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Carlo Bianchi l’ingegnere di Fossoli

Carlo Bianchi nasce a Milano il 22 marzo 1912. L’amico Guido Castelli, compagno di liceo classico del collegio San Carlo, lo ricorda così «Il suo carattere, già allora, non conosceva conformismi, comode vie traverse, smorzamenti di toni o facili accomodamenti tra le sue convinzioni e l’interesse occasionale. La sorprendente tranquillità con la quale è andato incontro al carcere, alla deportazione e alla morte, senza lasciarsi influenzare dalle pressioni che lo consigliavano a qualche compromesso, ha le sue origini proprio nel temperamento, già manifestato negli anni del collegio, quando sosteneva a voce alta, se necessario, o con una scrollata di spalle, o con quel suo modo deciso, apparentemente ribelle di alzare la testa, la sua personale posizione di fronte alla certezza di essere nel giusto».

partigiani

Gli anni di Università al politecnico di Milano, la partecipazione attiva nella FUCI, la laurea in ingegneria a 23 anni preannunciavano una vita brillante e fortunata. Dopo una vacanza estiva in Germania al suo ritorno confida ad un amico cosa pensasse di Hitler. Scuotendo il capo disse «sono troppo esaltati, o faranno una rivoluzione fra di loro, e sarà terribile o si romperanno la testa con tutti gli altri. Se irromperanno fuori dalla loro terra, bisognerà fermarli a ogni costo, ma il cozzo sarà duro».

Nel 1938 Bianchi entra alla Siemens Elettra di Milano, dopo un anno si licenzia per non doversi iscrivere al Partito Fascista, ed entra nell’azienda paterna. Si sposa con Albertina Casiraghi dalla quale ebbe quattro figli. Dopo l’8 settembre viene in contatto con il CNL di Milano e tiene stretti rapporti con le prime forme di resistenza in Brianza a Sormano. A nome degli universitari e laureati cattolici sottopone al Cardinale Ildefonso Schuster un promemoria con le linee guida di un Segretariato del popolo(Carità dell’Ar­civescovo, ancora oggi esistente) che comprendeva l’istituzione di un Centro Legale Medico, per sopperire alle difficoltà e alle necessità dei milanesi meno abbienti duramente provati dalla guerra e dai bombardamenti.

Carlo Bianchi nel novembre ’43 conobbe Teresio Olivelli attraverso un comune amico, Astolfo Lunardi (fucilato a Brescia il 6 febbraio ’44), e lo presentò al CNL di Milano. Inizia l’idea di pubblicare un foglio clandestino nella consapevolezza della imminente caduta del regime, ponendo le linee guida di una nuova società. «La nostra è innanzitutto una rivolta morale che ripudia la dittatura, il privilegio della nascita e dell’oro».

Il primo numero del foglio Il Ribelle uscirà il 5 marzo del 1944 e l’ultimo il 26 aprile 1946. L’arresto, per delazione di un compagno, avviene il 27 aprile 1944 in P.za San Babila con l’amico Teresio Olivelli. Sono portati a San Vittore dove Bianchi scriverà una decina di lettere clandestine indirizzate ai genitori e alla moglie. Poi il trasferimento a Fossoli da dove scriverà otto lettere clandestine.

L’11 luglio ’44 scrive due lettere e un biglietto. Su uno di questi si legge «Voi siate sereni, tanto sereni come lo sono io in ogni momento. Ho l’impressione che le comunicazioni siano interrotte da qualche giorno perché non ho più visto posta da settimana scorsa! Sono però tranquillo perché tutti insieme, voi con Albertina e piccoli lì e io qui lontano, siamo nelle mani di Dio Padre, che ci aiuta, ci sostiene, ci unirà presto. Non venite, non mandate più nulla, siate allegri, ricordatemi sempre. Baci carissimi. Carlo».

La famiglia fu avvertita della morte di Carlo Bianchi la settimana successiva la strage di Fossoli, avvenuta il 12 luglio ’44. Medaglia d’Oro del Comune di Milano nel 1964 e Medaglia di Bronzo al Valor militare il 10 dicembre 1971. Nel 1949 il Consiglio Comunale di Inverigo gli intitolò una via.

Il Comune di Inverigo il 22 aprile ’16 con uno spettacolo particolare ricorderà la figura di Carlo Bianchi. Durante la guerra fu costretto a sfollare con la famiglia a Villa Romanò dove già aveva trasfCarlo Bianchierito un’attività industriale. Presso l’Auditorium Piccolo Teatro S. Maria (via Rocchina 14) è in programma L’ingegnere di Fossoli. Un eroe di Inverigo. 12 luglio ’44: Carlo Bianchi e gli altri martiri di Cibeno. L’ingresso sarà libero e gratuito. Il narratore è un personaggio di fantasia, Italo ex milite repubblichino, che durante quel mese di permanenza di Carlo Bianchi a Fossoli era in servizio al Campo. Italo racconta questi fatti solo trent’anni dopo, davanti a un registratore e a una bottiglia di vino, la sera della famosa finalissima del Rischiatutto, il 25 maggio del 1974, con le strade vuote e gli italiani incollati ai televisori. Parla della vita al Campo, della strana amicizia nata con Carlo Bianchi e della notte prima che li portassero tutti via. «Si tratta – dice R.H. Rainero Università degli Studi di Milano – di un racconto che abbandona le consuete vie del rituale e facendo una specie di ‘contro-storia’ parla dell’eroe a partire dalle angosce e dal dramma di uno dei suoi carcerieri, milite fascista repubblicano, che, dopo trent’anni dall’eccidio, rivive, non superandolo, il cruento evento della fucilazione dell’ingegnere. Ed è proprio a partire da questo solitario soliloquio, che la figura di Carlo Bianchi appare nella sua realtà di un sacrificio che uno dei suoi ‘nemici’ ricorda attraverso quei colloqui avuti alla vigilia della fucilazione».

Silvio Mengotto

(Pubblicato su: http://azionecattolicamilano.it/carlobianchilingegneredifossoli/ )

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