Il 17 settembre 1921 nasceva Aldo Gastaldi, il primo partigiano d’Italia
articolo di Laura Allori
“Oggi ricorre l’anniversario della nascita del partigiano Bisagno, una delle figure più significative della Resistenza, esempio di vita e devozione alla libertà.
Aldo Gastaldi nacque a Genova il 17 settembre 1921, dopo l’8 settembre del 1943 andò in montagna e da lì iniziò la lotta partigiana presso Cichero, sopra Chiavari nell’entroterra ligure di levante. Da pochi compagni di viaggio, in alcuni mesi, quello che ormai era conosciuto come comandante “Bisagno” seppe creare una lotta partigiana strutturata e basata su principi di rispetto e fratellanza. Un amore per il prossimo che lo ha reso famoso ai suoi contemporanei tanto da risultare esemplare e carismatico.
Oggi la liturgia ci ricorda l’importanza del perdono, e l’impegno di Bisagno durante la guerra civile è stato improntato dal perdono. Nella sua lotta che aborriva la morte e la tortura, il codice Cichero, che rispettava le persone e metteva la gerarchia in discussione proprio nel concetto degli “ultimi saranno i primi”, Aldo Gastaldi ha espresso nella sua breve vita tutte le beatitudini evangeliche del capitolo cinque del vangelo di San Matteo. Incarnava, pur imbracciando un fucile, tutti gli ideali di “Beatitudini” evangeliche, era un angelo col fucile, come l’arcangelo Michele in armatura. Aldo Gastaldi, nome di battaglia Bisagno, era un povero in spirito, nonostante fosse al comando, mangiava per ultimo, dormiva meno degli altri, non si sentiva superiore. E questo gli ha fatto possedere il cosiddetto Regno dei Cieli, ovvero, lo ha reso santo. Era sicuramente un afflitto, come poteva non esserlo vista la guerra, quella guerra e le sue nefandezze? Ma è stato consolato, si è consolato con la sua opera partigiana amando i suoi compagni, guidandoli come un padre anche quando erano più vecchi di lui o suoi coetanei. Era un mite perché, nonostante tutto, non sparava per uccidere. “Anche i tedeschi hanno una mamma che li aspetta a casa”, diceva, appunto. Aldo era contrario ai totalitarismi. Contro il paganesimo del totalitarismo (Elena Bono). E Gastaldi ha ereditato la terra liberando l’Italia dal totalitarismo e dalla guerra. Inutile dire che fosse affamato e assetato di giustizia, per questo è diventato Bisagno. E come partigiano è stato saziato con la liberazione.
Aldo Gastaldi era senza dubbio un misericordioso, per lo stesso motivo di cui sopra, non uccideva, e non solo, il codice di Cichero, stilato da lui e i suoi compagni, era l’esempio di carità cristiana e anche laica di una struttura che non si è lasciata corrompere dalle armi, sedurre dal fucile. Fu grazie a quel codice, fatto di regole semplici, che riflettevano una declinazione della guerra che raramente si può apprezzare esplorando la storia del genere umano, che molti lo seguirono e lo imitarono.
Poi era un puro di cuore, non solo per la sua rinomata castità, ma perché amava la bellezza del creato – lo scrisse nelle sue lettere – trovava, vedeva, Dio nell’alba e nel tramonto, oppure in un cielo stellato.
Senza dubbio, la beatitudine che più si addice a Bisagno è quella degli operatori di pace, ça va sans dire. E decisamente, Aldo Gastaldi era un servo di Dio. Infine, l’ultima beatitudine, Bisagno fu perseguitato a causa della giustizia, perché cercava di evitare che la politica entrasse troppo presto nelle teste dei suoi partigiani, prima bisognava liberare l’Italia, poi pensare al futuro e ai partiti; diceva: “Continuerò a gridare ogni volta si vogliano fare ingiustizie, griderò contro chiunque, anche se il mio grido dovesse causarmi disgrazie o altro.”
Sono certa che a lui fosse ben chiaro dove fosse il Regno dei Cieli anche in terra.
Buon compleanno, Bisagno”.
Laura Allori