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Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Ricordando Hans Poley

Aveva appena diciott’anni quando gli chiesero di giurare fedeltà a Hitler. Era il 1942, e in Olanda gli studenti universitari potevano continuare a studiare solo se firmavano quella dichiarazione. Molti cedettero per paura. Ma Hans Poley no.

Firmare significava tradire la propria coscienza. Rifiutò. Fu espulso dall’università di Delft e diventò un ricercato. Un ragazzo comune, costretto a nascondersi per aver detto “no” al potere.

A offrirgli rifugio fu la famiglia ten Boom, orologiai dell’Aia, profondamente religiosi e già coinvolti nella rete di soccorso per gli ebrei perseguitati.

Nella loro casa, sopra il negozio, c’era una stanza segreta nascosta dietro un muro falso — “la stanza nascosta”, la chiamavano. Lì Hans trovò riparo. E lì cominciò la sua nuova vita: fatta di silenzi, di attese, di paura che ogni colpo alla porta potesse essere l’ultimo. Durante quei mesi, aiutò la famiglia ten Boom a stampare falsi documenti e a organizzare la fuga di decine di persone.

Vide la gentilezza trasformarsi in resistenza, e la fede diventare coraggio. Il tempo sembrava sospeso, eppure ogni giorno era una scelta tra la paura e la speranza.

Nel 1944, la Gestapo scoprì il rifugio. La famiglia fu arrestata.

Hans riuscì a fuggire, ma vide da lontano la casa distrutta, la stanza segreta vuota, e capì che nessuno è mai davvero al sicuro quando il mondo decide di smettere di ascoltare la coscienza.

Dopo la guerra, Corrie ten Boom — l’unica della famiglia a sopravvivere ai campi di concentramento — scrisse un libro, “Il rifugio segreto”, dove raccontò quella casa, quella fede, quella stanza.

Hans Poley divenne il simbolo di un’intera generazione di giovani che preferirono rischiare la vita piuttosto che inchinarsi all’ingiustizia.

Morì nel 2003, a 80 anni. Sulla sua tomba è inciso un versetto che riassume tutto ciò che scelse quel giorno del 1942: “Meglio perdere la vita, che perdere la libertà.” Perché a volte il muro più forte non è quello che ti nasconde, ma quello che costruisci dentro di te per restare fedele a ciò che credi.

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