Il 17 aprile 1944: Rastrellamento del Quadraro
Il 17 aprile 1944, nelle ore del primo mattino, nella borgata del Quadraro, il Panzergrenadier-Regiment-71 e le SS Schutzstaffel, agli ordini del famigerato tenete colonnello Herbert Kappler, rastrellarono tutti gli uomini dai 15 ai 65 anni, che i nazisti riuscirono a prelevare. Per la città di Roma fu la terza deportazione attuata dai tedeschi, dopo quella dei circa 2500 Reali Carabinieri del 7 ottobre 1943 che si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e quella del 16 ottobre 1943 dei circa 1000 ebrei razziati al ghetto Ebraico.
Anche quest’anno ci troviamo nella condizione di celebrare sommessamente questo tragico evento a causa della Pandemia. Pertanto come già avvenuto per altre ricorrenze sia nell’anno passato che in questo 2021 non avremo quella partecipazione di popolo all’evento. Questo non ci impedisce dall’esternare un pensiero commosso per tutte le numerose cerimonie del rastrellamento del Quadraro che hanno visto la partecipazione di tutte le Istituzioni, sia Nazionali che Locali.
Desidero ricordare la presenza di alcune figure storiche: la Presidente della Camera dei Deputati Nilde Iotti, la Vice Sindaca di Roma Maria Pia Garavaglia, il Rabbino Capo della Comunità Ebraica Elio Toaff, la Direttrice del Museo della Liberazione di Via Tasso Elvira Paladini, Carla Capponi, Rosario Bentivegna, Achille Lordi, Giuliano Vassalli, Orfeo Mucci, Maria Teresa Regard Calamandrei, Franco Raparelli, Anita Pasquali, Maria Cervi nipote di Papà Cervi, Sindaci di Roma e non solo, Presidenti della Regione e della Provincia.
Nel corso della cerimonia il momento più toccante era quando i veri testimoni del rastrellamento narravano la loro storia dal vivo ai giovani. Alcuni dei racconti indelebili erano quelli di Sisto Quaranta, Guido Di Roma, Aleandro, insieme ad altri testimoni del rastrellamento. Credo sia doveroso citare anche Don Gioacchino Rey della chiesa S. Maria del Buon Consiglio che unitamente al Municipio ha ottenuto la Medaglia d’oro al Valore Civile per il Suo contributo alla Resistenza. Ma Don Gioacchino Rey, – come si evince dalla foto allegata – svolgeva una missione umanitaria anche nei confronti dei ragazzi del Quadraro. Li accoglieva nell’Oratorio, quasi fossero suoi figli: gli forniva degli abiti, li sfamava, li accudiva, perché alcuni di costoro non avevano più neanche i genitori.
Desidero concludere questa breve storia del rastrellamento del Quadraro, con l’appellativo “Nido di Vespe” che racchiude sinteticamente la memoria sempre viva del sacrificio di coloro che hanno sofferto a causa della guerra. Aladino Lombardi