Il 7 e 8 giugno si terrà a Roma il Giubileo delle Associazioni.
Siamo i rappresentanti dei partigiani cristiani e quindi ritengo importante la presenza dell’ANPC.
Per l’accesso a Piazza San Pietro bisogna iscriversi entro il 6 aprile. Ci siamo già registrati come associazione; ora si deve terminare la lista dei partecipanti (nome e cognome). Vi chiedo pertanto di segnarci la vostra eventuale adesione entro il 5 aprile per completare l’elenco.
L’invito è rivolto in particolare ai soci di Roma e Lazio non essendo possibile prevedere un rimborso spese.
Domenica 30 marzo 2025 l’Anpc era presente alla Manifestazione Antifascista a Reggio Emilia, proposta da Anpi, Alpi Apc e Anpc con il Comune e la Provincia di Reggio Emilia, le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, le associazioni e organizzazioni Libera, Arci, Auser, Anteas, Istituto Cervi e Istoreco. Oltre a Comune e Provincia di Reggio Emilia, hanno aderito all’Appello alla Manifestazione anche tutti gli altri Comuni reggiani. Quindi in totale 42 Comuni.
L’appello alla cittadinanza
La cittadinanza reggiana respinge la preannunciata decisione di Forza Nuova di aprire una o più sedi a Reggio Emilia e la programmata manifestazione del 30 marzo promossa da Casa Pound e Rete dei Patrioti. Si tratta di iniziative di organizzazioni dichiaratamente neofasciste che operano in modo aggressivo e provocatorio, estranee al tessuto politico reggiano; sono portatrici di messaggi di intolleranza e di discriminazione, puntano a denigrare la cultura e la natura democratica e repubblicana di Reggio, cavalcando rabbia e disagio con finalità eversive. Riteniamo non accettabile la presenza nella nostra città di chi si è macchiato di episodi di violenza, come l’assalto a sedi sindacali, l’aggressione a cittadini migranti e le minacce continue all’ordine pubblico. Chiediamo alle competenti autorità dello Stato grande attenzione agli sviluppi della situazione e l’adozione di misure atte a contrastare i pericoli di queste iniziative, a partire dalle modalità annunciate per lo svolgimento della manifestazione neofascista del 30 marzo che coinvolgerebbe zone molto sensibili della città con il rischio che si compiano gesti e cori provocatori e successive incontrollate reazioni. Per queste ragioni abbiamo chiesto di non autorizzare la manifestazione neofascista ed in subordine di confinarla in una zona lontana da aree sensibili. Reggio Emilia, città medaglia d’oro della Resistenza, respinge queste provocazioni e rivendica la sua storia e la sua cultura antifascista e democratica. Invitiamo tutte le istituzioni, tutti i partiti, tutte le organizzazioni della società civile e tutte le cittadine e cittadini della città e dei Comuni della provincia ad aderire al nostro appello e a manifestare pacificamente la loro natura democratica e costituzionale, incentrata sui valori della solidarietà, della partecipazione, della tolleranza, della giustizia e della pace, nel rispetto della pluralità di ispirazioni culturali, politiche e religiose.
Interessante e partecipato l’incontro con la presenza dei Comandanti Provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. L’autore, Mario Avagliano, grande storico e pluripremiato saggista, con passione e competenza ha ripercorso la storia d’Italia nella prima metà del Novecento e narrato con documentazione scientifica la vita dell’eroe partigiano ufficiale dei Carabinieri Giovanni Frignani martire alle Fosse Ardeatine.
Nelle attività dedicate all’80°anniversario della Liberazione, ANPC Associazione Nazionale Partigiani Cristiani con il patrocinio di Fondazione Fossoli e di ANED Associazione Nazionale ex deportati nei campi nazisti presenta il libro di Francesca Baldini “Fossoli e la Resistenza lombarda. Leopoldo Gasparotto e Antonio Manzi“.
Appuntamento martedì 15 aprile 2025 alle ore 18,00 presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma (via San Francesco di Sales, 5). Il collegamento per la diretta youtube: https://youtube.com/live/NK_Zm9CA7Mc?feature=share
Introduce: Gianfranco Noferi (Consigliere nazionale ANPC). Modera: Silvia Costa (Vice presidente nazionale ANPC). Dialogano con l’autrice: Umberto Gentiloni (Docente di Storia Contemporanea Università La Sapienza- Roma), Manuela Ghizzoni (Presidente Fondazione Fossoli), Aldo Pavia (Presidente Onorario ANED –Sezione di Roma), Giuseppina Zannini (Figlia di Oscar Zannini internato politico e medico del Campo di Fossoli).
