ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Gli eventi e gli incontri promossi da ANPC per la celebrazione per il 79° anniversario della Liberazione a Roma

L’ANPC sezione di Roma per le celebrazioni del 25 aprile 2024 ha promosso e una serie di incontri e ha partecipato a vari eventi durante tutta la settimana dal 22 al 25 aprile.

I martiri cristiani nei campi di sterminio, 22 aprile 2024 Casa della Cultura e dello Sport “Silvio di Francia” (VII Municipio)

Lunedì 22 aprile presso la Casa della Cultura e dello Sport “Silvio di Francia” – V° Municipio, si è tenuto l’incontro dal titolo “I martiri cristiani nei campi di sterminio”. Dopo i saluti di Mauro Calliste– Presidente Municipio V Roma Capitale e di Maurizio Mattana -Presidente Commissione Cultura Municipio V, è intervenuta Olga Di Cagno- Commissione Cultura Municipio V, che ha introdotto l’incontro, e di seguito l’intervento della Vice Presidente Nazionale Silvia Costa, che ha sottolineato come questo incontro di approfondimento sui martiri cristiani perseguitati dai nazisti si iscriva nell’ampio progetto per far conoscere l’apporto dei cattolici alla Resistenza, progetto che porta alla luce sia l’organizzazione politico-militare sia la vasta, e ancora poco studiata e documentata, resistenza civile e non armata, che fu opposizione etica e supporto fondamentale ai resistenti. Per questo motivo le celebrazioni promosse da ANPC a Roma per il 79° anniversario della Liberazione, hanno come filo conduttore il contributo dei cattolici antifascisti, sia “disarmati” che combattenti, sottolineando anche il grande apporto che religiosi e religiose fornirono alla lotta di liberazione offrendo asilo e protezione ai perseguitati, nascondendo partigiani ed ebrei, favorendo le azioni clandestine, nascondendo armi, documenti, stampa clandestina, e aiutando la popolazione impoverita e sottomessa dalla occupazione nazista.

Sono seguite due interessanti relazioni di Don Domenico Vitulli Parroco San Tommaso d’Aquino e di Monsignor Carmelo Pellegrino, già Promotore della Fede della Congregazione della Causa dei Santi, il quale ha illustrato numerose biografie di cristiani perseguitati dal nazismo, sia cattolici che protestanti, sia religiosi che laici e che testimoniarono con il loro sacrificio la volontà di opporsi alla barbarie in nome della fede e della adesione ai principi di carità cristiana. Questi decisero di seguire la strada della giustizia fino a mettere in gioco la propria vita. Agirono in nome di un Vangelo che continua a essere vissuto anche nelle pieghe più ributtanti della Storia. Sono morti per amore. Per troppo amore.

Festa della Resistenza Roma 2024

Nei due giorni dal 23 al 25 aprile l’ANPC ha partecipato alla Festa della Resistenza, che per il secondo anno consecutivo, realizzata da Roma Capitale-Assessorato alla Cultura in collaborazione con le associazioni che costituiscono la Casa della Memoria e della Storia di Roma, che quest’anno si è sviluppata nei quartieri Quarticciolo-Quadraro, compresi nel X Municipio, uno dei centri più attivi della Resistenza a Roma, che nel 2004 è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile.

Tre giorni di eventi, con circa 80 appuntamenti tra lezioni, incontri, spettacoli, concerti, proiezioni e mostre per ricordare, condividere e promuovere i valori della Resistenza italiana, nei luoghi della città ove i partigiani hanno combattuto ottant’anni fa. Memori del fatto che tra il 1943 e il 1945 migliaia di donne e di uomini hanno lottato a fianco degli Alleati per l’affermazione dei valori di democrazia, libertà e uguaglianza che hanno forgiato la Repubblica e la Costituzione. Quest’anno ha visto la presenza di oltre 16 mila partecipanti, con un incremento di 3 mila presenze rispetto alla prima edizione al quartiere Garbatella nel 2023.

L’ANPC sezione di Roma ha organizzato due incontri per far conoscere l’apporto dei cattolici nella lotta di Liberazione a Roma, Italia e in Europa e per tenere vivi e vitali gli insegnamenti resistenziali, ondamento della nostra Costituzione e della nostra vita democratica. Il primo dedicato al “Contributo dei cattolici nella Resistenza”, anche con particolare riferimento all’apporto dato da figure come Adriano Ossicini e da altri antifascisti e partigiani cristiani a Roma e nel Lazio. Il secondo intitolato a “Le suore e il loro contributo alla Resistenza”, uno dei temi ancora poco conosciuti della lotta di liberazione: religiose che hanno difeso i perseguitati politici e gli ebrei, nascosto partigiani, curato come infermiere i partigiani feriti, aiutato attivamente la Resistenza e soccorso la popolazione stremata dalla guerra.

Il primo incontro “I cattolici e la Resistenza a Roma” si è tenuto martedì 23 aprile presso alla Casa della Cultura “Silvio Di Francia” – V Municipio.

