ANPC Nazionale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

Commemorazione don Pietro Pappagallo 29 gennaio

Pubblichiamo l’intervento pronunciato dal Consigliere Gianfranco Noferi  durante la cerimonia di commemorazione dell’80° dell’arresto di don Pietro Pappagallo e del prof. Gioacchino Gesmundo, 29 gennaio 2024, via Urbana – Roma. Organizzata dalla Sezione  ANPI- don Pietro Pappagallo, presenti il sindaco di Terlizzi, rappresentanze della Scuola primaria ”Don Pietro pappagallo” di Terlizzi e la Scuola Media Statale “G. Gesmundo” di Terlizzi, gli assessori alla Memoria del I° e V° municipio di Roma.

“Ringrazio per l’invito a portare il saluto dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani. Ringrazio l’amico Massimo Crisci che mi offre l’onore di leggere un messaggio ricevuto dal Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. “Il ricordo della Shoah, il buio, la notte terribile che ha inghiottito la vita di milioni di persone, è sempre accompagnata dalla luce dei Giusti. Don Pietro Pappagallo è stato una luce mite e coraggiosa, la cui memoria onora la nostra Chiesa e la nostra città, ma anche mostra la colpevole ignavia della maggioranza. La sua testimonianza chiede a tutti , oggi  nelle tenebre di tanta violenza, di sconfiggere l’odio e il pregiudizio, l’arroganza che toglie rispetto e valore alla persona. Per me è anche unita al ricordo di don Pietro Sigurani, uomo che ha cercato sempre di illuminare con la propria vita le tante oscurità del male”.

Non sarebbe necessario,  ma ricordo,  a me per primo,  che don Pietro Sigurani, morto nel 2022 a 86 anni, fino all’ultimo è stato rettore della basilica di Sant’Eustachio, dove aveva creato  la Casa della Misericordia. Il luminoso esempio e il sacrificio di don Pappagallo non fu episodio raro, ma parte di un rapporto molto stretto tra clero e Resistenza in Italia. Le chiese, le sacrestie, gli oratori, i conventi, divennero punto di raccolta per tantissimi giovani, moltissimi dell’Azione Cattolica, che furono indirizzati verso le bande partigiane. Chiese, conventi, oratori, canoniche, seminari,  furono luoghi sicuri dove i CLN e i comandi del CVL potevano riunirsi clandestinamente sin dall’autunno 1943, dove nascondere le armi,  la stampa clandestina  e i viveri, alcune volte divennero “tesorerie” per le somme di denaro  destinate alle bande in montagna, erano spesso le infermerie per i feriti in combattimento. I sacerdoti, le suore, i religiosi non solo assistevano  partigiani e fuggiaschi, ma costituivano la capillare rete informativa della Resistenza. Come scrisse Giorgio Bocca: «Senza l’aiuto del clero la pianura padana e le valli montane  sarebbero rimasti chiusi e difficilmente accessibili alla ribellione». Del resto senza i luoghi sicuri, senza le parrocchie, i conventi, i seminari, non si sarebbero tenute neanche le riunioni clandestine dei vertici della Resistenza. Due esempi a Milano: le riunioni del CLNAI si tenevano dai salesiani di Sant’Ambrogio a Milano e all’Università Cattolica di padre Gemelli; quelle del Comando Generale Corpo Volontari della Libertà nel convento di suore delle Stelline di Corso Magenta. Tutte le bande partigiane avevano un cappellano, anche le Brigate Garibaldi, che portava conforto ai combattenti, facilitava i rapporti con le comunità locali, trasportava messaggi, armi, rifornimenti, e spesso cercava senza riuscirci, di mitigare o impedire azioni insanamente violente. Esponenti religiosi  diedero  un grande tributo di sangue con morti, feriti, deportati, incarcerati:  a molti si  riconobbero doverose onorificenze  al valore. Come non furono rare le figure di preti combattenti, comandanti partigiani o commissari delle formazioni partigiane.

Nel Martirologio del clero italiano 1940-1947  sono riportate le schede biografiche di 729 Vescovi, Sacerdoti, Religiosi, Chierici, Seminaristi e Fratelli Laici che morirono nel corso della II Guerra Mondiale e negli anni successivi. Tra settembre 1943 e maggio 1945, si ebbero in Italia 425 sacerdoti uccisi (di cui 57 morti in combattimento), dei quali 191 per mano fascista e 125 per opera dei tedeschi, 109 per odio di parte. Solo tre nomi tra i sacerdoti combattenti sopravvissuti don Primo Mazzolari (Fiamme Verdi bresciane) e don Domenico Orlandini ( comandante di una brigata Julia nel reggiano); don Barbareschi fondatore dell’OSCAR e imprigionato e torturato a San Vittore; tra i martiri un nome per tutti,  don Giuseppe Morosini, cappellano della formazione partigiana Monte Mario fucilato a Forte Bravetta.

Consentitemi  un ricordo della mia città:  il cardinale Boetto arcivescovo di  Genova, aiutò  la fuga degli ebrei, tenne stretti rapporti con il CLN  e si fece tramite per la resa dei tedeschi ai partigiani, unico esempio in Europa di una potente formazione militare nazista che si arrendesse alle forze della Resistenza. Auspico che l’anno prossimo, 80° anniversario della Liberazione,  l’ANPC sarà tra i promotori di questa commemorazione in ricordo del sacrificio di  don Pietro Pappagallo e del prof. Gioacchino Gesmundo, l’uno sacerdote e l’altro comunista, che vissero e si sacrificarono nello spirito di unità antifascista. Rivolgo anche un invito a tutti di partecipare agli eventi organizzati dalle associazioni alla Casa della memoria e della storia di Roma, e alla futura   Festa della Resistenza di Roma che si terrà al Quadraro-Quarticciolo i prossimi 24-26 aprile.

Intervento scaricabile in formato pdf:

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