Al Circolo Acli di Lambrate “Giovanni Bianchi” la mostra fotografica “Ribelli per amore. Le formazioni autonome e la Liberazione dell’Ossola”: inaugurazione lunedì 31 marzo alle ore 17,30. La mostra sarà aperta fino al 5 aprile con i seguenti orari: 9,00-12,00 14,30-18,30.
Sabato 5 aprile la presentazione del libro “Il mio Comandante Alfredo Di Dio” Biografia del Comandante della Divisione Valtoce nella Resistenza di Maria Grazia Vona e Margherita Zucchi con la collaborazione di Carlo Fedeli. Dialogherà con le autrici Luisa Ghidini Comotti.
Questa mattina si è svolta la Cerimonia commemorativa dell’81° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Ministro della Difesa Guido Crosetto, assieme a tantissime Autorità civili e Militari ed ai rappresentanti delle Associaizoni Combattentistiche e Partigiane. Dopo la deposizione di una corona sulla lapide che ricorda i caduti del 24 marzo 1944, il Capo dello Stato ed il Ministro hanno reso omaggio, all’interno del Mausoleo Ardeatino, alle vittime dell’eccidio.
Per l’Anpc erano presenti: l’Alfiere Lucia Scagnoli con il Medagliere dell’Associazione, con i Consiglieri Nazionali Aladino Lombardi e Gianfranco Noferi.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia commemorativa del 81° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia commemorativa del 81° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Oggi l’Italia onora e rende omaggio alla memoria delle 335 vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, che ci impongono il dovere della memoria. Il terribile massacro di cui sono state protagoniste le truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell’attacco partigiano di via Rasella, e’ una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale. Ricordare cosa accadde in quel funesto 24 marzo di ottantuno anni fa segnala la protervia violenta dei regimi autoritari che ancora oggi sono in grado di violare le libertà dei cittadini e misconoscere la pari dignità di tutti. Perciò ricordare significa vigilare e questo è il nostro compito, che vogliamo quotidianamente ignorare.
Il 28 marzo presentazione in anteprima con l’autore Mario Avagliano del libro “L’uomo che arrestò Mussolini” presso la Sala Consiliare del Comune di Rieti.
Pubblichiamo questo articolo uscito su Il Dolomiti intitolato: “”Muoio tranquillo. Il signore mi accolga fra i suoi in cielo. È l’unico augurio e più bello che mi faccio”. Storia del comandante partigiano Luigi Pierobon.
Fucilato a ventidue anni è stato il primo comandante della brigata partigiana “Stella”, che operò in Valle dell’Agno. Un approfondimento necessario dopo lo sfregio alla targa commemorativa della via a lui dedicata nella città laniera.
Se i vandali che hanno deturpato la targa dedicata a Luigi Pierobon a Valdagno, in provincia di Vicenza, avessero letto con attenzione le note biografiche che seguono il suo nome magari avrebbero esitato prima di incidervi una svastica. O forse l’obiettivo era proprio la vita esemplare di Pierobon. Un nome che ancora oggi in valle dell’Agno dice qualcosa, e non soltanto agli appassionati di storia e ai cultori della memoria.
Una vita tanto luminosa, la sua, da rendere ancora più oscuro il gesto che, lungi dall’infangarne l’immagine, l’ha probabilmente fatta riscoprire anche a chi non conosce la storia della Valle dell’Agno durante la Resistenza.
La notizia ha scatenato l’indignazione a Valdagno, città medaglia d’argento al Valor Militare per attività partigiana. Condanna ferma e unanime da parte del sindaco, dell’ANPI e di diversi rappresentanti politici. Ma chi era Luigi Pierobon? E perché la sua figura è ancora oggi tanto sentita in vallata?
Pierobon nasce a Cittadella, in provincia di Padova, il 12 aprile 1922. Cresce in una famiglia numerosa, nutrita di valori cristiani ed etica civile. Attratto dagli studi umanistici, dopo il liceo si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Padova, sostenendo con successo numerosi esami fino all’autunno 1943, quando ormai è a un passo dalla laurea. Nel frattempo è chiamato alle armi e a partire dal febbraio 1943 frequenta un corso allievi ufficiali, prima sul Carso e poi in Toscana.
Con l’8 settembre lo studente Pierobon matura la sua decisione: salire in montagna per opporsi a un regime e a una visione del mondo che contrastano totalmente coi suoi ideali. Nell’inverno, assieme ad altri giovani padovani, entra in contatto coi primi gruppi partigiani che operano sulle montagne del vicentino. Come ben ricostruito da Giorgio Fin e Giancarlo Zorzanello nel loro saggio Con le armi in pugno, Pierobon è in alta valle del Chiampo dai primi di marzo 1944. Lo chiamano “Professore”, epiteto che diviene il suo primo nome di battaglia.
