Il 29 Marzo 1944 – Piobbico, Valnerina
Il 29 marzo – Piobbico di Sarnano.
Duemila tra tedeschi della Alpenjager e fascisti del Battaglione M “IX Settembre”circondarono Sarnano per un rastrellamento del paese, per poi dirigersi anche nelle frazioni circostanti. A Piobbico arrivarono di notte, erano le 4.45 circa, quando gli abitanti furono svegliati di soprassalto con un breve fuoco di mitragliamenti e bombardamenti. In poco tempo i nazifascisti entrarono nelle case e radunarono gli abitanti minacciandoli di distruggere la piccola frazione e di ucciderli tutti se non avessero confessato dove si trovavano i ribelli. Nel corso dell’operazione la maggior parte del gruppo partigiano riuscì a sganciarsi, ma in quattro furono uccisi. Il comandante Filipponi si trovava nella soffitta della casa che lo ospitava e quando comprese che i nazifascisti non si sarebbero fatti alcuno scrupolo verso quelle persone, decise di presentarsi spontaneamente, lasciandosi catturare. Venne bastonato brutalmente e poi impiccato a un palo della corrente elettrica. La popolazione del villaggio fu salva, così come verrà risparmiata quella di Sarnano qualche ora dopo. La conclusione cui molti sono arrivati è che il sacrificio di Filipponi sia servito ad evitare un nuovo massacro.
29 marzo 1944, Valnerina.
Reparti tedeschi iniziarono un grande rastrellamento che investì tutta l’area occupata dalla brigata garibaldina ternana “Antonio Gramsci” (nelle quattro province di Perugia, Terni, Rieti ed Ascoli Piceno, fatti che verranno approfonditi di seguito) e si protrasse per una decina di giorni. La formazione garibaldina subì gravi perdite, caddero più di 50 partigiani. La furia di tedeschi e fascisti si abbatté anche sulla popolazione civile. Tre civili nel comune di Norcia, undici in quello di Cascia, quattro a Borgo Cerreto, cinque civili furono fucilati a Monteleone di Spoleto, otto in località Piermasotte nel comune di Vallo di Nera per un totale di 33 morti (secondo alcune testimonia il bilancio deve salire a 37) tutti agricoltori, più di cento i deportati.