rifanno a quella ideologia. Nel 1993, dopo la legge Scelba, con la legge Mancino, la principale legge italiana contro l’incitamento all’odio e alla discriminazione, si sono in parte ristrette le possibilità di fare propaganda ed esporre simboli fascisti. Nel 2017 il deputato del PD Emanuele Fiano ha presentato una proposta di legge ulteriormente restrittiva, ma la legge approvata dalla Camera è sepolta da allora al Senato. Attualmente sfuggono dalle tipologie di reato tutti quei comportamenti che, sebbene abbiano natura individuale, sono comunque prefigurabili come apologia di fascismo, nonché contrari alla democrazia e ai suoi princìpi fondanti di libertà ed eguaglianza. Si pensi, al cosiddetto «saluto romano». Una serie di avvenimenti della recente cronaca ci insegnano che tali messaggi fanno breccia soprattutto tra quelle generazioni per le quali la trasmissione della memoria storica è giunta in maniera molto debole o affievolita. Questo sostrato ideologico alimenta o conferisce una qualche pseudo-legittimità a comportamenti imperniati sull’odio e sull’intolleranza. Per tutte queste ragioni, assieme a una forte battaglia di carattere culturale dobbiamo vigilare e chiedere alle istituzioni di usare tutti i mezzi previsti per far rispettare la democrazia. La pandemia ha avuto un impatto drammatico sul mercato del lavoro. Ciò ha portato ad aggravare le disuguaglianze, ad aumentare il numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale, a limitare l’accesso ai servizi oltre a creare gravi problemi psicologici. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo bellissimo discorso al Parlamento ha lanciato un grande monito “Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita, sono piuttosto il freno per ogni prospettiva reale di crescita” Le diseguaglianze minacciano la nostra democrazia. Se si vuole un Paese veramente democratico, non c‘è che una strada da intraprendere ed è quella di ridare a tutti quei diritti fortemente sanciti nella nostra Costituzione, a cominciare dai più deboli, senza esclusione di razza, di religione, di nazionalità per una società più equa e giusta. Finché saremo in assenza di una giustizia sociale, ci troveremo sempre sotto la minaccia di dittature, di mafia e anche al pericolo di una guerra. Nel 1948 De Gasperi affermava che libertà e giustizia sociale si difendono e si raggiungono solo in un clima di sicurezza e di pace e che quindi per resistere ai pericoli è necessario ricorrere alle energie ricostruttive ed unitarie di tutta l’Europa, un’area che ha sviluppato una comune civiltà. L’art. 3 dei principi fondamentali della nostra costituzione richiama alla pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Oggi qui siamo chiamati ad unire tutti i nostri sforzi per questi intenti in comune ognuno con la propria identità ma per un fine condiviso. Il silenzio su questa realtà vorrebbe dire mancare a noi stessi; vorrebbe dire abdicare alle responsabilità che ci coinvolgono tutti come cittadini e come gruppi politici, sociali, culturali e sindacali organizzati. Guai a noi se dovesse venire disperso quel prezioso patrimonio di idee, di culture e di scelte politiche, conquistato con enormi sacrifici nella lotta di liberazione dal fascismo. A distanza di tanti anni la costituzione ha retto alla prova della storia ed è stata una grande forza per il Paese. Dalla resistenza è nata la costituzione e la resistenza vive nella Costituzione. Una Costituzione che va difesa e sostenuta. Le associazioni qui presenti, pur seguendo strade diverse, devono prendere l’impegno per difendere gli ideali di libertà, democrazia, sicurezza, pace, stato di diritto, dignità umana e solidarietà. Questi sono i valori di riferimento costante per tutti e che furono il fine primo della lotta partigiana che, va ricordato, venne combattuta con le armi, per opporsi all’oppressore ma anche operando prestando assistenza a tutti coloro che si opponevano al nazifascismo. Grazie”.