In una lettera alla famiglia, datata 6 marzo 1944, Pierobon scrive: “Ripenso ai tempi in cui […] eravamo giovani e tranquilli. Ora pensieri ce ne potrebbero essere, ma si è giovani. A 20 anni non è il tempo delle tristezze e dei dubbi, ma degli ideali e delle forti decisioni”.
Dapprima presente nel gruppo partigiano riunito da Giuseppe Vero “Marozin”, Pierobon, per divergenze di visione e di metodo con il controverso capo partigiano, passa presto al gruppo guidato da un altro padovano, Clemente Lampioni “Pino”, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo.
Fin dalle prime settimane il giovane laureando viene apprezzato per carattere e capacità, tanto che quando “Pino” viene ferito, Pierobon viene scelto come comandante dai suoi compagni. Poche settimane dopo, il 17 maggio 1944, a malga Campetto si forma la brigata “Ateo Garemi”: dei due battaglioni che la compongono, l’“Apolloni” e lo “Stella”, entrambi dedicati a partigiani caduti, quest’ultimo è affidato proprio a Pierobon, che ne diviene comandante.
Così, a 22 anni, Pierobon diviene “Dante”, nome di battaglia che rispecchia il suo amore per la letteratura. In questa veste progetta azioni, puntate, sabotaggi, tesse relazioni, sempre facendosi notare per la mitezza di carattere e la serenità di giudizio. Fra i giovani con cui entra in contatto c’è Alfredo Rigodanzo, un giovane liceale di Selva di Trissino, suo coetaneo, destinato a diventare commissario politico della formazione dopo l’uccisione di “Pino”.
Luigi Pierobon e Alfredo Rigodanzo durante un trasferimento – dal libro «Con le armi in pugno».
Fra le azioni partigiane progettate da Pierobon, una delle più brillanti avviene nella notte fra il 23 e il 24 luglio 1944, quando una cinquantina di partigiani riesce a penetrare nel campo del Sottosegretariato alla Marina della RSI di Montecchio Maggiore e, senza perdite né per i partigiani né per i marinai repubblichini, disarma l’intero presidio e preleva diciotto milioni di lire in contanti e titoli.
La quasi totalità di quella somma, eccettuata una parte che viene trattenuta per finanziare la formazione, sarà portata a Padova, al comando del CLN regionale da una giovanissima staffetta, Teresa Peghin “Wally”, scomparsa pochi giorni fa a cento anni. Partigiana valorosa, “Wally”, a cui i fascisti uccideranno il padre a un mese dalla Liberazione, sarà decorata nel dopoguerra con croce al Valor Militare.
È un colpo straordinario, che porta moltissimi giovani vicentini a salire in montagna e ingrossa le file del battaglione “Stella”, che dall’8 agosto viene promosso brigata. Sono proprio i successi della formazione guidata da Pierobon a spingerlo inconsapevolmente verso la morte. Il 15 agosto 1944 scende a Padova per incontrare i vertici del CLN regionale e per prendere contatti con altri giovani da aggregare alla brigata. Viene però arrestato su delazione. Anche Clemente Lampioni subisce in quei giorni la stessa sorte.
Interrogato e torturato, Pierobon non rilascia informazioni. Due giorni dopo viene fucilato alla caserma di Chiesanuova; “Pino” è invece impiccato in via S. Lucia, in centro a Padova. Al sacerdote che lo assiste prima dell’esecuzione, “Dante” domanda il necessario per scrivere un’ultima lettera da indirizzare alla famiglia. Così descrive i suoi ultimi momenti di prigionia: “Ho appena fatta la SS. Comunione. Muoio tranquillo. Il signore mi accolga fra i suoi in cielo. È l’unico augurio e più bello che mi faccio. Pregate per me”.
Ormai di fronte al plotone di esecuzione, risponde con sdegno alla proposta di aver salva la vita in cambio della collaborazione. Queste le sue parole: “Siete servi venduti. Noi moriamo per l’Italia”.
Luigi Pierobon verrà decorato alla memoria con la medaglia d’oro al valor militare. Il suo nome, accanto a quello di altri 106 studenti caduti, è oggi inciso al palazzo del Bo, sede dell’Università di Padova, a cui pure stata concessa la medaglia d’oro per il contributo dato alla lotta per la Libertà.
Dal 22 al 31 marzo 2025 la mostra fotografica “Resistere, non piegarci”. La Resistenza senz’armi dei Militari Italiani nei lager nazisti (1943-1945) a Cassano d’Adda presso la Biblioteca in Via Dante Alighieri,4.
Inaugurazione della mostra sabato 22 marzo 2025 alle ore 16:00.
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