L’incontro è dedicato alla presenza e il contributo dei cattolici nella Resistenza, anche in riferimento all’importante e fondamentale apporto dato, sia a Roma che in tutta Italia, anche da religiosi e religiose che agirono in supporto ai resistenti antifascisti con l’approvazione e l’assenso delle gerarchie ecclesiastiche. In particolare si ricorda la figura di Adriano Ossicini, partigiano fondatore del Movimento dei Cattolici Comunisti Movimento che fu comandante di formazioni partigiane della Sinistra Cristiana. Per il notevole contributo dato alla guerra di Liberazione è stato decorato con Medaglia d’Oro al Valor Militare. Medico al Fatebenefratelli di Roma, dove si è adoperato per salvare decine di ebrei rifugiatisi nell’ospedale per sfuggire ai rastrellamenti nel Ghetto.

L’incontro è stato preceduto dalla visione di due interviste tratte dal   programma RAI Eventi, in onda su Rai tre il 21/11/1996, dal titolo Testimoni della Resistenza e della guerra di liberazione di Luigi Parola e Angelo Sferrazza, occasione per ricordare il compianto collega ed amico Angelo Sferrazza, giornalista e dirigente Rai, vicepresidente dell’ANPC. 

Le interviste:

– La prima allo psichiatra e docente universitario Adriano Ossicini, come sopra accennato esponente nella Resistenza del Movimento Cattolico Comunista, che racconta quale è stato il ruolo dei cattolici nella Resistenza italiana, ed evidenzia che la resistenza cattolica fu la seconda forza combattente per azioni a Roma e nel Lazio.
– La seconda a Luigi Paganelli, Comandante Brigata Modena Montagna. Una testimonianza sui partigiani cattolici della Divisione Italia nel modenese, 1.600 partigiani combattenti riconosciuti, di cui l’80 % provenienti dall’Azione Cattolica.

Sono seguiti i seguenti interventi:
L’impegno e la testimonianza dei cattolici comunisti del Prof. Carlo Felice Casula, per dodici anni ha insegnato nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari, dove ha insegnato storia contemporanea, storia moderna e storia della pubblica amministrazione e governo locale, dirigendo l’Istituto politico internazionale. Attualmente all’Università Roma Tre è professore emerito di Storia contemporanea storia sociale, storia del lavoro e storia della pace, presiedendo il corso di laurea e dirigendo il Master internazionale in scienze della cultura e della religione. Per più mandati è stato membro del Senato accademico e responsabile della Commissione ricerca d’ateneo. è stato membro dell’Unesco History Project e dell’ILO Century Project. La sua produzione scientifica ha riguardato la storia sociale, politica, culturale e religiosa dell’Ottocento e del Novecento (movimento operaio e sindacale in Italia e Europa, Roma, Sardegna, politica internazionale della Santa Sede, Unesco e Ilo, rapporti storia-cinema), registrata sull’Anagrafe della ricerca di Roma Tre è di oltre 250 monografie e saggi pubblicati con tutte le maggiori case editrici e in riviste prestigiose. Ricordiamo in particolare Cattolici comunisti e sinistra cristiana 1938-1945, e curatore degli scritti politici di Adriano Ossicini.
Il secondo intervento “Ora la risposta è semplice: combattere! ” I cattolici romani e la lotta armata nella Resistenza” del Dott. Andrea Pepe, Assegnista di ricerca presso l’Università Telematica Internazionale UniNettuno, che recentemente ha pubblicato “Sparate ma non odiate- La legittimazione della lotta armata nella Resistenza dei giovani di Azione cattolica”. Collabora con ISACEM. Istituto per la storia dell’Azione Cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo IV. Gli studi di Andrea Pepe sono frutto di una ricerca condotta anche nei fondi archivistici conservati presso l’Isacem, e si pone l’obiettivo di indagare le impostazioni culturali, pedagogiche e catechetiche espresse dal ramo giovanile dell’Azione cattolica italiana verso il tema della liceità della violenza e della lotta armata nei difficili eventi successivi all’8 settembre del 1943 e di delineare il ruolo avuto dall’organizzazione nel supportare, indirizzare e indicare la via ai propri soci militanti. Questo originale sguardo di indagine mira a gettare ulteriore luce sull’apporto dato dalla più grande associazione laicale giovanile presente nel paese in quel periodo al processo che portò i giovani aderenti a definire una specifica coscienza resistenziale anche attraverso un costante richiamo a quanto appreso nei circoli associativi.
L’intervento conclusivo dal titolo “La Resistenza dei cattolici” è stato tenuto dal Prof. Paolo Trionfini, docente di storia contemporanea presso Università di Parma, autore di numerosi saggi e studi di storia contemporanea sul movimento cattolico in Italia e sull’antifascismo cattolico. Fa parte dell’Comitato scientifico della Fondazione Primo Mazzolari, del Comitato scientifico dell’Edizione Nazionale delle opere di Aldo Moro. È Direttore dell’ISACEM-Istituto per la storia dell’Azione Cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo IV, promotore del progetto “Biografie resistenti”. Questo progetto è un lavoro di ricerca che ha come obiettivo finale la creazione di una banca dati completa con la schedatura dei soci, delle socie e degli assistenti dell’associazione che hanno partecipato attivamente alla guerra di liberazione come combattenti, staffette, cappellani militari o membri dei Comitati di liberazione nazionale locali. Particolare rilevanza le biografie dei partigiani provenienti dall’Azione Cattolica ai quali è stata riconosciuta un’onorificenza (medaglia al valore civile, medaglia al valore militare, titolo di giusto fra le nazioni). Al momento la banca dati contiene principalmente figure decorate con medaglia d’oro al valore civile e militare, ma il progetto prevede l’individuazione e la schedatura di tutti i profili indicati.
L’esperienza dei partigiani provenienti dalle fila della A.C. è esemplare per il contributo dei cattolici alla Resistenza, non quantificabile solo nel novero dei combattenti aderenti a formazioni che si richiamavano alla Democrazia Cristiana, perché resistenti cattolici erano presenti in tutte le altre formazioni, testimoniando un codice di comportamento ed una disciplina interiore derivante dalla loro formazione.

