Commemorazione a Piacenza dei fatti del 9.9.1943
Lo scorso 9 settembre a Barriera Genova a Piacenza è stato celebrato l’80esimo anniversario dei Caduti nella battaglia del 1943, la prima insurrezione antifascista avvenuta a Piacenza, quando militari e civili si opposero all’avanzata delle truppe tedesche, lottando per opporsi all’occupazione nazifascista della città all’indomani dell’armistizio dell’otto settembre.
Alla presenza di autorità civili, militari e religiose e dei rappresentanti delle associazioni ex combattenti nonché di ANPC e ANPI, la tradizionale cerimonia di commemorazione è stata affidata alle parole di chi rappresenta le istituzioni e la collettività piacentina. Agli interventi della sindaca di Piacenza Katia Tarasconi, della vice presidente della Provincia Patria Calza e del presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci Raffaele Campus è poi seguita la deposizione delle corone d’alloro al sacrario.
Ha partecipato una delegazione ANPC di Piacenza alla commemorazione dei fatti accaduti a Piacenza in località Barriera Genova il 9 settembre 1943.
IL DISCORSO DEL SINDACO Katia Tarasconi – “Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”. Tutti conosciamo queste parole, bellissime e importanti, di Piero Calamandrei: non possono che tornare alla mente oggi, nell’80° anniversario della battaglia di Barriera Genova, mentre ci ritroviamo per rendere il doveroso, commosso tributo a coloro che, militari e civili uniti nella strenua difesa della città, diedero la vita gli uni al fianco degli altri. Con il loro sacrificio, all’indomani dell’armistizio proclamato dal generale Badoglio, consegnarono alla storia l’alba di quel 9 settembre del 1943 come primo passo del lungo, coraggioso e indomito cammino della lotta per la Liberazione, che in questo stesso luogo, il 26 aprile 1945, sotto i colpi delle truppe nazifasciste avrebbe visto cadere altri suoi figli nel nome del bene comune, di ideali universali di cui la cerimonia odierna – nella solennità dei suoi riti, nel raccoglimento della folla, nell’emblema delle corone d’alloro – richiama intensamente, ancora una volta, il valore e il significato. Anche, e a maggior ragione, a ottant’anni di distanza.
Perché è in quell’epoca ormai così lontana, eppure sempre presente nei nostri cuori e nella nostra consapevolezza, che riconosciamo le radici identitarie dei nostri diritti e doveri di cittadini, in un Paese fondato sulla democrazia e il pluralismo, sulla libertà di pensiero e di espressione, sulla promozione e la tutela della pace come patrimonio collettivo che ci lega agli altri popoli e alle altre Nazioni. A ricordarcelo, nell’eloquenza dei nomi che si stagliano sulla lapide alle mie spalle, sono le 36 vittime – 31 militari e 5 civili – del conflitto a fuoco che culminò, nelle prime ore del mattino di quel 9 settembre, con il sopraggiungere delle armate tedesche a piazzale Genova.
Qui, mentre lo scontro infuriava, i cittadini che non esitarono a schierarsi in prima linea e i soldati del 4° Reggimento di Artiglieria guidato dal tenente colonnello Coperchini, ucciso anch’egli mentre soccorreva i suoi uomini feriti, furono costretti, di fronte alla potenza di fuoco delle forze di terra e della flotta aerea dei nazisti, alla resa, che evitò al nostro territorio la strage devastante dei bombardamenti. Ma lasciò, nella memoria e nella coscienza della nostra comunità, un solco profondo: quello di una ferita aperta nel dolore per le perdite subite, e al tempo stesso la traccia di un percorso che, ancora in nuce, sarebbe valso a Piacenza la Medaglia d’oro al Valor Militare per il contributo determinante alla Resistenza italiana.
Come un anno fa, tuttavia, mentre la nostra partecipazione esprime l’intensità del ricordo, non possiamo che guardare con orrore e sgomento all’attualità – drammatica e brutale – di una guerra che prosegue alle porte dell’Europa e alla fragilità di un equilibrio mondiale che ha bisogno, oggi più che mai, di un richiamo costante agli insegnamenti del passato. Solo così, agendo concretamente perché l’eredità morale e civile di chi ha dato la vita per il nostro futuro non vada dispersa, faremo sì che il sacrificio dei Caduti che oggi onoriamo non sia stato vano. Per ognuno di loro, per le loro famiglie. Per una città che non dimentica”.




