ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

22 agosto 1864-2025

Oggi è l’anniversario della prima Convenzione di Ginevra – 22 agosto 1864 – che ha fondato con la Croce Rossa i principi del Diritto Internazionale Umanitario.

ANPC invita il nostro governo a farsi parte attiva per chiedere che tutti i Paesi europei facciano pressione per la convocazione del Consiglio di Sicurezza visto che Israele sta attuando iniziative contrarie a tutte le decisioni decennali dell’Onu, mai osservate ed anzi tollerate e che quindi hanno condotto alla situazione attuale a causa della tolleranza con cui sono state sempre consentite.

Onore a tutti donne e uomini di Croce Rossa  e Mezzaluna Rossa che offrono la loro vita negli attuali conflitti.

Sepolto sotto le macerie di Gaza il diritto  internazionale umanitario (DIU) 

Dopo guerre spaventose regionali e mondiali, uomini di buona volontà e governanti trovarono un comune accordo per limitare le violenze più disumane di cui ci si macchia in guerra. Dopo la cruentissima battaglia di Solferino Henry Dunant, uno svizzero al seguito di Napoleone III, fu impressionato da quanti morti e feriti giacquero sul campo di battaglia e ispirò la fondazione della croce Rossa che diede origine alla prima Convenzione di Ginevra 22 agosto 1864) per la protezione dei feriti in guerra. Chiedeva di salvare e aiutare i feriti anziché passarli per le armi (nemici in meno). Oggi principalmente con le Convenzioni  di Ginevra (1949) e  i protocolli aggiunti (1977, 2005) l’umanità disporrebbe (condizionale) di un corpus giuridico, il Diritto Internazionale Umanitario (DIU), a protezione delle persone più vulnerabili.

Si tratta della protezione dei civili non combattenti, della proporzionalità nell’uso di mezzi eccessivi rispetto all’obiettivo militare, e del divieto di infliggere sofferenze inutili. Il Diritto umanitario ha ricavato dai principi che fondano la Croce Rossa il divieto di colpire i civili, utilizzati come scudo, di risparmiare anziani, bambini e ammalati, rispettando il simbolo protettivo sulle ambulanze, sugli ospedali, sulle scuole. “Non sparate sulla Croce Rossa” non è uno slogan ma una norma (nei Paese musulmani e’ la Mezzaluna Rossa). Di più, perfino le guerre sarebbero (condizionale) orientate col diritto bellico: per esempio la vietare  le torture: è una nome di reciprocità. I vertici militari se vogliono proteggere i propri combattenti devono rispettare  gli altri; come pure trattare umanamente i prigionieri, ecc. 

Non c’è chi non veda – attraverso immagini e reportage di inviati e di piattaforme coraggiose, che non si lasciano intimidire dai gerarchi a capo dei Paesi attualmente belligeranti – come tutto questo non è (indicativo) rispettato.

Ovviamente, senza sanzioni, sia i criminali di guerra che i criminali contro i diritti umani possono agire indisturbati. Ma in realtà al trattato di Roma del 1998, si deve lo Statuto del Tribunale Internazionale Penale, entrato in funzione nel 2002. E’ permanente a  differenza dei tribunali speciali creati per singoli conflitti, come quello per il Ruanda)e ha sede a L’Aia. Non giudica gli Stati, ma individui (anche capi di Stato o militari).Purtroppo lo Statuto non è stato approvato tra gli altri da Israele, USA, RUSSIA, CINA e recentemente l’Ungheria ha ritirato la sua adesione.Si capisce perché Putin e Netanyahu sono criminali di guerra e da chi sono protetti e da chi non saranno arrestati mai? Non stiamo discutendo di vicende politiche ma di immani tragedie umanitarie. Accanto ai bambini, ai vecchi e malati che muoiono di fame e di sete a Gaza e sotto le bombe in Ucraina non c’è più una reazione pensante da parte di uomini e donne di buona volontà, che governano il modo (volenterosi?!)  per attivare tutti i mezzi di cui dispongono per fermare carneficine, in nome di che cosa? Delle risorse economiche? Terre rare, petrolio, dazi…

Il punto vero è che ci riguarda. Il santo Padre usa le parole giuste per responsabilizzare tutti: ciascuno per la propria parte a partire naturalmente dai Capi di Stato. Ci sono persone che interpellano la nostra coscienza;  perché non stiamo stimolando una partecipazione attiva per suscitare almeno un movimento di pace: operatori di pace non “pacifisti”. Non è mai successo infatti un sacrificio tanto grande di vite come con la uccisione di 500 operatori umanitari. Ogni anno delegati di Croce Rossa o di altre organizzazioni umanitarie lasciano la vita sul campo, invisibili, senza nessun riconoscimento pubblico. Di quanto accade a Gaza invece  siamo informati. Possiamo in coscienza non essere inquieti, non  essere loro grati e denunciare una vergogna che ci riguarda tutti?

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