Video dell’incontro:

Il secondo incontro, “Le suore e il loro contributo alla Resistenza” si è svolto il  24 aprile all’Arco di Travertino – Piazza coperta (VII Municipio).

Coordinato dalla Vicepresidente nazionale, Silvia Costa, è stato preceduto dalla visione di due servizi di TG RAI: da Rai News 24, in onda il 24 gennaio 2014, la testimonianza di suor Emerenziana, allora 92 anni, che con le consorelle dell’Istituto di San Giuseppe a via del Casaletto, salvò alcune famiglie ebree nei giorni della razzia del Ghetto di Roma il 16 ottobre 1943. Nel 1997 il suo nome è stato aggiunto all’elenco dei Giusti tra le Nazioni. Di seguito dal TG R Lazio del 10 settembre 2023, la testimonianza della scrittrice Lia Levi che da bambina si è salvata perché è stata nascosta proprio nel convento di Suore al Casaletto nell’Istituto di San Giuseppe. Segue l’intervista a Claudio Procaccia, Direttore del Dipartimento cultura della Comunità ebraica di Roma, relativa al ritrovamento negli archivi del Pontificio Istituto Biblico di Roma dell’elenco delle 4300 persone, di cui 3.200 con certezza ebrei, che furono ospitate negli istituti religiosi cattolici della città, una documentazione inedita che elenca le persone, in maggioranza ebree, protette dalle persecuzioni nazifasciste della Capitale grazie al rifugio loro offerto presso istituzioni ecclesiali della città.

Per completare le parole di Claudio Procaccia, occorre ricordare che l’elenco delle congregazioni religiose ospitanti (100 congregazioni femminili e 55 maschili), insieme ai rispettivi numeri delle persone da loro ospitate, era già stato pubblicato dallo storico Renzo De Felice nel 1961, tuttavia la documentazione integrale era stata considerata perduta. Gli elenchi ora ritrovati si riferiscono a oltre 4.300 persone, delle quali 3.600 sono identificate per nome. Dal confronto con i documenti conservati nell’archivio della Comunità Ebraica di Roma, circa 3.200 risultano con certezza ebrei. 

Il documento è stato presentato durante il workshop “Salvati. Gli ebrei nascosti negli istituti religiosi di Roma (1943-1944)” che si è tenuto presso il Museo della Shoah di Roma. La documentazione rinvenuta è stata compilata dal gesuita italiano padre Gozzolino Birolo tra il giugno 1944 e la primavera del 1945, subito dopo la liberazione di Roma. Birolo è stato economo del Pontificio Istituto Biblico dal 1930 fino alla sua morte per cancro nel giugno 1945. Rettore dell’Istituto in questo periodo è stato il gesuita padre Augustin Bea, che fu creato cardinale nel 1959 e divenne noto per il suo impegno per il dialogo ebraico-cattolico, soprattutto per il documento del Vaticano II Nostra Aetate.

Gli storici coinvolti nello studio dei nuovi documenti sono Claudio Procaccia, direttore del Dipartimento Cultura della Comunità Ebraica di Roma, Grazia Loparco della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, Paul Oberholzer dell’Università Gregoriana e Iael Nidam-Orvieto, direttore dell’Istituto Internazionale per la Ricerca sull’Olocausto dello Yad Vashem. La ricerca è stata coordinata da Dominik Markl (Pontificio Istituto Biblico e Università di Innsbruck) insieme al rettore del Pontificio Istituto Biblico, il gesuita canadese Michael Kolarcik.

Per introdurre gli interventi degli ospiti, si fa riferimento a quanto scritto dal prof. Giorgio Vecchio nella raccolta di saggi da lui curata, “Le suore nella Resistenza”. Scrive Giorgio Vecchio: «Nei libri di storia contemporanea, della Seconda guerra mondiale e della Resistenza le suore non esistono. Occorre recuperare «questa storia di donne religiose». Diversi i motivi della «clamorosa dimenticanza»: la convinzione che la Resistenza fosse solo un fatto militare dimenticando i «buoni samaritani», preti e suore; quella che Vecchio chiama «discriminazione storiografica verso le donne autrici di una scelta incomprensibile come quella religiosa»; la ritrosia delle suore «ammantate di modestia virtuosa».

