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Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Archivi per il mese di “ottobre, 2018”

L’ultimo saluto a Monsignor Barbareschi

Ieri si sono svolti i funerali di Monsignor Barbareschi, protagonista dell’antifascismo cattolico tra i preti «ribelli per amore», Giusto tra le nazioni e Medaglia d’argento della Resistenza. Il rito funebre è stato presieduto da monsignor Franco Agnesi, Vicario generale e Vescovo ausiliare della Diocesi. L’omelia è stata pronunciata da don Giuseppe Grampa, da anni legato da intensa amicizia a monsignor Barbareschi. La riflessione di don Grampa ha preso spunto da uno scritto dello stesso Barbareschi (Clicca qui per leggere: Il-messaggio-di-monsignor-Barbareschi )che il sacerdote scomparso ha voluto che fosse reso pubblico durante le esequie. «Quante esperienze, quanti servizi hai reso alla Chiesa e al nostro Paese, quanti incarichi hai ricoperto, quante Istituzioni devono ricordarti! – ha sottolineato don Grampa -. Non dovremo dimenticare, ma ricuperare e custodire la viva memoria dei tuoi giorni». La cerimonia è stata molto partecipata ed in tanti si sono ritrovati per dare l’ultimo saluto a Don Giovanni. Dai banchi si è alzata spontaneamente una canzone dedicata alla Madonna (Nel cielo brilla una stella), che gli scout sono soliti cantare. Era presente anche una delegazione dell’ANPC con Silvia Barbanti (moglie di Giovanni Bianchi) ed Emanuele Locatelli (rappresentante delle Aquile Randagie).

Resteremo sempre grati a questo straordinario testimone di fede e di amore, che «tutto ha vissuto con intensità affettiva, con passione comunicativa, con testimonianza coraggiosa» usando le parole che l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, ha inviato nel messaggio letto durante i funerali del sacerdote ambrosiano –  ricordando la straordinaria figura di monsignor Giovanni Barbareschi.

Don Barbareschi: addio a un prete ribelle per amore

Ci ha lasciato nella notte del 4 Ottobre un protagonista della Resistenza, prete partigiano, che salvò  tanti ebrei e antifascisti.

L’ANPC si unisce al cordoglio per il dolore di questa perdita e lo ricorda con questo articolo dell’Avvenire che bene lo dipinge.

Monsignor Giovanni Barbareschi è morto nella serata di giovedì 4 ottobre,  Aveva 96 anni il sacerdote ambrosiano, protagonista dell’antifascismo cattolico e tra i preti «ribelli per amore», Giusto tra le nazioni e Medaglia d’argento della Resistenza.

La camera ardente, in via Statuto 4 a Milano, sarà aperta al pubblico sabato 6 e domenica 7 ottobre dalle 10 alle 18.

Don Giovanni Barbareschi nasce a Milano l’11 febbraio 1922. Prima di essere ordinato sacerdote, assieme a Teresio Olivelli, Carlo Bianchi, David Maria Turoldo, Mario Apollonio e Dino Del Bo, partecipò agli incontri che portarono alla fondazione de Il Ribelle, giornale che «esce quando può» (26 numeri in totale), malgrado gli enormi rischi sia per stamparlo, sia per distribuirlo. L’8 settembre 1943 decide di appoggiare la Resistenza. Entra nelle Aquile randagie, il movimento scout milanese clandestino. Collabora attivamente all’opera di Oscar (Organizzazione soccorso collocamento assistenza ricercati) preparando i documenti falsi e portando in salvo in Svizzera molti ricercati (ebrei, renitenti alla leva, evasi dai campi di prigionia, intellettuali e politici antifascisti).

Il 10 agosto 1944, ancora diacono, fu incaricato dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster di andare a impartire la benedizione ai partigiani uccisi in piazzale Loreto. Tre giorni dopo (13 agosto) venne ordinato sacerdote dal cardinale Schuster e celebrò la sua prima Messa il 15 agosto; la notte stessa fu arrestato dalle SS, mentre si stava preparando per accompagnare in Svizzera alcuni ebrei fuggitivi. Restò in prigione fino a quando il cardinale non ne ottenne la liberazione. Quando in seguito si presentò a lui, Schuster si inginocchiò e gli disse: «Così la Chiesa primitiva onorava i suoi martiri. Ti hanno fatto molto male gli Alemanni?».

Dopo qualche giorno don Barbareschi partì per la Valcamonica, aggregandosi alle Brigate Fiamme Verdi e divenne cappellano dei partigiani. Dopo essere stato arrestato, fu portato nel campo di concentramento di Bolzano, da dove riuscì a fuggire prima di essere trasferito in Germania. Ritornato a Milano divenne il “corriere di fiducia” tra il Comando alleato e quello tedesco durante le trattative per risparmiare la città da rappresaglie. Dal 25 aprile 1945, su mandato del cardinale Schuster, si adoperò per evitare rappresaglie contro i vinti.

Nel dopoguerra, tornato all’attività pastorale e all’insegnamento, fu assistente diocesano della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) e tra i fondatori della Fondazione Giuseppe Lazzati. Grande amico di don Carlo Gnocchi, lo aiutò nella sua opera e divenne il suo curatore testamentario.

Fu legato al cardinale Carlo Maria Martini da sentimenti reciproci di stima e di affetto e collaborò con lui nell’organizzazione della Cattedra dei non credenti. Nel 2012 il Corriere della Sera rese pubblico on line un video nel quale don Barbareschi intervistava Martini nel 50° anniversario dall’apertura del Concilio Vaticano II. In quell’occasione il cardinale disse: «Mi pare che don Barbareschi, che stimo e apprezzo da tanti anni come patriarca, sia in diocesi rappresentante della tradizione e questa sia un’occasione per rendergli omaggio. Grazie».

Nel 2011 monsignor Barbareschi fu insignito dell’Ambrogino d’oro, la massima onorificenza civica di Milano.

 

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