29 gennaio 2025: 81° anniversario dell’arresto di don Pietro Pappagallo
Il 29 gennaio si è tenuta a Roma, in via Urbana, la cerimonia di commemorazione in memoria di don Pietro Pappagallo, nella ricorrenza e nel luogo del suo arresto avvenuto nel 1944. Alla commemorazione, organizzata dalle sezioni ANPI Esquilino-Monti-Celio ”Don P. Pappagallo” e ANPI Appio, hanno preso parte l’assessore alla memoria del I° Municipio di Roma e il consigliere nazionale ANPC Gianfranco Noferi.
Nel suo intervento, è stato posto l’accento sulla figura eroica di don Pappagallo, il cui sacrificio si unì a quello di 316 religiosi uccisi dai nazifascisti dal 1943 al 1945. Ed è stata ricordato il grande contributo dei religiosi e delle religiose alla lotta di Liberazione: sacerdoti, suore, monaci, presbiteri e diaconi, che a rischio della vita sostennero i partigiani, spesso giovanissimi, condividendo con loro i pericoli della clandestinità e supportandoli nelle città, nelle campagne, in montagna, nascondendo le armi, dando rifugio ai perseguitati, agli ebrei e ai combattenti, operando allo sviluppo della capillare rete informativa del movimento partigiano, militando come cappellani militari nelle formazioni armate, operando nei servizi di assistenza sanitaria per curare i feriti, portando ai partigiani e alle partigiane incarcerate il conforto di notizie dal mondo esterno, mediando nello scambio di prigionieri, ospitando negli oratori, nelle chiese, nei conventi e nei monasteri le riunioni clandestine dei CLN e dei combattenti del CVL, condividendo la sorte dei loro parrocchiani trucidati nelle stragi perpetuate dai nazifascisti. E ha ricordato l’eccezionale e non ancora sufficientemente conosciuto apporto alla Resistenza delle suore negli istituti religiosi, negli ospedali, negli orfanotrofi, in tutti i luoghi coinvolti nella guerra di liberazione. E come è ancora poco conosciuto l’enorme apporto alla Resistenza da parte delle donne, come combattenti, come infermiere, come staffette, come promotrici delle proteste popolari contro i nazifascisti. In conclusione del suo intervento, ha ripreso le parole pronunciate da Monsignor Giovanni Barbareschi, il fondatore dell’OSCAR (Organizzazione Soccorso Cattolico Antifascisti Ricercati, le cui riunioni si svolgevano presso il Collegio San Carlo di Milano), che a Milano, il 22 aprile 2009, in un convegno sulle Suore e la Resistenza coordinato dallo storico Giorgio Vecchio, propose che ovunque vi sia stato un istituto di suore che collaborò con la lotta di Liberazione sia dedicata una strada “Via suore della Resistenza”.
Un momento particolarmente significativo è stato quando Noferi ha dato lettura del messaggio inviato da S.E. Card. Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Ecco il testo: “Quest’anno ricorderemo gli ottanta anni dalla fine della guerra, che ha significato la sconfitta delle ideologie che l’hanno causata, delle ideologie razziste e totalitarie. Una notte terribile che ha visto delle stelle che annunciavano l’alba, delle sentinelle che hanno atteso il nuovo giorno e hanno, a costo della loro vita, donato speranza. Ecco: speranza di un futuro diverso nella pandemia terribile della guerra e dell’odio. Per questo onoriamo don Pappagallo, ucciso alle fosse ardeatine. Celebrò la sua prima messa nel 1915 e scrisse nel suo ricordino: «Sgomenti degli orrori di una guerra che travolge popoli e nazioni, ci rifugiamo, o Gesù, come scampo supremo, nel Vostro amatissimo Cuore; da Voi, Dio delle misericordie, imploriamo con gemiti la cessazione dell’immane flagello; da Voi, Re pacifico, affrettiamo coi voti la sospirata pace. Dal Vostro cuore divino Voi irradiaste nel mondo la carità perché tolta ogni discordia, regnasse tra gli uomini soltanto l’amore». Uomo generoso, senza sconti e tendente al dono di sé senza riguardi, amico dei poveri e per questo dalla loro parte, rende la casa delle Oblate del Bambino Gesù di via Urbana un luogo di accoglienza dove amici e persone in difficoltà trovano un rifugio generoso. Militari sbandati, perseguitati politici, alcuni ebrei trovarono rifugio, speranza sopravvivenza. Molte sono le testimonianze che lo ricordano animato da carità cristiana, sorridente e più preoccupato per la sorte altrui che per la propria. E’ la loro speranza che ha sconfitto il demone della guerra e il paganesimo idolatrico e disumano del nazifascismo. Questa speranza nasceva per don Pietro dal Vangelo e dall’imperativo di difendere la persona umana. È la speranza che il suo ricordo accende nel nostro cuore, per affrontare tutto ciò che oggi minaccia la persona, per sconfiggere l’odio e per difendere il pacifico e democratico vivere delle nazioni. La sua memoria é luce”.