Come ha scritto Suor LoparcoCon la fine dell’emergenza si registrarono molti casi di riconoscenza, ma anche indifferenza e rimozione. Il primo riconoscimento ufficiale fu la medaglia al valore civile attribuito subito dopo la guerra a suor Maria Goglia, Compassionista Serva di Maria, probabilmente prima donna italiana a ricevere tale onorificenza. Alcune religiose furono ringraziate ufficialmente dagli ebrei nel decennale della fine della guerra, nel 1955; altre sono state cercate nell’ultimo decennio, in cui si è svegliato l’interesse per i Giusti delle nazioni anche in Italia. Vari ebrei, all’epoca bambini o ragazzi, sono voluti tornare sui luoghi dopo cinquant’anni, ma ovviamente molti non hanno ritrovato le persone conosciute. Alcuni sono riusciti a rintracciare le suore ancora in vita, non potendo dimenticare un’accoglienza senza condizioni, un gesto gratuito e affettuoso, un pezzo di pane nascosto sotto il cuscino, parole di conforto e momenti di pericolo vissuti insieme, con reazioni pronte e coraggiose”.

Come ha scritto Suor BassaniCon una dedizione e un coraggio che loro ritenevano normali, le suore si misero dalla parte dell’uomo da soccorrere e da curare, senza fare alcuna distinzione, indipendentemente dal suo schieramento militare o politico. Ma se hanno aiutato i tedeschi e i fascisti quando erano ammalati o feriti, perché in essi vedevano «l’uomo da salvare», tuttavia, quando si è trattato di scegliere da che parte stare, di agire direttamente, correndo il rischio della vita, queste suore, sparse in tante parti d’Italia, senza comunicare tra di loro, come guidate da un sesto senso, scelsero di aiutare gli ebrei, i prigionieri, i soldati fuggiaschi, i partigiani. La loro, dunque, fu istintivamente una scelta di libertà”.

Silvia Costa, vicepresidente nazionale dell’ANPC ha introdotto il tema e moderato l’incontro.

Il primo intervento Resistere a porte aperte” è stato di Suor Grazia Loparco, docente ordinaria di Storia della Chiesa, presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, Roma, consultore della Congregazione delle cause dei santi, autrice  di vari saggi storici tra cui “Gli ebrei e molti altri nascosti negli istituti religiosi a Roma”, il saggio “Gli ebrei negli istituti religiosi a Roma (1943-1944) Dall’arrivo alla partenza “pubblicato su Rivista sulla Storia della Chiesa in Italia, e “Le Suore e la Resistenza a Milano”.  

Il secondo intervento “Le suore della libertà di Suor Albarosa Ines Bassani, dell’Istituto Suore Maestre Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori di Vicenza. Suor Bassani è tra le prime due donne nominate dal Papa come Consultore Storico per le Cause dei Santi; è membro dell’Accademia Olimpica di Vicenza, la più antica Accademia d’Italia, fondata nel 1555.  È autrice di numerosi studi di storia contemporanea religiosa, sociale ed economica veneta tra i quali “Le suore della libertà – Tra guerra e Resistenza (1940-1945)”,L’altra Caporetto. Suore, orfanelle e pazze di Valdobbiadene profughe nei territori occupati (1917-1918)”, “Le Suore Dorotee durante la Seconda Guerra Mondiale”. Il suo intervento è stato   dedicato a molte piccole storie di eroismo delle Suore nel Veneto spesso ignorate dalla grande Storia.

Il terzo intervento “La Santa Sede e la Resistenza  a Roma” è stato del Prof. Andrea Ciampani, Professore ordinario di Storia contemporanea presso la Libera Università Maria Ss. Assunta –LUMSA, autori di numerosi saggi, monografie, articoli e recensioni sulla rappresentanza del lavoro nell’economia globale, sulla storia del Risorgimento, sulla presenza dei cattolici nell’Italia repubblicana e sui diversi profili della rappresentanza politica e sociale; è membro del comitato scientifico “Archivium Historiae Pontificiae”, di “Ricerche di Storia Politica”; coordina il Gruppo di Ricerca “Un laboratorio politico: Roma, la Santa Sede e l’Italia (1943-1944); è il coordinatore del progetto di studio “La Liberazione di Roma 4 giugno 1944: Chiesa, mondo cattolico, Forze Armate italiane nelle dinamiche della Resistenza.” promosso da A.N.P.C. – Università LUMSA – Roma; in collaborazione con Pontificio Comitato di Scienze Storiche; Ufficio Storico Esercito italiano; Istituto Storico Germanico – Roma; ISACEM – Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico Paolo VI.

Lettera solidarietà alla Ministra Roccella

L’Anpc si dissocia fermamente da chi agli Stati generali della natalità, promosso per il quarto anno, dal Forum della  Famiglia,  ha impedito che prendesse la parola la Ministra Roccella facendo prevalere un approccio ideologico sul confronto che deve essere  pacato e propositivo, anche nel dissenso. 

Esprimiamo quindi solidarietà alla Ministra e ci auguriamo che il tema della promozione della natalità, favorendo condizioni effettive e sostegni efficaci alla maternità, che nella nostra Costituzione è un valore sociale e la paternità sia un terreno comune di proposte nell’interesse delle giovani famiglie e coppie. Come è successo nella precedente legislatura con l’assegno unico ai  genitori voluto fortemente dal PD con i parlamentari Graziano  Delrio e Stefano Lepri in collaborazione con la allora Ministra Bonetti.

