Recensione del libro “Il prete partigiano Don Battista Testa”
Pubblichiamo la recensione di Claudio Consonni su il libro “Il prete partigiano. Don Battista Testa” di Ezio Meroni, Itaca (Castel Bolognese), 2022
Si legge molto volentieri il volume di Ezio Meroni su “il prete partigiano Don Battista Testa”. Una lunga biografia che parte dalla nascita, avvenuta il 17 marzo 1916 in una cascina della pianura bergamasca che ricorda il famoso film di Ermanno Olmi, per finire agli anni da Parroco nell’ altro piccolo ambiente di Premezzo (Va), agli opposti estremi geografici ambrosiani. Il protagonista è Battista Testa che sin da bambino rivela interesse e propensione per la vita religiosa, entra nel “seminarietto” del Duomo di Milano e pensa in grande e cioè alle Missioni.
Il libro accompagna la vicenda grazie ad un album fotografico di rara completezza che Meroni ha avuto la fortuna di maneggiare e ad un certo punto si lascia scappare un: “basta vedere…” che non può che incuriosire il lettore. Meroni infatti utilizza al meglio e pubblica alcune delle ottime foto con le chiare didascalie manoscritte. L’antifascismo del giovane, poi seminarista e sacerdote, cresce di pari passo a quello di molti connazionali a fronte degli azzardi del Duce sia nell’entrata in guerra contro la Francia che, soprattutto, nel diventare burattino di Hitler.
Ordinato nel Duomo di Milano il 18 maggio1940 svolge il compito di coadiutore per soli venti mesi in Sesto San Giovanni per poi dopo un trasferimento “non per demeriti. – scrive Meroni senza spiegare – semmai il contrario” passare alla quasi confinante parrocchia di Cinisello. Molte pagine del Meroni, storico locale molto documentato, aiutano a comprendere e contestualizzare tantissime vicende allargandole al Comune e quindi andando in parallelo sui sacerdoti delle due parrocchie.
L’attuale importanza e la densità abitativa del Comune di Cinisello Balsamo, attraversato dalla A4 poco sopra Milano, richiede uno sforzo al lettore per raffigurarsi la consistenza che trovò il Cardinal Schuster nelle sue “Peregrinazioni apostoliche 1941-1944”. Cinisello contava 8.500 anime e Balsamo 4.200; questa era la popolazione “in continuo aumento per i vicini stabilimenti industriali” con la quale aveva a che fare Don Battista e il volume cita molti capifamiglia protagonisti per vari aspetti della vita civile e religiosa. Anche la scelta fascista di unificare i due vecchi ma vivaci Comuni non convinse nessun residente il 13 settembre del 1928 ma nemmeno nei decenni a seguire.
Oltre a guida non solo spirituale, Don Battista svolge compiti partigiani di responsabilità quando ospita la radio della missione Nemo con questo o quell’operatore clandestino e nasconde un soldato russo. Nel libro viene diverse volte ricordata la figura di Don Virginio Zaroli, antifascista sin dagli anni in Seminario, coadiutore a Villasanta anche se, a mio avviso, non vengono adeguatamente messe in relazione decisioni comuni. La scelta delle locali Brigate del popolo dopo la Liberazione di non consegnare tutte le armi, per precauzione a fronte del pericolo di una rivoluzione bolscevica e dunque fino al ‘47-48, non si limitò nemmeno a quei due paesi.
Molte pagine sono dedicate alla collaborazione, fino a poco dopo la Liberazione, tra cattolici e comunisti (riproposta in una sorta di postfazione ‘nascosta’ alla p. 272) e all’aspro confronto che è seguito nel ricordo e la reinterpretazione di alcune vicende della Resistenza.
L’ampio spettro geografico della guerra e della Resistenza è sotto gli occhi dei cinisellesi coi bombardamenti in loco, i molti su Milano e sul vicino aeroporto, sulle grandi fabbriche ma anche sulle Prealpi in cui si andava a portare rifornimenti e a combattere.
L’oro di Dongo e tutto ciò che evoca, secondo l’Autore, ancora oggi c’entra perché alcuni dei partigiani coinvolti nelle tragiche vicende connesse erano di Cinisello Balsamo. Il duro confronto che si è consumato in paese anzitutto sulle esecuzioni sommarie dei fascisti più in vista sempre in altre località, si svolse anche a suon di schiaffi, pugni, volantini, comunicati stampa e lettere al Cardinale. Come in altri paesi e città non sono mancate polemiche sulla distribuzione di aiuti economici durante la Resistenza, sugli impegni più o meno convinti e durevoli nei venti mesi nonchè sugli aiuti dopo la Liberazione.
Il libro come si vede dall’indice riportato dà conto di molti documenti e corrispondenze lasciando però la curiosità di poterne leggere integralmente un paio; non cita invece documenti o riconoscimenti partigiani, nemmeno americani, sulla partecipazione attiva all’Operazione Nemo, ma potrebbero non essere ancora stati rinvenuti.
Molto importante la stampa locale anche se non si riproducono le due interviste complete concesse nel 1975 da Don Battista, più volte richiamate e citate a brani. Tra le testate di stampa locale un certo punto compare il Cittadino, bisettimanale all’epoca cattolico di Monza e Brianza al posto del “Luce” dell’area di Sesto San Giovanni. Don Testa lascia la parrocchia di Cinisello prima per un periodo di convalescenza e poi per divenire Parroco in provincia di Varese il 29 ottobre 1950 e restare fino alla morte del 1986.
Le numerose foto pubblicate, oltre a quelle dell’album, sono state concesse dall’Archivio ANPI di Cinisello Balsamo e dagli Archivi storici del Seminario di Venegono e della Diocesi di Milano.
Nessuna prefazione apre il volume senza dunque impegnare Parrocchia, Comune associazioni locali o combattentistiche. La bibliografia è molto ricca come pure gli essenziali indici alfabetici delle persone e dei luoghi. L’autore ha potuto liberamente consultare gli archivi delle parrocchie interessate non solo a Don Battista (Treviglio e Cinisello) ma anche a quella di Balsamo e altri otto istituzionali lombardi.
Il prete partigiano. Don Battista Testa di Ezio Meroni, Itaca (Castel Bolognese), 2022


