L’altra Resistenza: Sacerdoti “Ribelli per amore”
San Donato Milanese, 9 aprile 2024. L’altra Resistenza: Sacerdoti “Ribelli per amore”.Padre David Maria Turoldo, Giuseppe Lazzati, Don Giovanni Barbareschi, Don Aurelio Giussani, Teresio Olivelli
La bella iniziativa in cascina Roma, organizzata dall’Associazione Culturale Lazzati con ANPI e Comune, mi ha offerto l’occasione per inviare questo messaggio, per ricordare l’impegno che questi religiosi e non solo, hanno profuso per liberare l’Italia dal nazifascismo. In questo periodo, martoriato dalle guerre che ci sono attorno a noi, parlare dei Sacerdoti “Ribelli per amore” potrebbe sembrare fuori luogo ma, avvicinandoci al 25 aprile, Festa nazionale della Liberazione, torna alla memoria l’impegno che tanti sacerdoti, unitamente alle religiose, hanno profuso per vincere l’oppressione nazifascista. Occorre fare chiarezza e dire che l’impegno dei Resistenti cattolici cha hanno partecipato alla lotta armata è stato un impegno ma senza odio. L’impegno era di combattere ma senza odio: combatto perché è il mio dovere ma senza accanimento nei confronti del nemico e niente tortura. Al tempo stesso, se una persona era in difficoltà o in pericolo, era normale aiutarla, senza chiedere di quale fede era, a quale raggruppamento apparteneva: aveva bisogno e lo si aiutava. L’ANPC è sempre attenta affinché queste storie, a volte dimenticate, vengano alla luce. La Resistenza è stata fatta da tutta la popolazione che voleva vivere in libertà, che aiutava chiunque avesse bisogno; quindi non solo lotta armata ma anche senza fucile (pensiamo a quante persone i sacerdoti e gli istituti religiosi hanno aiutato, nascondendole e mettendo la loro vita in pericolo, pur di salvare i fuggiaschi. C’è un aspetto che si tende a dimenticare quando si parla di sacerdoti: le perpetue. Figura importantissima se pensiamo che proprio a loro veniva chiesto di curare le ferite, di nascondere i fuggiaschi, nutrirli, vestirli. Bisognerebbe rivalutare queste persone e ridare loro la giusta importanza, perché senza questa figura così importante, i sacerdoti non sarebbero riusciti a fare tutto quello che hanno fatto. Ringrazio nuovamente tutti per questa lodevole iniziativa.
Luisa Ghidini – Comotti
Claudio Consonni, che ha partecipato alla serata, ci consegna queste sue riflessioni:
Dopo la lettura da parte della conduttrice della serata è iniziata l’alternanza di voci di letture di ciascuno dei cinque personaggi ricordati, tra i tanti che hanno fatto la Resistenza, anche con accompagnamenti musicali. Omettiamo le telegrafiche presentazioni biografiche dei quattro noti, ma ricordiamo quanto segue: Turoldo, quando incontrando i giovani universitari a Brescia spiegò cosa avvenne a Piazzale Loreto nel 1944 perché “tutti voi conoscete Piazzale Loreto del ‘45”;
Lazzati: quante volte ha ribadito il no alla RSI e ai nazisti nel campo di internamento dove fu prigioniero;
Del giovane Giovanni Barbareschi, sacerdote dal ‘44, viene proposto un brano audiovisivo di conferenza in cui inneggia alla libertà;
Di Don Aurelio Giussani (nato a Baruccana di Seveso dove gli è stata dedicata la scuola media) dobbiamo riportare il tratto della biografia milanese perché molti dei presenti appartengono a famiglie che hanno radici nell’Appennino parmense dove questo sacerdote è stato cappellano militare. Era infatti insegnante nel Collegio Arcivescovile “San Carlo” di Milano e così coinvolto nell’Organizzazione Soccorsi Cattolici Ricercati Antifascisti da essere lui stesso ricercato. Come racconta nel suo diario, scelse l’Appennino dopo che la banda partigiana che conosceva bene e con cui collaborava nei Collegi e convitti cattolici di Varese, parimenti impegnati nei ricoveri e negli espatri clandestini, fu sconfitta sul Monte San Martino con molte vittime, e riparò in Svizzera.
Di Olivelli viene letta con accompagnamento musicale la “Preghiera del ribelle”.
La signora Broglia chiede al sindaco Squeri un breve intervento e lui legge un brano del diario partigiano, scritto a Drusco tra il maggio e giugno del ‘45, del padre in cui è molto chiaro il rapporto quasi fraterno tra partigiani e sacerdoti come Don Viviani nelle montagne dell’Appennino.
Prima di concludere è intervenuta una signora che ha raccontato alcune vicende familiari sul “fronte orientale” (in particolare facendo riferimento ad uno zio prete molto attivo sin dagli esordi dello squadrismo fascista) che, a detta degli organizzatori, saranno oggetto di ulteriori approfondimenti.
Claudio Consonni





Gentilissimi, se avessi saputo avrei voluto partecipare alla conferenza, eccome! Mi piace segnalare Don Ambrogio Gianotti nativo di Senago (Mi), che fondò la parrocchia di Sant’Edoardo a Busto Arsizio: nella cantina realizzava carta intestata e timbri “nazisti” onde riuscire a far espatriare fuggiaschi e ricercati! Fu molto amico del mio Amatissimo e purtroppo non conosciuto papà Antonio Tosi (celebrò il di Lui matrimonio, a Milano!); altresì, don Vincenzo Strazzari operante presso l’ oratorio della parrocchia di Sant’ Alessandro e Martino a Cesate!!