Ma intervenire ulteriormente e’ necessario anche di fronte alla rinuncia alla maternità di tante donne per ragioni economiche, di conciliazione con il lavoro o per l’insufficienza dei salari e redditi da lavoro o la rigidità della organizzazione del lavoro e dei servizi per l’infanzia.

Ci auguriamo che questa preoccupazione e questo impegno siano comuni e trasversali senza forzature ma nell’interesse generale anche della sostenibilità del sistema di welfare e per una società che sia innovativa e guardi con fiducia alle nuove generazioni e al futuro. 

9 maggio 2024. Giornata dell’Europa e delle vittime del terrorismo

Giornata dell’ Europa e delle vittime del terrorismo: con il ricordo imperituro e grato allo statista martire Aldo Moro riconfermiamo l’impegno a promuovere i valori fondanti della democrazia e dello sviluppo solidale e di cooperazione fra i popoli a presidio della pace. L’ANPC unisce nel ricordo e nell’impegno le date significative della nostra identità.

La Vicepresidente Nazionale, On. Silvia Costa, con il Consigliere Nazionale Aladino Lombardi e l’associazione “II Popolari” stamattina hanno portato un omaggio floreale a Via Caetani.

Anniversario uccisione Aldo Moro 9 maggio1978

Il prossimo 9 maggio saranno passati 46 anni dal ritrovamento nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, del cadavere dell’on. Aldo Moro, barbaramente ucciso dalle Brigate Rosse; a commemorazione del Suo martirio inoltriamo, con preghiera di pubblicazione il nostro ricordo, accompagnato dall’invito a prendere parte alla celebrazione della una Santa Messa a suffragio che per lui e per gli uomini della scorta barbaramente trucidati: Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi,
don Franco Capelli  celebrerà Giovedi 9 maggio pv alle ore 18.00 presso la chiesa di San Corrado Confalonieri in Piacenza – via Lanza, 58/B.

Qui il Comunicato:

46 anni fa, il 9 maggio 1978, veniva ritrovato a Roma, in via Caetani dopo 55 giorni di prigionia, il cadavere dell’on. Aldo Moro trucidato dalle Brigate Rosse; in suo onore e memoria con la Legge 4 maggio 2007, nr. 56 il Parlamento ha dedicato il giorno 9 maggio, quale “Giorno della Memoria” delle vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice. La giornata è stata istituita per ricordare e tributare il riconoscimento del Paese alle vittime nonché il sostegno morale e la vicinanza umana alle loro famiglie. Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) è stato un politico, accademico e giurista italiano, due volte Presidente del Consiglio dei ministri, Segretario politico e presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana. Cattolico fervente, nel 1935 entrò a far parte della Federazione Universitaria Cattolica Italiana di Bari, segnalandosi ben presto anche a livello nazionale. Nel luglio 1939 venne scelto, su consiglio di Giovanni Battista Montini, di cui, proprio in quegli anni, divenne amico, come presidente nazionale dell’Associazione. Mantenne l’incarico sino al 1942, quando fu chiamato alle armi, prima come ufficiale di fanteria, poi come commissario nell’aeronautica. Dopo qualche anno di carriera accademica, fondò nel 1943 a Bari, con alcuni amici, il periodico La Rassegna che uscì fino al 1945. Nel luglio dello stesso anno prese parte ai lavori che portarono alla redazione del Codice di Camaldoli. Ricordare Aldo Moro significa ricordare il più grande statista, alla pari con Alcide De Gasperi, del nostro Paese: tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante alla Costituente, ne divenne prima segretario (1959) e poi presidente (1976) e fu più volte ministro; cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri.

Ricordare Aldo Moro vuole anche essere l’occasione per riproporre la considerazione dei valori che hanno determinato le scelte di un uomo politico al quale la fedeltà alla propria ispirazione cristiana ha chiesto il sacrificio della vita. La dimensione dell’uomo la si può cogliere dalle parole che ha utilizzato nel 1944, quando in occasione della fine della guerra, gran parte degli italiani guardava con preoccupazione al domani e si domandava cosa occorreva fare per affrontare il futuro, diceva Aldo Moro: “E adesso? Da dove ripartire? Ora dobbiamo percorrere una lunga e difficile strada: dobbiamo, appunto, ricostruire. Cominciamo da qui. Rimettiamoci tutti a fare, con semplicità, il nostro dovere. Chi ha da studiare, studi. Chi ha da insegnare, insegni. Chi ha da lavorare, lavori. Chi ha da fare della politica attiva, la faccia, con la stessa semplicità di cuore con la quale si fa ogni lavoro quotidiano. Madri e padri attendano ad educare i loro figlioli. E nessuno pretenda di fare più o meglio di questo. Perché questo è veramente amare la Patria e l’umanità”. Sono parole che anche oggi ci servono per guardare al nostro futuro con la certezza che tutto dipende da noi, da ognuno di noi, dal senso di responsabilità e l’impegno che sapremo mettere in campo.

A ricordo del martirio dell’on. Aldo Moro e degli uomini della sua scorta, barbaramente trucidati: Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, Giovedì 9 maggio pv alle ore 18.00 presso la chiesa di San Corrado Confalonieri in Piacenza – via Lanza, 58/B don Franco Capelli celebrerà una Santa Messa a suffragio.

8 maggio 2024. Giornata Mondiale della Croce Rossa Italiana e Mezzaluna Rossa

Oggi giornata mondiale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Alla radice del Diritto Internazionale Umanitario, ovunque per chiunque. Purtroppo nelle recenti guerre non viene più rispettato il simbolo per eccellenza della protezione dei vulnerabili: bambini, vecchi, malati  e non belligeranti . Ogni anno decine di delegati perdono la vita nella assistenza dei più vulnerabili. Con un pensiero di gratitudine un grandissimo augurio per la missione della più grande organizzazione di volontariato, che semini esempi di dono, di solidarietà e sviluppo umano. Ci ricorda che “Ognuno è responsabile di tutto dinanzi a ciascuno“. Mariapia Garavaglia

Messa a ricordo dei cattolici piacentini che hanno preso parte alla Lotta di Liberazione

Ogni anno, intorno alla data del 25 aprile, Festa della Liberazione, l’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Piacenza ricorda i molti cattolici che, nel territorio piacentino, hanno dato la vita per la libertà.

Gruppo dei partecipanti alla commemorazione

Quest’anno, il 30 aprile nella chiesa di San Vittore alla Besurica, il parroco don Franco Capelli, anch’egli figlio di partigiani, dettaglio che ha aggiunto un surplus di valore emotivo, ha celebrato la messa a suffragio di eminenti figure locali come don Giuseppe Borea, Francesco Daveri, il beato don Giuseppe Beotti, Giuseppe Berti, Nato Ziliani e Pino Fumi. Questi uomini, insieme a molti altri, hanno combattuto per la libertà e la democrazia durante gli anni bui della nostra storia.

Mario Spezia

Pagare di persona
Mario Spezia, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Piacenza, ha sottolineato l’importanza del ricordo e dell’omaggio a queste figure di spicco, citando le parole di Don Primo Mazzolari: “Solo chi si misura nella folla col proprio cuore e confronta sulla strada e sulla barricata la propria anima può sperare di essere ascoltato in un’ora non lontana, quando il pensar bene, disgiunto dal pagare di persona, non sarà neanche preso in considerazione”. Questa citazione riassume profondamente lo spirito di chi ha lottato non solo con le armi, ma anche con la fede e le convinzioni morali.

Il baratro della guerra
“Si vis pacem, para bellum” («se vuoi la pace, prepara la guerra») è la famosa sentenza latina citata da don Capelli nell’omelia che, a suo dire, esemplifica quello che sta succedendo oggi. “Infatti – ha affermato – c’è una grande corsa agli armamenti, e la ricerca di superare l’altro sempre e comunque, ci sta portando nel baratro dove si trovano già tanti bambini, uomini e donne, vittime della guerra”.
Don Franco (figlio di un partigiano) ha ricordato poi con gratitudine il prof. Giuseppe Berti nel suo impegno di credente cristiano: “un uomo saggio, silenzioso, un vero maestro in umanità, un uomo dallo stile sobrio, capace di ascolto e di grande premura nel farsi carico dei problemi”.

Don Franco Capelli

“Inoltre come non fare memoria – ha aggiunto don Capelli – del beato don Giuseppe Beotti, della sua canonica di Sidolo, aperta a tutti, a partigiani, avversari, soldati feriti… Un prete che ha scelto, nel momento del pericolo, di rimanere al suo posto. Una persona vera, dal cuore grande che, come ha detto il nostro Vescovo Adriano, – ha sottolineato don Franco – in un tempo segnato dalla violenza e dalla logica della contrapposizione, ha abbracciato i criteri evangelici, decidendo di stare di sopra delle parti contrapposte, disarmato e perciò vulnerabile, portatore di un’istanza di possibilità e di aiuto a chiunque si presentasse alla necessità. Grazie a don Beotti, la sua canonica e quel paese di montagna, si trasformarono in uno spazio umano di speranza”.
Il ricordo è proseguito con la figura di don Giuseppe Borea: “Un altro martire – ha detto don Capelli – ucciso per colpire in lui tutta la comunità cristiana. Un uomo che è morto come Gesù, perdonando i suoi uccisori”.

La lezione della storia
La celebrazione nella chiesa della Besurica, carica di emozioni e di ricordi, è stata un momento di riflessione sulla costante necessità di difendere i valori di libertà e democrazia in ogni epoca.
Eventi come questi, che uniscono la spiritualità alla storia, sono essenziali per mantenere viva la memoria collettiva e rappresentano un ponte tra passato e presente, mostrando come le lezioni della storia siano sempre attuali e pertinenti.
Alla celebrazione erano presenti i consiglieri comunali: Salvatore Scafuto e Tiziana Albasi, oltre a rappresentanti: ANPI, MCL, ACLI , ANVCG, MUSEO DELLA RESISTENZA.

    Mario Spezia
presidente provinciale

“Il nostro 25 Aprile” 2024 ad Alatri

Il 26 aprile si è tenuta la Festa della Liberazione dell’ANPC nazionale. Protagonista la città di Alatri, il cui territorio fu teatro della più importante presenza partigiana tra ‘8 settembre e la liberazione da parte degli alleati il 2 giugno del 1944, dove operò Carlo Costantini giovanissimo partigiano, tra i fondatori del foglio clandestino Libertà che sarà Segretario provinciale della Democrazia Cristiana, sindaco di Alatri e per anni presidente dell’ANPC in provincia di Frosinone. Ma protagonista anche il sito del Campo di internamento de Le Fraschette, istituito durante la Seconda Guerra mondiale dalle autorità militari del territorio di Alatri, in località Fraschette. Benché progettato per ospitare prigionieri di guerra, finì per diventare luogo di internamento di civili per lo più slavi e greci, e delle altre popolazioni direttamente in guerra con l’Italia. L’attuale parco de Le Fraschette è oggetto di un progetto di riqualificazione per trasformarlo in luogo della memoria storica del campo e delle persone internate, un progetto di riqualificazione al quale aveva molto lavorato Carlo Costantini.

Carlo Costantini, è stato autore di vari saggi e convegni di studio sul campo di concentramento delle Fraschette, sull’opera dei partigiani cattolici nel frosinate e su “Lino Rossi partigiano cristiano”, sul 25 aprile, sulla figura di Don Giuseppe Morosini, nativo di Ferentino, e sulla figura del Vescovo di Alatri, Monsignor Edoardo Facchini, anima della Resistenza cattolica in ciociaria, segretario diocesano delle confraternite, Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Durante la Seconda Guerra Mondiale Costantini fu giovanissimo esponente dell’Azione Cattolica ad Alatri, dopo l’8 settembre, con l’aiuto del clero e con l’assenso di Monsignor Facchini, promossero la diffusione del giornale clandestino “La libertà” che invitava i giovani coscritti a non rispondere al “Bando Graziani” per l’arruolamento nelle file della Repubblica Sociale e operò a  sostegno della Resistenza contro i nazifascisti.

Il convegno è stato aperto dal Sindaco di Alatri, Maurizio Cianfrocca, e successivamente sono seguiti gli interventi del figlio di Carlo Costantini, Mario, della vicepresidente nazionale dell’ANPC, Silvia Costa, della Presidente nazionale dell’ANPC, Mariapia Garavaglia e di padre Umberto Fanfarillo parroco della Chiesa di Santa Dorotea a Trastevere.

Nel pomeriggio padre Umberto ha celebrato una Messa presso il Campo de Le Fraschette alla fine della quale è la Presidente Garavaglia ha deposto una corona di fiori al monumento in ricordo degli internati. Successivamente la presidente Garavaglia e la scrittrice e ricercatrice Marilinda Figliozzi hanno delineato la storia del campo di internamento e l’importanza di realizzare un luogo della memoria che sappia parlare alle giovani generazioni di un periodo storico così tragico per l’Italia. 

Pubblichiamo la relazione del Presidente Anpc di Frosinone, Mario Costantini, figlio di Carlo Costantini:

Pubblichiamo il video della celebrazione de “Il nostro 25 Aprile” ad Alatri.

L’arte in prigionia

Segnaliamo questo progetto promosso dall’Anei: “L’arte in prigionia”. Di seguito la locandina con tutti i dettagli.

Il 25 aprile 2024 a Trieste

L’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Trieste per il 25 aprile ha organizzato due iniziative: la deposizione di una corona d’alloro alla lapide in onore del martirio in Risiera di Paolo Reti, medaglia d’oro al valor militare, e una messa in onore del contributo dei partigiani cattolico-democratici alla Resistenza, e in particolare alla Liberazione di Trieste e della regione. La messa è stata celebrata alle ore 19,00 nella chiesa di Notre Dame de Sion. La cerimonia in onore di Paolo Reti si è tenuta alle 11,00 nell’atrio d’ingresso di Palazzo Diana di piazza San Giovanni. «Nell’omaggio a Paolo Reti, l’Anpc intende ricordare e accomunare tutti i cattolico-democratici che con il loro impegno e il loro sacrificio contribuirono a liberare Trieste, la regione, l’Italia intera dal giogo dell’oppressore».

In allegato gli articoli pubblicati su “Il Piccolo”:

Il 25 aprile 2024 a Bergamo

Una cerimonia partecipata e che ha richiamato in piazza e per le strade migliaia di bergamaschi.

Bergamo ricorda l’importanza della Resistenza come monito fondamentale in un periodo fatto di conflitti, soprattutto per quanto riguarda le vicissitudini in Ucraina e Medio Oriente. Tramite un corteo, nella mattinata di giovedì 25 aprile, la città ha voluto omaggiare tutti quei partigiani che hanno messo in gioco la propria vita nel segno di un senso patriottico, di unità nazionale e soprattutto per ottenere la pace.

Il percorso, partito da Piazzale Marconi, è passato per le vie principali del centro, tra cui via Pignolo, dove è stata omaggiata la lapide in memoria di Ferruccio dell’Orto, giovane membro del Fronte della Gioventù, prelevato, torturato e ucciso dai fascisti, i quali volevano sapere i nomi dei suoi compagni; morì senza parlare. Successivamente, in una Piazza Vittorio Veneto gremita, hanno preso luogo gli omaggi delle autorità e delle rappresentanze militari al ‘Monumento al Partigiano’ e alla ‘Torre dei Caduti’, con la deposizione di una corona d’alloro in memoria di tutte le Donne Partigiane. Tra le autorità presenti, in omaggio a questi veri e propri eroi nazionali, sono intervenuti il sindaco Giorgio Gori, il presidente provinciale Pasquale Gandolfi e l’ex ministro e parlamentare Pier Luigi Bersani.

“Vi confesso che non ho potuto fare a meno di chiedermi – sottolinea un emozionato Gori – quanti di noi sarebbero oggi disponibili a testimoniare con la stessa forza come fatto in quel periodo, a costo della vita, con amore per la patria e la libertà; la risposta che mi sono dato è: pochi, forse pochissimi. Difficile allora non vedere la nostra incoerenza; celebriamo l’eroismo di giovani che per combattere il fascismo non esitarono a prendere le armi, pagando spesso questa scelta con la vita, mentre ora rivendichiamo la libertà come risultato acquisito, escludendo ogni rischio personale per difenderla. Siamo tutti per la pace, ma senza il sacrificio degli antifascisti del tempo, i quali combatterono con le armi, non ci sarebbe nessun 25 aprile. Questo giorno è radice della nostra Costituzione e quindi, necessariamente, patrimonio di tutti come patria morale degli italiani”. A conclusione del suo intervento il sindaco di Bergamo ha voluto leggere il monologo di Antonio Scurati, in celebrazione alla giornata odierna, che è salito agli albori delle cronache per essere stato censurato nella trasmissione Rai nel quale doveva essere raccontato.

Le parole di Bersani: “La prima parola di questo 25 aprile è pace, fermate le guerre. Si affidi al negoziato quello che le armi non possono risolvere, se non a prezzo di nuovi bacini d’odio, terrorismi sanguinosi e altri conflitti. Ormai si parla sempre più anche di bambini inermi che perdono la vita o vedono morire, davanti a loro, parenti e amici; davanti a questa barbarie viene da chiedersi: cosa ce ne facciamo delle ragioni e dei torti, se perdiamo una soglia minima di umanità comune e condivisa? A chi negozia sia ben chiaro un concetto: se la pace è prima di tutto allora devi essere disposto a dare qualcosa in più di quello che dovresti, secondo le tue ragioni. A volte guardiamo in faccia agli orrori di una devastante Guerra Mondiale; non fermiamoci solo a dire ‘mai più’: non è vero, è solo consolatorio, infatti sta succedendo ancora. Lo scatenamento della volontà di potenza e odio può sempre arrivare. Non pensiamo mai che il progresso o la storia possano risolvere questo problema. Il compito della politica e della cultura è rendere l’uomo più umano, cioè più capace di vivere in armonia con gli altri; si deve partire da qui per spiegare alle nuove generazioni cosa sia il fascismo e la differenza chiara con la democrazia. Il fascismo è nato con idee e miti che possono risorgere e che vanno combattuti al loro nascere: il mito della fascinazione e della forza, fino a fare della violenza uno strumento di lotta politica, le differenze che diventano disuguaglianza e gerarchie. (…) La nostra Costituzione è antifascista in ogni suo articolo, contro le pratiche del fascismo, a cominciare dai principi di uguaglianza ed equilibrio nei poteri. Democrazia ed emancipazione sociale devono darsi la mano, per proseguire nel tempo. Se la democrazia non mantiene la promessa, perde senso nella vita dei cittadini. Molti ragazzi sono morti per la patria e sta a noi decidere se tutti coloro che si sono sacrificati l’hanno fatto per niente o per qualcosa”.

L’Anpc era presente con la sua delegazione.

Le parole di Marina Pighizzini: “Un bel XXV Aprile a Bergamo, molto partecipato! Le cerimonie commemorative sono incominciate mercoledì 24 Aprile al Cimitero di Bg. con la S.Messa celebrata al campo dei caduti della Libertà – deposizione di corona d’alloro alla tomba dei Partigiani. Peccato una pioggia scrosciante , e freddo, hanno abbreviato i discorsi  del Sacerdote e delle autorità ; comunque il clima era di fraternità, amicizia e condivisione di valori umanitari. Giovedì 24 le cerimonie sono cominciate in Città Alta ( parco delle Rimembranze) sulle lapidi che ricordano: i caduti per la Libertà, i caduti nei campi di concentramento e i caduti dell’esercito di liberazione italiano 1943/1945. 

In città bassa il corteo ha attraversato il centro città tra ali di folla festante. Omaggio : alla Torre dei caduti, al monumento al partigiano, alla targa delle donne partigiane che nel ’43 hanno sfidato il regime per portare alla Torre dei caduti i  fiori  in ricordo di un ‘eccidio di partigiani. Tanta gente (più del solito) ad ascoltare i discorsi degli oratori . Molto apprezzato l’intervento dell’on. Bersani. Presente sul palco anche il candidato sindaco per la destra , alle prossime elezioni (giugno) che ha ascoltato perchè dichiaratamente antifascista. Anche in provincia numerose manifestazione ( impossibile partecipare a tutte ) abbiamo scelto Torre Boldone che nonostante la giunta di destra ci ha invitato e ringraziato per l’adesione. Siamo rimasti contenti per la grossa affluenza che ci fa ben sperare e per l’invito in tutti i discorsi ad andare a votare”. 

Navigazione articolo